Il cerchio che si chiude

È una tiepida giornata di fine ottobre, sono quasi le cinque e sto tornando a casa dopo aver recuperato Tommaso e Riccardo all’uscita delle elementari.
L’inverno sembra una prospettiva ancora lontana, con le luci di Natale alle finestre e le giornate che si fanno buie già nel primo pomeriggio.
Le foglie degli alberi, dopo essersi dipinte di rosso acceso, iniziano a cadere, stendendo un tappeto colorato sui marciapiedi grigi.
Il mio umore è altalenante da giorni. Le giornate in ufficio sono scintille pronte ad esplodere alla prima occasione. L’aria è tesa, solo all’apparenza normale, sotto la superficie si nascondono conflitti carichi di tensione, a tratti insostenibili.
Il giovedì però è una bella giornata, la prospettiva del venerdì mi rende più allegra, cammino leggera nel giardino davanti alla scuola distribuendo sorrisi alle persone che conosco.
Sono come sempre di corsa, da qualche tempo non mi è più concesso un momento di calma.
Corro per arrivare in ufficio prima, corro per finire il pranzo in pochi minuti, corro per uscire in tempo e corro per arrivare puntuale all’uscita da scuola.

pianoforte
Lavorare dall’altra parte della città non aiuta lo scorrere delle giornate. Affretto il passo e faccio mente locale sugli impegni del pomeriggio, quest’anno il giovedì ho concesso loro una cosa nuova, per la prima volta hanno scelto attività diverse.
Al di là dei pomeriggi calcistici, ormai fissi e immutabili nella nostra famiglia e nella nostra vita, ho azzardato nell’organizzazione settimanale.
L’autonomia di Mattia, ormai alle medie, mi ha consentito un margine di respiro.
“Potete scegliere una cosa che vi piace oltre al pallone, anche se si tratta di cose diverse”, ho detto ai gemelli a scuola appena iniziata.

Ero curiosa di fare la prova.

Ho provato a dare dei suggerimenti puntando sulle loro attitudini, ci hanno pensato e poi hanno risposto.
Tommaso, incuriosito dal fratello grande, in una scuola ad orientamento musicale, mi ha detto che avrebbe voluto prendere lezioni di pianoforte.
Riccardo, sulla scia delle nuotate di quest’estate, desideroso anche di unirsi ad un amico, si è indirizzato verso la piscina.
Sarebbe stata un’occasione per loro per potersi confrontare con le loro scelte, per me per trovare un momento di condivisione solo con uno di loro, soprattutto con Riccardo, che ama più degli altri i momenti esclusivi con la sua mamma.
“Andata”, ho detto loro.
Il giovedì da allora e’ il giorno in cui ognuno fa una cosa per se’.
Mattia spesso invita un amico a casa per pranzo, dove c’è la nonna che riempie palati di compagni esterrefatti e golosi dei suoi piatti gustosissimi. Polenta, tagliatelle, torta di patate, si sbizzarrisce con mille soddisfazioni.
Tommaso aspetta il suo maestro e fa la sua lezione con entusiasmo, impara in fretta e strimpella sul pianoforte nei momenti liberi.
In casa, mentre cucino, le note restano sospese e a volte fermano il tempo.
Riccardo il giovedì si gode due ore con me. La strada per la piscina non è lunga in macchina, a piedi diventa un’occasione per fare due chiacchiere o una scorribanda in monopattino. Quando siamo la’, ad aspettarci c’è un amico suo e la mamma, che è una delle mie amiche. Metà della lezione guardiamo affacciate alla balconata le nuotate decise e liberatorie, l’altra metà scendiamo al bar per un aperitivo leggero: fa bene a tutti, a me per prima, alleggerire la settimana ormai al termine.
Ha funzionato.
Li chiamavo “i nostri pomeriggi del giovedì”.
Poi però è successo qualcosa.
Riccardo ha ascoltato incuriosito le stesse note leggere che sentivo io, e timidamente si è seduto anche lui al pianoforte.
A scuola da tre anni ha iniziato a conoscere la tastiera, a casa però aveva suonato poco, fino a poche settimane fa.
Piano piano i momenti al pianoforte si sono fatti più fitti, ha sentito i suoi fratelli migliorare, provare, sperimentare.
Il giovedì guardava suo fratello con lo spartito in mano, attendere l’arrivo del maestro, un ragazzo giovane ed entusiasta che ci è entrato subito nel cuore.
“Mamma posso aspettare che arrivi il maestro di Tommy?”
“Dobbiamo andare Ricky, facciamo tardi in piscina”.
Uno sguardo al pianoforte e uno al monopattino che ci aspettava sul pianerottolo per il nostro pomeriggio del giovedì.
Pronti via, ma con lo sguardo via via più perplesso.
Settimana scorsa era il momento del rinnovo dell’abbonamento quadrimestrale. La segretaria della piscina mi ha rincorso negli spogliatoi.
“Signora, deve rinnovare entro sabato altrimenti sarà in lista d’attesa”.
Riccardo ha sentito, mi ha guardato, e ha capito.
L’ho guardato e ho aspettato, lui ha guardato me.
“Mamma….”
“Dimmi Ricky”
“Io però vorrei fare pianoforte”.
Come da propositi di quest’anno, non mi scompongo, mi metto a ridere e gli faccio una carezza.
Gira che ti rigira, il cerchio si chiude allo stesso modo, va bene così. Ancora una volta.

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