I genitori e l’esigenza della delega educativa

Bambini che non sanno parlare all’età di 4 anni, bambini imboccati fino a 3, bambini che non salutano, bambini con il pannolino fino a 5 anni… Quello del bambino è un percorso di apprendimento graduale che comincia già nell’utero materno, e quando i genitori, vuoi per incompetenza, vuoi per disinteresse o semplicemente perché credono che le cose avverranno in modo naturale, non si preoccupano di trasmettere, fosse anche attraverso semplicemente il dialogo, alcune cognizioni fondamentali, il danno colpisce direttamente la società e le sue strutture. Le parole del post che Alessandra ci ha inviato qualche settimana fa
sono come un pugno nella stomaco.

Il post parla certamente di un trend evidente nelle famiglie più disagiate, in cui il livello culturale è più basso e in cui forse la presa di coscienza di quelli che sono i doveri minimi dei genitori lascia un po’ a desiderare. Eppure io mi sono riconosciuta in alcune cose. Tranquilli, non mando i figli a scuola senza calzini in pieno inverno! Ma senza guanti è capitato (fortuna che all’asilo hanno guanti di ricambio per chi se li dimentica a casa). Però. Però anche noi ci troviamo a delegare alcune delle cose che forse dovrebbero rientrare nei compiti educativi dei genitori. Così su due piedi mi vengono in mente un paio di esempi lampanti: apparecchiare e sparecchiare (gesti scontati a scuola, e un po’ meno a casa), vestirsi e svestirsi da soli, abituarli al vasino, insomma ho paura che la mia lista sarebbe lunghetta e a questo punto mi fermo. Mi sono persino trovata ad inveire contro le insegnanti per non insegnare ai bambini ad allacciarsi le scarpe!
Eppure non mi ritengo una madre degenere. Non mi ritengo una madre che non si prende cura dei figli. Penso di essere una madre al contrario molto attenta, consapevole, che lotta ogni giorno per “aggiustare” qualche pezzo in più, con l’impressione che per ogni passo avanti se ne facciano 3 indietro su altri fronti. Sono insomma una madre moderna, stressata quanto basta, con un lavoro, una casa e due figli con la sensazione che il tempo per me stessa sia sparito nei meandri della maternità. Stanca. Ecco si, stanca. E proprio questa stanchezza è alla base della mia voglia di delegare qualcosa, o di alzare le spalle di fronte a qualche parte che rimane ostica, aspettando tempi migliori (che prima o poi arriveranno, eh si che arriveranno).

Mi interrogo sul come se la sono cavata le nostre mamme, quando i mariti a casa davvero facevano poco o niente, eppure la loro vita da genitori in qualche modo risultava meno caotica della nostra. La maternità era una cosa normalissima. Tutti facevano i figli e nessuno si sarebbe sognato di sentirsi un cattivo genitore perché faceva dormire il bebé nel letto (oppure il contrario). Ho l’impressione che ci fossero meno dettami dall’esterno, fai questo o fai quello, non so con certezza, ma credo che oggi noi genitori siamo decisamente più stressati da una serie di si-fa-così, e non-si-fa-cosà.
Secondo, il lavoro al tempo dei nostri genitori era più o meno una certezza. Se avevi un posto di lavoro era quello a vita. Per noi il lavoro è una scommessa, un motivo di stress pazzesco, un oggi c’è domani chissà, con tutta una serie di problematiche che si tira dietro.
E’ per questo che mi chiedo se forse per noi genitori moderni la delega è una forma di sopravvivenza al troppo stress che il divenire genitori significa oggi. O forse è solo una giustificazione che sto cercando perché spesso sento di non arrivare a fare tutto.
Insomma noi mamme e papà di oggi ci troviamo ad affrontare molti più compiti nei confronti dei nostri figli. Ogni minima scelta che facciamo sembra poter potenzialmente provocare danni enormi alla sua autostima, o determinare se e quando inizierà a fare uso di sostanze stupefacenti (si lo so, sto esagerando, ma nemmeno troppo a leggere certi “esperti”). E allora forse, anche noi genitori coscienziosi, con tutto il nostro carico di buona volontà, semplicemente non ci arriviamo a fare tutto, e può capitare (capita) di delegare, principalmente alla scuola ma anche ai nonni chi ne ha a disposizione, o anche semplicemente ci mettiamo ad aspettare che il problema passi da solo, anche perché c’è tutta quella filosofia della pedogogia che inneggia all’attesa che il bambino sia maturo per fare i suoi passi da solo. E magari a forza di aspettare, le milestones di cui parla Alessandra passano e arriviamo con il pannolino a 5 anni, tanto nessuno è mai andato in giro con il pannolino a 15 anni, quindi prima o poi sarà pronto a toglierselo da solo.

Ma voi come ve la cavate? Di fronte a quale compito genitoriale avete abdicato delegandolo alla scuola o ad altre persone, nonni, zii, tate? Quale è il vostro punto debole?
Dai su, fatemi sentire un po’ meglio. Non siate timidi.

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44 thoughts on “I genitori e l’esigenza della delega educativa”

  1. Non so se si tratti proprio di delegare, ma ho chiesto alla scuola e chiedo ancora una grossa cooperazione nel contenimento della vivacità fisica di mia figlia. Mia figlia ha quasi 7 anni ed è sempre stata una bambina ipervivace. Una di quelle che devi tener legate alla sedia, insomma. Quando parlavo e parlo con le educatrici sento aggettivi come “irrefrenabile” “vivacissima” “incontenibile” Il resto dei giudizi su di lei sono molto positivi. E’ anche “entusiasta” “curiosa” “intelligente”però a volte vorrei riuscire a canalizzare questa sua formidabile energia fisica in qualcosa che non sia per forza movimento!e ho chiesto io per prima alle insegnanti un aiuto , una cooperazione in questo senso. Vedo che di anno in anno le cose vanno migliorando, ma non posso proprio dire di fare o aver fatto tutto da sola. Devo ammettere che andare in ufficio era per me una tregua molto riposante…

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  2. Ciao Serena, ho letto il post ma non i commenti, mi si perdoni se sarò ripetitiva o scialba! Il tema della delega è molto interessante, mi astengo dal pronunciarmi perché riguarda un’età da cui mia figlia è ancora lontana e potrei soltanto esprimere pregiudizi che lasciano il tempo che trovano, un po’ come le idee sulla genitorialità che si hanno quando il pupo non è ancora nato. Sul discorso delle manie di perfezione e le insicurezze che ci attraversano come generazione, invece, posso dire che stando ai racconti di mia madre la sua generazione non stava messa affatto meglio. Mi racconta lei, fine anni Settanta, di essersi trovata schiacciata tra modello sacrificale e dedito, rappresentato da sua madre (per di più fascista) e il femminismo delle sue amiche e compagne che le piazzavano lo specchietto tra le gambe e la bombardavano di dogmi sull’emancipazione. Il libro che andava per la maggiore, con sommo disgusto di mia madre che era molto pudica, era “Noi e il nostro corpo”. In ambito educativo le cose non andavano meglio: tra i ‘compagni’ circolavano libri su come crescere il figlio perfetto proprio come oggi, tranne che dicevano un po’ il contrario di quel che dicono oggi 😉 Le amiche di mia madre non allattavano, lei volle comunque farlo, in controtendenza, per tre mesi; Gli altri genitori le dicevano che doveva lasciarmi piangere ma lei non se la sentiva… e, proprio come oggi, doveva mediare tra il bisogno di farsi aiutare da sua madre e la voglia di fare le cose a modo suo. Credo che ad ogni modo l’elemento negativo che ha caratterizzato la loro generazione è stato il sodalizio tra disattenzione e ipercura: troppa apprensione e troppo lassismo su tanti fronti, accanto a un’incapacità di ascoltare il linguaggio dei bambini e le necessità ‘vere’, spesso coperte da regali, giocattoli, opportunità, la spinta a offrire tutto quanto fosse possibile, la sottovalutazione delle regole, l’incapacità di favorire un vero senso di responsabilità. SI pensava che per crescere bene un giovane dovesse impegnarsi solamente nello studio, come se tutto il resto, tenere in ordine, avere un lavoretto, aiutare in cucina ecc. fosse ‘da poveracci’. O almeno questa è l’esperienza che ho avuto io e le persone con cui sono cresciuta, in un ambiente piccoloborghese. La scuola, dal canto suo, non faceva che cementare questa tendenza.

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  3. Io essendo da sola, nessun aiuto da parte di nessuno, tranne mio marito, coi nonni lontani, diciamo che mi sono dovuta arrangiare, e ho voluto insegnare presto a mio figlio grande a mangiare da solo, a fare la nanna nel suo letto da solo fin da piccolo, insomma sono per l’autonomia.
    Anche se
    La piccolina invece è autonoma da sè, non ha bisogno di spinte, lei ha 15 mesi ha voluto mangiare da sola, e io l’ho solo incoraggiata dandole la forchetta, ma anche con le mani, va sul vasino da quando aveva 10 mesi per imitare il fratello e ora le sto togliendo il pannolino perchè è già pronta.
    Piacerebbe anche a me delegare certe cose, ma purtroppo non posso, perchè da sola e perchè non vorrei davvero delegare certe cose a persone estranee, va bene la scuola che deve insegnare, però delegare l’insegnamento dell’educazione o di altre cose non saprei, la cosa mi lascia perplessa. Ad esempio, le regole, se mio figlio non fosse già abituato alle regole in casa anche se a scuola le rispettasse in casa avrei i miei dubbi che le rispetterebbe, vedo come si comporta qui a casa oppure dai nonni, il comportamento è completamente diverso (ci sono cose che i nonni permettono di più e lui giustamente ne “approfitta”).
    Un’altra cosa che mi lascia perplessa è un certo tipo di comportamento di chi delega ai nonni ad esempio, e abdica al suo ruolo di genitore, la mamma che perde autorità di fronte alla nonna a cui ha delegato il figlio, mi preoccupa il fatto che se tu deleghi e non rimani genitore con la tua autorità e conoscenza del bambino perdi il tuo ruolo di genitore, la tua autorità nei suoi confronti.
    Non so, forse è un pò la mia paura, anche perchè ho sempre pensato che la responsabilità dei miei figli fosse la mia, conoscerli per poter rispondere ai loro bisogni quando erano piccoli, insegnargli l’educazione e le regole, forse perchè sono sola la maggior parte del tempo e ho imparato a non delegare proprio perchè non posso.
    Che poi il ruolo degli altri adulti nella loro vita sia importantissimo vale anche per i miei figli, gli altri hanno tanto da insegnargli, soprattutto i nonni e gli zii, è sempre fonte di arricchimento anche se è ristretto a poche figure.

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  4. ecco, marzia, proprio questo: certe volte è necessario scegliere su quale campo combattere anche se a voler vedere ogni piccolo dettaglio sarebbe importante, le risorse però non sono infinite, almeno le mie. e le condizioni oggettive certe volte non aiutano per niente, devo dire, senza voler giustificare nulla.

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  5. Leggendo questi ultimi commenti mi sento meglio. Io ho delegato le giornate di mio figlio (nonni, scuola) e ho chiesto aiuto per altri aspetti come lo sviluppo emotivo. Gli aspetti più faticosi li ho affrontati io, non potevo/volevo delegare le sue difficoltà ma sul resto ho un profilo molto più basso. Ad es spesso la sera mi capita di imboccare il settenne inappetente e bisognoso di coccole dopo una giornata di comportamento scolastico esemplare. Ho dovuto scegliere dove combattere e in alcune cose proprio non intervengo, per buona pace dei sensi di colpa, dei possibili errori e delle critiche altrui. Non desidero stare dentro ad ogni dettaglio pratico della vita di mio figlio, pero’ sono contenta che quando sente di avere un problema importante lui venga a parlarne con me, mi pare così di fare la differenza quando serve.

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  6. beh, io sono una criticona ma di fronte ai bambini mi pongo più la domanda: chissà perchè fa così! è la stessa domanda che mi pongo ogni volta con i miei due scalmanati!! la stanchezza e le mille cose da fare sono il mio peggior nemico, ma per fortuna non sono una maniaca dell’ordine nè della casa 🙂 delego alla televisione quando i bimbi sono troppo stanchi per gestirsi bene e non riesco più a farmare il giochiamo a fare la lotta, che poi finisce in tragedia! santa televisione, mi trovo a ripetere anche se con un bel senso di colpa!!!
    il vandalino non riesce a stare seduto a tavola…balla in piedi sulla sedia durante la cena e ormai ho capito che è una battaglia persa, imparerà crescendo. del resto non riescono a farlo star seduto neanche al nido! con i miei bimbi ho capito che con loro le battaglie si perdono, quindi quando dicono no è inutile il muro contro muro e se non riescoa raggiungere l’obiettivo tramite il gioco rinuncio dicendomi, cambierà luna. non so voi, ma i miei cambiano così in fretta!! poi quando mi trovo in piscina con tutti e due coalizzati contro di me, sgrido il duenne e lui mi guarda e sputa per terra………….beh…..come fai a non morire e a sentirti addosso tutti i giudizi del mondo? e a chiederti, ma a chi diavolo ho delegato di insegnargli a sputare così????????? forse è colpa del lavaggio dei denti serale??????

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  7. A me sembra che i genitori della nostra generazione abbiano delegato ben di più di noi. Fino alle elementari, io passavo la mattina dai nonni macellai e il pomeriggio dai nonni fruttivendoli. I miei li vedevo a pranzo, quando venivano a prendermi per portarmi da una casa all’altra, e a cena. Non sentivo la loro mancanza, ma immagino che la mia quotidianità fosse delegata in modo piuttosto pesante ai miei nonni.
    C’è anche da dire che all’epoca c’era più leggerezza nelle questioni educative: i miei erano giovani e non avevano motivo di contestare l’educazione ricevuta, si dava ancora un po’ per scontato che i bambini li allevasse la famiglia allargata.
    Invece oggi molti di noi sono soli, e delegare alla babysitter non è la stessa cosa che delegare a tua madre (che nel frattempo arriverà alla pensione quando ormai non ci sarà più niente da delegare).

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  8. i cedimenti ! certe volte ti fanno semplicemente arrivare alla fine della giornata dignitosamente. ce l’ho anch’io (e non solo barbara) la bimba perfettamente autonoma a scuola nel pasto e che invece pretende di essere imboccata a casa. non insisto sul riordino, lo propongo ma poi se non viene accolto, faccio io. a volte mi capita di contrattare sull’ultimo cartone da vedere. se non ne posso più di capricci e dispetti, sono sola (e avviene molto spesso) e devo fare duecento cinquanta cose in casa, propongo 5 minuti di cartone. il problema è che poi i cedimenti si accumulano, creano pessime abitudini, ti fanno sentire in colpa perchè in realtà non sono una vera delega che fai consapevolmente, in condizioni di serenità, che apre gli orizzonti (sono molto d’accordo con questa visione) e arricchisce tutti, ma è semplicemente una resa per sfinimento in un momento o in più momenti in cui sei sotto pressione. e questo lascia un senso di inadeguatezza forte.

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  9. @Serena, io sono forse un po’ più “zen” perché mio marito ha due figli più grandi, il mio orizzonte spazia già fino ai 16 anni, e includo nella panoramica anche gli amici dei ragazzi oltre agli amichetti della piccola. Su alcune cose siamo più rigidi con nostra figlia di quanto in media lo siano gli altri genitori di quattrenni, perché abbiamo visto poi tendenzialmente come va a finire. Su altre cose siamo più morbidi, perché comunque lei vive in una situazione completamente diversa (i grandi a casa con la loro mamma fino a tre anni, mia figlia al nido a tempo pieno dai 5 mesi, fa già una bella differenza in termini di “vizi” che sei disposta a sopportare).

    Di fatto vedo che, a parte casi particolari, tra l’altro dovuti più a genitori iperpresenti che a genitori assenti, i ragazzi vengono su bene. Ognuno con le sue fisse, ognuno con le sue zone di luce e ombra, ognuno coi suoi tempi, ma senza particolari problemi.

    Certo, ci sono dei momenti in cui un genitore dice: fermi tutti, ‘sta cosa qui mi poteva star bene l’anno scorso ma adesso basta… e si dà l’impulso per cambiare rotta.

    Ma che comportamenti poco consoni all’età, come eventualmente (??) essere imboccati a tre o quattro anni, possano essere un problema sul lungo termine, no, questo non lo credo affatto. A un certo punto non se ne avrà più voglia o tempo, e non lo si farà più, fine!

    (Io ehmmm mi ricordo che ho imparato a tagliarmi la pizza quando ho cominciato ad andare in pizzeria da sola coi miei compagni di scuola :D)

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  10. @Serena, sarà una banalità ma gli orizzonti cambiano quando si riesce a rovesciare la prospettiva: lotta per la nanna, per i denti, per i vestiti, per la cena? Da sei mesi mi sono messo il cuore in pace – dopo un periodo che mi (ci) stava logorando -: basta corse! Se non proprio necessario, allungare i tempi di tutto. Non trasmettere ai bimbi ilmio stresse, ma farmi cullare dalla loro sana lentezza (sono dei ciondoloni). La vera lotta non è con loro è dentro di me (noi… mia moglie è peggio di me)… ma il clima è decisamente migliorato. Mi diverto di più anch’io. Anche se non sempre tutto funziona o la ciambella familiare viene senza buco!

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  11. Io di cedimenti ne ho da vendere. La prima questione è il pannolino di notte. Non so perché, questa cosa non si sblocca. E io a alzarmi nel cuore della notte, anche due volte, per la sua pipì e per eventuali cambi, non ce la faccio. ho provato, ma non ce la faccio e non mi pare serva. Però ha quasi cinque anni, quindi comincio a pensare che ci sia qualcosa che non va. Poi, i pasti. Sono incapace di imporle alcunché. Conto sulla scuola, sulla tata e sulla fame. Infine, i giochi. Gioco molto con mia figlia, ma solo se mi va. Non me lo impongo di stare ore a giocare al supermercato. Lo fa a scuola, con la tata, con gli amichetti, qualche volta con la nonna e i cuginetti. Con me ogni tanto si diverte, ogni tanto probabilmente si diverte meno.

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  12. Credo che comunque sia fondamentale non delegare la genitorialità che i bambini devono saper riconoscere e distinguere dalle altre realtà che incontrano. la prfondità di rapporto che caratterizza la relazione con i miei figli nessuno la può replicare, ma la può completare con dinamiche e con un “di più” che è fuori dal contesto casalingo. A volte questo “di più” (orizzonte allargato) può non essere del tutto positivo (non intendo eventuali sani vizi dei nonni o aspetti secondari): delega o non delega i nostri figli, ascoltano, vedono, assimilano… e come sono attenti! Molte cose passano davanti ai loro occhi e nella loro testa: eventualmente un limite alla delega può essere posto nel generare un orizzonte critico rispetto a quello che riteniamo possa far bene o meno ai nostri bimbi. Oltre a tanto altro.
    Su tanti aspetti, lo ammetto, io e mia moglie siamo abbastanza sereni: pure io mi ogni ritrovo a imboccare Filippo (2 anni e mezzo) anche se so che al nido mangia da solo o a vestire bea… a volte credo che i nostri bimbi abbiano prorio voglia di sentire la nostra vicinanza anche attraverso questi gesti magari educativamente non impeccabili. E, tra i modi di stare accanto a loro, con le dovute proporzioni, anche questi modi (vissuti con serena disobbedienza pedagogica)ha un loro piccolo senso.

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  13. @Claudia, avevo capito che il tuo shock veniva da lì, ma tranquilla! Per quando avrai finito la maternità tua figlia sarà diventata un razzo a vestirsi!! E’ solo che adesso ha un periodo di tempo in cui si può permettere di imparare con calma.

    Delegare significa sicuramente dare più possibilità ai bambini… mia madre è molto simile a me (oddio, no, viceversa) in ambito educativo. Mia suocera è l’opposto: attività più sedentarie, grande flemma, coccole a non finire, permissività esagerata. Io insisto perchè passino del tempo insieme, possibilmente da sole, così se esagero in qualcosa TopaGigia ha comunque il modo di controbilanciare. E vice versa. E di sviluppare il suo meglio in varie situazioni, anche per aprirsi più strade. Stessa cosa a scuola.

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    • Anche io adoro l’approccio di Polly, sarà perché mio figlio piccoli i baffi di latte ce li ha incorporati, e il grande ha quelli di marmellata.

      Però permettetemi una domanda provocatoria: quante volte vi trovate a commentare un comportamento che ritenete non consono ad una certa età che osservate nei bambini degli ALTRI. Dai su, non fate gli innocenti ora, che tanto lo so che quello che fa vostra cognata non va mai bene 😉
      Perché è facile cadere nel tranello secondo me. Dove è il confine tra libertà di autodeterminazione del piccolo, incuria del genitore, istinto di sopravvivenza di entrambi? Perché una cosa sono le convinzioni a tavolino, poi quando si lotta la mattina prima di uscire o la sera prima di andare a letto la faccenda è tutta un’altra.
      Quando ieri ho imposto ai miei figli di aiutarmi a sparecchiare la tavola, il trenne mi ha risposto “come all’asilo!” Esatto, proprio come all’asilo. E allora perché a casa devo svociarmi, arrabbiarmi e puntare i piedi? Perché io dopo essere stata al lavoro tutto il giorno non ho voglia di litigare con i miei figli per fargli fare qualcosa e finisce che mando al diavolo tutto e lo faccio io dopo che loro dormono, e invece ci mettiamo a leggere una bella storia insieme. Però faccio dei miei figli dei selvaggi? Non gli insegno ad assumersi responsabilità? Mi dico che c’è tempo e vado avanti così ancora per un po’. E poi quando i loro amichetti (seienni) vengono a cena da noi e mi aiutano a sparecchiare e mi ringraziano per il cibo buono, mi viene un groppo in gola. Mi consolo pensando che i bambini fuori dal loro contesto probabilmente si comportano meglio di come fanno a casa con noi.

      @Claudia pacca sulla spalla, davvero! Come vedi siamo tutti li ad annaspare negli stessi dubbi 😉

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  14. ecco dopo aver letto di nuovo i commenti, mi e’ venuto invece il sospetto che al giorno d’oggi NON ci sia la tendenza a delegare, rispetto ai nostri nonni, vogliamo molto essere protagonisti della vita dei nostri figli (per le cose cui teniamo, magari meno per le altre) e invece sposo il punto di vista di Vittorio: delegare puo’ voler dire allargare gli orizzonti dei nostri pupi

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  15. @Barbara lo so, per questo sono sotto shock, perché noto adesso una nostra mancanza a cui prima non avevo dato peso – certo giustificata dal fatto che dopo 8 ore di lavoro/asilo e 2 di pendolaggio, arriviamo a casa alle 18, non è che proprio abbiamo voglia di metterci immediatamente a cucinare per poi spedirla a letto per poi poterla svegliare un po’ prima la mattina perché si vesta da sola. Ecco, noto che, senza voler generalizzare troppo, mia figlia trae beneficio dal fatto che io in questo momento non lavoro. Eh! Che conclusioni devo trarre? (nessuna, perché tanto non possiamo permetterci di vivere con uno stipendio solo, quindi quest’anno c’è la maternità e ce la godiamo, l’anno prossimo ci ri-attacchiamo tutti quanti).

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