Fate circolare! Quello che non vi vogliono far sapere! Il grande segreto della multinazionale!
Li conosciamo questi link che rimbalzano sui social, vero? E lo sappiamo, che la maggior parte sono “clickbaits”, vero? Che sono esche per farvi cliccare sulla notizia, e con il vostro semplice click regalare bei soldoni fumanti a chi gestisce il sito? Fa un po’ sorridere che, nel tentativo di essere furbi e quindi “scoprire” verità che ci “tengono nascoste” (chi, poi?) cadiamo in modo così naif in queste trappole. Isn’t it ironic, come diceva Alanis Morissette.
Come possiamo aiutare i nostri figli che si affacciano per le prime volte sui social a districarsi fra mille stimoli? Abbiamo parlato già del grande equivoco sui Nativi Digitali, e sul fatto che un nativo non è necessariamente un competente: un treenne nato in Italia è senza dubbio un nativo in italiano, ma non lo parla competentemente. E quindi tocca a noi adulti alfabetizzarli, anche su come usare discernimento nel leggere online.
Ma esiste un modo, una procedura, un metodo infallibile per capire quali sono le notizie o i siti affidabili e quali no? Melissa Zimdars, una docente di alfabetizzazione digitale (si, esiste come materia! ci sono interi corsi universitari o post universitari su questo argomento) nel Dipartimento di Comunicazione e Media del Merrimack College, di Boston, sostiene di si, e ha provato a stilare una guida per i suoi studenti, che è poi diventata virale.
Insomma, ogni volta che ci appare in bacheca, o sul feed, una notiziona che non vediamo l’ora di condividere, fermiamoci un attimo e vediamo se il link supera i sei punti del test di affidabilità di Zimdars:
Punto 1: analizziamo il nome del sito da dove proviene la notizia
Prima di leggere il contenuto, o il titolo, guardiamo lo URL del sito stesso:
- facciamo attenzione al nome, e impariamo a riconoscere alcuni punti chiave. Ad esempio, siti che finiscono in “lo” (esempio Newslo) sono spesso siti che confezionano un misto di notizie vere e false, spesso per fare satira, o siti che finiscono in “com.co” sono spesso versioni fake di siti veri;
- rileggiamo due volte il nome del sito, a volte non è quello che sembra, ci pare un nome noto, ma ha una lettera cambiata con l’intento chiaro di passare inosservata (ad esempio “corr1ere”);
- prendiamo con le pinze siti dal nome “strano” o poco leggibile o composto da lettere e numeri apparentemente casuali;
- consideriamo se il sito è in effetti un blog (lo URL contiene “wordpress”, “blogger” eccetera): non per essere diffidenti a priori, ma semplicemente per capire se quelle espresse sono opinioni di un individuo o meno;
- teniamo presente che alcune testate includono delle sezioni per blogger, che però non sono sottoposte allo stesso processo editoriale delle notizie. Un esempio pratico: a volte usare un motore di ricerca per trovare ricette di chef famosi fa comparire nei risultati ricette postate sì sul sito di tale chef, ma da un membro della community di lettori. Questo non è necessariamente indicativo di una ricetta “sbagliata” ma non possiamo attribuirla a tale chef.
Punto 2: capiamo di più sul sito
Se il nome del sito passa il primo punto, e ci pare un nome legittimo, ma non lo abbiamo mai sentito prima, cerchiamo di capire chi sta parlando. Tipo, quando qualcuno ci dice “Tizio ha detto questo” e noi che non abbiamo mai sentito questo nome chiediamo “scusa, chi è tizio?”. Buon senso che applichiamo normalmente nella vita, ma chissà perché tutto l’acume che abbiamo sviluppato nei secoli per gestire le interazioni con altri esseri umani ci viene meno clamorosamente quando ci ritroviamo online. Quindi:
- verifichiamo che abbia una sezione “about us” o “chi siamo/sono” eccetera;
- verifichiamo che abbia un modo per contattare l’autore o gli autori, una email magari, più che un fantomatico “modulo online”;
- verifichiamo che abbia una sezione “informazioni legali” o “disclaimer” (quest’ultima è generalmente la sezione in cui i siti satirici spiegano che le notizie riportate sono appunto satira e non vere) o una lista di chi collabora al sito, o chi sono gli editori, con quale altro sito è affiliato e così via;
- verifichiamo che il sito sia menzionato altrove: possiamo cercare su wikipedia per controllare se sia una testata che non avevamo mai sentito nominare (familiarizziamo con wikipedia in inglese, se possibile, perché più completa) o semplicemente copiamo e incolliamo il nome del sito nel nostro motore di ricerca preferito e vediamo che succede.
Punto 3: guardiamo allo stile del sito
Certo lo stile è questione soggettiva, ogni sito adopera quello che più pensa consono e adatto, ma qui stiamo cercando di capire la affidabilità, non facendo un giudizio estetico, quindi:
- c’è una sensazione di “confusione” nelle pagine del sito, con testo e immagini che si sovrappongono?
- ci sono molti pop up, magari con messaggi dubbi che compaiono nelle finestre, non regolari pubblicità?
- sembra in generale un sito ben curato e attento all’esperienza di chi legge? è facile/piacevole navigarlo?
Punto 4: guardiamo allo stile della scrittura
Anche qui, ogni autore ha uno stile proprio, che certo non va omologato, ma ci sono dei segnali che devono darci un campanello d’allarme:
- c’è un uso massiccio di LETTERE MAIUSCOLE nel titolo o nel testo?
- c’è un proliferare di espressioni iperboliche (WOW!, ATTENZIONE!, INCREDIBILE!, SCHIFO!.. insomma ci siamo capiti) in altre parole, sta tentando di fare leva sulle vostre emozioni o sta presentando dei fatti?
- ci sono molti errori di ortografia o grammatica? Anche questo non è necessariamente un indicatore di affidabilità, ma di certo è un indicatore di mancanza di un editing della pagina, e di cattivo giornalismo.
Step 5: guardiamo alla presenza del sito sui social
Ancora una volta, adoperiamo il comune buon senso che abbiamo acquisito in secoli di socializzazione: se una persona è autentica, non si comporta in maniera fuorviante in pubblico. E quindi:
- se il sito ha una pagina Facebook, in che modo propone i suoi articoli sulla pagina? E’ coerente con lo stile del sito? Il titolo del post è fedele al contenuto dell’articolo nel link?
- il testo sui social invoglia i lettori a cliccare sulla notizia con linguaggio da “esca di click”? Ad esempio con frasi tipo “non crederete mai a quello che…”, “sensazionale scoperta”, “nessuno vi ha mai detto che…”, “vedete cosa succede nel filmato”, senza anticipare il contenuto, per cui l’unico modo per sapere di cosa si tratta è seguire il link?
- come sono gestiti i commenti alle notizie dai lettori? Si percepisce una sorta di moderazione, o di interazione con lettori che usano linguaggio aggressivo?
Step 6: guardiamo alla qualità del contenuto della notizia specifica
Cerchiamo di fare quello che chi lavora in alfabetizzazione digitale chiama triangolazione: mettere insieme dettagli, fatti e citazioni da altre fonti:
- la notizia è stata riportata da altri siti o preferibilmente testate, o non se ne trova menzione?
- il sito riporta un link alla fonte, o almeno menziona la fonte? La fonte è ufficiale?
- leggendo la fonte, si può sostenere che il sito abbia riportato la notizia fedelmente e con accuratezza?
Certo l’ultimo test è quello più difficile, e spesso non si ha né il tempo né l’inclinazione per fare questo controllo, ma diciamo che già se riusciamo ad evitare di far condividere siti che non superano i primi 5 punti abbiamo fatto la nostra parte nell’ecologia di internet.
In generale comunque vorrei concludere con uno dei consigli della Zimdars che è un po’ messo fra le righe da lei ma che io promuoverei come regola fondamentale, e cioè: fidatevi della vostra pancia, ma non nel senso solito, al contrario. Ossia, se la notizia vi colpisce alla pancia, se vi fa provare DAVVERO DAVVERO rabbia, ribrezzo, se man mano che leggete sentite una marea di emozioni negative saltarvi in gola, fermatevi un attimo e chiedetevi: questo brano sta cercando DELIBERATAMENTE di farmi arrabbiare? Di magari prendermela con qualcuno? Di istigare una risposta aggressiva? In altre parole, sta giocando con le vostre emozioni, con un linguaggio non consono?
Se è così, allora ci sono buone probabilità che l’autore abbia tutt’altre intenzioni che semplicemente diffondere una notizia, e sarebbe opportuno informarsi su altre fonti prima di condividere. Insegniamo ai nostri ragazzi a non cadere nella trappola, a non essere esche, a farsi furbi per davvero.