Una bambina di appena 2 anni si guarda allo specchio. Ha quello sguardo tipico di noi donne quando ci controlliamo i brufoli prima o le righe intorno agli occhi poi. Solo che lei si controlla il naso. “Mio naso grande grande, mamma!” esclama passandosi la punta dell’indice sul suo profilo. “Oddio grande!” esclama la madre incerta tra il ridere e il chiedersi da dove esce fuori questa “ma non mi sembra così grande!” esclama con voce sicura per sdrammatizzare “shi mamma! E’ grande dico io. Guarda!” continua la piccola volgendosi di profilo con aria di chi se ne intende. Poi fa una smorfia con la bocca, e diventa improvvisamente triste: “no vojo naso grande, vojo piccolo io!!!” piagnucola continuando a guardarsi allo specchio “ma tesoro il tuo naso non è grande. E non è nemmeno piccolo come quello di un bebé, è proprio il naso giusto per te” esclama la mamma “né grande, né piccolo: giusto!” La piccola volge il suo sguardo verso la madre e ripete “né glande, né piccolo. Giutto!”
Poi torna ad osservarsi allo specchio.
Poco dopo la madre raccontando tutto ad un’amica conclude “E’ proprio una femmina!” e ride. La bimba che giocava accanto alla madre ascolta la conversazione, e registra le parole della mamma come fanno sempre i bambini anche se sembra siano assorti nelle loro cose: ha appena costruito un pezzetto della sua identità di femmina.
Un bambino di appena 2 anni una mattina si ferma di sasso davanti allo specchio. Sta un po’ li davanti a guardarsi. Lo fa spesso ultimamente, gli piace provare espressioni di pianto o di allegria, facce cattive, serie, dubbiose: le prova tutte. Oggi si sta osservando da vicino. Ad un tratto passa l’indice sul profilo del naso, si avvicina a pochi centimetri dallo specchio ed esclama “ho il naso glande glande io!” La madre si accuccia al suo livello e gli dice “ma come grande? Il tuo naso non è grande!” ma si accorgo subito che non va. Invece di tranquillizzarsi il piccolo si stranisce immediatamente e si mette quasi a piangere “shi! é glande mio naso. Io non vojo naso glande. Io vojo naso piccolo” esclama con fermezza e un po’ di agitazione. Ma da dove diavolo spunta fuori questa? si chiede la madre, mentre cerca le parole giuste per tranquillizzarlo “ma perché dici che è grande? Te lo ha detto qualcuno?” lui la guarda stupito “no, lo sho io che è grande! Vedi?” continua ad indicare il profilo del suo naso “è glande coshì” la madre non sa che pesci pigliare. Dove finiremo? E se un giorno arrivasse a chiedere una plastica al naso? Affranta da scenari improbabili, lo guarda e gli dice: “il tuo naso non è grande, e non è nemmeno piccolo. E’ il naso giusto per te! perché tu non sei più piccolissimo, ma non sei ancora grande, e il tuo naso cresce proprio come fai tu!” lui la guarda un po’ incredulo, poi sembra tranquillizzarsi “il mio naso no è glande e no è piccolo, pecché io no sono piccolo”.
Più tardi la madre racconta il fatto ad un’amica e conclude “è proprio nella fase di presa di coscienza del sè!” Lui sta seduto accanto a lei a giocare e registra tutto come fanno i bambini in questi casi, non ha capito molto delle parole della mamma, ma avverte che non c’è nulla di strano: ha appena costruito un pezzetto della sua identità.
Che pensate di questi due racconti? Vi è mai capitato di vedere un atteggiamento da femmina in vostra figlia ed esclamare “è proprio una femmina?” E come reagite se vostro figlio maschio assume un atteggiamento da femmina? E se ne assume uno da maschio?
(Per la cronaca, il secondo racconto è reale e il dialogo madre-figlio è quello avvenuto tra me e mio figlio Pollicino qualche giorno fa. Il primo racconto è totalmente inventato per puro spirito di provocazione, ma ho sentito talmente tante volte l’espressione “è proprio una femmina!” che non ho nessuna difficoltà ad immaginare che sia avvenuto in qualche parte del globo. In realtà il secondo racconto avrebbe potuto finire in tanti altri modi, incluso “per fortuna che non è una femmina!” oppure “fortuna che è un maschio!” o “speriamo che non sia gay!” e molte altre declinazioni tutte basate su vari stereotipi).
Sono d’accordo su tutta la linea con il post, ho sentito parecchissimi commenti di questo tenore e non mi piacciono affatto, cercherò di evitarli e di scansare quelli più dannosi.
Sto facendo un’esperienza analoga a quella di Barbara, io vesto mia figlia ANCHE di rosa ma preferirei piuttosto qualche vestito con merletti ma meno pacchiano (scusate) di un “total-pink” o “total-purple”, che mi sembrano le divise delle bambine di oggi, a me viene da fare il paragone con il nero del chador o delle nostre calabresi di una volta, sono estremista lo so.
Detto questo ad un certo punto mi sono posta sinceramente la domanda di che cosa farò quando la Stellina mi chiederà lei di essere vestita di rosa, di sicuro non le dirò di no perché non vorrei che captasse che mi piace vestita da maschio ovvero che la vorrei maschio o che avrei voluto un maschio. E siccome in effetti è andata proprio così – cioè io all’inizio della gravidanza avrei desiderato un maschio essendo circondata da colleghe donne 😀 penso che sia un terreno piuttosto scivoloso.
Tanto più che non voglio che la scambino per un maschietto avendo visto l’esperienza di un compagno di università, che aveva una parvenza molto femminea e mi ha confidato che fin da bambino lo prendevano per una femmina, lui non ha mai capito perché ed era una cosa che lo aveva sballato parecchio di equilibrio.
Insomma sono contro i clichés peggiori ma temo l’eccesso opposto, specie a partire dai 3 anni in poi.
Riguardo a mio figlio di 18 mesi, io mi trovo spesso a dire che “è proprio maschio!” quando lo vedo agire “più bruscamente”, magari in ludoteca, prendendo o mettendo via un gioco, rispetto a come le femmine fanno la stessa cosa. Ma probabilmente sbaglio, perchè così costruisco la sua identità di genere sul fatto di muoversi come un trattore!
Per il resto quando vuole mettersi le mie mollette gliele metto, gli abbiamo comprato le pentoline per giocare a cucinare e ho provato un filo di segreta soddisfazione nel vederlo scegliere in negozio una palla rosa acceso invece che gialla o arancio!
Ma quella per la costruzione dell’identità di genere è una lotta continua anche per noi genitori… già i miei vicini di casa mi hanno guardata stupiti perchè questo bambino giocava con le pentole invece che con qualche macchinina; e poi i produttori incoraggiano stereotipi stupidi e rigide divisioni: innanzitutto la distinzione onnipresente blu=maschio rosa=femmina, ma anche “tinta unita, al massimo qualche riga o qualche scritta”=maschio e “fiori, farfalle e un’esplosione di colori”=femmina (e ci credo che poi ‘sti poveri bambini vanno a cercare le cose da femmina!!) e infine macchine=maschio, “cucina e ferro da stiro”=femmina (non per niente la cucinetta che la mia vicina di casa ha appena comprato a sua figlia è di un rosa accecante!)…
la strada è lunga ancora…
@Serena hai ragione, se me lo richiede lo farò! in effetti lo sguardo oltralpe mi aiuta…è davvero una lotta continua…all’estero sono più avanti in queste cose
@Kiara all’estero si sta avanti su qualcosa, e si sta indietro su qualche altra. L’importante è il confronto, sempre che sia costruttivo e non distruttivo, e il sapersi mettere in discussione per poter prendere il meglio di tutto 😉
Però guarda che se tuo figlio è come il mio, può succedere che non te lo chiederà più, perché dalla prima risposta ha capito che non è cosa adatta a lui. Puoi provare a chiederglielo tu per aiutarlo a rompere le acque.
sinceramente quando il mio quattrenne mi ha chiesto di mettergli lo smalto sulle unghie perchè lo facevano le sue compagne di materna, non ce l’ho fatta a dirgli di si. in realtà il problema me lo sono posto non per il giocare a casa ma nell’andare a scuola…immaginavo i commenti delle altre mamme e non me la sono sentita.e gli ho detto che non è il caso che i bambini vadano a scuola con le unghie smaltate. ho usato apposta “bambini” e non “maschi” , ma secondo voi avrei dovuto metterglielo?
inoltre io ho due maschietti (sempre scambiati per femminucce!!! ma questo è un problema di noi adulti perchè tra bimbi loro non si sbagliano mai!!) quello che mi chiedo è perchè in italia le bambine sono vestite in modo estremamente vezzoso, come fossero bambole o adolescenti! che senso ha andare a scuola truccate? sarà che io mi trucco poco ma perchè esasperare la femminilità. a volte mi sembra che le bimbe debbano essere sessualmente appetibili e non mi va giù!
@Kiara a mio figlio lo smalto sulle unghie lo hanno messo le maestre dell’asilo, insieme a tutti gli altri bambini (maschi e femmine) che volevano farlo, e io non ci ho trovato nulla di male. Però perché non glielo concedi una volta, magari nel weekend, così si toglie lo sfizio e via. Ma poi scusa, a 4 anni è solo un gioco. Che ti importa di quello che dicono le altre mamme? Tra l’altro, per la cronaca, esistono ovviamente anche smalti per uomini, che figurati se si facevano scappare l’occasione di fare un po’ di marketing al maschile 😉
Insomma al limite se qualcuno commenta gli dici che è all’antica 😀
Al mio bimbo non dico che è maschio o femmina. Dico che è vanitoso !
Spesso mi sono ritrovata a pensare (però non a dire)quanto fosse femminile mia figlia, e a sorprendermi di certi suoi atteggiamenti, pose o inclinazioni che da me non poteva aver imparato.
Però le “cose da femmina” mi hanno sempre fatto orrore. Anche perchè non sono mai particolarmente esaltanti. Nel genere delle “cose da femmina” sono ricompresi mestieri poco gratificanti, quali sistemar casa, o frivolezze sciocche, senza sostanza.
No, “femmina”, non è un vocabolo che uso spesso, soprattutto in riferimento a mia figlia. Femmina, se non dispregiativo, spesso ha, nella lingua italiana , un senso diminutivo rispetto all’esser donna, non trovate?
La mia Pesciolina è quella che si specchia più di frequente e ultimamente sta scoprendo il suo viso così canta, fa facce, lignuacce sempre guardandosi allo specchio tutta felice.
Pio siamo andati dal parrucchiere tutti 4 e Ometto ha avuto il suotaglio con cresta colorata di blu…tutto felice scende dal trespolo e va a guardarsi per ben 15 minuti nello specchio più in basso mentre sua sorella si godeva il trattamento capelli e rivolgendosi al parrucchiere in tono serio e convinto dice: “la cresta di gallo è spocca (sporca), voglio più blu!!!”….. volevo mangiarlo di baci! …allora la vanità non è solo donna 😀
@Serena, si certo hai ragione, e in parte già lo faccio. Le ho detto che non ho assolutamente nulla contro le gonne, ma se andiamo al parco sono scomode. Oggi andiamo al parco, ha la gonna, e lo proverà da sola. Ma lo smalto a una bambina di due anni e mezzo non mi piace, non perchè sia femmina o sia da femmina, ma perchè lo smalto puzza, macchia e lo trovo adatto a età un pò più in là. Poi per carità, ha le matite colorate per il viso (residuo di Carnevale) con le quali può giocare quanto vuole!! E non mi piace che le si dica davanti “i maschi sono più agitati, le femmine più tranquille, tu sei femmina e sei più tranquilla del cugino Alla e nonna ti porta in giro più volentieri” perchè il sillogismo è mal posto e il messaggio che passa è che da una femmina ci si aspetta qualcosa perchè è femmina. La frase andava benissimo, è vero che lei è più tranquilla di Alla e che portare Alla in giro è un’incubo, ma non c’era nessuno bisogno di fare riferimento al sesso. Insomma qua mi rompe proprio le uova nel paniere…
@ Barbara: ha due anni e sta attraversando la fase di timidezza verso gli estranei, per questo rispondo io. Però quelle volte che dice “mi chiamo D.” rido tantissimo a vedere le facce della gente, appunto perché non capiscono che sta rimarcando di essere maschio!
@ Serena: ecco la tipica frase che dicono anche a noi! Tante volte ho risposto: “perché, i maschi sono tutti brutti?”
Grazie a tutte e due!
Ebbene sì…mi guarda truccarsi al mattino (parola che a casa mia significa “sì, sono occhiaie e sto cercando di camuffarle…”)e imita, e io gli permetto di farlo sia perchè lui è contento del gesto, senza ovviamente farsi o sentirsi fare questioni di genere.. sia perchè è deliziosamente buffo (picchietta sulle gote col dito medio…manco io so farlo così bene…).
Posso chiedervi se vi sembra più “complicato” per i genitori di maschi? Traduco: se una bimba è vezzosa e si insiste su questa caratteristica, le si trasmette di sicuro l’errata e pericolosa consapevolezza che una donna debba essere vanesia in quanto tale. Ma nel caso del bimbo maschio si mette subito in pista il discorso dell’orientamento sessuale, e si gioca pesante di prese in giro, facendo tra l’altro passare il messaggio che essere gay è sbagliato… A me sembra forse ancora più grave, che dite? È una mia fissa da genitore di maschio?
@Robin io continuerei a rispondere col sorriso che si chiama D. ed è un maschio. TopaGigia ha quasi tre anni e comincia a dirlo lei. La cosa che mi piace è che non dice “ma sono femmina!!”, poverina dice “mi chiamo TopaGigia!” e alle volte qualcuno fa pure fatica a capire che stia rivendicando il fatto di non essere un maschio.
Sempre che tu voglia rimarcare il fatto che è un maschio, ovvio. In alcuni ambiti sarebbe interessante stare a guardare cosa succede se non lo dici… io l’ho fatto e mi sono fatta un sacco di risate, ma adesso appunto lo dice lei.
Fortunatamente non la prende come una cosa negativa, lo dice col sorriso. Non si vede tolto nulla, anzi ridacchia dell’errore. Spero continui così, forse quando era più piccola ho reagito bene e lei ha assimilato 🙂
Mi ricollego a quanto detto da Quando fuori piove: anch’io leggendo i vostri articoli cerco di stare più attenta. Purtroppo ancora oggi si sentono troppo spesso i commenti “è da maschio” “è da femmina”. Dovevate vedere la faccia di mia suocera quando ho tirato fuori dalla borsa una bambola e ha capito che era per mio figlio!
Posso chiedere un parere a tutte (non mi sembra OT): mio figlio per i lineamenti e i capelli abbastanza lunghi viene spesso scambiato per una bimba. Io dico, con un sorriso, “si chiama D., è un maschietto”. Voi cosa fareste?
@Robin come ti capisco! Mio figlio duenne a spasso a Roma (capelli corti, scarpe da ginnastica e jeans) che spingeva un passeggino rosa, indossando la sua maglietta a righe rosa e fucsia e con un ciuccio rosa in bocca (il suo preferito) è stato avvicinato da una gentile signora che ha detto “come sei carina! Brava che sei a portare a spasso la bambola!” io le ho sorriso e ho risposto “veramente è un maschietto” e lei un po’ stupita mi ha detto “è talmente bello che sembra una bambina!”
Dalla padella alla brace: la bellezza è femmina! Non sapevo se ridere o ucciderla. Ho alzato le spalle e sono andata avanti. Secondo me bisogna rispondere dicendo che è maschio, sia perché fa bene a te dirlo, sia perché è giusto che tuo figlio ti senta dirlo.
A casa mia è un continuo. Io sono maschiaccio, si sa, e sembra che tutti si stiano coalizzando contro di me per far venire su TopaGigia più femmina possibile. Con stereotipi insopportabili s’intende. Quindi subisco smalto sulle unghie (che io mi sono rifiutata di metterle e quindi glielo mette il papà così almeno sdoganiamo un pò che sia cosa da femmine), gonna e calze appena non piove (che poi al parco sono affari suoi), “sono bella?” in continuazione, “voglio i riccioli” e bisogna tagliare i capelli invece perchè si fa i dread, rosa, fucsia e perline e paillettes in regalo, commenti che “i maschi fanno più guai e le femmine sono più tranquille” eccetera. A breve sbrano qualcuno. Però un pò mi conoscono, e finora nessuno ha osato bloccarla in qualche attività, ma se succede sentirete le urla in tutta Italia. Nel caso sappiatelo, sono io.
La mia piccola ha quasi due anni, ma come dico io è una “stimusina”! Se lei decide che vuole mettersi le scarpine bianche con i brillantini non c’è modo di dissuaderla, e la mattina dopo averla vestita e pettinata si ammira allo specchio, e ha anche sviluppato un certo senso per il “bello”.. a volte insiste per farmi cambiare scarpe: “mamma, le pepè belle!”
Io non mi trucco molto spesso, ma lei appena ha a portata di mano il pennellone prova a mettersi la cipria!
Sono tutti comportamenti indotti in verità.. chissà, magari si sente particolarmente coccolata quando ha dei vestitini più eleganti, ma in fondo la femminilità parte proprio da qui, no?
I vostri post e le vostre considerazioni sulle questioni di genere hanno profondamente plasmato il mio modo di essere neo mamma e di trasmettere segnali subliminali a mio figlio, ricordandomi che tutto viene assorbito, e che se volevo trasmettere il messaggio desiderato dovevo iniziare fin da subito Mi sembrava giusto scriverlo perchè credo che stiate facendo un ottimo lavoro (anche) su questo fronte. Ciò detto io sicuramente non avrei avuto da ridire anche prima di conoscervi sul fatto che il mio nanetto a 20 mesi giochi a pettinare i peluche, o adori il fucsia…ma mi avete dato maggiori armi per affrontare i commenti di chi invece lo nota e lo fa notare…E per fortuna chi mi ha detto più volte “uuhh, speriamo che non ci diventi gay sto bimbo…” non lo ha visto mentre “ci mettevamo” il fondotinta ieri mattina…;D
@quando fuori piove ma sei una grande! Addirittura il fondotinta! Io non ho mai ricevuto richieste specifiche in merito, ma di magliette fucsia ne hanno indossate a bizzeffe 😀
@Deborah ma va benissimo se vuole mettersi i brillantini addosso, l’unico problema è se in questo modo si sente dire che “è femmina!” a quel punto associa il fatto di farsi bella al suo essere femmina. Invece ti garantisco che i brillantini, e le scarpe di vernice, e qualsiasi altro oggetto “di bellezza” sono una grandissima attrattiva anche per i maschi a cui è concesso di giocarci. Il piacere di indossare un vestito speciale non ha nulla di intrinsecamente femminile non credi?
@Barbara io fortunatamente il problema me lo devo porre solo quando vengo in Italia, però direi che alla fine la cosa migliore è essere rilassate e farle domande quando si presenta con certezze assolute. Forse è un tantino troppo presto ora, però tra non molto arriverà con le sue certezze su cosa è da femmina e cosa è da maschio. E’ normalissimo e fa parte del normale processo di crescita. A quel punto secondo me è importante trovarsi preparati e invece di confutare fargli domande e portare esempi che cozzano con le loro certezze. Purtroppo (o per fortuna) nella nostra vita da genitori ci toccherà comunque sempre mediare con tutto quello che sentono dire dagli altri 🙂