Contro il libro “Fate la nanna” di Estivill

Estivill- Fate la nanna Mi sento sempre più spesso consigliare di leggere il libro “Fate la nanna” di Estivill, descrivendolo come un metodo miracoloso, che nel giro di 3 giorni è in grado di far dormire tuo figlio tutta la notte. Il libro l’ho letto nei primi mesi di vita del Vikingo, perchè mi è stato regalato. Si, l’ho letto, mi sono infuriata, e l’ho classificato come non solo inutile, ma potenzialmente pericoloso. Il metodo proposto in realtà non se l’è nemmeno inventato Estivill, si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston e reso pubblico tramite il libro Solve Your Child’s Sleep Problems nel 1985. Il metodo del Dottor Ferber, o di Fate la nanna, può essere descritto brevemente così:

  • Preparare il bambino all’addormentamento, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….)
  • Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza
  • Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via)
  • Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza
  • A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta

Non so a voi, ma a me viene la pelle d’oca solo a pensarci. Il mio bambino piange, urla, si dispera e magari vomita, e io esco dalla stanza e rientro solo dopo 5 o 10 minuti? Ma avete idea di quanto sono lunghi 5 minuti? E quando entro, di fatto lo ignoro, e gli dico “caro mio, per quanto tu sia disperato, io me ne infischio e torno di là. Arrangiati da solo”. Si, vabbene, magari non dico proprio così, ma in fondo non è molto diverso. E tutti i discorsi sul mettersi in ascolto, cercare il dialogo, costruire un rapporto di fiducia reciproca?

Ci sono molti genitori che ci hanno provato e non sono riusciti a sostenere il livello di stress di lasciare il figlio piangere (e pensate allo stress del bambino!) e hanno ceduto, sentendosi aimè magari anche in colpa per non essere dei bravi genitori.
Ovviamente qui entra in gioco il temperamento del bambino, e non metto in dubbio che il metodo possa funzionare nei casi in cui il bambino non è molto tenace o ha un carattere tranquillo. E ci sono moltissimi genitori che giurano che questo metodo ha risolto i loro problemi, e che non è stato poi così difficile come sembra. Ci sono però studi scientifici che dimostrano che l’efficacia del metodo Ferber o Estevill, quando funziona, è solo temporanea e che i problemi si ripresentano dopo un paio di mesi. Per contro non c’è nessuno studio scientifico alla base del metodo Estivill, e il supposto esperto mondiale del sonno dei bambini, non ha publicazioni su riviste scientifiche internazionali in merito, ma solo articoli di divulgazione. Varie associazioni di pediatri, tra cui l’Associazione australiana per la salute mentale del bambino (AAIMH), lo criticano fortemente e lo considerano addirittura pericoloso in alcuni casi.

Il signor Estivill sostiene che il bambino, anche a 4 o 6 mesi di età, che non vuole addormentarsi da solo la sera, o che si sveglia nel mezzo della notte e richiede la nostra attenzione, lo fa perchè ci sta mettendo alla prova. A pagina 61 scrive: Qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici.

E’ già questo mi fa pensare. Ci possono essere moltissimi motivi per cui il bambino non dorme la notte, i cicli circadiani nel bambino diversi dai nostri nella prima infanzia, o il fatto di aver un sonno disturbato da incubi o paure assolutamente normali nella crescita del bambino un pò più grandicello. Mio figlio ad esempio aveva dolori di pancia dovuti a problemi di intolleranza al latte per i primi mesi, e attacchi di asma nascosti di cui non ci siamo accorti se non dopo molto tempo quando sono diventanti più acuti. Certamente tra i motivi, può esserci il fatto che al bambino non sia stato insegnato ad addormentarsi da solo, ma è veramente necessario ricorrere ad un metodo così drastico, sia per il bambino che per il genitore?

L’alternativa proposta più frequentemente è, a mio parere, altrettanto drastica, anche se si pone sul lato opposto della scala. Sto parlando del co-sleeping, ovvero dormire tutti nel lettone fino a che il bambino non si senta pronto ad andare nel suo letto. Io non ho assolutamente nulla contro il metodo del co-sleeping in se, che anzi è perfettamente in linea con il cercare di stabilire un rapporto stretto con il bambino, e se funziona per la famiglia non vedo nessuna controindicazione. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione.
Purtroppo però non va bene per tutti. Io ad esempio se mi sveglio nel mezzo della notte ho grosse difficoltà a riaddormentarmi, e quando nel letto con me c’è un frugoletto che scalcia, si rotola e magari si mette di traverso, le mie preziose ore di riposo vengono meno, e questo non mi aiuta di certo ad essere una mamma migliore durante il giorno. Ma ci possono essere anche altre ragioni per le quali dormire tutti nel lettone non è la soluzione migliore, quali ad esempio la necessità e voglia legittima per i genitori di una loro intimità, e non ultimo il fatto che il sonno dello stesso bambino possa essere disturbato dalla presenza dei genitori.

Insomma che fare? C’è un modo di risolvere il problema dei risvegli notturni o dei lunghi periodi di addormentamento serali senza adottare un metodo per lo meno discutibile o cedere al lettone? E se veramente insegnassimo al bambino ad addormentarsi da solo? Ci sono talmente tante cose che insegnamo a fare ai nostri figli: mangiare da solo, camminare da solo, vestirsi da solo, ma in un certo senso c’è un tabù riguardo al fatto di insegnargli a dormire da solo. Quasi come se lo abbandonassimo nel buio della sua stanza o nel gelo del suo lettino. Quando il bimbo inizia a sollevarsi in piedi lo incoraggiamo, gli teniamo le mani e lo aiutamo a fare i primi passi. Di certo non gli diciamo: cavatela da solo. Lo sosteniamo con la nostra presenza finchè la chiede, magari alleggeriamo la presa leggermente, finchè si sente pronto a fare quei due o tre passi che che segnano l’indipendenza. Normalmente continuiamo a stare al suo fianco finchè vediamo che ha un passo sicuro e che possiamo allontanarci di più. Insomma siamo li accanto, a disposizione, finchè non impara. Che c’è di male a fare la stessa cosa per l’addormentamento? Adottare una via di mezzo tra l’abbandono di Estevill e il lettone, che si basa sempre sul rispetto del bambino in quanto persona, senza dimenticare il rispetto per noi stessi e considerando le esigenze di tutti, potrebbe essere la soluzione più faticosa, ma di certo è anche quella che ci fa sentire di aver fatto la cosa giusta.

Se però avete ancora qualche dubbio sul fatto che forse volete adottare il metodo Estivill, allora date un’occhiata a questo video (sconsigliato per i deboli di cuore):

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491 thoughts on “Contro il libro “Fate la nanna” di Estivill”

  1. Mi hai fatto venire in mente una cosa che mi ero dimenticato di scrivere. Serena dice:
    “Una persona che parlando di bambini di 8 mesi o anche 2 anni utilizza appellativi quali “il brigante”, o scrive frasi quali:”Da autentico demonio Paolino ha perfettamente capito che gli avete confezionato un bel pacco.” (a pagina 60) non mostra certo rispetto per il bambino (e dagli torto a Paolino!).”
    Forse possiamo concedere il beneficio del dubbio e pensare che certi aggettivi siano stati utilizzati semplicemente per avvicinarsi dialetticamente ai genitori. Forse un po’ tutti noi abbiamo usato aggettivi simili in diverse occasioni. Silvia, per esempio, sono sicuro che non pensi che suo figlio sia un “sorcetto”. Sono forme, anche un po’ sdrammatizzanti.
    Nel caso nostro si aggiunge il fatto che parlandogli in due lingue diverse tutto il tempo (comunque capisce perfettamente l’italiano e lo spagnolo), ci sta mettendo di piu’ a parlare e, anche se non ha niente da invidiare a Marcel Marceau (si scrive cosi’?) in fatto di mimica, spesso non riesce a farsi capire del tutto e questo lo frustra decisamente.
    Sempre riguardo al fatto di estrapolare cio’ che ci interessa dai testi, mia moglie ed io avevamo letto un libro di una professoressa italiana (purtroppo non ricordo ne il nome ne il titolo). Era molto interessante perche’ dava uno sguardo agli usi e costumi delle altre culture rispetto a come vengono accuditi i figli e alla questione del sonno. Fin qui tutto bene pero’, quando cominciava a suggerire “metodi o approcci” per i lettori, il tutto veniva sottilmente condito con un po’di senso di colpa. Questa parte, ovviamente non ci piacque.

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  2. Stefano, la realtà sta proprio nel tutto e nel contrario di tutto come tu dici. Secondo me ci hai offerto un’opinione estremamente equilibrata e vera: fate ciò che sentite giusto per voi e per i vostri bambini. Se poi è scritto in un libro, nei consigli di un amico o nell’istinto, ben venga tutto.
    Come poi ha dimostrato la tua esperienza, i bambini crescono e cambiano: quello che andava bene ieri, può non andare bene oggi, quello che ieri è parso drammatico, oggi si aggiusta in quattro e quattr’otto.
    Il mio suggerimento per il pisolino pomeridiano è: continua a provare!
    Noi per esempio, intorno ai due anni, abbiamo “composto” una ninna nanna, nel senso che il Sorcetto si è inventato le parole (piuttosto sconclusionate) di una breve filastrocca, praticamente poco più di uan frase, e un motivetto. Dato che era “creata” da lui, se la canticchiava nel lettino proprio per il pisolino pomeridiano, che, per lui è stato sempre un dramma: non voleva farlo, ma non riusciva a farne a meno. Non ha funzionato sempre, ma a volte canticchiando la sua frasetta si appisolava anche da solo. Altri giorni magari la cantavamo insieme (credo di averla ripetuta 1.000.000 di volte e ancora oggi mi provoca orrore a ripensarla!).
    Ecco, una piccola cosa, questa come un’altra. Basta che funzioni!

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  3. Ciao a tutte/i,

    con nostro figlio Esteban, non abbiamo seguito metodi se non l’istinto fino all’anno e mezzo di eta’ (scusate ma non ho gli accenti). Il primo anno circa se l’e’ fatto a letto con noi. L’unica cosa e’ che si e’ quasi sempre addormentato con me invece che con mia moglie perche’, con lei, tendeva a “distrarsi” poppando. Una volta addormentato, quando lei si allontanava, spesso se ne accorgeva e si risvegliava. Fin qui tutto bene, ci metteva una mezz’oretta ad addormentarsi (a volte meno) e poi si risvegliava magari un paio di volte durante la notte, poppava e via di nuovo a dormire, in genere nel suo lettino. Insomma, eravamo contenti, anche per il sonnellino pomeridiano. A un anno e mezzo si e’ beccato il suo primo viaggio transoceanico (2 aerei e 21 ore + fuso orario sballato di 6 ore in omaggio) per visitare e conoscere la sua famiglia italiana. Devo dire che il viaggio e’ andato bene, ha dormito sui due aerei quasi tutto il tempo. Una volta arrivati, vuoi per l’ambiente nuovo, la gente nuova (cosa ne sa lui che quelli sono i suoi nonni, zii e cugini?) e il fuso orario, ha iniziato a non dormire piu’ di due ore filate la notte, ha voluto dormire nel lettone e il pomeriggio un vero disastro. Quando siamo rientrati dalle vacanze (il viaggio questa volta e’ stato un disastro, poverino!) tutto e’ rimasto sballato, lui non dormiva piu’, era nervoso di giorno e cosi’ anche noi. Anche fisicamente e’ un massacro essere presi a calci tutta la notte. Voleva dormire nel lettone ma, allo stesso tempo gli occupavamo spazio e lui se lo ricreava e noi dormivamo facendo “grounding”: il corpo sul bordo del letto e il piede sul pavimento! Disperati abbiamo chiesto in giro e una coppia di amici ci ha suggerito e spedito il fatidico “Fate la nanna”. Penso che un po’ tutti hanno ragione. Mi spiego meglio, il metodo e’ abbastanza drastico e fa effetto, soprattutto con un bimbo dal carattere dominante come Eseban. Credo pero’, che con qualsiasi metodo o consiglio (di un libro, di un amico o dei nonni… che sembra sappiano sempre tutto) bisogna estrapolare cio’ che si puo’ adattare ai nostri figli e a noi. Basta essere elastici. La cosa piu’ difficile e’ lottare contro i sensi di colpa, sempre, non solo con il metodo Estivill o come lo si voglia chiamare. Anche con il co-sleeping, gli altri tendono a farti sentire in colpa perche’ non sai dargli indipendenza ecc ecc. Adesso il bambino dorme notti tranquille e, quando capita che si sveglia prima del solito, lo prendiamo e ce lo mettiamo a letto un’ oretta prima di alzarci tutti. Il mese scorso siamo tornati in Italia, Esteban si e’ adattato prestissimo al fuso orario e, adesso che siamo tornati a Porto Rico, si e’ riadattato nuovamente al fuso di qui. Per il pisolino del pomeriggio non abbiamo adottato nessun metodo se non prendere e andare a letto con lui finche’ si addormenta (in genere 15-30 minuti). Il libro non e’ un manuale di torture e, se il dottore spagnolo si e’ appropriato del metodo di qualcun’altro… pazienza. Se pero’ anche solo una delle cose che dice trovate che sia giusta… tenetevela stretta e il resto cercatelo in altri libri, dagli amici o dai nonni ma, soprattutto, sperimentate con il vostro istinto (so che sto dicendo tutto e il contrario di tutto ma, per noi, ha funzionato e continua a funzionare cosi’). Oltretutto mi sono accorto che ho sempre dovuto riadattare la posizione in cui lo prendevo in braccio o la ninna nanna che gli cantavo col passare del tempo. Adesso sto cercando il modo di fargli imparare a rilassarsi solo durante il pomeriggio e non necessariamente con me, al buio e a letto. Qualcuno ha un suggerimento? 🙂

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  4. Io adoro il cosleeping!
    Da piccola dormivo con mia madre (ragazza madre) ed è uno dei ricordi più dolci ed avvolgenti della mia infanzia.
    Gaia è nata al freddo di una sala operatoria in una nevischiosa notte di novembre, quando me l’hanno portata in camera era ancora fredda nonostante la culletta termica e da subito abbiamo iniziato a dormire insieme, lei sulla mia pancia.
    I primi 3 mesi li ha dormiti così, è stata una bellissima esperienza, poi piano piano è passata a dormire in mezzo nel lettone.
    Quando 14 mesi dopo è nata sua sorella ero preoccupata sul fatto che potesse avere le stesse esigenze in fatto di nanna.
    Giada è stata completamente diversa, amava e ama dormire da sola, al massimo con un pupazzo, e con lei basta spegnere la luce e dirle “ora si dorme” e subito si sente il suo respiro profondo da nanna, ed è stato sempre così, i suoi primi 5 mesi di vita li ha passati dormendo nella sua culla e mangiando, se provavo a tenerla vicino per la nanna dopo poco si rotolava per stare da sola.
    Giada vuole dormire appiccicata a me solo quando sta male.
    Ora entrambe dormono nei loro letti, hanno iniziato lo scorso natale, Gaia ha passato 3 anni nel lettone e il passaggio al suo letto non è stato affatto traumatico, probabilmente siamo riusciti a trovare il momento giusto.
    A me il cosleeping è piaciuto e ora ci addormentiamo insieme nel lettone con le favole, poi a volete sono ancora sonnacchiose e vengono trasferite nei loro letti senza traumi.

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  5. Ciao M di MS. In effetti hai ragione a dire che il tema Estivill è uno dei più caldi, e non solo nella rete. E’ difficile sapere il perchè colpisca così profondamente gli animi e accalori i genitori di tutto il mondo (in realtà nel mondo anglosassone si parla per lo più di Feber, o di “control crying”). Sono perfettamente daccordo con te che ogni genitore ha il diritto di scegliere il metodo di educazione al sonno che vuole (vedi il mio post Il metodo migliore). Ci mancherebbe altro. Ma forse il punto è proprio questo. Il metodo Fate la nanna viene spesso presentato da chi lo ha applicato con successo (e anche dallo stesso autore) come un metodo infallibile, implicando che se uno non ci riesce è esclusivamente colpa sua, magari perchè ha il cuore troppo tenero. Io stessa sono stata sottoposta personalmente a questo tipo di critiche. Io non credo ci sia nulla di male ad avere il cuore tenero. Però non mi è mai capitato di trovare un genitore che mi racconti di come sia riuscito ad applicare il metodo quando il figlio piangeva e urlava per 1 ora di fila e/o di come ha pulito il vomito senza scomporsi più di tanto prima di uscire di nuovo dalla stanza. Le uniche testimonianze che riesco a trovare sono di persone per le quali il metodo ha funzionato entro un paio di giorni e con poco pianto (e i commenti lasciati in questo post sono un esempio di quello che dico). Quindi forse il cuore tenero ce l’abbiamo tutti 😉
    Che il bimbo del video sia capriccioso non c’è dubbio (ma chi lo ha viziato?). E’ sempre e comunque un problema di scelta del metodo educativo, siano capricci per non andare a dormire, o al supermercato come ho discusso qui e qui.

    Ho in preparazione un post sul metodo di Tracy Hogg che potrebbe soddisfare la tua curiosità, e che pubblicherò a giorni. Spero di sentirti di nuovo in quell’occasione.

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  6. Anche io sono una mamma che ha utilizzato con successo il metodo Estivill. Fino ai 6 mesi il nostro bambino ha dormito come un angelo, poi è scattato qualcosa ed è arrivato a svegliarsi anche 10 volte per notte. Distrutti e ansiosi di risolvere il problema, desiderando presto un altro figlio, abbiamo applicato il metodo. In due giorni – e poco pianto – tutto ok. C’è da dire che il bambino dormiva nel lettino accanto a noi, quindi eravamo certi che stesse bene, non vomitasse, non corresse alcun pericolo. Io penso che ogni coppia di genitori abbia le proprie priorità (sonno, intimità, sopravvivenza) e scelga che tipo di approccio usare con i figli. Ad es. scegliendo un metodo di educazione al sonno piuttosto che un altro. Quello che non capisco è il florilegio (non solo qui) di post anti Estivill, in particolare il tono, non tanto il contenuto, che ci può stare. Il metodo Estivill è una scelta, mica un obbligo. Parlateci di Tracy Hogg, così impariamo qualcosa, a me interessa. Quanto al video in allegato, scusatemi, ma sono veramente una mamma senza cuore: a me quel bimbo sembra proprio capriccioso. Altro che cancelletto, io avrei messo una porta blindata! Certo, se magari si fosse trattato di un neonato mi sarei intenerita di più…

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  7. Mi si accendono tre campanelli d’allarme:
    1_ come mai al nostro piccolo facciamo affrontare tutto in modo lento e progressivo, sotto indicazioni del pediatra e delle educatrici a cui ci affidiamo, e per il sonno invece varebbe una regola contraria? Voglio dire: lo svezzamento è lento è graduale, non togliamo la tetta o il biberon da un giorno all’altro. Addirittura l’inseriemto al nido è lento e graduale, (dura addirirttura un mese e mezzo, A SECONDA DEI TEMPI E DELLE REAZIONI DEL PICCOLO)non lasciamo nostro figlio da solo con degli estranei di botto. Perchè, per l’addormentamento, che a quanto ne so, è uno dei percorsi che i bimbi soffrono di più, poichè lo vivono come una separazione dalla mamma prima, e dal mondo reale poi, dovremmo adottare questo metodo che di fatto gli fa affrontare tutto ciò da solo?…anzi non da solo..con il suo orsacchiotto?
    2_ la legge del più forte è sempre ingiusta, ma lo è maggiormente quando applicata tra due individui in cui il divario fisico e verbale è così evidente..è facile, ma profondamente sleale…E non rientra nei miei principi apllicarlo…e se un giorno venissimo invasi dai giganti e ci ritrovassimo bloccati in una condizione non voluta e urlassimo urlassimo urlassimo fino al vomito e nessuno ci venisse a salvare?..è evidente la provocazione, ma “non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi” è uno dei pochi principi cristiani in cui credo…e cavolo qui gli “altri” sono i nostri figli!
    3_ Con i bambini si parla di cattive abitudini (non si chiamano vizi..?): addormentarsi al seno, o cullati, o nel lettone, sono cattive abitudini. Anche gli adulti hanno cattive abitudini (si chiamano vizi…?): il fumo, tanto caffè, mangiarsi le unghie, e così via…Ora ci sono adulti che non riescono a tolgiersi la propria cattiva abitudine, e pretendiamo che un esserino ci riesca? DA SOLO!!!! certo, alla fine ci riesce, come è evidente che un adulto sappia smettere di fumare da un giorno all’altro…ma non mi dite che non è doloroso…e soprattutto a che prezzo? questo di certo non lo sappiamo.

    Il resto è già stato detto.
    Io credo che questo metodo sia per i genitori. Abbiate almeno la compiacenza di ammetterlo.
    Il “fate la nanna” è riferito a loro.

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  8. Caro Federico,

    purtroppo non dici l’età di tuo figlio, quindi è difficile darti una qualsiasi indicazione. In ogni caso, la tua domanda mi fa confermare ancora di più che il metodo Estivill non ha senso. Infatti non c’è una regola valida per tutti i bambini. Dipende dall’età e dal bambino. E se tuo figlio la mattina alle 10 dorme ancora che fai? Lo svegli prima solo perchè Estivill ti dice che deve dormire 12 ore? Io sinceramente continuo a pensare che la cosa migliore sia di guardare alle esigenze del tuo bambino e valutare la situazione di volta in volta. Tra l’altro scusa, ma te ti svegli sempre alla stessa ora? Se un giorno ti svegli mezzora prima e hai fame, che fai aspetti che arrivi l’ora della colazione?
    Se tuo figlio è ancora molto piccolo, e sentite il bisogno di un metodo da seguire, ti consiglio Tracy Hogg – Il linguaggio segreto dei neonati. Ti segnalo inoltre che dal mese di marzo inizieremo un approfondimento sul tema addormentamento e sonno, quindi continua a visitare il nostro sito per avere qualche consiglio in più.
    In bocca al lupo!

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  9. Noi abbiamo appena cominciato ad applicare il metodo del Dott. Estivill e non so ancora se funzionerà o meno, l’unica cosa che mi e vi chiedo (in quanto il libro non è molto chiaro) è su come gestire il risveglio al mattino. Come capire se è troppo presto o meno tirarlo fuori dal lettino? Come farlo? Sul libretto c’è scritto che deve mangiare alle 8 del mattino, quindi se comincia a piangere alle 7:15 forse è l’ora di sveglairlo?

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  10. Nicola, forse non mi sono spiegata bene. Io il lettone non lo consiglierei come metodo, ma non mi sento nemmeno in grado di sconsigliarlo per quelle famiglie che sentono che dormire tutti insieme per 5, 8 o 10 anni non è un problema. Ovviamente il caso di tua cognata o tua sorella fa riflettere, e ci potrebbero essere anche altri problemi connessi all’insicurezza della figlia che non vuole adattarsi a dormire da sola. Oserei dire però che ci sono tanti genitori pronti a difendere a spada tratta il metodo lettone, quanti ce ne sono per il metodo Estivill, sulla base dell’evidenza sperimentale che per il loro caso il sistema ha funzionato. E’ proprio per questo che io preferisco rifarmi ai principi. Perchè al di la di tutto ritengo che adottare un metodo che è il linea con quello in cui credo sia la cosa più importante per portarlo fino in fondo, e stare bene con me stessa.

    Il metodo Estivill è in moltissimi aspetti contrario a molte delle cose in cui credo. Benchè parta da pressuposti che condivido, quali ad esempio il fatto che bisogna educare i figli ad addormentarsi da soli,
    l’introduzione di una routine serale per favorire il processo, e altri dettagli che discuterò più a fondo in un altra occasione, il metodo “educativo” che suggerisce lo ritengo del tutto sbagliato, e non perchè non credo che possa riuscire in alcuni casi, ma perchè non si basa sui principi per me irrinunciabili: l’ascolto e il rispetto del bambino come persona.
    Una persona che parlando di bambini di 8 mesi o anche 2 anni utilizza appellativi quali “il brigante”, o scrive frasi quali:”Da autentico demonio Paolino ha perfettamente capito che gli avete confezionato un bel pacco.” (a pagina 60) non mostra certo rispetto per il bambino (e dagli torto a Paolino!). E questo per me è inaccettabile. L’intera procedura è descritta come una guerra, e non si risparmia frasi tipo “la potenza delle armi”, e così via. A me piace pensare al processo educativo, sia esso relativo all’addormentamento o a qualsiasi altro comportamento, come un processo di crescita che genitori e figli percorrono insieme, e non come una guerra all’ultimo sangue.

    Non mi stancherò mai di ripeterlo: sono sicura che può funzionare, e sicuramente funziona per molti bambini, ma l’arroganza con la quale il signor Estivill sostiene che deve funzionare per quasi tutti i bambini, e per il 4% di quelli per cui non funziona o il metodo è stato applicato male o sono da ricercare problemi di insonnia, mi fa pensare che lui di bambini non ne frequenta molti come vuol farci credere.

    Te scrivi:
    E’ vero che i bambini non sono tutti uguali. Ma anche certi genitori leggono i libri frettolosamente. Non mi fido degli scienziati attorno ai bambini. Diversi pediatri e scienziatoni dell’infanzia neanche hanno figli e sentenziano critiche ex catedra su tutto cio’ che non e’ stato pubblicato da loro. Per molti la puericultura e’ molto business e poco arrosto. Questo e’ cio’ che ho trovato fin’ora.

    Allora parliamo dello scienziato Estivill. Una ricerca su pubmed dimostra che ha 2 publicazioni su riviste internazionali in inglese, e altre 20 su riviste in lingua spagnola o francese. I suoi lavori non riguardano lo specifico dei problemi del sonno nei bambini, tranne un articolo che parla di mamme depresse i cui figli soffronno di insonnia, per il resto tratta disturbi nel sonno degli adulti, farmaci, e altri argomenti distanti dal sonno dei bambini. Vende come suo, e ci si arricchisce, un metodo che è stato inventato 20 anni prima di lui dal dottor Ferber, e non si preoccupa nemmeno di citarlo come fonte. Cita in continuazione dati nel suo libro, come evidenza scientifica, che sono falsi o solo parzialmente veri, e sostiene che i bambini che non seguono le tabelle presentate sono fuori della norma. Molte associazioni di pediatri, che non fanno i soldi vendendo libretti a genitori disperati, si sono schierati contro le sue affermazioni, che sono chiaramente sbagliate. Inoltre afferma il tutto e il contrario di tutto. Ad esempio all’inizio del capitolo IV sostiene che i bambini di 6-7 mesi dovrebbero essere in grado di:


    1. andare a letto senza pianti e con gioia
    2. addormentarsi da soli
    3. dormire tra le 11 e 12 ore di seguito
    4. dormire nella propria culla e senza luce

    […] un bebè che non presenti tutti e quattro i requisiti precedenti può presentare un problema di insonnia

    Ora, io genitore preoccupato, entro nel panico leggendo questa frase quando scopro che mio figlio non rispetta questo schema. E visto che le affermazioni fatte non sono corrette (come ammesso dallo stesso Estivill un capitolo più tardi) mi preoccupo anche inutilmente. Solo in media i bambini di 6-7 mesi dormono tutta la notte, non tutti, alcuni ci arrivano prima, altri dopo. E allora perchè mi ha detto così nel capitolo precedente, che già mi ero vista a pagare lo psicologo per il resto della mia vita?

    Insomma potrei andare avanti per ore a colpi di citazioni (e non osare dire mai più che leggo i libri frettolosamente 😉 ), ma il mio punto è un altro. Io credo che ci siano soluzioni alternative al metodo di Fare la nanna, e non mi riferisco al lettone, che funzionerebbo altrettanto bene nei casi in cui il metodo Estivill funziona, e che probabilmente
    funzionerebbero anche nei casi più difficili.

    Nostro figlio a 1 mese e mezzo dovevamo fasciarlo per farlo addormentare, perchè era talmente eccitato dal riuscire a muovere piedi e mani, che non riusciva a calmarsi. A 2 mesi e mezzo, siccome non voleva che lo mettessimo a dormire per paura di perdersi chissà quali attività meravigliose, piangeva per 40 minuti a squarciagola (lo cronometravo mentre lo tenevo in braccio nella stanza buia cercando di calmarlo) prima di crollare addormentato per la fatica. Non l’ho mai allattato fino ad addormentalo, mai messo nel lettone, mai fatto nulla di tutto ciò che Estivill condanna. Anche lui ora si mette il suo pigiamino, ci dice la buonanotte e va a dormire. Ma abbiamo usato un metodo che ritengo più umano (Tracy Hogg è stata la mia guida, ma di questo parlerò in un altro post).

    Un abbraccio

    Serena

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  11. Grazie Nicola per il tuo commento equilibrato e fondato sulle tue esperienze concrete, dirette e no.
    Io salvo diverse cose del c.d. “metodo” Estevill, per esempio tutti i “riti di passaggio” verso il sonno, però, come tu stesso dici, non amo proprio i “metodi” e gli scienziati intorno ai bambini.
    Con mio figlio non posso dire che abbia funzionato, anzi, direi che non mi sono neanche sognata di portarlo a termine, dato che conosco l’intensità delle sue reazioni in genere, ma ho comunque imparato a rendere “ordinato” il passaggio dal giorno alla notte, dal gioco al sonno.
    Anche io non condivido il co-sleeping, come ho già detto nel mio post “in tre nel lettone”, perchè ho visto famiglie arrivare addirittura ai 12 anni del figlio, prima di spedirlo nel suo letto. Certo, sono casi rari, eccezioni, ma comunque non mi convince.
    Sono certa, però,che ogni metodo è limitato, ma informarsi è comunque un arricchimento, un’occasione per trovare degli spunti di riflessione sulla nostra esperienza concreta.
    Per esempio ho già illustrato come noi abbiamo tratto giovamento dal metodo Estevill applicato ai pasti: non perchè sia un toccasana, ma perchè ha aiutato me a liberarmi da qualch ansia e, di conseguenza, a rendere più sereno mio figlio rispetto al cibo.
    Leggere è un bene, farlo in modo critico è un dovere. Confrontaci è lo scopo di questo blog

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  12. Mia sorella ha un figlio di 8 anni. Ha scoperto il metodo Estivil tardi. Ora va dallo psicologo madre-figlia per il problema che il piccolo ancora ha ad addormentarsi.
    Mia cognata dorme con suo figlio di 5 anni ancora in mezzo al letto. Alla faccia della perduta intimita’.
    Noi abbiamo provato il metodo del libro su Giulia di 9 mesi. Fin a quel giorno era un disastro. Piangeva per ore. Tanto tempo buttato a cullarla finche’ non dormiva. A volte ci addormentavamo noi prima di lei straziati. Giulia e’ una bambina difficile, iperattiva, una piccola peste.
    Non abbiamo passato gli intervalli di 3 minuti, perche’ al quarto giorno gia’ lei aveva capito. Ha funzionato e funziona tutt’ora, a 21 mesi di distanza.
    Sulla seconda figlia Lucia abbiamo iniziato al 4 mese. Na ‘bbomba.
    Piu’ sono piccoli piu’ e’ facile e probabile ce funzioni.
    Mettere un video contro questo metodo con un bambino di circa 2 anni e’ piuttosto strumentale.
    Sul volo Houston-Londra notturno di 8 ore, Giulia alla sua ora e’ stata impigiamata, fatta tutta la routine, e s’e’ fatta tutto il volo di filato dormendo.
    Ovviamente non funziona molto quando si viaggia o quando la bimba sta male. Troppi cambiamenti, il fuso, ecc. Comunque riusciamo a capire bene la differenza tra il pianto di lamento e quello di capriccio. E quando si ristabilisce il ritmo in 1-2 giorni siamo di muovo a regime.
    Quindi, non penso abbia sofferto per l’applicazione del metodo rispetto a quello che tutti noi abbiamo sofferto per 9 mesi senza questo metodo. Anzi, ora dormire e’ una sua cosa e all’asilo dorme alle ore prestabilite nonostante ci sia la baraonda attorno.
    A casa ha il lettino dal quale potrebbe fuggire liberamente e la porta aperta. Eppure all’ora di dormire Giulia prende il suo pupazzo, t’indica la strada per il lavaggio denti ecc. e va a dormire.
    La piccolina a 5 mesi ora gia’ dorme dove le capita: seggiolino dell’auto, in braccio, a letto. Sa che e’ ora di dormire, ciuccio, carezzina e ciao ciao.
    Il metodo poi non e’ solo la parte del pianto. E’ un’applicazione con molte piu’ variabili da verificare. Se poi non funziona dopo 3-4 giorni provate qualcos’altro. Un investimento bassissimo con un altissimo potenziale di rendimento. Dopo 9 mesi a cullare Giulia ancora sento la tendinite al braccio.
    E’ vero che i bambini non sono tutti uguali. Ma anche certi genitori leggono i libri frettolosamente. Non mi fido degli scienziati attorno ai bambini. Diversi pediatri e scienziatoni dell’infanzia neanche hanno figli e sentenziano critiche ex catedra su tutto cio’ che non e’ stato pubblicato da loro. Per molti la puericultura e’ molto business e poco arrosto. Questo e’ cio’ che ho trovato fin’ora.
    Estivil funziona. Ai bimbi degli amici con figli che hanno provato questo metodo e’ andata a tutti bene e ancora ci ringraziano.
    Chi preferisce il co-sleeping, posso dare l’email di mia cognata che vi spiega cosa vuole dire 5 anni con un bimbo in mezzo.
    Oppure, pensate quanto andare dallo piscologo col figlio sia frustrante e che sofferenza si prova. Senza magari aver neanche provato un metodo tutto sommato facile e veloce, dalle alte probabilita’ di riuscita.

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  13. Ciao Eleonora,

    grazie per la tua testimonianza. Come ti ho scritto brevemente su FB, credo proprio che tuo figlio si sarebbe addormentato con qualsiasi metodo. Da come lo descrivi non hai veramente adottato il metodo di Estivill, nel senso che non ce ne è stato realmente bisogno. Fossero tutti così i bambini!
    Ma se Jacopo si fosse messo ad urlare come un disperato (come il bimbo nel video), avresti aspettato 5 minuti di orologio prima di entrare nella sua stanza? Conoscendoti, non credo proprio 😉

    ciao

    Serena

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  14. Ciao! io sono una testimonianza “pro-estivill” o comunque di una famiglia che l’ha usato ed ha funzionato senza alcun trauma.
    C’è da fare una premessa…Jacopo (che ora ha un anno e mezzo)è un bimbo molto attivo ma da sempre un gran dormiglione…fin da quando aveva 15 giorni di vita ha dormito tutta la notte nel suo letto e nella sua camera al buio..saltando le poppate notturne e permettendomi di riposare dopo il mio parto cesareo..quindi io avevo solo il “problema” di trovare il modo di addormentarlo, soprattutto perchè è sempre stato molto lungo e pesante… così mentre mio marito era il Libano in missione ho comprato fate la nanna…all’inizio ero un pò scettica ma poi, quando è tornato lui, ci siamo convinti a provare, in fondo non eravamo un caso disperato e il riposo notturno era cmq garantito…Così a 8 mesi di vita abbiamo iniziato..Beh è stato stupefacente. Il primo giorno Jacopo ha pianto solo nel momento in cui l’ho messo giù nel suo letto, ma io l’ho calmato e sono uscita..sono rientrata dopo 1 minuto e lui appena mi vedeva smetteva di piangere, l’ho calmato di nuovo e sono uscita, a quel punto l’ho sentito parlottare, sono rientrata dopo 3 minuti ed era li sereno che parlottava(non l’ho lasciato al buio, ma nel suo letto con una lucina accesa)..dopo 10 minuti dormiva! Incredibile…il secondo giorno ha pianto solo all’inizio, il terzo giorno non ha pianto proprio e dopo 10 minuti dormiva…
    Ora che è passato + di un anno è tutto uguale se non per il rito della buona notte: lavaggio denti, ciuccio, copertina, sul divano con mamma e papà leggiamo un libro, buonanotte papà, buonanotte kira (il nostro labrador) buonanotte a tutti i vari suppellettili presenti in salotto, buonanotte a tutti e si va in cameretta, io gli dico SEMPRE la stessa filastrocca della buonanotte, gli do un bacio e un abbraccio e lo metto giu…lo saluto, e gli dico sempre le stessee cose:”mamma e papà sono dillà, tu riposa bene bene ci vediamodomani mattina” e lui mi sorride e dopo un pò di ripasso delle cose che ha imparato durante la giornata (lo sento parlottare e tipo ieri sera diceva: api api api perchè ha appena imparato il verbo aprire) e stop si dorme!
    Il pomeriggio uguale ma con la serranda su e con la luce del giorno e idem in qualsiasi momento della giornata e ovunque ci troviamo o di notte. Ha imparato ad addormentarsi come facciamo noi e io sono felice di questo. Alle 21e30 ora è lui a chiedermi di andare a dormire e il suo sonno è rilassato e profondo!

    Insomma, dopo tutte queste chiacchiere, è solo per dire che io mi sono trovata bene, e mi ha aiutata a trovare il metodo giusto con mio figlio…sicuramente jacopo è + predisposto di altri al sonno ma non mi sento di demonizzare un metodo rispetto ad un altro…di sicuro c’è che non avrei mai fatto niente che avesse potuto nuocere a mio figlio…

    Eleonora D’Alessandri

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