I miei più sinceri complimenti a Barbara Millucci che è riuscita a pubblicare sul Corriere l’ennesimo articolo inutile, pieno di stereotipi, e superficiale in modo inquietante sul rapporto delle famiglie con il web. Si intitola: Connessi col mondo, isolati in famiglia, e descrive la scena tipica della famigliola riunita nella stessa stanza con ogni membro immerso nella sua attività preferita che consiste nel (udite udite) padre che visita siti internet di scommesse, madre a spettegolare su facebook, figlio maschio a giocare ad un videogioco e figlia femmina ad usare una applicazione chiamata love calculator! No dai, parliamone.
L’articolo richiama in modo nostalgico i bei tempi in cui si guardava la TV tutti insieme, e si discutevano le notizie o ci si spartivano i compiti per sparecchiare e lavare i piatti. No dico, ma dove è vissuta? Ma guardare la TV tutti insieme non è sempre stato l’esempio tipico della fine della comunicazione nelle famiglie? E il discutere insieme le notizie del telegiornale non sono in ogni famiglia che si rispetti una tortura fatta di liti furiose intollerabili o di alzate di spalle e ognuno nella sua stanza? Poi sparecchiare e lavare i piatti mi sembra un’attività ancora necessaria nonostante l’era del digitale (a meno che non mi sono persa qualcosa).
Ma finiamola di dare la colpa alla tecnologia del fatto che le famiglie non parlano e non passano tempo insieme. Non confondiamo le cause con l’effetto. Se gli individui usano l’iPad per non parlare tra di loro c’è un problema di fondo. Se non ci fosse stato l’iPad si sarebbero messi ognuno a leggere il suo libro, o giornale, ed da che il mondo è mondo gli adolescenti se ne stanno chiusi nella loro camera per non stare in salotto a parlare con i genitori. E’ sempre stato così, e non è certo la tecnologia a creare il problema.
La giornalista del Corriere sembra stupirsi anche del fatto che tra marito e moglie ci si scrivano le email per comunicare invece di parlare.
Ora vi dico un segreto: da quando inserisco gli appuntamenti direttamente nel calendario online di famiglia e invio l’invito via email a mio marito, lui non ha più scuse per dimenticarsene.
inoltre se gli invio una email con tutte le cose da fare nel weekend, non abbiamo il rischio di fraintendimenti. E la spesa da fare inviata via sms non fa dimenticare a nessuno il latte o i cereali.
Per me la tecnologia sta diminuendo i conflitti, altro che!
Una volta sbollita la rabbia data dalla prima lettura dell’articolo sono andata a rileggerlo e solo a quel punto ho notato che sembra riportare una notizia pubblicata nientepopodimeno che dal New York Times. Ah! Allora non è farina del suo sacco! Vado a ricercare la fonte originale e a meno di errori credo sia questa: Quality time, redefined. No dico avete già notato la differenza nel titolo? Da “Tempo di qualità ridefinito” il corriere ha titolato “Connessi col mondo, isolati in famiglia”. L’articolo del New York Times ovviamente fa tutta un’altra analisi, pur partendo dalla stessa descrizione stereotipata di cui sopra, ma poi va oltre, molto oltre, fino a concludere con l’evidenza che in realtà il tempo di qualità in famiglia è migliorato grazie all’uso della tecnologia.
Non solo, mentre prima si litigava per il programma da scegliere in TV ora ciascuno fa quello che vuole senza bisogno di cambiare stanza. Conseguenze immediate meno litigi. Conseguenze meno immediate: più condivisione. Se prima l’adolescente era chiuso in camera a sentire la sua musica difficilmente aveva momenti di condivisione con i genitori, mentre se ora sta giocando al suo videogioco in salotto è più facile che se esulta per avere superato un livello i genitori si avvicinino per vedere che succede: e quindi in ultima analisi l’interazione invece di diminuire aumenta. Senza contare la continua condivisione di link, il viene a vedere questo che strano, ma hai sentito questa notizia, insomma la condivisione e il tempo insieme di qualità sta semplicemente cambiando forma.
Una nota curiosa riportata dal suddetto articolo originale del NYT è che quando 200 anni fa sono spuntati i libri si è gridato allo scandalo perché allora ognuno poteva isolarsi nella lettura del suo libro e quindi fine del dialogo in famiglia. 🙂
Allora mi resta un dubbio ma la giornalista del Corriere ha capito male l’articolo originale o ha fatto finta di niente e ha citato una fonte autorevole a sproposito? O forse si è fermata leggere solo l’inizio? E tutta questa serie di condanne da parte dei media tradizionali italiani nei confronti del web come si spiegano? Voi che dite?
Arrivo a quasi due anni di distanza da questo post, ma è anche questo il bello di internet, una riflessione di qualcuno oggi può essere condivisa con qualcun’altro domani, senza mai perdersi del tutto.
Stavo leggendo il post di oggi “La prevenzione dell’illegalità in rete” e l’occhio mi è cascato su “Famiglie tecnologiche alla gogna” e mi sono sentita subito chiamata in causa e ho quindi iniziato a leggere il post(… sarà che è proprio in questi giorni che abbiamo deciso di iniziare un nostro blog dove per noi “è più semplice essere famiglia grazie ad internet..).
Non posso che essere d’accordo con tutte le obiezioni che fai all’articolo del Corriere, ma purtroppo devo anche “tristemente” ammettere che, nonostante siano passati quasi due anni, si sentono e si leggono, ancora troppo spesso, opinioni negative sull’abbracciare ogni tecnologia in famiglia. E’ vero che ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma io continuo a pensare che non è lo strumento in se a stabilire la sua bontà o meno, ma soltanto l’uso che se ne fa. Se invece di sprecare energie e parole a demonizzare internet e la tecnologia in generale attraverso casi limite e cattivi esempi, si pubblicizzassero di più i siti utili e costruttivi, che ogni giorno nascono in rete, non vivremmo tutti un po’ meglio?
sono genitore da sempre, visto che ho figli dai..31 ai 13..ed ho sempre pensato che vecchi si nasce, non si diventa..e questa tizia, per dirla alla Totò “lo nacque” vecchia, anche se forse proprio per questo, il logo del suo blog è una bimba con gattina…
Piccoli vecchi, non crescono mai.
E quindi hanno bisogno di sicurezze come la coperta di Linus e quindi in ogni novità, invece che vedere il bello e l’entusiasmo, vedono lo spettro di se stessi con le innumerevoli paure…peggio per loro..:-)
Complimenti Serena! sono pienamente d’accordo con te, anche perche’ la mia famiglia e’ super tecnologica compresi i bimbi da quando sono piccolissimi. Sono semplicemente nati in un’altra epoca rispetto alla nostra e non possiamo dimenticarcelo. Maneggiano cellulari, computer e ipad come niente fosse ed hanno la possibilita’ di accedere a contenuti e informazioni che noi ci scordavamo. La tecnologia serve anche coltivare interessi e ad approfondire! mi figlio mi chiede di cercare su youtube video di tarantole, dinosauri, bisturi medici (si’ questo fa un po’ piu’ schifo)…e inoltre io comunico tantissimo con mio marito via messenger, e’ solo un modo in piu’ per parlare. Se non ci fosse lo vedrei solo un attimo la sera tardi e basta (e ai nostri tempi i padri lavoravano comunque molto) e non riuscirei a dirgli molto..
Beh, per esempio notate le reazioni vagamente negative all’intervista a Claudia de Lillo, che tiene un blog famoso http://www.youtube.com/watch?v=5Y_fvlNzX8I
Io, che ho quasi 60 anni, ho vissuto la mia adolescenza senza tecnologia, all’inizio avevamo solo la radio e poi già grandicella è arrivata la TV, ma posso dire che non è che si comunicava di più solo perchè non c’era altro da fare. La comunicazine, secondo me, deriva solo dall’interesse e non da una montagna di chiacchiere (o prediche) che ai figli non interessano minimamente. Meglio comunicare quando si ha qualcosa di interessante da dire e parlare con i figli quando questi sono interessati ad ascoltare e, soprattutto, parlare di tutto e non accantonare argomenti scomodi con frasi tipo “sei troppo giovane”, ora ho da fare, ecc. ….
I piatti da lavare stanno lì, buoni buoni e non si lamentano se sono sporchi, i figli invece si allontanano se non si coglie l’attimo, e allora sì che si rivolgono a sistemi di comunicazione “alternativi”. Non mi è mai successo che i miei figli o i miei nipoti non si allontanassero spontaneamente dal computer se c’era qualcosa di meglio da fare…. è anche vero che spesso è difficile interessarli a sufficienza
cosa pretandiamo dal uno dei paesi piu’ arretrati in fatto di adsl, punti internet free… ecc ecc???
Il mio compagno lavora via da casa due settimane di fila e l’unico mezzo per comunicare è il pc…internet!
Anche noi ci sincroniziamo con il calendario on line,altrimenti sarebbe la fine…e grazie alle mail che ci mandiamo anche quando siamo a poca distanza abbiamo la tracciatura di molti eventi…numeri di telefono ecc.
A volte ci prendiamo in giro da soli, ci diciamo che siamo dei nerd perchè siamo nello stesso salotto e ci scambiamo i link…o ci diciamo a volte cose che a voce nn riusciamo a dirci…
Internet nella mia vita è un collante… altro che…
o dovrei preferire la vita della mia collega…entrambi a digiuno di internet, uno in bar l’altra a letto alle 10.00 perchè in tv nn c’è niente…
o che non vanno in vacanza perchè costa troppo…ma magari facendo un giro in rete si aprirebbe un molto su tante occasioni…e mi fermo va…
@ Morgaine
idem con patateeeeeeeeeeeeeee Ho conosciuto mio marito in un sito di incontri :))))))) Però in TV si continua a parlare di Internet per incontrarsi sempre e solo come una specie di trappola, e i cronisti intervistano con grande enfasi le coppie che si sposano dichiarando pubblicamente di “essersi conosciuti via Internet”… ma una volta che c’erano i rapporti epistolari fra persone che non si incontravano mai, erano tutti degli spostati?
Credo davvero, come scriveva Flavia in questo post (http://www.veremamme.it/2011/05/il-prossimo-che-dice-che-il-web-snatura-i-rapporti-personali/#comments) che bisognerebbe andare in una bella trasmissione televisiva a raccontare davvero quanto internet possa cambiare in meglio la nostra vita, i nostri rapporti sociali, la nostra vita professionale e i nostri hobbies. Basta demonizzazioni. Non se ne può più. Sarebbe l’ora di ascoltare l’altra campana.