Io sono figlia unica.
Ma sono sopravvissuta!
Come abbiamo già visto in Italia cresce il numero dei figli unici, ma resta radicato nella mentalità corrente ogni luogo comune sulla personalità, sulle attitudini e sul carattere di chi è figlio unico.
Tra i luoghi comuni più correnti, quello principe è sempre il figlio unico “viziato”, ma è accompagnato da molti altri ai quali si vuole dare un’evidenza scientifico-statistica: il figlio unico è sprezzante nei confronti del prossimo, è abile a condizionare gli umori dei suoi familiari soprattutto adulti, non ama avere amicizie troppo intime, odia fare brutte figure che ne scalfiscano l’amor proprio, è possessivo e manipolatore, è incapace di superare le difficoltà della vita, e via dicendo (Questa elencazione l’ho trovata in una pubblicazione con pretese di competenza psicologica, ma vi ho rilevato tante incongruenze da voler esplicitamente evitare di citarla).
Beh, se tutto questo fosse vero, le prossime generazioni, composte da molti figli unici, avrebbero problemi ben più gravi della crisi economica e del buco nell’ozono!
Proverò a farmi un esame di coscienza ed analizzare quali di queste caratteristiche mi appartengono e quali no.
Sono viziata? Beh, il giorno che capirò veramente cosa significa, forse potrò rispondere con maggior cognizione. Se vuol dire che ho avuto molto, in senso materiale, non lo posso negare. Da piccola non mi sono mai mancati i giocattoli ed ho ottenuto quelli che volevo a Natale ed ai compleanni, nell’adolescenza ho sempre avuto in tasca i soldi necessari per uscire, mi sono potuta permettere di fare l’università pensando solo a studiare ed ho avuto degli appoggi quando ho iniziato a lavorare. Ma tra avere queste cose e non comprenderne il valore, ce ne passa. E ce ne passa tra avere dei privilegi e non saperli riconoscere. Ho sempre ritenuto di dover approfittare delle possibilità che avevo e ne ho tratto dei risultati: avere delle opportunità non è una colpa, la colpa è mandarle sprecate, e mi sembra di non averlo fatto.
Forse, in quanto figlia unica, sono “viziata” di attenzioni e questo può anche non tradursi in un vantaggio: avere una mamma sempre presente solo per me, significa anche avere sempre gli occhi della mamma addosso, cosa che a volte è un po’ stressante. Ma dato che per lei il non farmi venire su viziata è stata un’autentica missione (impossibile?), mi ha fatto patire non poco per ogni consenso ed ogni soddisfazione, trattando sempre con ironia ed un po’ di sufficienza i miei risultati.
Non mi sembra, poi, di guardare nessuno con superiorità o spezzo, anzi, direi che riesco a relazionarmi bene con ogni tipo di persona: del resto ho un lavoro per il quale devo trattare con persone di ogni genere e mi è stato sempre riconosciuto il pregio di mettere ciascuno a proprio agio.
Sul condizionare gli umori soprattutto dei miei genitori, beh… non sono mai stata una bambina capricciosa. Forse perchè non mi serviva troppo far capricci. Certo, come ogni figlio, il modo per scardinare qualche resistenza dei miei genitori l’ho dovuto trovare. Semmai il problema è stato quello di trovarlo tutto da sola. Ed in questo l’età critica è quella dell’adolescenza: sicuramente si sente la mancanza di un alleato, quando si contrappongono le resistenze familiari al desiderio di affermazione e di indipendenza. Trovarsi però a dover risolvere questo problema di relazione con i genitori, che tutti attraversano in quell’età, non mi ha mai procurato un senso di solitudine, semmai di autosufficienza nell’organizzazione “tattica” della battaglia!
Ah, poi il non amare le amicizie troppo intime, mi sembra veramente un non senso. Il figlio unico ha desiderio e bisogno di amicizie intime. Il figlio unico ha il privilegio di scegliersi le sue amicizie e di eleggerne alcune a rapporti fraterni: in un certo senso può scegliersi i fratelli e le sorelle!
Certo, non saranno mai veramente tali. Perchè il vero limite del figlio unico è proprio quello che esiste una forma di affetto, di conflitto e di rapporto che non potrà mai sperimentare. E di questo posso dire di avere sofferto in diverse età della mia vita. Ma proprio per questo mi sono costruita un nucleo di amicizie solide, durature e consistenti, da affiancare alle molte altre più blande, ma ugualmente importanti e piacevoli. Sicuramente avevo più bisogno io di un piccolo nucleo di amici intimi, tali da surrogare in qualche modo fratelli e sorelle. Questo poteva rendermi più fragile ed esposta, ma nel mio caso posso dire di aver avuto intuito o fortuna.
Sul tema del sopportare poco le brutte figure o tutto quello che faccia traballare l’amor proprio… mea culpa! Sono permalosa. Ma siamo sicuri che dipenda dal fatto che sono figlia unica? Potrei essere permalosa di carattere.
Sulla possessività mi difendo a spada tratta: né per le cose, né per le persone. Anzi, la mia gelosia è sporadica e rara: deve essere proprio ben risvegliata per affacciarsi. Sarò immotivatamente troppo sicura di me?
Manipolatrice? Si, certo! In un certo senso ne ho anche le capacità professionali. Sopporto talmente male ogni situazione in cui le cose non vanno come le avevo previste o volute che mi tocca un po’ manipolare per influire sulla volontà altrui. L’importante è non dare troppo nell’occhio! E questo forse collima perfettamente con il clichè della bambina viziata!
Infine, nelle varie difficoltà, me la sono sempre cavata e non necessariamente da sola.
In realtà, è proprio questo il punto: non mi sono mai sentita sola perchè figlia unica. Un po’ perchè non lo sono stata, un po’ perchè la solitudine non l’ho mai affrontata con sofferenza.
Un figlio unico non è solo e può crescere bene come chiunque altro, solido ed indipendente. La mancanza di fratelli e sorelle è sicuramente una carenza, ma non un’incompletezza della persona.
Ciao..dopo dieci mesi, sono ancora qui.
Vicende di salute mi hanno tenuta lontana dal tema, ed ora che le ho risolte…è tornato il pensiero fisso, ovvero se tentare di avere il secondo figlio o meno.. con la desolazione di rendermi conto che compirò presto 44 anni.
Care Silvia e Serena, temo che non uscirò mai da questa impasse.
E ho provato di tutto: terapeuti, ginecologi, monaci, meditazione..tutte cose che per il resto mi hanno cambiato in meglio la vita (a parte i ginecologi !), ma in questa questione non mi aiutano a darmi pace.
Ne prendo atto.
Forse il fatto di non provarci è già una decisione ?
Ma allora perchè ci sto così male ?
Grazie, un carissimo saluto
Paola, è stato davvero un piacere questo scambio di opinioni con te.
silvia e serena, grazie tante per le risposte sincere e mature che mi avete dato, e che ho letto direttamente sul mio indirizzo di posta elettronica… solo per ricapitolare quanto ho scritto usando la mail del mittente: avete ragione, i genitori, se sbagliano, possono arrrecare danni ad 1 come a 100 figli; ma genitori non si nasce, ci si diventa, e solo attraverso un percorso personale di crescita, nel lungo periodo,si vedono i propri cari come esseri umani imperfetti, ma che hanno sicuramente fatto il proprio meglio per farci crescere, e si accettano le loro debolezze… forse a mio marito mancava la capacità di saper “filtrare” le attenzioni dei suoi, ed anche un buon senso di autocritica che lo rendesse un pò distaccato da loro. Che dire, forse quest’esperienza ad entrambi ci ha forgiato, perchè ci siamo letteralmente” trascinati” la ns famiglia nel ns nuovo nucleo familiare, senza considerare che noi avremmo dovuto costituire un nucleo solido ed indipendente…. vi auguro il meglio ad entramebe, leggerò con costanza i vs post e… complimenti per tutto!!!!!!! paola
E ti rispondo anche di qua (rimandandoti all’altro commento per il resto).
Paola, non ho certo avuto dei genitori perfetti. Mio padre era figlio unico e, senza dubbio, era attaccato fin troppo a mio nonno, anziano e vedovo da tanti anni.
Quando è morto mio nonno, mio padre non è certo crollato. Anzi, l’esperienza dell’accudimento del padre anziano, lo spinse, dopo la pensione da un lavoro d’ufficio da dirigente, a cambiare completamente vita, a ricominciare a studiare ed a trasformarsi in un massaggiatore shatsu e poi in un insegnante di questa disciplina.
Mio padre è morto pochi anni fa. A parte che il nostro rapporto è stato molto conflittuale (non in modo grave, ma diciamo costantemente oppositivo), io, dopo aver fatto i conti con l’ovvio dolore, sono qui a continuare a vivere la mia vita e ad essere contenta che mio padre abbia vissuto la sua, per gli anni che è durata, in modo completo, reinventandosi anche una seconda vita lavorativa ed avendo tante soddisfazioni.
Con mia madre è sempre uno scontro ed una polemica, sempre a discutere… perchè è il nostro modo di volerci bene: la vediamo in modo diverso praticamente su tutto! Da adulta ho capito di essere fin troppo simile a mio padre e poco a mia madre. Ho una mia identità, non l’ho mai confusa con quella dei miei. Non vivo sensi di colpa, non sono oppressa da intollerabili responsabilità…
Insomma, io, come figlia unica mi consiglierei a chiunque! 😉
Come madre non mi sento iperprotettiva, il mio scopo principale è rendere mio figlio libero ed autonomo. Voglio che cammini sempre con le sue gambe e pensi sempre con la sua testa. La porta di casa è aperta: per uscirne quando sentirà che è ora e per tornarci sempre ed incondizionatamente quando sentirà il bisogno di tornare. Vorrei che andasse a studiare lontano da casa, che girasse, scoprisse e conoscesse gente. Vorrei che sentisse il legame con la sua casa e la sua famiglia in modo positivo: come qualcosa che lo rende libero e sicuro, non legato.
E non vorrei certo che qualcuno lo pre-giudicasse mai perchè è un figlio unico. Io sarei felice se fosse solo e sempre un uomo libero.
Cara Paola, questa situazione deve essere stata veramente dura per te e mi dispiace molto. Non conosco direttamente le persone di cui parli, ma dalla situazione che descrivi mi sembra che i problemi non fossero generati dal fatto che tuo marito fosse figlio unico, quanto piuttosto dal tipo di legame morboso che i genitori hanno instaurato con lui. Il fatto di essere figlio unico può semmai aver peggiorato la situazione, concentrando tutti gli sforzi e le attenzioni su di lui. Ma temo che la presenza di sorelle o fratelli avrebbe solo alleggerito parzialmente il problema. Io ho una sorella e sono felice di averla. Ma conosco molti figli unici che sono persone in gamba. Prima di tutti Silvia (l’autrice di questo post!) 🙂
ciao a tutti! vi scrivo anche su questo articolo collegato, per raccontarvi di una mia dolorosa esperienza con un ex marito figlio unico al quale i genitori hanno rovinato la vita, rendendolo un individuo insicuro e dipendente fortemente dagli altri… suo padre(anche lui figlio unico)era ossessionato di farlo diventare un personaggio di spicco(ma nn c’è riuscito), la madre sempre chioccia che lo trattava come un bambino anche quando ci siamo sposati… purtroppo, con l’assumersi le proprie responsabilità, lui è letterelmente crollato dallo stress, perchè iperprotetto dai suoi genitori;ed è entrato in crisi il rapporto tra di noi, perchè da moglie sono diventata una governante e madre full time… lo lascio esasperata anche per menzogne che lui mi diceva, e poco dopo, ormai separata, conosco un altro ragazzo(anche lui separato), me ne innamoro piano piano ma…. quando mi dice che è figlio unico, mi prende un colpo!!!!!!purtroppo mi rimangono radicati dei pessimi ricordi che temo si possano manifestare anche in questo nuovo rapporto, ed il pregiudizio che il figlio unico cresca”anomalo” rispetto a chi ha fratelli(io ho una sorella)…
mi rendo conto che sicuramente è una fissazione, ma ciò che mi preoccupa, è la possibilità che i suoi genitori, anziani, si attacchino morbosamente a lui e che a sua volta,non sia in grado poi, di reggere il peso di questa responsabilità.Vi dico questo perchè mio suocero morì di tumore e mio ex marito si accollò tante beghe che lo fecero uscire fuori di testa, tant’è vero che ebbe bisogno di uno psichiatra per molto tempo. Capisco che, nella mia esperienza personale, scottata dall’olio incandescente, mi fa paura anche l’acqua calda…. vi chiedo solo un aiuto per farmi capire meglio la realtà di chi cresce da solo, se poi è vero questo attaccamento così morboso con un solo figlio, se è vero che l’unigenito ha più sensi di colpa con i suoi cari(così accadde a mio marito che sviluppò una forte depressione perchè non aveva soddisfatto le aspirazioni del padre)….insomma aiutatemi a fare chiarezza nella mia testa! vi sento vicini, vi ringrazio tanto se poi qualcuno mi risponderà….PAOLA
Eh, gran bello spunto….mi piace questa prospettiva del serena in ogni caso ! Di certo la risposta va trovata piuttosto presto, vista l’età.
Un abbraccio a te, vi farò sapere !
Ah, che soddisfazione che mi hai dato!!!
In fondo penso che tua figlia viva già serenamente la sua situazione. Ora tocca a te: o serena come mamma di figlia unica, o serena come mamma over 40 che si rimette in ballo come mamma… Quale delle 2?
Ti abbraccio e spero di leggerti ancora qui in giro
Ecco, come vedi ho cambiato nickname…e la cosa buffa è che noi siamo davvero una famiglia felice…a parte questo cruccio che mi porto e che temo di trasmettere io in primis (trasmettiamo tutto, no?).
So che devo lavorare sul sentirmi in colpa, lo sto facendo, e quando lo risolverò io anche mia figlia lo sentirà e vivrà serenamente la sua situazione.
Intanto grazie infinite, e alla prossima!
Mammaincolpa…. senti, ma prima di tutto non si potrebbe cambiare questo nickname??? 🙂
Tutte le riflessioni che tu fai, sono state anche mie e lo sono tutt’ora, ma la differenza forse sta nel fatto che ad un certo punto ho deciso di non sentirmi più “in colpa”! Mio figlio è un figlio, unico come lo sono tutti. Crescerà e noi faremo del nostro meglio… più o meno come tutti i genitori pensano di fare.
Ma perchè in colpa? Per cosa? Questa è la vostra famiglia: è così, con i suoi equilibri, con le sue mancanze di equilibrio…
“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”… forse la più celebre frase inziale di un romanzo… Come la interpreto? Quando noi sentiamo che qualcosa non va all’interno del nostro nucleo familiare, ci sentiamo improvvisamente diversi da tutti, con problemi inconfessabili, incomprensibili agli altri. La realtà? I dubbi, le delusioni, le incomprensioni, sono di tutti, ognuno a suo modo. I tuoi dubbi li abbiamo avuti TUTTI e tutti li abbiamo risolti ognuno a modo suo.
Care Silvia e Trilli,
leggo con grande interesse le vostre considerazioni, che toccano un tema a me molto caro…non per niente sono finita qui !
Ho 43 anni e una figlia unica davvero meravigliosa di 8 anni.
Da un anno vivo con grande dolore la scelta di non aver avuto altri figli; quando la bimba era piccola non volevo averli troppo vicini (sconvolta dalle esperienze riportate da alcune amiche…stupidamente mi sono fatta influenzare! Consiglio: non ascoltate mai nessuno, ognuno vive le cose a suo modo !!!) poi quando a 40 anni l’avrei voluto ci si è messo mio marito a tirare indietro e ora sianmo qui..vorremmo ma ci sentiamo vecchi e abbiamo paura dei grandi rischi che ci sono a questa età. Lavoro a contatto con persone che hanno gravi disabilità e so cosa vuol dire avere un figlio che non sta bene.
In realtà io e mio marito pensavamo fosse assurdo mettere al mondo una creatura per dare un fratellino/sorellina alla nostra (come ci dicevano di fare, e facevano molti dei nostri amici), poi in realtà credo che siano dei luoghi comuni che invece nascondono qualcosa di più profondo..
Fin da ragazza ho sempre pensato che avrei voluto adottare un bimbo e tuttora credo che sia la cosa più bella che si possa fare.
Ma certo ci chiediamo che effetto potrebbe avere sulla nostra bimba.
Devo dire che ho un lavoro che mi consente di dare tanto amore a tante persone e che la sofferenza più grande mi viene più dal pensare a mia figlia da sola che da un mio bisogno..quando mi dice che le manca un fratello o una sorella per me è una staffilata al cuore.
In realtà poi adoro i bambini e sono certa ne saremmo stati felici.
Io ho un fratello più grande che è assente..anche quando sono stata male ho avuto sostegno e affetto dalle mie care amiche, che mi sono sempre vicine. Forse sono stata fortunata, ma le mie amiche per me sono come sorelle, ma mia figlia avrà la stessa fortuna ?
Scusate del lungo discorso, ero felice di leggere dalle vostre parole che si può stare bene anche da figli unici…ma poi immancabile arriva la condivisione della sofferenza di non avere avuto fratelli, il senso di solitudine.
Temo che dovrò rassegnarmi al fatto che questa condizione sarà per lei inevitabile, insieme alle cose belle le ho dato anche questo.
Voglio concludere con un pensiero positivo: ho osservato i figli unici che conosco..e devo dire che a parte un paio di persone problematiche(che hanno però dei genitori parecchil problematici) sono tutte persone splendide, mi sembrano più serene degli altri, come avessero una forza interiore che li sostiene…e sono in parecchi; sarà un caso ?
Un abbraccio e grazie di cuore del vostro impegno!!
Accettiamo zie orgogliose solo a patto… che ci facciano conoscere a cognate mamme, presto bi-mamme!!!
Grazie per le incursioni e per quanto riguarda il “dono”… troppo buona (proprio troppo, troppo!!).
Vedo con piacere che non hai perso il dono della “scrittura”. Ogni tanto faccio qualche rapida “incursione” nel vostro sito ma, lo ammetto, mi sento quasi un’intrusa…infatti non sono MAMMA! Allora mi chiedo se accettate anche ZIE orgogliose ed apprensive in attesa…del secondo nipotino!!!
Vi auguro buon lavoro e di continuare sempre con entusiasmo.
Valeria
Ma sicuramente in diversi periodi della mia vita anche io ho patito la mancanza di un fratello o di una sorella.
Magari sono stata aiutata dal fatto che la mia mamma ha sempre lavorato e, anzi, nel periodo della mia adolescenza ebbe anche un cambiamento radicale di carriera, di orario di lavoro e di mpegni , e così io ho sentito meno i sui occhi addosso. Mio padre, poi, tutt’altro che tirannico era una sorta di coetaneo troppo cresciuto… quindi alla fine, sono sopravvissuta abbastanza bene. Certo, a casa mia il generale di corpo d’armata era mia madre… ma credo che avrebbe dato lo stesso filo da torcere ad una a due o a dieci figli…
Adesso, con il nipote, è ovviamente uno zucchero…!
Anche io figlia unica non sono cresciuta viziata. Certo, come te, ho avuto il privilegio di avere gran parte delle cose che chiedevo a Natale, di poter fare gli studi che volevo anche se il liceo era una scuola privata. La paghetta mensile però era inferiore a quella di tutti i miei amici e spesso mi sono sentita costretta a rinunciare all’uscita al cinema o alla giornata sugli sci. Io sono gelosa e permalosa, ma è permalosissima anche la mia seconda bimba e fosse per lei i regali appena arrivati non li dividerebbe con nessuno.
A differenza tua però io ho patito l’assenza di un fratello o di una sorella. Gli occhi permanenetemente puntati su di me, una madre che non lavorava ed un padre tirannico l’età adolescenziale e le normali richieste di una ragazzina che sta crescendo me le ricordo ancora come un incubo …..