Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta?

bambini vivaciDurante il mese di luglio abbiamo ricevuto una email da una nostra affezionata lettrice che mi ha gettato nello sconforto. Il figlio di Marzia è un bambino amplificato. Chi segue questo blog dai suoi inizi sa che nasce proprio dal confronto tra due mamme di bambini amplificati, e di email come questa io e Silvia ce ne siamo scambiate non poche. Un bambino impegnativo richiede un livello di attenzione costante da parte del genitore, a volte ti passa la voglia di lottare e ti chiedi cosa hai fatto di male. L’unica via di uscita e di avere intorno persone che capiscono perfettamente come ti senti, e che riescono a ricordarti che non sei sola/o, e che tuo figlio non è un teppista, ma un bambino fragile. Marzia ci chiede aiuto per rispondere alla domanda: Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta? Noi non siamo state in grado di risponderle, e per questo abbiamo deciso di chiedere il vostro aiuto, dedicando questo mese al tema dell’accoglienza.

Io sono appena rientrata da una decina di giorni al mare con Nano e ovviamente le mie, seppur limitate, aspettative non si sono proprio avverate. Le vacanze per me sono un momento molto delicato, quando hai un bambino così particolare non puoi avere delle aspettative alte, speri di avere un po’ di tempo esclusivo, senza impegni, pieno di attenzioni reciproche, così da ricaricarti. E’ stato così solo in parte ma ho avuto un po’ di tempo per pensare ed elaborare quello che in qualche modo posso definire il mio “lutto” (perdonate il termine troppo forte).
Per tutto il mese di giugno ho seguito i temi così difficili che avete trattato e letto il coro di risposta così straordinario che avete ottenuto. Cosa ho a che fare io e la mia perfetta e desiderata gravidanza con con le storie di madri mancate, tentate, in lotta, in disperazione per bambini non arrivati? Come posso soffrire io così tanto dolore potendo guardare mio figlio ogni giorno? Come posso provare “fatica” nell’amare l’essere umano per me più importante? Eppure è quello che provo, non è uno “sbrocco” irrazionale ma la constatazione di un dato di fatto. Insomma, non soffro di depressione, sono una persona intelligente a tratti persino brillante, ho un lavoro discreto, ho un matrimonio solido con un uomo che amo da più di vent’anni, ho una famiglia che ne ha passate tante ma resiste … eppure talvolta odio mio figlio per la sua capacità di interrompere costantemente questa potenziale serenità. [pullquote]eppure talvolta odio mio figlio per la sua capacità di interrompere costantemente questa potenziale serenità.[/pullquote]
So che non è colpa sua, che sono io l’adulto che deve aiutarlo a transitare verso l’età adulta, eppure in alcuni momenti ho bisogno di distaccarmi, di “sospendere” l’amore e il dolore, di dire almeno a me stessa che sono stanca, stanchissima di essere sua madre.

Ho iniziato la vacanza leggendo “Disciplina. Un gioco da ragazzi.”. Molto intelligente ma come lo applico? Vedete io non ho un bambino di 5 anni e 1/2 ma due, uno di 2 anni e uno di circa 10; solo che convivono nello stesso corpo e non so mai chi uscirà fuori alla prossima sollecitazione. Quando lo vedo in mezzo agli altri bambini questa sua peculiarità diventa la fonte di un’angoscia immensa, del terrore di essere inadeguata a rispondere alle sue necessità. [pullquote]Quando lo vedo in mezzo agli altri bambini questa sua peculiarità diventa la fonte di un’angoscia immensa, del terrore di essere inadeguata a rispondere alle sue necessità.[/pullquote]
In spiaggia c’erano almeno una cinquantina di bambini divisi tra l’animatrice, i castelli di sabbia, i tuffi in acqua … tutti normalmente soddisfatti di essere all’aria aperta e liberi. Ma non Alex. La vacanza l’aveva scelta lui, felice di tornare nel solito posto dove veniamo trattati da amici e non da clienti. Alla partenza pareva galvanizzato … ma poi la novità si è scontrata con il mondo esterno: la sabbia era fastidiosa, il mare o sporco o freddo, dall’animatrice si nascondeva, gli altri bambini li ignorava o li affrontava in modo inadeguato per la sua età. Un momento dovevi “assolutamente” portarlo in braccio fino in strada e l’altro lo vedevi impegnato a fare enigmistica sullo sdraio. Diamine! So che è moralmente scorretto ma ho desiderato di essere la madre di uno di quei 50 bambini almeno per qualche ora, almeno il tempo di riprendere fiato.

Il vicino di ombrellone era un maestro elementare e mi faceva i complimenti per lo sviluppo intellettivo di Alex. So che a tratti sembra un piccolo genio ma non ci trovo nulla di positivo se il prezzo da pagare è quello di essere unici e infelici. Perchè lui è dannatamente crucciato, perennemente arrabbiato o annoiato, invadente al limite del molesto, incapace di godersi le piccole gioie quotidiane… e io non so come aiutarlo! Ci ho provato pensando e leggendo molto, ci ho provato andando d’istinto. Ora so più cose, grazie a voi, sul temperamento, ma la definizione di amplificato non riesce comunque a completare il quadro.
Non è giusto che io riesca a ricordarmi i singoli attimi in cui sono stata bene con Nano, non è giusto che io possa contare i momenti di svago e vacanza definibili come tali, non è giusto che io mi fermi davanti alla porta di casa ogni sera temendo cosa mi attende dall’altra parte. Non è così che voglio viverlo. Io voglio AMARLO! Io voglio essere FELICE di stargli accanto, voglio sentire la FORTUNA di averlo con me. [pullquote]Non è così che voglio viverlo. Io voglio AMARLO! Io voglio essere FELICE di stargli accanto, voglio sentire la FORTUNA di averlo con me.[/pullquote]
A volte mi metto accanto a lui mentre dorme, bellissimo e finalmente sereno, lo accarezzo e piango tutte le lacrime che nascondo al mondo.

Continuo a ripetermi che devo accettarlo per quello che è. Che l’amore e la maturità vinceranno. Eppure nell’anima sento tanta solitudine, sento di non poter davvero condividere il peso che porto con nessuno. Ho smesso di quardare gli sguardi di compassione delle mamme che lo vedono passare da un estremo all’altro, capisco il loro sconcerto perchè è anche il mio. Forse non ho avuto ancora la fortuna di incontrare qualche “esperto” capace di aiutarci senza darci “una cura”. Non voglio che mio figlio faccia sedute di analisi, non voglio che diventi qualcosa che non è ma che faccia uscire tutto ciò che di buono ha.
Applicando gli ottimi consigli dei vostri post e dei libri recensiti dovrei riuscire a trasmettergli abbastanza sicurezza e amore da farlo sentire sicuro e collaborativo. E a dispetto di tutto continuo a provarci, riuscendo a mettere un piccolo mattoncino ogni tanto. Ogni tanto è un po’ poco però.

Mio marito sostiene che occorre avere pazienza, che crescerà e imparerà a gestirsi, ma poi anche lui perde la pazienza.

Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta? Per non far vincere la paura del futuro?

Scusate la sbrodolata e grazie se mai potrete darmi una risposta. Se esiste sono certa che voi siete le uniche in grado di farlo.
Un abbraccio a voi e ai vostri cuccioli.
Marzia

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La routine secondo Tracy Hogg da 0 a 6 mesi: That’s EASY!

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71 thoughts on “Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta?”

  1. @Monica: certamente sono d’accordo, è una così bella combinazione.
    @Serena: dopo la terribile esperienza della materia anch’io lo scorso anno ho partecipato a diversi Open Day. Ovviamente per Nano le scuole erano tutte brutte, anche ora la scuola è brutta ma quando gli dico che tra qualche anno per le scuole secondarie potremo scegliere un altro istituto mi dice di no, che rimarrà sempre lì. Insomma amore-odio come sempre. Magari con un pò di fortuna potreste essere tra i 30 prescelti …

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  2. @marzia, ho riletto la tua intervista iniziale, anche le frasi più dure, ma quante volte ho pensato anche io le stesse cose?
    Non essendo io troppo esperta nel navigare in rete, e non conoscendo facebook, accolgo volentieri la proposta di Serena di metterci in contatto diretto, se anche tu sei d’accordo.
    @serena, grazie della tua disponibilità, e grazie soprattutto, a te, a Silvia e a tutte le altre mamme che partecipano ad arricchire questo sito. L’ho scoperto per caso, ma adesso non lo abbandonerò più.
    Per quanto riguarda il tuo ultimo racconto, me lo vedevo il Vikingo sia prima, che durante che dopo la visita alla nuova scuola. Ho notato che l’allenamento emotivo sta avendo i suoi frutti, è una grande cosa che lui abbia individuato il suo sentimento di paura, non è facile, brava! Poi tenerissimo quando ha fatto notare che lui è ancora piccolo…. in fondo ha proprio ragione, non trovi?
    Mi spiace che non potrà mai frequentare quella scuola, ma hai fatto bene a portarlo, lo sforzo di avvicinarsi a tutto ciò che è nuovo, secondo me, è una buona palestra per abituarli (lui come la mia piccolina) ad affrontare le novità e scoprire che “non succede niente” anche se una cosa non la si conosce…

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  3. @Serena: forse la soluzione è andare a vedere altre scuole, che forse non saranno altrettanto belle ma sicuramente meglio delle nostre…

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  4. @Monica, forse è l’aria (anch’io 1° cintura e lavoro in città)!. In effetti anche il mio alieno di quasi 6 anni è decisamente più gestibile di 2 anni fa ma lo scontro con il mondo “scuola” ci sta facendo fare passi avanti e indietro a ritmo indiavolato. Comunque sull’ultimo Giveaway “un libro per amarli” c’è il link al mio profilo Facebook, se ti capitasse di passarci ..
    (@Serena, scusa l’uso personale del post, non è facile trovare simpatiche mamme di amplificati nella ns. bella ma seriosa città!)

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    • @Marzia, Monica siamo contente di sapere che vi siete trovate! Lo scopo è anche questo. Se mi autorizzate, prelevo le vostre email e vi metto in contatto diretto 🙂

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    • Non resisto devo raccontarvi cosa è successo oggi. Oggi siamo andati a vedere una delle possibili scuole per il Vikingo. C’era un open house in cui i genitori e i bambini sono invitati a curiosare per le aule e il preside fa una presentazione. Avevamo naturalmente preparato il Vikingo, spiegandogli che saremmo andati a vedere se questa scuola ci piace oppure no per decidere se lui vuole andarci. Gli abbiamo spiegato bene il tutto. Abbiamo previsto che avrebbe avuto fame e abbiamo portato cibo. Abbiamo previsto che avrebbe avuto sete e abbiamo portato acqua. Abbiamo previsto che avrebbe avuto bisogno di un po’ di tempo per ambientarsi e siamo arrivati in anticipo. Quando siamo arrivati li, lui si è guardato intorno, ha chiesto se poteva giocare con i giochi in giardino. Naturalmente glielo abbiamo concesso (eravamo in anticipo! 🙂 ) Dopo qualche minuto gli abbiamo detto che era ora di entrare. Lui allora ha iniziato a correre nel giardino. Poi si è seduto su una panchina e ha messo il muso. Dopo un bel po’ siamo riusciti a tirargli fuori le seguenti parole: “io non voglio andare li dentro. Ho paura!” dopo altri svariati minuti di “è normale, è una cosa nuova, non la conosci, anche io e bla bla bla” siamo riusciti a fargli aggiungere le seguenti parole: “ma io sono ancora piccolo!” Gli abbiamo spiegato che manca ancora tanto all’inizio della scuola, che ha ancora tutto un anno, che se ne parla il prossimo autunno. Allora ha aggiunto “ma posso dare un’occhiata?” Venti minuti dopo siamo finalmente riusciti ad entrare nell’edificio. Dentro è stato appiccicato alle nostre gambe, rifiutandosi di avvicinarsi a qualsiasi cosa. Però ha preso nota del laboratorio musicale compreso di batteria, chitarre elettriche e classiche, basso e tastiere, dell’officina meccanica e del laboratorio di cucito. Un’ora e mezza più tardi ha dichiarato “mi piace questo posto! Voglio andare qui a scuola” E ora chi glielo spiega che abbiamo solo 3000 bambini in coda avanti a noi (e ne prendono 30) e che quindi lui in quella scuola non ci andrà mai?

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  5. Ma dài, anche io abito a Torino (veramente in prima cintura, ma lavoro in città), allora non sarà mica l’aria??
    A parte gli scherzi, parteciperei volentieri a qualche incontro, a patto che sia senza “amplificati” sennò sarebbe inutile.
    Non vorrei dirlo troppo forte (ma penso ti possa essere d’aiuto), sto riscuotendo molti successi, nelle ultime settimane, con la mia piccolina, applicando con santa pazienza e tanta dedizione, alcuni consigli che ho letto sul blog, e devo dire che riesco ad arginare meglio le crisi, ma molto dipende dalla mia fermezza e costanza, perchè come mollo un attimo, ritorna tutto difficile come prima. In ogni caso, quando mi applico, lei reagisce bene e sembra che sia un pò meno “amplificata”.
    Preciso che lei ha 5 anni e mezzo, trovo che stia crescendo moltissimo, e forse (ma solo forse) ha anche lei qualche strumento in più per gestire in modo elementare le proprie emozioni, di cui, fino a pochissimo tempo fa ne era solo in balìa. Per esempio quando arriviamo in un ambiente nuovo, ha sempre il blocco emotivo di non parlare/non rispondere alle domande/tenere il muso/emette al limite un sottile ma incessante lamento per indicare la sua presenza, ma se ci capita di stare in quel luogo per qualche ora, ho notato che i suoi tempi di ambientamento si sono accorciati. E qualche volta, devo dire che parto sempre prevenuta, è riuscita persino a sorprendermi.
    Non abbiamo ovviamente mai potuto frequentare piscine, corsi di danza o altre attività varie, ma da qualche giorno ha manifestato interesse (mai prima d’ora) a voler “andare a vedere” la piscina. E’ un miracolo, e bada bene, non ad “andare” in piscina, vuole solo vederla. Ma almeno acconsentirebbe a scendere dall’auto, dato che l’ultima volta si è aggrappata al seggiolino e solo se avessi chiamato i pompieri sarei riuscita a scollarla di là.
    Vita dura… però ora mi sento meno sola, e questo mi permette di essere anche meno “ansiosa” nei suoi confronti. Orari di lavoro e gestione piccola permettendo, sono disponibilissima ad un incontro….

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  6. @Monica: leggere le tue frasi è come guardarmi allo specchio: la stanchezza, la “delusione” del senso romantico della maternità, la difficoltà della coppia, l’isolamento come difesa (soprattutto dalle critiche sull’incapacità di fissare “regole”), la scelta di non avere altri figli.
    Non mi fa certo piacere sentire che anche tu sei ancora con tutti i piedi dentro la tempesta ma la condivisione aiuta. Ogni tanto penso che mi piacerebbe organizzare dei “salotti terapeutici” per mamme della mia città (Torino), per raccontarsi faccia a faccia. Avevo letto tempo fa un post di Serena sugli incontri che vengono organizzati in Svezia tra le neomamme, mi sembra un’iniziativa bellissima e molto utile. Se non fosse per Genitoricrescono io mi sentirei ancora un caso terribilmente unico. E una delle conseguenze è proprio la tendenza a ridurre la vita sociale, cosa che non fa bene nè ai grandi nè ai piccoli. Eppure è normale tenere le battaglie in famiglia, soprattutto se tuo figlio è l’unico “amplificato” del gruppo di amici. E’ un circolo vizioso che ancora non sono riuscita a spezzare ma ascoltare voi mi fa crescere la voglia di provarci.

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  7. Arrivo qualche giorno più tardi in questo bellissimo confronto, me lo sono letto tutto d’un fiato e per me è come una liberazione da un peso che mi angoscia da 5 anni e mezzo, l’età della mia piccola.
    Condivido tutto, esattamente tutto quello che dice Marzia. La mia bimba amplificata è stata per me oggetto dei più contrastanti sentimenti che un essere umano possa provare, e sulla bilancia pesano purtroppo ancora troppo quelli negativi.
    Chi non c’è passato, non può capire e peggio ancora non può giudicare. Mi riferisco a chi sostiene che ai figli occorre dare regole, “basta che gli insegni a dormire da solo..”, basta che gli insegni a mangiare di tutto…” basta che gli insegni…”. NO. Non basta. Non per i bambini amplificati.
    E i genitori, come i bimbi, non sono tutti uguali. C’è chi è più predisposto e chi meno. O meglio, non predisposto all’amore, ma alla gestione di un esserino amplificato. Ho visto amiche dare di matto con figlie “a basso impatto”, bimbe brave tutto il giorno, che davvero non le sentivi, ma al momento delle colichette… Voi lo immaginate, no? che mia figlia pareva avere colichette ad ogni ora del giorno e della notte, e allora giù goccine anticolica, ma le urla non diminuivano e via con visite neonatali dai migliori primari della zona. “no signora, la bambina non ha nulla… ” “forse sarà reflusso” e allora mettila a dormire su un materasso inclinato e dalle litri e litri di sciroppo… “No signora, sua figlia non ha nulla… ” ok, bene, non ha nulla, questo è l’importante.. ma urla tutto il giorno, e tutta la notte, e si zittisce solo quando mangia. “sarà carattere…”
    Per mesi e mesi, non riuscivo nemmeno ad uscire di casa con lei, perchè non è proprio possibile fare la spesa o una passeggiata con un essere urlante nell’ovetto (guai la carrozzina!!) o in braccio… per non parlare poi delle visite dei parenti e amici, roba da non riuscire a scambiarsi nemmeno due parole. Infatti ad oggi abbiamo smesso di frequentare tutti gli amici; poco a poco le urla sono diminuite, ma i comportamenti amplificati no.
    Io e mio marito ne siamo usciti a pezzi (se si può dire “usciti..”) e abbiamo messo un bel pietrone sull’opportunità e il desiderio di pensare al secondo. La mia bimba amplificata rimarrà figlia unica. E guai a chi mi dice “ma non lasciarla sola…”. NO, non ho mai vissuto la poesia e la felicità della maternità e ne sono talmente turbata da respingere l’idea di poter avere, con un secondo, un’esperienza diversa.
    Questa è la mia storia. La storia della mamma di una figlia unica, unica e amplificata.

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  8. oggi vi sto pensando più del solito… piange da stamattina, è tutto un lamento ed un capriccio e non so più dove sbattere la testa
    venire al lavoro nonostante le contrazioni è stato liberatorio…

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  9. Io ci ho provato a mettere il guinzaglio a TopaGigia, soprattutto perchè sarebbe servito ai suoi 10-11 mesi e piccoletta com’era noi eravamo col colpo della strega costante. Solo che, appunto a 10 mesi e mezzo, appena infilato ha fatto una giravolta e quando mi è tornata di faccia lo teneva in mano vuoto. Neanche la buon’anima della mia gatta riusciva a togliersi il collare elisabettiano con tanta rapidità ed efficacia… in compenso da allora pretende di tenere il guinzaglio del cane. Forse vorrà mettere bene in chiaro i ruoli in famiglia?

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  10. Le mie scarpe con i tacchi sono andate fuori moda nella scarpiera, con i tacchi non si corre! Gli abbiamo corso dietro ovunque: sui nastri del check in, dietro i banconi di ogni bar, di ogni negozio e nei camerini degli spogliatoi “scusate! scusate!” ogni spazio va esplorato, in ogni dimensione, e possibilmente di corsa e io dietro, a parte una volta che avevo su gli scarponi da sci e lui no, che errore, e ho ancora gli incubi per quello che ha fatto. E allora il guinzaglio è stata una risorsa in più, sennò mica ce la facevo, per esempio, in metropolitana da sola con il passeggino e l’altra bambina, e a legarlo sul passeggino lui si sentiva punito non si poteva proprio, lui ci girava in piedi sul passeggino, però in macchina no, lì vinco io e allaccio sempre la cintura del seggiolotto.

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  11. Il mio modo per amare e basta è stato crescere (di età) 🙂
    @ deborah, dài provaci, io ho fatto il secondo a 43 anni, mi sono sentita pronta sei anni dopo la prima, anni in cui avevo dormito molto poco. Quando è nata mi sono innamorata follemente di lei e la felicità fu travolgente. Poi, però, mi è toccato vivere quelle prime emozioni come uno zombie. Quando è arrivato J. all’inizio ci sembrò una passeggiata ….
    Quando ha cominciato a gattonare lo faceva in un modo strano, forse per acquistare velocità puntava il piede, era strano e lo osservavo, chissà perché fa così, pensavo, e poi è partito in tromba! Allora per farlo muovere quanto voleva, più di quanto non avrebbe potuto fare se tenuto per mano, ho usato il guinzaglio (quello della chicco per i primi passi) l’ho usato finché ho potuto, ricomprandolo di una misura più grande, mi ha permesso di fare dei viaggi altrimenti impensabili, mi ha fatto sentire più sicura, e per fortuna lui l’ha sempre accettato allegramente, lo chiamava Parigi per associazione di idee, ma la gente per strada rideva, stigmatizzava e diceva “cos’è? un cagnolino?” …….vabbè, era un po’ buffo.
    Sono capitata su GC per caso facendo una ricerca per mia figlia, da allora vi leggo e mi tornano in mente tante cose, ho anche comprato il libro sull’intelligenza emotiva e ho persino azzeccato qualche mossa giusta col piccolo matto; perciò vi faccio i complimenti! A Serena e Silvia per il tono elegante e intelligente del vostro blog che mi ha conquistato.

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    • Grazie a te Luisa, dei complimenti ma sopratutto del commento, che contribuisce insieme a tutti gli altri a rendere questo sito un posto accogliente per tutti.

      Io ammetto che sul guinzaglio ho i miei pregiudizi, e ho corso dietro al Vikingo come una folle, ma non ho ceduto ad usarlo. Ma forse questo dipende dal fatto che mia suocera l’aveva usato con il figlio. E alle suocere per definizione non si da mai retta 😀
      A parte gli scherzi, come diciamo sempre qui su gc, ad ognuno il suo metodo, purché funzioni (per genitori e figli!)

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  12. @Lorenza ho un’aneddoto che c’entra poco ma forse può aiutare. Tempo fa (ancora non eravamo genitori) avevo grossi problemi sul lavoro. Tornavo a casa stanca sfatta e raccontavo a mio marito i miei problemi e lui cercava di propormi soluzioni, mentre io avevo solo bisogno di sfogarmi. Finivamo a litigare e io un giorno gli ho detto “fammi un favore, quando mi vedi così dimmi solo “hai ragione poveretta” e vedrai che mi sentirò meglio”. Lui non ci credeva ma funzionava. Ancora adesso a volte mi vede cotta, fa una faccia interrogativa sperando di azzeccare la strategia e azzarda un “hai ragione poveretta?”. Io capisco che lui capisce e ogni volta questo basta a rilassarmi…. a volte le cose di cui abbiamo bisogno le dobbiamo chiedere direttamente…

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  13. Ho seguito tutta la mattina la discussione e mi ritrovo in molte opinioni, per questo ancora una volta vi ringrazio, qui mi sento proprio “a casa”!
    Mia figlia è molto attiva, vivace e socievole. Però è anche molto impegnativa e a volte mi sfinisce, soprattutto visto che la notte ancora non dorme.
    La adoro (anch’io mi sono innamorata di lei a prima vista) e vorrei essere per lei una mamma da “paletta verde”, ma a volte vorrei strozzarla.
    E’ vero quello che scrive MammaMe che i figli acuiscono i nostri punti deboli, nel mio caso l’irascibilità e l’impazienza. Invidio e ammiro le mamme come Deborah che riescono a prenderla con filosofia, io vorrei tanto ma la mancanza di sonno acuisce il caratteraccio.
    Mi arrabbio quando gil altri minimizzano o mi dicono “vedrai che passa”, alla fine vorrei solo una pacca sulla spalla, è pretendere molto?
    Questo WE ho riflettutto e ho deciso di applicare il time out, ma per me: quando mi arrabbio faccio un giro cercando di non dire cose sgradevoli. Finora ha funzionato a metà perché non sempre posso staccarmi, ma migliorerò 😉

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  14. @mammame:molto interessante quello che scrivi. anche mia figlia è famelica di relazioni, ma a volte sembra che non trovi il modo giusto per fare amicizia. Questo è successo soprattutto al secondo anno di materna, in cui voleva diventare amica di certe sue compagne di classe, ma poi pure le menava, come se menarle fosse stato comunque un modo per entrare in contatto con loro.
    La crisi è stata poi superata la scorsa estate, frequentando al mare quelle stesse bambine, in libertà e senza vincoli di spazio o di disciplina che la scuola impone.
    A volte mia figlia mi ricorda quei cani grandi, pieni di energie, che diventano cattivi se li tieni legati. Tu “la sleghi” e dopo un po’ lei diventa la bambina meno problematica del creato.

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