Durante il mese di luglio abbiamo ricevuto una email da una nostra affezionata lettrice che mi ha gettato nello sconforto. Il figlio di Marzia è un bambino amplificato. Chi segue questo blog dai suoi inizi sa che nasce proprio dal confronto tra due mamme di bambini amplificati, e di email come questa io e Silvia ce ne siamo scambiate non poche. Un bambino impegnativo richiede un livello di attenzione costante da parte del genitore, a volte ti passa la voglia di lottare e ti chiedi cosa hai fatto di male. L’unica via di uscita e di avere intorno persone che capiscono perfettamente come ti senti, e che riescono a ricordarti che non sei sola/o, e che tuo figlio non è un teppista, ma un bambino fragile. Marzia ci chiede aiuto per rispondere alla domanda: Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta? Noi non siamo state in grado di risponderle, e per questo abbiamo deciso di chiedere il vostro aiuto, dedicando questo mese al tema dell’accoglienza.
Io sono appena rientrata da una decina di giorni al mare con Nano e ovviamente le mie, seppur limitate, aspettative non si sono proprio avverate. Le vacanze per me sono un momento molto delicato, quando hai un bambino così particolare non puoi avere delle aspettative alte, speri di avere un po’ di tempo esclusivo, senza impegni, pieno di attenzioni reciproche, così da ricaricarti. E’ stato così solo in parte ma ho avuto un po’ di tempo per pensare ed elaborare quello che in qualche modo posso definire il mio “lutto” (perdonate il termine troppo forte).
Per tutto il mese di giugno ho seguito i temi così difficili che avete trattato e letto il coro di risposta così straordinario che avete ottenuto. Cosa ho a che fare io e la mia perfetta e desiderata gravidanza con con le storie di madri mancate, tentate, in lotta, in disperazione per bambini non arrivati? Come posso soffrire io così tanto dolore potendo guardare mio figlio ogni giorno? Come posso provare “fatica” nell’amare l’essere umano per me più importante? Eppure è quello che provo, non è uno “sbrocco” irrazionale ma la constatazione di un dato di fatto. Insomma, non soffro di depressione, sono una persona intelligente a tratti persino brillante, ho un lavoro discreto, ho un matrimonio solido con un uomo che amo da più di vent’anni, ho una famiglia che ne ha passate tante ma resiste … eppure talvolta odio mio figlio per la sua capacità di interrompere costantemente questa potenziale serenità. [pullquote]eppure talvolta odio mio figlio per la sua capacità di interrompere costantemente questa potenziale serenità.[/pullquote]
So che non è colpa sua, che sono io l’adulto che deve aiutarlo a transitare verso l’età adulta, eppure in alcuni momenti ho bisogno di distaccarmi, di “sospendere” l’amore e il dolore, di dire almeno a me stessa che sono stanca, stanchissima di essere sua madre.
Ho iniziato la vacanza leggendo “Disciplina. Un gioco da ragazzi.”. Molto intelligente ma come lo applico? Vedete io non ho un bambino di 5 anni e 1/2 ma due, uno di 2 anni e uno di circa 10; solo che convivono nello stesso corpo e non so mai chi uscirà fuori alla prossima sollecitazione. Quando lo vedo in mezzo agli altri bambini questa sua peculiarità diventa la fonte di un’angoscia immensa, del terrore di essere inadeguata a rispondere alle sue necessità. [pullquote]Quando lo vedo in mezzo agli altri bambini questa sua peculiarità diventa la fonte di un’angoscia immensa, del terrore di essere inadeguata a rispondere alle sue necessità.[/pullquote]
In spiaggia c’erano almeno una cinquantina di bambini divisi tra l’animatrice, i castelli di sabbia, i tuffi in acqua … tutti normalmente soddisfatti di essere all’aria aperta e liberi. Ma non Alex. La vacanza l’aveva scelta lui, felice di tornare nel solito posto dove veniamo trattati da amici e non da clienti. Alla partenza pareva galvanizzato … ma poi la novità si è scontrata con il mondo esterno: la sabbia era fastidiosa, il mare o sporco o freddo, dall’animatrice si nascondeva, gli altri bambini li ignorava o li affrontava in modo inadeguato per la sua età. Un momento dovevi “assolutamente” portarlo in braccio fino in strada e l’altro lo vedevi impegnato a fare enigmistica sullo sdraio. Diamine! So che è moralmente scorretto ma ho desiderato di essere la madre di uno di quei 50 bambini almeno per qualche ora, almeno il tempo di riprendere fiato.
Il vicino di ombrellone era un maestro elementare e mi faceva i complimenti per lo sviluppo intellettivo di Alex. So che a tratti sembra un piccolo genio ma non ci trovo nulla di positivo se il prezzo da pagare è quello di essere unici e infelici. Perchè lui è dannatamente crucciato, perennemente arrabbiato o annoiato, invadente al limite del molesto, incapace di godersi le piccole gioie quotidiane… e io non so come aiutarlo! Ci ho provato pensando e leggendo molto, ci ho provato andando d’istinto. Ora so più cose, grazie a voi, sul temperamento, ma la definizione di amplificato non riesce comunque a completare il quadro.
Non è giusto che io riesca a ricordarmi i singoli attimi in cui sono stata bene con Nano, non è giusto che io possa contare i momenti di svago e vacanza definibili come tali, non è giusto che io mi fermi davanti alla porta di casa ogni sera temendo cosa mi attende dall’altra parte. Non è così che voglio viverlo. Io voglio AMARLO! Io voglio essere FELICE di stargli accanto, voglio sentire la FORTUNA di averlo con me. [pullquote]Non è così che voglio viverlo. Io voglio AMARLO! Io voglio essere FELICE di stargli accanto, voglio sentire la FORTUNA di averlo con me.[/pullquote]
A volte mi metto accanto a lui mentre dorme, bellissimo e finalmente sereno, lo accarezzo e piango tutte le lacrime che nascondo al mondo.
Continuo a ripetermi che devo accettarlo per quello che è. Che l’amore e la maturità vinceranno. Eppure nell’anima sento tanta solitudine, sento di non poter davvero condividere il peso che porto con nessuno. Ho smesso di quardare gli sguardi di compassione delle mamme che lo vedono passare da un estremo all’altro, capisco il loro sconcerto perchè è anche il mio. Forse non ho avuto ancora la fortuna di incontrare qualche “esperto” capace di aiutarci senza darci “una cura”. Non voglio che mio figlio faccia sedute di analisi, non voglio che diventi qualcosa che non è ma che faccia uscire tutto ciò che di buono ha.
Applicando gli ottimi consigli dei vostri post e dei libri recensiti dovrei riuscire a trasmettergli abbastanza sicurezza e amore da farlo sentire sicuro e collaborativo. E a dispetto di tutto continuo a provarci, riuscendo a mettere un piccolo mattoncino ogni tanto. Ogni tanto è un po’ poco però.
Mio marito sostiene che occorre avere pazienza, che crescerà e imparerà a gestirsi, ma poi anche lui perde la pazienza.
Esiste un modo per accettare e basta? Per amare e basta? Per non far vincere la paura del futuro?
Scusate la sbrodolata e grazie se mai potrete darmi una risposta. Se esiste sono certa che voi siete le uniche in grado di farlo.
Un abbraccio a voi e ai vostri cuccioli.
Marzia
non ricordo chi diceva che comunque sono sereni
mio figlio non lo è
per lui il minimo disguido, la minima mancanza, trasforma tutta la giornata in uno schifo, quando in realtà è stata magari una bellisima giornata con solo una piccola macchia
qualche esempio:
“amore come è andata oggi all’asilo?”
“tutto male. non ho voluto colorare.”
che uno pensa chissà cosa sia successo e cosa ne è derivato… poi invece viene fuori che ha giocato, si è divertito, le maestre sono entusiaste di come si sia comportato e di quanto sia intelligente… solo che, ad un certo punto, hanno usato i colori a dita e lui si è rifiutato di usarli perchè non tollera di sporcarsi (tranne quando gioca con la terra… perchè le contraddizioni sono all’ordine del giorno, giusto per non farci annoiare)… alla fine l’hanno convinto ad usare il pennello, quindi alla fine ha colorato pure lui ed il disagio sarà stato solo di qualche minuto, ma tanto è bastato epr trasformare la sua bellissima giornata in uno schifo totale, per lui.
“amore cosa hai fatto oggi?”
“ho picchiato xxx”
che poi parlando con la maestra è venuto fuori che è stata una piccolissima lite insignificante per un gioco, niente di cui preoccuparsi
ma lui l’ha vissuto talmente male che quel minuto di lite gli ha rovinato l’intera giornata
anzi, gliene ha rovinate diverse, perchè ha continuato a raccontarlo a ripetizione per 3-4 giorni, perchè non riusciva ad accettarlo, ne era quasi ossessionato
confermo parola per parola quello che ha scritto Claudia-cipi. Anche il Vikingo fa lo stesso. Anche se lo vedi che si diverte, gioca, corre, fa esattamente quello che vuole lui, basta una piccola cosa che va storta ed è la tragedia, fa tutto schifo, non so fare niente.
@serena. per due settimane di fila le reazioni di mio figlio al mio ingresso all’asilo nel pomeriggio (molto simili al racconto di un tuo post vecchio) si possono riassumere eufemisticamente nello sbrocco molesto e nel mandarmi via adducendo la necessità di giocare ancora. un altro giorno il nano è stato messo in castigo per aver graffiato una bimba per lo stesso motivo di cui parli qui: divergenza di opinioni nell’utilizzo di un gioco. la cosa interessante è che questa incapacità di controllarsi è associata ad una fame di relazione con gli altri, oltre che ad una curiosità avida di cose e nello stesso tempo alla paura di sperimentarle. Cioè questo tipo di bambini soffre della frustrazione di non riuscire a entrare in una relazione equilibrata con gli altri bambini (ne ho le prove perchè con sua sorella che è più piccola ma ha le idee ben più chiare), e spesso soccombe e la sua frustrazione si sfoga nel pianto di non riuscire a condividere uno spazio di gioco con lei. Ecco la scorsa settimana una maestra (non la sua) vedendo l’andazzo del pomeriggio mi ha consigliato un consulto da uno specialista. Per ora credo che non ne abbia bisogno. Ma di sicuro, sono d’accordo con te, di aiuto sì. Mi metto un bel berrettino da baseball e una maglietta con su scritto “coach”, per adesso 🙂
@Serena: no, scusa, mi sono espressa male. Quella della fisicità non è una fase, ma una cosa che a un certo punto, presto, si instaura e non se ne va finchè il mondo esterno (genitori, educatori, amichetti, fratelli) non ci mette un freno. E questo è vero per tutti, ma ovviamente con gli amplificati il rischio di incidenti è più alto e il lavoro di freno più lungo e difficile. Sto lavorando sui miei ricordi di mio nipote che ora ha 14 anni perchè in effetti mi sa che qualcosa dell’amplificato ce l’aveva… si, comunque a lui a scuola (materna ed elementare) ogni tanto lo mandavano a farsi un giro di corsa in giardino. Ricordo che una volta, avrà avuto 7 o 8 anni, dopo un litigio a tavola con la madre e l’immancabile scappellotto (si, lo so, velo pietoso) lui non le rispose ma si alzò e andò a farsi un giro di corsa.
@ serena: mi vengono in mente alcuni esempi per far gestire la rabbia, non sono GLI esempi giusti x tutti, ma un pò visti, un pò letti, un pò sentiti… immagino ne avrai provate tante ma una in + non fa mai male (=
a mio figlio ho fatto vedere, per caso, l’episodio della pimpa col cavallino selvaggio, dove la pimpa si arrabbia e il cavallino le insegna a scaricare la rabbia, forse per un bimbo di 5 anni è troppo da piccoli, però potrebbe essere un modo, oppure c’è un libro della babalibri che si intitola che rabbia! e c’è un bimbo che si arrabbia e gli esce fuori la rabbia (una cosa rossa) che gli rompe tutti i giochi e lui all’inizio lo lascia fare e poi ci rimane male e li va a riprendere tutti per aggiustarli.
Un mio amico mi faceva fare la terapia dell’urlo, quando mi veniva a prendere in macchina, iniziava ad urlare, cioè a parlare a voce altissima e alla fine ci svuotavamo dalla tensione accumulata.
Mio marito quando è incavolato nero va a correre e mentre corre immagina di litigare 200 volte e fare a pugni, poi torna pacifico e sudato, ma so che non è proponibile la corsa per un 5enne.
Ad un corso che avevo fatto di analisi transazionale per bambini (non sono psicologa… era all’interno di un altro corso bla bla) facevano l’esempio di far martellare una scatola, io con mio figlio gli metto su della musica e gli dico di fare la batteria (solo in determinati punti della casa, ad esempio mettendo un coperchio di plastica sul divano, se lo fa in altri posti…diventa vietato!, non necessariamente lo fa quando è arrabbiato, ma so che se ha della tensione magari la scarica.
Quando ti arrabbi tu, cosa fai? nel senso tuo figlio ti vede arrabbiata e basta? ad esempio provare a dire: adesso sono molto arrabbiata, mi devo calmare facendo…. e poi torno da te…magari è un esempio stupido e probabilmente con la tua esperienza avrai già fatto mille tentativi…quindi perdonami se posso essere sembrata invadente, sono idee buttate lì che a volte provo, a volte non funzionano. Io quando sono arrabbiata, mi metto a riordinare qualcosa, ma la casa è sempre in disordine lo stesso (=
Anna a dire il vero usiamo spesso un po’ tutto quello che hai detto tu. Il pezzo del cavallino della Pimpa lo ha guardato spesso, leggiamo libri sull’argomento, gli spieghiamo cosa facciamo noi quando siamo arrabbiati, ha persino una batteria su cui piacchiare la sua rabbia. A volte se lo ricorda, ma più spesso no. So che stiamo facendo dei progressi e che stiamo lavorando nella giusta direzione. E’ solo che il processo è lento e qualche volta si perde la pazienza.
Grazie comunque per i suggerimenti! Sono molto apprezzati.
PS. Io quando sono arrabbiata mi metto a suonare la chitarra. Solo che di fatto non mi è concesso più da quando ho i figli 😉
Devo dire che anche io sono stata molto aiutata dall’atteggiamento “easy” di alcune mamme.
E qui devo aggiungere che erano soprattutto mamme di figli maschi, come se ai maschi fosse concessso di essere emotivamente e fisicamente più turbolenti delle figlie femmine.
Credo che anche su questo dovremmo riflettere. Mio cugino mi disse una volta che ero fortunata, perchè avevo una figlia femmina e quindi faticavo di meno senz’altro.(Mio cugino è sempre stato un po’ cretino)
Delle volte , dunque , le nostre aspettative sono spesso anche suggerite inconsapevolmente da quelle degli altri.
Detto tutto questo, e ora che a 40 anni suonati forse non c’ho più tempo, vi faccio una confessione:
quando mia figlia era piccola, per tanti altri motivi, eh!, ma anche per l’impegno costante, fisico e mentale, che mi richiedeva, non me la sono davvero sentita di metterne al mondo un altro!
Ora sì, mi sentirei pronta, ma mi sa che son troppo vecchia!
@Serena: si, certo, ho capito. Ma la mia domanda è: dopo la festa, dopo un’oretta, quando siete a casa in un (raro) momento tranquillo, se gli chiedi se alla festa tutto sommato (nel senso letterale del termine, considerando tutto) si è divertito, lui che ti risponde?
Certo che certi comportamenti non sono accettabili, e dopo aver letto il libro penso anche io che l’allenamento emotivo sia una grande arma (mi piace molto il messaggio “puoi provare tutto quello che vuoi ma non puoi fare tutto quello che vuoi”), ma la cosa difficile da fare è trovare il punching ball giusto. Non si può evitare che una persona provi rabbia, si può solo insegnare a controllarla e sfogarla in un modo socialmente accettabile, ovvero trovare un giusto punching ball. E comunque, se può consolarti, temo che anche il Vikingo stia attraversando una fase di estrema fisicità che a quell’età è normale, solo che lui è amplificato e quindi ce l’hai al quadrato (o al cubo, visto che è pur sempre figlio di bisteccone). Ricordo una fase tremenda di mio nipote, e un pomeriggio passato col ghiaccio sul naso sanguinante (il mio) a spiegargli che ormai aveva abbastanza forza da fare male, e la lotta andava fatta con delle regole. Aveva intorno ai 5 anni, appunto, e ripensandoci mi sa che era borderline. In bocca al lupo…
Barbara il Vikingo la fase di estrema fisicità la sta attraversando da quando è nato, e inizio a dubitare del fatto che un giorno ne uscirà.
Deborah evviva l’outing 🙂
Io mentre ero incinta del secondo piangevo a giorni alterni, terrorizzata, e chiedendomi cosa diavolo mi era venuto in mente, dicendomi che il mondo è pieno di figli unici felici e contenti. Eppure il secondo figlio l’ho voluto con tutta me stessa. Misteri della maternità?! 😀
Premetto che TopaGigia non è amplificata. E’ una bambina attiva, sveglia, solare, precoce in moltissime cose, e ora sta attraversando una fase particolarmente affettuosa (lasciatemi gongolare…). La amo alla follia: quando la guardo negli occhi mi commuovo sempre, quando non è con me e faccio qualcosa vorrei condividerla con lei, è il mio primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera. Certo, a volte sono stanca, a volte non ho pazienza, alle 8 non vedo l’ora che dorma e quando era più piccola era stancante starle appresso. Io cerco di darle tutto l’amore che sento dentro, e ci sono momenti in cui la sento fare la stessa cosa ed e’… più che meraviglioso. A neanche 18 mesi saper esprimere amore è assolutamente meraviglioso, per lei e per noi.
A Serena vorrei dire una cosa: mi sembri molto preoccupata della felicità del Vikingo, ma secondo me lui è molto più felice di quello che temi. Se ho capito bene cosa vuol dire essere amplificati, i momenti di “crisi” non hanno lo stesso peso sul bilancio della giornata che avrebbero per una persona “normale”. Certo, magari non gli piacciono le cose che rendono gli altri bambini felici (una festa incasinata, stare con gli altri, il luna park….), ma gliene piacciono altre, ed è felice a fare quelle.
E poi, per quanto non sembri, per quanto sia difficile crederlo, i nostri figli ci amano. Tanto. Soprattutto quando si permettono di fare con noi cose che con altri non si permettono ci dimostrano di avere in noi una fiducia enorme: TopaGigia sta attraversando la fase del menare (tottò a tutti e tutto). Beh, lo fa solo con me e raramente col papà, e mentre le prime volte pensavo fosse una sfida, poi ho capito che lo fa con me perchè anche se la riprendo sa che poi arriva l’abbraccio e che le voglio bene comunque. Spero che la consapevolezza che il nostro rapporto ha una solidità che va oltre gli episodi, per quanto gravi, rimanga fino all’adolescenza… ;P Io di mio farò di tutto per ricordarglielo!!
Barbara se il problema fosse solo che non gli piacciono le feste incasinate non staremmo qui a parlarne. Il problema è che lui alle feste incasinate ci vuole andare, perché vuole stare con i suoi amici, solo che poi non regge, crolla, si mette a piangere, litiga, perde il controllo, si esalta, corre senza posa. E i suoi amici non lo capiscono sempre. Perché dovrebbero capire e accettare che lui si mette ad urlare solo perché LUI pensava di usare un gioco in un certo modo e tutti gli altri in un altro. Non sto parlando di un duenne che ancora non conosce le regole di comportamento sociale, ma di un 5enne che dovrebbe essere in grado di gestirsi. Come dice Marzia: Posso immaginarlo a scuola immobile su una banchina ad ogni intervallo, mentre spera che venga la pioggia perchè così non usciranno in giardino?
Parli della fase del menare che è normalissima all’età di TopaGigia ed è talmente comune che le insegnanti al nido non si sconvolgono nemmeno troppo (anche Pollicino sta passando la stessa fase). Il Vikingo quando perde il controllo per la rabbia può arrivare a darti un pugno, solo che a 5 anni non è più accettabile, e diventa sempre più difficile resistere fisicamente senza rischiare di fargli del male. Si permette di perdere il controllo solo a casa, solo con noi, ed è chiaro che questo è il segno che ha una fiducia enorme in noi, e sa che lo ameremo comunque. Però non va bene lo stesso. Perché significa che ha troppa rabbia in corpo, e dobbiamo trovare insieme altri modi per diffondere quella rabbia.
No, non credo che mio figlio sia felice così com’è. Non credo che ci sia nulla di male in lui, ma credo che lui abbia ancora molto bisogno del nostro aiuto per accettare se stesso per quello che è.
@Marzia: lieta di averti (involontariamente) regalato un sorriso 🙂
Regalare sorrisi alle mamme è la mia missione, ma non aggiungo altro altrimenti Serena mi banna per pubblicità occulta.
Anch’io non volevo trasformare mio figlio in un altro bambino, anch’io ho cercato con tutte le mie forze di lasciarlo il più possibile libero di essere ciò che era. Ma anch’io, come te, mi sono ritrovata in un mondo urlante di accuse e consigli non richiesti, di sguardi commiserativi e commenti acidi.
Mi ha fatto male e reagire con il mio consueto sorriso è stato alienante. Nonostante tutto sorridevo a prescindere, sono andata avanti, a testa alta, fiera del mio bimbo speciale e ad un certo punto sono guarita dall’altrui giudizio.
A volte è sufficiente un cambiamento qualsiasi, come incontrare un’amica fantastica che mi ha aiutato moltissimo. Lei non mi giudicava, lei non mi “insegnava” come far crollare mio figlio alle 8 di sera, lei asciugava le mie lacrime (pochissime, a dire il vero) di frustrazione, lei non sclerava se il mio tesoruccio iniziava a gironzolare con la grazia di un elefante ubriaco fra le mensole stracolme di Swarovski di casa sua.
Lei è la mamma di due figli tranquilli e ubbidienti eppure riusciva perfettamente a comprendermi.
E’ stata la mia salvezza. Auguro a chiunque di incontrare almeno una volta nella sua vita una donna come Francesca, una rarissima specie di madre non giudicante.
E’ più rara del Panda albino, ma vi assicuro che nel mondo dovrebbe essercene ancora qualche esemplare 🙂
@deborah: ti ringrazio per averci raccontato qualcosa in più sulla tua bimba. Non hai affatto offeso nessuno, te lo assicuro, è soltanto che lì per lì mi era sorto un piccolo dubbio, dettato da un’esperienza piuttosto ricorrente.
Ho pensato (sbagliando, visto quello che hai scritto dopo)che fossi la mamma di una bimba sì vivace, ma in modo diciamo così più “contenuto”.
Penso che sia capitato anche a te di avere a che fare con genitori che si lamentano di comportamenti che in realtà sono comuni a molti bambini, mentre tu hai a che fare con ben altro.
Parlo di chi si scandalizza se il suo piccolo lancia in aria due sassolini al parco mentre il tuo scava buche profonde due metri nel terreno, parlo di chi afferma: “Mio figlio è iperattivo” ignorando totalmente che l’iperattività è una vera e propria patologia e va diagnosticata da un esperto, non da un genitore stanco di qualche marachella in più.
La sfumatura fra iperattivo e amplificato è ampiamente spiegata da Genitori Crescono, quindi sarebbe superfluo soffermarmi su questi particolari perchè li conosciamo tutte.
Iperattivo è un lemma usato spesso impropriamente e per un istante ho pensato che anche il termine “amplificata” non fosse consono a definire la tua piccola.
Insomma, Deborah, non volendo ho equivocato.
Ti chiedo scusa per questo, ma purtroppo non ci conosciamo e quindi mi sono basata soltanto sul tuo primo commento.
Il fatto è che troppo spesso mi sono trovata in situazioni nelle quali un’altra mamma mi diceva:”E vabbè, anche il mio fa i capricci, che vuoi che sia?” ma i capricci che faceva il suo piccolo da sveglio il mio li faceva durante i suoi rari momenti di sonno.
La serenità con la quale parli del rapporto con la tua bambina è ammirevole, ma forse è stato proprio il tuo commento equilibrato a trarmi in inganno, non so se riesco a spiegarmi.
Io ho sempre adorato mio figlio, così come ogni mamma dell’universo, ma in alcuni momenti ho pensato davvero di non farcela. Erano attimi di scoramento, poi passava, ma la stanchezza era molta. Tre anni e mezzo senza chiudere occhio sommati alle altre problematiche avrebbero sfiancato anche Madre Coraggio.
Io sono una mamma tosta e coraggiosa, ma quando ti capita di svenire per la stanchezza i momenti bui arrivano, tuo malgrado.
Ora che si è tranquillizzato riesco veramente a godermelo, penso sia umano. E’ ancora per certi versi un bimbo difficile da gestire, ma è la sporadicità dei suoi comportamenti amplificati che mi ha fatto raggiungere la serenità. Un conto è affrontare sistematicamente certe situazioni, un conto è avere momenti di respiro che ti ricaricano.
Ma anche in passato,seppur impelagata in difficoltà che non facevano parte della realtà di altre madri, ho affrontato tutto con il sorriso sulle labbra. Anzi, la cosa curiosa è che mi lamento delle difficoltà che ho affrontato ora che si è calmato, mentre in passato non lo facevo mai. Non avevo neanche il tempo di lamentarmi 🙂
Io sorrido sempre, per motivi religiosi, e lo faccio ancor di più da quando sono diventata mamma, di un bimbo fantastico.
Amplificazione a prescindere, Alessandro è un bimbo meraviglioso.
Ti ringrazio ancora per la tua replica.
@Serena, mille grazie per l’oppotunità che mi avete dato di essere così in mezzo a voi.
@La Staccata: avevo proprio bisogno di sorridere un pò stamattina e la tua lista di domande (a cui ho risposto sì a tutto, a parte che al parco lui preferiva aggredire i coetanei piuttosto che fuggire) è stata veramente utile! Spero tra un anno di poter dire che anche per il mio Nano il peggio è passato.
@Deborah: userei le stesse parole di Gloria, per me non c’è stato il “colpo di fulmine”, devo anche aver scritto qualcosa in passato su questo. In me è prevalso lo stupore e il panico, neppure fosse nato verde e con le squame mi sarebbe sembrato più “alieno”! Perdona la battuta. L’amore per Alex è innegabile e so che dietro la sua scorza durissima si nasconde un essere umano speciale. E’ come avere in mano una scatola bellissima e inaccessibile di cui ogni giorno devo inventarmi le chiavi di accesso.
Forse, come avete detto in molte, lui ha le sue ragioni per essere così e io non dovrei oppormi. Ma si può accettare la sofferenza e la solitudine di un bambino dicendosi che un giorno passeranno da sole? Posso immaginarlo a scuola immobile su una banchina ad ogni intervallo, mentre spera che venga la pioggia perchè così non usciranno in giardino? Posso accettare che passi ore e ore di disagio al punto di non chidere neppure di andare a fare la pipì? Non voglio trasformarlo in un altro bambino, non voglio che pensi di essere “sbagliato” … solo che il mondo glielo urla addosso ogni giorno e ancora non riesco a rimanere a guardare.
Grazie ancora a tutti.
la papazzana non riesce a godere di niente, si ribella per tutto, è introversa, all’asilo è testard e pur di non fare quello che le dice la maestra si è fatta la pipì addosso , nonostante sia spannolinata da anni…mi fa impazzire, piangere disperata perchè mi sento in una gabbia…ho letto e provato di tutto, e l’applicazione dei “no che aiutano a crescere” è un’impresa da titani…e molto altro avrei da dire, ti capisco, eccome.
Grazie per questo post, mi fa sentire meno sola…
@La staccata:No, neppure io voglio fare polemica e mi spiace se ho offeso qualcuno. Non era mia intenzione. Non so se riesco a rispondere a tutte le tue domande. Ti dirò che:
Ho provato, soprattutto quando era più piccola, molti sistemi per farla dormire, “Fate la Nanna”compreso
Che alla fine (e aveva già più di tre anni) era una conquista se riuscivo ad addormentarla sdraiandomi vicino a lei (e molto spesso mi addormentavo prima io.)
Che mi ricordo ancora le sue scenate. Quando si sdraiava al supermercato, quando scappava via per le calli della mia città e una volta la persi per 5 minuti in mezzo alla folla e furono i peggiori della mia vita.
Quando stavo in ansia al parco perchè mi aspettavo che, da un momento all’altro menasse una delle sue amichette.
Quando esplose un palloncino al ritorno da una festa e pianse e urlò scalciando sul muro di casa per una buona mezz’ora. Rabbia e disperazione per un palloncino bucato. Soprattutto rabbia. E io non sapevo cosa fare.
E tutto questo l’ho sopportato e a volte lo sopporto ancora senza neppure la soddisfazione di sapere che sa leggere. Ed ha già 5 anni, quindi non è neppure particolarmente precoce.
Mi ricordo quanto sudavo e quanto anche e soprattutto la temevo. Temevo soprattutto i suoi eccessi. Quando andò alla materna la maestra mi chiese se avevamo problemi in familiari. “Ingovernabile,” “ingestibile”, furono le sue parole
Mi ricordo che mezz’ora dopo una delle sue scenate (aveva circa 3 anni) le chiesi perchè s’era comportata in quella maniera allucinante, e lei mi rispose, mortificata , che non lo sapeva. Mi riempii di tenerezza pensando che era ancora tanto piccola e che il percorso sarebbe stato lungo e impegnativo.
Ora, devo ammettere che le cose sono molto migliorate.
Ho cercato, soprattutto di non farla mai sentire sbagliata e di non desiderarla diversa da com’era e com’è.Ma con questo non pretendo di dire che sono stata brava. Credo piuttosto che lei sia cresciuta e maturata. Ognuno ha i suoi tempi.
Aveva, (ha) anche dei pregi: infaticabile, attiva , gioiosa per la maggior parte del tempo.
Col mio commento, non volevo offendere o insegnare niente a nessuno.
Volevo solo ricordare che i bambini nascono più per farci tribolare che per renderci contenti, che l’amore genitoriale è assolutamente gratuito e per questo , forse , è la forma più pura d’amore.
Perchè nessun bambino è troppo problematico (a parte, ripeto, i casi clinici che per rispetto lascio fuori da questa mia disquisizione) per farsi voler bene o farsi accettare.
@gloria. Eh, non ci avevo mai pensato all’imprinting, però è un po’ quello che mi è successo, in effetti!E non è che prima di avere mia figlia “sbroccavo” per i bambini, anzi, per me quasi non esistevano. Dopo, in un certo senso, mi si è aperto un nuovo mondo..
Che bella discussione che ne sta venendo fuori! Anche se non riesco a rispondere a tutti i commenti, voglio ringraziarvi tutti/e perché sono pieni di spunti e riflessioni interessanti.
Il punto che solleva Deborah è naturalmente il punto di arrivo a cui tutti vorremmo arrivare, quello di riuscire a sorridere di fronte alle difficoltà, ad accettare come sfide e occasioni di crescita i momenti difficili nel rapporto con i nostri figli. Credo che il tutto dipenda necessariamente anche dal nostro passato come sottolinea benissimo MammaMe (io sono chiaramente l’esempio numero 2), ma anche dal nostro vissuto attuale, da quanto la nostra quotidianeità sia piena anche di altro che ci toglie ancora più tempo ed energie da dedicare ai figli, vedi il racconto di Daniela ad esempio.
Sono d’accordo con Gloria: non c’è nulla da aggiustare in mio figlio, non c’è nulla di rotto, di sbagliato nella sua persona. Però penso anche che quando i nostri piccoli di 3, 4 o 5 anni faticano così tanto nell’essere felici, quando ogni passo che per gli altri bambini è motivo di gioia per tuo figlio diventa una lotta intestina snervante per lui e per chi lo circonda, allora è dovere dei genitori quello di intervenire per aiutarlo. Non modificarlo, non correggerlo, ma aiutarlo a svolgere in positivo la negatività che ha dentro. Per niente facile ovviamente.
Io sono di quelle che si sono innamorate del proprio figlio (di entrambi veramente) sin dal primo momento in cui l’ho visto: l’imprinting di cui parlano Deborah e Gloria. Eppure ci sono giorni in cui tornando dal lavoro, mi fermo fuori dalla porta di casa in silenzio, e cerco di capire cosa sta succedendo dentro. Nove volte su dieci sento piangere o urlare. Mi viene una gran voglia di scappare via e lasciare tutto in mano al marito. E invece faccio un sospiro profondo e varco la soglia di casa sorridendo. Però che fatica! E di questa fatica stiamo parlando qui. Grazie veramente di cuore a tutti quelli che hanno il coraggio di condividere questa fatica, così che ci sentiamo tutti un po’ meno soli.
Quando parlavo delle capriole cercavo di dire qualcosa di simile alle palette (bellissimo!) : spegnere la razionalità e al limite usarla solo per arrivare al centro dell’emozione e in quel varco inserire, far VIVERE E SPERIMENTARE al bambino una nuova esperienza di sé e di te, di stare insieme, di incontrarsi. Una paletta ha una sua consistenza, un suo colore, mani insieme per costruirla, sensi per guardarla c’è una larga parte non verbale in questo stare insieme. Io credo molto in questa strada.
Volevo anche aggiungere una cosa che in un certo senso è anche collegata con il discorso delle affinità di carattere che diceva Serena. Lo smarrimento e il disorientamento che emerge nel confrontarsi con un bambino che scuote alla radice tutta la propria visione del mondo è molto forte. Un figlio, con modalità diverse, lo fa sempre : il problema è che facendolo tocca spesso quegli aspetti meno compiuti nel nostro percorso esistenziale. E questo ci fa percepire il suo impatto su di noi in modo più o meno deflagrante a seconda del grado con cui appunto noi abbiamo risolto l’aspetto su cui ci mette alla prova. Provo a portare un esempio banale (non essendo psicologa): 1) Io sono impulsiva e passionale e faccio molta fatica a tollerare e gestire i sentimenti di rabbia in mio figlio perché nessuno mi ha mai insegnato a incanalarli correttamente e perché a mia volta sono amplificata. Nella mia vita non sono mai riuscita a controllare l’impulsività e la rabbia e se li prova mio figlio faccio fatica a tollerarli (dunque non è detto che riesca ad aiutare mio figlio meglio per il solo fatto che lo capisco meglio) 2) Io sono tranquilla e razionale e faccio fatica a gestire i sentimenti di rabbia di mio figlio perchè non riesco a comprendere quegli sbalzi e mi fa paura l’ipotesi di provare quel tipo di sentimenti così “distruttivi”. Ne ho paura, dunque li ho sempre più o meno evitati nella mia vita e faccio fatica ad accoglierli e se la persona che li prova è mio figlio faccio fatica anche ad accogliere lui in un groviglio di sentimenti contrastanti in cui ci si sente annegare. Intendo dire questo: accettare il caos emotivo di un bambino vuol dire anche affacciarsi sullo spazio che questi sentimenti (il disordine emotivo, il dolore, il disorientamento profondo) hanno avuto nella propria vita e fargli spazio. Non è un passaggio da poco.
grazie marzia per aver condiviso il tuo vissuto e non aver avuto paura di esprimere i tuoi sentimenti e grazie perchè la tua esperienza e quella raccontata da altre mamme mi fa sentire meno sola nelle mie ansie, nelle mie paure, nelle mie domande su cosa fare.
A Deborah vorrei dire, senza polemica (veramente), che ogni persona è diversa, ogni bimbo è diverso, le reazioni dei figli e dei genitori sono diversi, come lo sono i vissuti, insomma ognuno è unico e se una persona ha un’esperienza positiva, seppur impegnativa non può pensare che possa applicarla agli altri bambini. Come quando si parla di problemi di coppia, posso dare mille consigli ad un’amica in crisi col marito, ma il loro modo di stare insieme è loro, è unico e non potrò mai capirlo fino in fondo, così credo sia tra genitori e figli.
Carissima Marzia, ho letto il tuo post tutto d’un fiato.
Sono anch’io la mamma di un bimbo che ora posso definire ex amplificato (è già grandicello, a febbraio prossimo compirà 7 anni e di quello che è stato non è rimasta che qualche sporadica traccia) e ho rivissito, seppur con qualche variazione sul tema, quello che è stato il mio trascorso.
La frase “eppure talvolta odio mio figlio” sconvolgerebbe forse qualcuno, ma quel qualcuno non sono certamente io e sicuramente non sorprenderà alcuna delle frequentatrici di questo spazio fantastico.
Genitori Crescono è visitato da moltissime donne, la maggior parte delle quali madri di figli amplificati.
Io comprendo perfettamente il tuo stato d’animo, perchè la tua situazione è complicatissima e splendidamente descritta da ” Io non ho un bambino di 5 anni e 1/2 ma due, uno di 2 anni e uno di circa 10″.
Non avresti potuto esprimere meglio di così l’altalena destabilizzante sulla quale la madre di un bimbo amplificato si ritrova, suo malgrado, ogni giorno.
Qui è di norma vietato darti consigli, e io mi attengo scrupolosamente a questa regola, anche perchè sono assolutamente convinta del fatto che pian piano le cose miglioreranno e riuscirai a riprendere fiato.
A me è capitato, e non ho fatto nulla di particolare per “trasformare” il mio piccolo.
Ho semplicemente aspettato, con pazienza, con difficoltà, con la sopportazione che soltanto una madre riesce a tirare fuori in certe situazioni.
Anch’io ho provato l’innaturale sensazione di odiare mio figlio, anche se in realtà lo amavo con tutte le mie forze. Lui aveva la capacità di sfinirmi, ero disperatamente stanca di tutto e di tutti, soprattutto del “contorno”, di quanti non capivano che alcuni bambini sono oggettivamente più difficili di altri.
Avrei ucciso a mani nude tutti quelli che mi vomitavano addosso amenità del tipo: “Eeeeeeeeh! Bisogna avere pazienza con i bambini… Si sa, sono tutti uguali!”
Tutti uguali una ceppa! (Perdona il delicato francesismo)
Ti sono vicina con tutto il mio cuore.
@deborah: mi permetto garbatamente di dissentire, pregandoti di prendere ciò che seguirà come una semplice sequela di domande, non come la volontà di creare un’inutile polemica perchè non rientra nel mio stile.
Eccole:
Da quanti anni non dorme tua figlia?
La sera devi per caso tribolare fino a mezzanotte perchè non c’è nulla, e sottolineo nulla, che funzioni per farla crollare nel lettino?
Quante volte ti trovi costretta a fuggire via da un luogo perchè si mette a lanciare in aria oggetti e a gridare come un ossessa?
Quante volte ti ha messo in imbarazzo in pubblico con scene al limite dell’isteria?
Ti è capitato di infilarla semivestita nella doccia e innaffiarla con il soffione per tentare di sbollire la sua rabbia?
Mangia con appetito oppure devi tribolare due ore per farle ingollare un cucchiaio di pappa?
Quando siete in un parco assieme ad altri 100 bambini, è per caso l’unica a voler fuggire fuori dal cancello e lanciarsi in strada oppure tenta solo timidamente di evadere dalla tua sorveglianza?
Si è per caso alzata in piedi a 5 mesi scarsi e ha camminato a 9 mesi ?
Faceva le flessioni sul fasciatoio a 2 giorni di vita?
Passa repentinamente dalla gioia più sfrenata alla disperazione più inconsolabile senza motivo apparente?
E’precoce al punto di riuscire a leggere le scritte in sovraimpressione in TV alla tenera età di 4 anni scarsi?
Potrei continuare all’infinito, ma termino qui.
Rimani sconcertata dai commenti che hai letto finora perchè forse, e sottolineo forse, hai risposto di no ad ognuna delle mie domande.
Quelle che hai letto sono soltanto alcune delle caratteristiche dei bimbi amplificati. La tua è sicuramente una bimba vivace, su questo non discuto, ma il bimbo amplificato è tutto un altro paio di maniche.