L’educazione sessuale dei figli probabilmente non è più un tabu, ma di certo resta motivo di confusione, dubbi irrisolti e domande senza risposta certa. Un terreno sul quale educatori di professione e genitori dovrebbero saper camminare uniti e concordi, una questione delicata per le sue molte implicazioni, più che per l’argomento in sé.
Prevenire le domande, per essere certi che le informazioni non provengano da fonti poco affidabili (il classico amico più grande o più “informato”) o attendere che vengano poste dai nostri figli? Prepararsi le risposte per benino, con chiari esempi scientifici, oppure lasciare il discorso all’ispirazione del momento? Attendere che provveda una istituzione esterna, come la scuola, o farsi carico dell’educazione sessuale all’interno del nucleo familiare?
Quanti dubbi… E poi altri, di più ampio respiro.
“Educazione sessuale” è un rispondere a domande precise o è un cammino lungo e vario che va di pari passo con tutti gli altri aspetti dell’educazione dei figli? Quanto include gli aspetti strettamente sessuali e quanto coinvolge la sfera affettiva? E’ un tema che riguarda i sentimenti o solo l’informazione pratica?
Ci tengo a mettere in evidenza la scelta del titolo del tema di questo mese: educazione sessuale e affettività, non educazione sessuale e sentimentale.
L’educazione a comprendere ed esprimere i propri sentimenti secondo me è ben più ampia e indipendente dalla sfera sessuale. Riguarda l’educazione come crescita collettiva della famiglia, come dialogo tra adulti e bambini, come passaggio e comunicazione di valori. L’educazione sentimentale è la vera essenza del ruolo genitoriale e non può limitarsi alla sfera della relazione intima con gli altri.
E allora l’educazione sessuale come investe l’affettività? A mio parere la investe se intesa come RELAZIONE con l’altro. Una relazione che deve essere improntata al rispetto, perché parte della più ampia relazione umana.
Educare all’affettività è educare al rispetto, alla parità di intenti e desideri.
Penso possa essere fuorviante offrire un messaggio del tipo “fai l’amore solo con chi ami veramente“, non perché non sia giusto, ma perché può scontrarsi con la realtà che vivranno i nostri figli. Perché sarà nella loro esperienza vivere una relazione intima per desiderio, curiosità, magari senza comprendere la vera natura e portata della relazione amorosa. Escludere l’esistenza di queste categorie di attrazione è come comunicare loro di essere sbagliati, negando quello che sentono e quello che provano.
Ciò di cui veramente c’è bisogno è educare al sesso, e a qualsiasi altra relazione interpersonale, come rapporto di reciproco rispetto, di bilanciamento di desideri e intenti, di parità, di scambio.
Prima di intrecciarlo con l’amore, di cui un adolescente può non avere esperienza, leghiamolo inscindibilmente al rispetto dell’altro e di se stessi.
Tenendo sempre fermo questo concetto di rispetto potremo parlare loro di tutto: di pericoli, di malattie, di violenza, così come di piacere, di desiderio, di attesa e di consapevolezza. Il punto centrale è tutto lì: sia che si parli di “come funziona” l’atto sessuale, sia che si parli di preservativo o di contraccezione in generale, sia che si parli di aspettare il momento che si ritiene più giusto. Qualunque messaggio gira sempre intorno al rispetto di sé e dell’altro.
Genitori di figli maschi, sappiate educare a rispettare ed accettare i “no”, in qualsiasi momento e in qualunque situazione arrivino. Ma sappiate anche educare a dire di no o non ancora, come diritto anche maschile di rispetto verso se stessi.
Genitori di figlie femmine, sappiate educare a chiedere e pretendere e non solo ad offrire o negare. A dire “no” e a considerarlo un diritto inviolabile. A dire “si” e considerarla una risposta, non una professione di valori o virtù.
Genitori di figli, di qualsiasi sesso e di qualsiasi età, sappiate educare al rispetto del proprio corpo. Rispettatevi per primi. Offrite l’esempio di un’affettività sana, fatta di cura di sé e di apertura consapevole all’altro.
E ora avventuriamoci in questo tema, come sempre in vostra compagnia.
I contributi al blogstorming di questo mese puoi trovarli qui blogstorming: educazione sessuale e affettività.
Non so se l’avete già letta ma ho trovato questa lettera secondo me strepitosa (grazie al Ricciocorno Schiattoso!)
http://espresso.repubblica.it/visioni/2014/01/07/news/andrew-solomon-cari-figli-sono-gay-e-vi-ho-voluto-1.147983
Qui siamo ancora lontani ma stanno arrivando le prime frasi su fidanzamenti e matrimoni, e le prime acerbe simpatie… farò bene a documentarmi per tempo ! 🙂 Grazie 🙂
Provo a spiegarmi meglio anch’io.
Come parlare del sesso come di una cosa buona a bambini che hanno un’età in cui non possono essere considerati consenzienti? Cos’è? Una cosa che oggi è cattiva e adesso devono riferire se qualcuno gliela propone e domani diventrà buona? O è meglio parlarne da subito come una cosa solo buona?
Anch’io ho cominciato a parlare della propria integrità personale, del fatto che se il fratellino dice basta (solletico), ci si deve fermare. Ma non so come introdurre il desiderio di condividere sè stessi con altri. Temo che la deriva ipersessualizzata ed anaffettiva possa essere anche una reazione ad un’educazione troppo bacchettona.
@momatwork Cerco di spiegarmi meglio. Non è un fatto di sesso “buono” o “cattivo”: è un fatto di sesso o macelleria. Sono certa che i nostri figli siano tutti forti, sani e belli, però vengono bombardati, martellati, rintronati di pornografia (anche subliminale) e sono tante le situazioni di cui si viene a conoscenza in cui quel che viene fatto è completamente anaffettivo, se non violento. Che fare in proposito? Parlarne esplicitamente o contare che il lavoro generale che si fa con loro li porterà a riconscere da sé, e rifiutare, situazioni potenzialmente sgradevoli o pericolose?
Mi piace! E’ vero, non è più tabù, ma non è facile ancora gestirlo… Io arrivo dalla generazione dove del sesso se ne parlava dopo i 18 anni, mia madre mi prese da parte quando ormai sapevo tutto (ero già anche stata dal gine da sola) e il messaggio che è passato, decisamente chiaro, si è limitato al “è l’unica cosa che puoi dare a tuo marito”. Fine. Bello? Rispetto? Pensa a te? Niente.
In casa mia è un altro mondo, ma non è facile rendere naturale un argomento che da ragazza è stato vissuto così… Ho spiegato a mia figlia fin dalle prime domande cos’è il sesso, le parlo fin da piccolissima del diritto di ognuno al suo spazio, le ho fatto vedere con un abbraccio “vuoto” che intorno a noi c’è uno spazio, piccolo ma importantissimo, che può superare solo chi ha il permesso, che nessuno, mai, nemmeno mamma e papà, possono dare baci, carezze, o altro, senza permesso, che ci sono pochissime eccezioni (i medici in caso di malattia) che sono necessarie e utili al nostro bene, per il resto da sempre le dico che può dire di no, a chiunque, che i grandi non hanno sempre ragione, che se qualcosa la fa star male non deve accettarlo per forza, che le regole ci sono per farci stare bene tutti insieme, e allora vanno rispettate, ma se fanno male a qualcuno allora forse è giusto cambiarle… Il tutto spiegandole che però c’è modo e modo, rispetto e rispetto, che c’è la sorellina che vuole abbracciarla e magari le fa male, e allora è giusto allontanarla ma con dolcezza, mentre magari c’è il grande che vuole abbracciarla anche se ha detto no, e allora si, ha diritto di spingerlo via. Abbiamo affrontato tutto con calma, allegria, con una spensieratezza che solo i bambini hanno. E poi pian piano abbiamo parlato del sesso, del perchè, del fatto che non ci sono regole, l’unica è stare bene, che vuol dire anche pensare alla salute (questo è un argomento che vedremo quando inizierà a fare domande), è capitato pochi giorni fa l’argomento gay, già prima le avevo chiarito che non si fa sesso solo per fare un bambino, non solo da sposati, ecc ecc…
Sono tutti concetti che lei ha afferrato superficialmente, non è un argomento che le sta a cuore come altre cose, ovviamente vista l’età. Ma ci tengo a parlarne con libertà e leggerezza quando mi chiede, proprio perché spero che fra qualche anno per lei il sesso non sia, come per me ancora ora, qualcosa da fare, qualcosa che si deve volere, qualcosa da nascondere, spero lo viva con leggerezza ma con serenità, senza permettere che sia un’imposizione, insomma, spero che per lei sia un piacere. Sperando di non fare errori e danni!
Anche a me è piaciuto il riferimento al rispetto, per sè stessi e per gli altri.
Questo è un argomento su cui ho paura di sbagliare i tempi, oltre ai modi. Come parlare di sesso “buono” ad un’età in cui non può che essere irrispettoso e quindi “cattivo”? Ma… e se aspettando si finisse per non parlarne affatto?
Ottimo: “Penso possa essere fuorviante offrire un messaggio del tipo “fai l’amore solo con chi ami veramente“, non perché non sia giusto, ma perché può scontrarsi con la realtà che vivranno i nostri figli. Perché sarà nella loro esperienza vivere una relazione intima per desiderio, curiosità…”.
Però mi chiedo (e non so la risposta): noi adulti sappiamo (almeno quelli che hanno avuto paura delle emozioni, in certe fasi della loro vita) che c’è un sesso completo: in cui ci si coinvolge e ci si fa coivolgere interamente (affettivamente, appunto; credo comunque che si tratti di amore: magari che dura una notte o una settimana…) e un sesso diciamo dissociato: in cui si mette in gioco “solo” il corpo. “Sucker love” cantano i Placebo. Si potrebbe tradurre in “sesso masturbatorio”, se è chiara la locuzione. Che si fa: se ne parla di queste cose ai nostri figli, si spera che loro si confrontino solo con casi del primo tipo o si mette in conto che capiterà loro magari anche di fare gli spettatori di sé stessi, in fase esplorativa, e non può poi far loro male, se non diventa la norma?
Credo per esempio che questo post dell’Internazionale: http://www.internazionale.it/opinioni/dan-savage/2013/12/31/il-punto-e-il-clitoride/ (che, se ho ben capito, circola da un po’) parli del sesso di “secondo tipo”… Mi risulta infatti che, se si è coinvolti completamente appunto, e in due, non abbiano molto senso questi discorsi un po’ da “quarti di bue”…
Mia figlia quasi dodicenne, per inciso, non chiede NIENTE (tranne anni fa, quando mi chiese se io avevo fatto mai sesso – e si è un po’ stupita di sentire che sì, e non ho specificato oltre – e quest’estate – inconsapevole probabilmente di dove si andasse a parare – chiedendomi lumi su una scritta di un cartellone: “Che vuol dire eiaculazione precoce?”). Al punto che, dopo averle detto più volte che poteva chiedermi qualunque cosa e sapendo che ne stava parlando con gli amici, qualcosa le ho detto di mia sponte. Sottolineando come qualunque informazione possa prendere in giro da amici o, peggio, dalla TV, non sarà la stessa che potrei darle io…
Scusate la lungaggine! E grazie per aver deciso di affrontare cotanto argomento…
Aiuto, io in questo tema ci sono dentro fino al collo. Finora me la sono cavata senza prepararmi, rispondendo nel modo più naturale possibile a domande come “ma tu hai fatto sesso con nostro padre?”. Non mi riesce particolarmente spontaneo entrare nei dettagli, ma temo prima o poi dovrò farlo. Leggere La risposta del cavolo mi ha preparata psicologicamente.
Tanta roba…
e bella tosta pure… sarà un mese molto istruttivo 😉