E se il femminismo passasse dai papà

In tante ci avete fatto notare lo scorso mese, quando abbiamo parlato della nuova questione femminile, che il ruolo della donna-madre non può prescindere da quello dell’uomo-padre. La donna si trova prigioniera in questo binomio e fa una gran fatica ad uscirne e/o conciliarli. Ed è forse anche per questo che alcune madri si buttano a testa bassa nella carriera, mentre altre si chiudono in casa dedicandosi interamente alla cura dei figli. E non è un caso che le prime hanno mediamente un lavoro interessante e stimolante a cui tornare, e da cui non vogliono separarsi, mentre le seconde sono sottopagate o comunque vivono in un ambiente di lavoro ostile. Il problema se si continua a vederlo in questi termini, come conflitto tra i due ruoli quello materno e quello di donna e femmina, ci porta ad una stasi inquietante, per arrivare fino all’assurdo di pensare alla scelta di rimanere child-free come unica via d’uscita possibile per la donna (Badinter docet)

Il problema invece secondo me andrebbe affrontato in modo leggermente diverso. Dobbiamo smettere di vederlo come un problema della donna o per la donna, ma come un problema che riguarda l’intera società e che ha come protagonisti madri, figli e padri.

La donna si trova ad essere considerata (e a volte anche a considerarsi) troppo spesso come l’unica responsabile del ruolo di accudimento dei figli, eppure lo abbiamo detto spesso i figli non sono delle madri, o almeno non dovrebbero esserlo. Ed è proprio da questo che dobbiamo partire.
Se abbandoniamo per un istante il punto di vista materno ci accorgiamo che ci sono altri due componenti ugualmente importanti: il padre e il bambino.

Per ogni donna che si trova più o meno costretta ad interrompere una carriera, magari anche volontariamente pur di stare con i propri figli, ci sono uomini che grazie ad un’ultima “illuminata” legge possono permettersi 3 miseri giorni per stare vicino ai loro figli e poi tornare a lavorare e stare lontano dalla famiglia 10 ore al giorno.
E dall’altra ci sono i figli, a cui viene negata la possibilità di godere dell’accudimento paterno, che è invece dimostrato essere ugualmente importante per la loro crescita emotiva ed affettiva.
E se ai padri e ai figli venisse concesso di stare insieme, se si sciogliesse questo nodo, non credete anche voi che le ripercussioni sulla questione femminile sarebbero importanti? Reimpostare il problema pensando alla famiglia come centrale, ai bambini e al loro diritto di avere un padre e una madre che si prendono cura di loro, ognuno con le sue peculiarità prima di tutto di individui, e poi, in caso ce ne fossero, anche di genere.

E allora forse riusciremo a finirla con il vedere padri distrutti da una separazione, perché se viene riconosciuta loro la capacità e la responsabilità di accudire i figli, si potrebbe finalmente parlare veramente di affidamento condiviso. Allora forse si potrebbe parlare di politiche di conciliazione per la famiglia, intesa come madri e padri ai quali vengono concessi orari flessibili, part-time, facilitazioni per permettergli di crescere i loro figli a al tempo stesso lavorare.
E’ ora di dire basta a padri che vedono i figli solo mentre dormono perché rientrano a casa dal lavoro troppo tardi, padri che non conoscono i nomi degli amichetti, padri che non sanno il numero di scarpe dei loro bambini. Padri a cui non viene concesso di essere padri. E figli a cui non viene concesso di avere un padre.

E’ per questo che mi sorge spontanea una domanda: cari padri, quanto siete disposti a lottare per i vostri diritti?

Perché questa non è (più) una questione di donne, è una questione che riguarda le famiglie, madri, figli e padri. E come sarà la famiglia di domani dipenderà anche da quanto voi, padri, decidete di mettervi in gioco oggi. Quindi vi chiedo, che avete intenzione di fare per cambiare la vostra situazione e difendere i vostri diritti di stare con i vostri figli?

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29 thoughts on “E se il femminismo passasse dai papà”

  1. @ Barbara
    Grazie. In realtà io vedo ancora moltissima reticenza da parte delle mamme – mentre per le femmine mi pare caduto il tabu’ di vestirle coi pantaloni oltre che con le gonne e farle giocare con i trenini oltre che con le bambole, per i maschi c’è un non-detto tanto più forte quanto più pervasivo: se proponi a tuo figlio giochi da femmina attenti alla sua virilità. La femmina con la bambola “si allena a diventare mamma”, lo stesso non vale per il maschio, lui “diventa gay”.

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  2. @Close, sottoscrivo. Sembra banale, ma non lo è. Invito anche i padri, ma solo perchè le madri quasi sempre già lo fanno, a coinvolgere i bambini nelle loro attività di cura della casa e dei loro abitanti, in modo che i bambini li vedano con “le mani in pasta”.

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  3. Cominciamo noi mamme a regalare bambole e passeggini ai figli maschi, senza paura di rovinarli per la vita 😉

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  4. Concordo che non si tratti più di una questione di femminismo. Visto che le persone coinvolte sono come minimo 3 (figlio, madre e padre), direi che si tratti di una questione della famiglia o almeno della coppia. Sono convinto che un atteggiamento di contrapposizione madri/padri o femminismo/maschilismo sia perdente per tutti.

    Come persona, e come padre ancora di più, sono disposto a lottare per il mio diritto di stare con mia figlia e partecipare attivamente alla sua crescita. E’ quello che cerco di fare ogni giorno con il supporto di mia moglie. In ogni istante. Sul posto di lavoro, nei rapporti con il nido, il pediatra, ecc.
    Dico sinceramente che non è facile. Si è sempre un po’ delle eccezioni, sempre meno fortunatamente, ma una minoranza. Il vero problema è che questa minoranza dovrebbe far sentire la propria voce. E qui il mio appello agli altri padri. C’è sempre un certo pudore proprio tra di noi. Ed è questo l’errore.
    Il ruolo di padre è così in evoluzione che ognuno si focalizza più sulle differenze dagli altri padri rispetto alle cose in comune.
    Questo secondo me è il vero problema. Fino a che non ci sarà un vero e proprio orgoglio manifesto, e non un giocare di rimessa, la situazione non cambierà o comunque il cambiamento sarà molto lento. Impariamo dalle nostre compagne e dal loro orgoglio di essere madri.

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  5. Secondo me se anche ci sono alcuni uomini che amano prendersi cura dei figli e sono aperti verso il cambiamento, per la maggior parte di loro le cose stanno bene come sono. Chi glielo fa fare di prendersi maggior carico nella gestione dei figli e nello stesso tempo cedere alle donne posti di lavoro, magari pure dei ruoli dirigenziali?
    Temo che la maggior parte degli uomini, per l’educazione ricevuta, non possa apprezzare veramente la parità tra i sessi e non sia disposta a rinunciare al proprio ruolo di capofamiglia in cambio di un miglior rapporto con i figli e/o di un supporto economico, penso che la possibilità di un cambiamento gravi principalmente sulle nostre spalle e su quelle dei nostri figli se riusciremo a crescerli con dei valori diversi.

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  6. Finalmente sta emergendo che abbiamo buttato i papà con tutta l’acqua sporca. Il riferimento al “femminismo” nel titolo forse non è casuale. Ci siamo liberati di un certo autoritarismo dannoso, ma oggi si può riniziare a parlare dei papà e del ruolo della paternità. Non per qualche sentimento “nostalgico”, ma proprio perché è necessario per tutti: per i figli, per le mamme, per le donne. Io penso che i tempi siano quasi maturi per prendere coscienza che siamo prima di tutti genitori e non solo madri e padri 😉
    Credo che i papà siano pronti e di esempi ne vediamo tutti i giorni.

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    • @PaternitàOggi BabbiOnline credo che il vostro esempio di comunicazione sui temi della paternità non possa che giovare allo spirito di cambiamento 🙂
      Non è un caso che ci siano pochi padri blogger almeno in confronto alle madri, e questo è sicuramente una grandissima limitazione per creare quello spirito di aggregazione di cui parla BabbOnline.
      Noi siamo ovviamente disponibili a creare quella base di partenza per un manifesto della paternità condiviso. Parliamone insieme (padri e madri!)

      @MammaFederica dai su, un po’ di ottimismo! Secondo me ci sono i presupposti per cambiare, e trascinare anche quei padri che ancora non sono pronti al cambiamento.

      @Mammamsterdam purtroppo anche di un certo tipo di madri. Non sono solo i padri ad aver paura che i gli diventino gay perché giocano con le bambole!

      @CloseTheDoor hai perfettamente ragione. Ne abbiamo parlato spessissimo, e io sono in continua riflessione con me stessa su queste cose. Quando scelgo un gioco da comprare per i miei figli maschi, devo fare uno sforzo enorme per non cadere in queste trappole. E’ veramente più difficile con i maschi, e non perché io abbia paura che diventino gay, ma perché è talmente fuori dal comune vissuto che c’è bisogno di una spinta razionale maggiore per superare le barriere che ci poniamo da soli.

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  7. era diretto a quelle mamme che ancora dicono al figliolo che va a correre

    …. mi raccomando , cerca di non sudare …

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  8. credo che l’ educazione dei figli debba essere condivisa
    dai genitori. Gravisimo se i figli notano difformità circa
    i meccanismi di ricompensa e punizione di un genitore versus
    l’ altro.
    In un paese che è passato troppo rapidamente dall’ agricoltura
    alle fabbriche i modelli educativi spesso non sono stati adeguati.
    Quanti madri troppo apprensive hanno rovinato la salute mentale
    dei figli. E padri autoritari peggio ancora.
    Per cui cari genitori, senza rifarsi a modelli ottocemteschi
    corciamoci insieme le maniche e giochiamo con i nostri piccoli
    aiutandoli a crescere sia con regole certe, sia ( soprattutto )
    con gioia.

    P.

    PS alle mamme raccomanderei di non preoccuparsi quando
    il maschietto va a giocare al calcio ( )

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  9. @andrea hai ragione quando dici che , spesso, sono le madri a non permettere ai padri di occuparsi dei figli, perche “mummy do it better!” In realtà, il modo di accudire i figli da parte delle madri, volendo generalizzare appunto, è solo uno dei tanti possibili. Credo anzi che i nostri figli trarrebbero gran vantaggio da un’educazione diversificata.
    Indi per cui, lancio un appello: affidateli al papà, quando si puo’, farà bene a entrambi! E poi , pongo una domanda:
    Quando, in una coppia, nasce la divisione dei ruoli? Quando, cioè, si decide con chi, prevalentemente, crescerà il figlio e perchè?
    Nel mio caso la professione di mio marito, autonoma, dava sicuramente maggiori possibilità di reddito e sviluppo per la nostra famiglia. La decisione è venuta naturale. Stare tanto al lavoro per una maggiore produttività. Non per diventare ricchi, eh, ma perchè ( e purtroppo) anche la famiglia deve stare sul mercato. La vita, lo sappiamo, ultimamante è piuttosto esigente da un punto di vita economico..Qui in Italia avere due buoni stipendi, per vivere dignitosamente, lavorando poco, non esiste , non si può fare, soprattutto se devi pagare mutuo e/o affitto.
    Ecco un altro nodo difficile da sciogliere, ahimè!

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  10. D’accordo con mammamsterdam: il titolo mi aveva convinto a non leggere l’articolo. Solo dopo ho deciso di dargli un’occhiata.

    Sarebbe stato interessante leggere anche di quelle madri che NON lasciano che il padre si occupi dei figli perché (le madri pensano che i padri) non lo sanno fare…
    C’è da dire che io che mi occupo parecchio dei miei figli ricevo molte occhiate di sorpresa da chi mi sta intorno (e magari non ci consce).

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  11. A me quello che intriga moltissimo è capire in che modo i padri rapportano il proprio ruolo vedendolo accanto a quello del padre che hanno avuto. Mio padre per esempio è stato cresciuto da due donne e secondo me non aver mai avuto un modello giusto, ma solo quelli che vedi dall’ esterno dei padri degli altri, ha sicuramento influito su come è stato padre lui.

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  12. mamma che tasto che tocchi, hai ragione e la penso come te, il problema sorge quando , molti, e ripeto molti , padri lasciano questa responsabilità alle madri, io c’ho pensato molto, tempo fa abbiamo voluto questa parità, che poi di parità non si tratta, e chi oggi lavora e ha figli si ritrova a rientrare a casa e a non avere nessun aiuto e nessuna mano da parte del partner e pure un pò di collaborazione permetterebbe ad entrambi di godere al massimo della famiglia, quindi la tua domanda finale è giustissima “quanto sono disposti a lottare questi padri per i loro diritti? se questi non coincidono con i doveri e le responsabilità, credo molto”, ma è inutile nascondere il fatto che molti papà sono per le mamme un figlio aggiuntivo che vuole pure comandare…(non è il mio caso perchè mio marito, lava piatti pavimenti e cucina quando può, ma ha i suoi difetti come ovviamente li ho anche io)

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  13. Sottoscrivo parola per parola tutto quello che dici, Serena. Purtroppo devo ammettere che nella cerchia delle mie frequentazioni le cose non promettono molto bene. A scuola di TopaGigia gli unici padri che vedo quasi regolarmente accompagnare e/o riprendere i figli sono i due che di figli ne hanno 3, o forse questo non è un caso: in famiglie dove anche il padre è disponibile alla gestione quotidiana delle esigenze fondamentali ci si può anche permettere più figli (si, lo so, voleva essere una provocazione 🙂 )…
    Invece a volte sento discorsi che mi fanno accapponare la pelle, dal “ma i bambini hanno bisogno della mamma” come se questo significasse che hanno bisogno esclusivamente della mamma, al “ma faccio già quello che fa un qualunque padre separato: passo un pomeriggio a settimana con mio figlio”.
    Ovvio, non sto dicendo che tutti i padri siano così, ci mancherebbe. Dico solo che c’è ancora una cultura molto diffusa che giustifica i padri che, diciamolo, si fanno solo gli affari loro (volenti o nolenti), e per me la cosa peggiore è che è la stessa cultura che continuamente giudica, colpevolizza e non accetta mai l’operato e le scelte delle madri.

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