Di letto in letto


Ai bambini piccoli piace dormire in compagnia, è la sindrome dei gattini in un cesto. Da piccola quando stavo da mia nonna condividevo il lettone con zia Filomena, la mia prozia rigida e devotissima, e anche se non erano coccole, che bello rotolarsi nel suo lato caldo del letto quando lei alle 7 si alzava per andare alla prima messa (e poi ci tornava nel pomeriggio, tutti i giorni). E se eri sveglia al buio sapevi che c’ era qualcuno accanto a te.
Questa esperienza l’ ho condivisa con molte amiche che da bambine dividevano la camera e spesso il lettone con nonne vedove e zie zitelle e che spesso dovevano abituarsi a dormire da sole verso i 10 anni, quando magari le vecchie di casa non c’ erano più o i genitori finalmente erano riusciti a comprarsi o costruirsi una casa per conto loro.

E quando ci siamo trasferiti a casa nuova e i miei genitori orgogliosissimi ci avevano fatto due belle camerette separate, niente, a me di sera veniva paura e andavo a infilarmi nel letto del mio fratellino addormentato. Che all’epoca spesso e volentieri bagnava il letto, ma non fa nulla, meglio un letto umido in compagnia che uno asciutto da sola.

Lo stesso ricapitò quando studiavo e con molte amiche, anche se abitavamo in case diverse, ci riunivamo per dormire insieme e farsi chiacchiere e confidenze core a core in qualche letto. Un po’ lo stesso che facciamo quando vengono gli amichetti dei figli, si mettono per terra dei materassi, li si riempiono di piumini, cuscini e pupazzi (a casa del maschio alfa lo chiamavano un “tettebed” , nome inventato, il letto degli amici in visita pieno di peluche e bambole) e via, tutti insieme fino al mattino dopo.

Perché non è solo per paura, è che a condividere un letto è molto più bello. Mia mamma e le sue sorelle, già adulte e madri a loro volta, a ogni occasione si infilavano nel letto della loro mamma a chiacchierare e dormire.

Io tuttora trovo che con la mamma si dorme molto meglio e quando posso lo faccio. E pur con tutto il rispetto per la privacy, i miei non ci hanno mai mandati via se di notte ci andavamo a infilare nel lettone, o perché faceva freddo o perché avevamo avuto un incubo.

E la domenica mattina mio fratello si era inventato il rituale della colazione a letto dai miei, con mia madre terrorizzata all’ idea del caffè che le si rovesciasse sul piumino, ma quante risate.

Mia suocera invece con i bambini che la svegliavano proprio non riusciva a dormire e si alzava la mattina che era uno straccio, per gli ultimi due piccoli si era inventata un materassino ai piedi del suo letto per chi di notte aveva bisogno di compagnia. Il materassino c’ è rimasto 6 anni, poi quando la piccolissima ne ha compiuti tre è stato sfrattato con grandi proteste del seienne.

Insomma, a casa nostra abbiamo sempre adottato una grande nonchalance con le visite notturne. Ne facciamo solo una questione di comodità piuttosto che di principio. Questo anche se a sera, dopo la storia o il cartone guardato nel lettone, cacciamo tutti al grido di: insomma, è il letto nostro e ci vogliamo stare da soli. Il messaggio chiarissimo è che ognuno ha il suo letto, ma che se ci sono problemi si può sempre scambiare.

Il co-sleeping lo abbiamo adottato troppo tardi, solo con figlio 2, nato dopo due anni e due mesi di insonnia causatami dal fratello. Io sono una di quelle tipiche madri che per 5 anni hanno dormito pochissimo e con quattro interruzioni per notte, il co-sleeping è quello che mi ha salvata mentre allattavo figlio due che ormai dopo qualche mese si era impratichito nel self-service e quasi non mi svegliavo più. (a posteriori consiglio a tutti una poppata notturna in biberon somministrata da qualcun altro, pure alle puriste della tetta per un anno a oltranza come ero io, mannaggiammè).

Poi i bambini dormivano insieme svegliandosi ogni due per tre, ne addormentavi a fatica uno, mettevi a letto l’ altro e dopo cinque minuti erano svegli tutti e due, quello svegliato a forza urlante e stranito ovviamente.

Fino a che anche noi non ci siamo trasferiti in una casa più grande, con due camere separate per i figli e una piccolissima per gli ospiti e da allora nessuno ha più dormito solo. Tranne io o il pater familias che in periodi di stress, stanchezza pregressa, malattia ci rifugiamo nella camera degli ospiti per alcune ore di sonno sereno e non interrotto. Tranne quando ci sono gli ospiti.

Anni fa su una delle riviste di arredamento regalate dall’IKEA c’era questo servizio su letti e materassi che iniziava dicendo: “i bambini nel sonno camminano, meglio essere attrezzati” e c’ erano queste foto di gente che si spostava da un letto all’altro a una camera all’altra per cui nel lettone megadoppio dei genitori al mattino c’erano sei bambini variamente sparsi, che la sera prima erano partiti da una loro cameretta con 3 letti a castello. Noi, ultimamente, uguale.

In una delle camerette c’è un letto a castello e nell’altra, provvisoriamente, un divano letto, per cui i reprobi vorrebbero sempre dormire insieme, ma poi fanno casino e non dormono, allora il patto è che possono ma solo nel weekend, ma poi di nascosto tu pensi che stiano già dormendo e l’uno o l’altro ha fatto traslochi e li senti ridacchiare alle 23. Bastaaaa! Che domani c’è scuola e figlio due ci mette venti minuti buoni per passare dallo stadio di catalessi a quello di incazzatura mattutina.

Io ci provo a fare il rituale, e la storia e mi infilo nell’uno e nell’altro letto a turno per sessioni affabulatorie e se non schianto in uno dei due riesco a trascinarmi nel mio, che nulla è più stancante di cercare di addormentare due bambini che non vogliono. Ogni volta in preda alla disperazione mi dico che io LO SO, che basterebbe uno sculaccione dato con tutti i sentimenti al primo che fa lo scemo, così si mettono a piangere, si addormentano in lacrime per le 20.30 e la mattina sono riposati, vispi e felici, ma non si può e l’energia nervosa che ciò mi crea delle volte mi toglie del tutto il sonno e mi sogno il valium. (Cioè, io non ho davvero la certezza che funzioni, perché ci dovrei ancora provare, ma quando una loro discussione pre-sonno finisce in lacrime funziona eccome).

Allora mi consolo con il rituale del risveglio, cioè come suona la sveglia e io sono intontita dal sonno vado ad accendergli la luce, mi infilo nel letto di uno a caso e ogni 5 minuti faccio: però adesso dovremmo proprio alzarci, finché non lo facciamo sul serio. Oppure proponiamo di venire tutti a farci le coccole del mattino nel lettone.

Poi insomma, va a periodi. Adesso è un periodo che Ennio davvero non riesce a chiudere occhio prima delle 22 e allora me lo porto nel lettone, se mi dice bene gli ingiungo di dormire mentre io sto al computer e a volte funziona. Altre spengo la luce, lo abbraccio a cucchiaino, lo immobilizzo e mi addormento, forse anche lui e poi alle 23 mi sveglio perché ho dimenticato di spegnere i termosifoni, lo metto in piedi, gli faccio salire un piano di scale e lo rimetto a letto senza che quasi si svegli o la mattina se lo ricordi. Io nel frattempo sono sveglissima e nel frattempo mi raggiunge a letto un maschio alfa che la mattina si deve alzare presto. A quel punto vado nella camera degli ospiti, o ci è già andato lui quando ha capito l’andazzo.

[quote]E comunque a noi in fondo piace un sacco dormire con i bambini. Nulla come l’effetto taumaturgico di un pargolo ronfante accanto quando stai male, hai doloretti vari o la febbre. Ce li guardiamo mentre dormono, o li ascoltiamo respirare.

[quote1]Cosa vuoi che sia, alzarsi ridotto a uno straccio la mattina dopo, o con i piedi di figlio 1 in faccia. Certo, con figlio 2 si dorme meglio, questo è assodato, lo dice pure il fratello. Primo perché è sempre caldissimo, ha ripreso da suo padre. Poi perché quando dorme lo fa assolutamente immobile e con un’intensità e una concentrazione (ma che fa di particolare? Nulla, dorme come se la salvezza del mondo dipendesse da ciò) che da sole rasserenano. Oh, lo dico sinceramente, quando mi sveglio per un brutto sogno io vado subito a mettermi a letto con uno dei figli e mi riaddormento serena. Poi quando mi risveglio e torno nel mio 6 volte su 10 che c’ è già quell’ altro.

Meno male che abbiamo la cameretta degli ospiti o mi toccava appendermi un’amaca in cucina.

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19 thoughts on “Di letto in letto”

  1. ma che meraviglia. queste intimità e vicinanze, temperature caldo-freddo, piedi infaccia, incroci di ricordi ! io ricordo il lettone scricchiolante del lago d’estate insieme a mia nonna (il nonno dormiva per conto suo): di natura lei dormiva pochissimo e diceva sempre che scalciavo come un mulo. Oppure spesso mi infilavo dalla parte di mia madre ma senza farmi sentire che papà non voleva tanto. sono un generale su molte cose che riguardano il sonno tipo l’orario in cui si va a letto ecc, ma su questo non sono mai stata rigidissima e non ho mai riportato nessuno a letto se arrivavano, perchè a me da piccola piaceva il lettone, le manine e tutte queste belle cose qui. In astratto mi piacciono anche ora, ma poi ho scarsa resistenza e come ho già dichiarato non ho il fisico …c’è da dire che i ragazzi non hanno mai avanzato richieste eccessive e dunque alla fine sono sempre stati accolti. co-sleeping però mai. le dormite migliori con i nani neonati di pomeriggio sul divano con loro addosso. bei tempi. amiche mi raccontano di scene orrorifiche di manine gelide durante la notte o risvegli con nani incombenti e occhi sgranati, ma io non ci credo mica, sono tutte invenzioni, è tutto bellissimo questo via vai notturno … però visto da fuori 🙂

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  2. Quanto mi è piaciuto questo post che rompe la rigidità del “i bambini nel loro letto!”
    Però credo che i bambini debbano sapere che il lettone è per l’emergenza, che loro possono e devono stare nel loro letto,normalmente, ma che i genitori ci sono in caso di risveglio.

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  3. Pingback: mammamsterdam
  4. @supermambanana: oppure la riconosci, prendi atto che è una paturnia, già che ti sei svegliata alle 2 di notte ne approfitti per salire a fare pipì e al ritorno inciampi in qualche letto dei figli e dio provvede:-).

    (Pessima madre a chi? Ma quando mai?)

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  5. @Silvia “Ogni tanto mi prende la tenerezza di addormentarmi accanto a lui”, ecco esattamente: le volte che ci ho pensato, e’ stato perche’ io ero angosciata di mio (avete presente i momenti “aaah sono una pessima madreeee etc” tipicamente alle 2 di notte) e avrei voluto confortarmi con loro, che sentivo ronfare di la’, e guardarli dormire vicini a me, ma appunto era una mia paturnia, una la riconosce, si rigira dall’altro lato, e se ne fa una ragione.

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  6. Quando Mammamsterdam mi ha mandato questo guestpost via mail, le ho risposto così: “Senti, a me il cosleeping fa orrore… praticamente quasi anche col marito, che io sono introversa nel fondo del mio cuore e ho bisogno di momenti di solitudine per ricaricarmi. Però sto post è bello e confortevole che mi è venuta voglia di portarmi il figlio nel lettone stasera”.
    Io, come Marzia, dormo a margine. Il cosleeping mi uccide. E anche Andrea condivide questa avversione: sveglio, magari, ma poco volentieri tra mamma e papà.
    Proprio poco fa eravamo precettati per una seduta di coccole sul lettone. Ad un certo punto ci ha salutato e mi ha chiesto di scansarmi perchè lui non poteva andarsene a letto altrimenti. Al massimo si è fatto accompagnare per un ultimo bacetto.
    Ogni tanto mi prende la tenerezza di addormentarmi accanto a lui, ma quello che mi spaventa è il seguito: tutto quello che c’è tra l’addormentamento e il risveglio. Eppure anche per me è altamente pacificatore e rasserenante addormentarmi accanto a lui… solo che riservo il privilegio alle rare assenze notturne del marito.

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  7. Non avevo mai guardato le cose da questo punto di vista, la mia rigida educazione mi ha sempre fatto considerare il letto alla stregua dello spazzolino, personalissimo. Io poi ho sempre dormito tipo mummia, buio e silenzio, altro che condividere lo spazio. Anche nel letto matrimoniale dormo nell’angolo più distante da mio marito. Solo per sopravvivere all’alieno ho provato ogni genere di compromesso, senza sensi di colpa e tutto sommato con una capacita’ di adattamento mai avuta prima. Ma dopo 7 anni sinceramente sono felice di essere tornata in possesso del mio angolino esclusivo … quasi sempre esclusivo, diciamo.

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  8. Io credo che la cosa fondamentale sia chiarire bene quale letto è di chi, e una volta stabilitone il titolare, è lui che decide chi ci può andare. Orso appunto, finito l’ allattamento e il lettino, lo abbiamo messo rasoterra con il letto a castello montato basso e fin dai 18 mesi ha deciso che il posto sopra era il suo e certe volte era molto territoriale nei confronti del fratello, che invece essendo stato bandito in cameretta e nel lettino a 3 mesi, forse sta ancora compensando.
    Adesso però Orso dorme dal lato freddo e rumoroso di casa e gradisce compagnia o un trasloco. In genere chi si addormenta nel lettone viene traslocato nel primo sonno.
    Mi aspetto che con l’ adolescenza i bambini cominceranno a pretendere una maggiore privacy e anche qui credo che figlio due precederà il fratello e le cose si sistemeranno da sole.

    Solo lo ripeto, per qualche motivo è stato un periodo poco sereno per il sonno quest’ inverno e nella fase raffreddori e malanni mi sentivo veramente come quando allattavo.
    Chiara Peri, vogliamo il post di zia Maria al più presto, io contraccambio con zia Filomena. Anche le memorie di Piattins mi incuriosiscono.

    Poi alla fine va bene quello che succede, quello che capita e quello che funziona per tutti. Anche se certe situazioni mi perplimono, tipo il bambino della mia amica che a 5 anni si addormenta solo sul divano mentre i suoi guardano il film serale e dorme solo nel lettone in mezzo ai suoi, che, rassegnati, hanno montato il letto a castello accanto al lettone – con le tendine – e quando vogliono farsi una botta di vita scappano loro nel lettone degli ospiti in quella che sarebbe la camera del bambino se ci dormisse. A me sembra appunto un non voler fare lo sforzo di insegnargli ad addormentarsi da solo nel suo letto, ma magari mi sbaglio e sarà molto più autonomo e sereno dei miei figli, che ci appuri.

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  9. e’ un po’ che cerco di capire come relazionarmi al tema del co-sleeping in questo mese. Il fatto e’ che … non mi son mai posta il problema! Sara’ anche questo e’ parte del package di aver fatto la maternita’ in solitudo (le mie amiche hanno avuto figli dopo di me, in italia non c’ero e comunque amiche con figli o molto prima o molto dopo) non avevo molte mamme con cui scambiare opinioni, e quindi, bon, deciso da me, buona la prima. Quindi col co-sleeping, visto che ne’ io ne’ mio marito abbiamo avuto esperienze simili, il problema non si e’ posto proprio, ognuno nel suo letto, e se ci sono problemi ci si alza e si fanno due coccole sul divano, oppure noi andiamo a bordo letto, seduti a terra a gambe incrociate, e ci facciamo raccontare che c’e’ che non va. Cosa che devo dire accade molto (MOLTO!) raramente, e siamo culi che vi devo dire. Siccome il problema non si e’ mai posto, non si e’ neanche mai posta la richiesta: non lo so se i boys avrebbero gradito, so solo che non hanno mai chiesto posso venire da voi? Mai, nessuno dei due. Al mattino a volte vengono a svegliarmi (dico svegliarMI perche’ il mister si alza per primo, che ha i bioritmi mattutini, mentre io poltrisco finche’ ho il cervello in condizioni presentabili di solito), ma neanche tanto spesso, in genere si fiondano giu’ per la colazione e ci vediamo dopo. Insomma, leggo queste storie con un molto interesse e curiosita’, ecco 🙂

    PS: il letto della camera degli ospiti di mammamsterdam e’ comodissimo e si dorme a sasso tutta la notte, mi sento di consigliarlo caldamente ai viandanti di passaggio.

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  10. Bel racconto, e sono d’accordo sulle visite notturne dei bimbi, ma addormentarli o tenerli tutta la notte nel lettone proprio no. La mia non è una questione di comodità ma di intimità di coppia con mio marito. Insomma, lavoriamo entrambi tutto il giorno, partiamo alle otto di mattina e rientriamo alle sei di sera, fino alle 22.30 i bimbi occupano la serata e quello di addormentarmi con mio marito da soli nel lettone magari mentre parliamo, leggiamo o vediamo un film è l’unico momento libero della giornata in cui riusciamo a parlare di come organizzare il giorno dopo, dei bimbi, della scuola ecc.., quindi..dalle undici di sera ognuno forzatamente nel suo letto, poi durante la notte c’è l’accesso libero 🙂

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  11. Io non ho ancora deciso cosa pensare. Né della configurazione presente né di quella che penso per il futuro. So solo che con Ettore accanto mi addormento molto bene in questi giorni di freddo, ma che poi la pago per tutta la notte, perché tra lui e suo padre (soprattutto suo padre) mi schiacciano in mezzo. Facciamo passare l’ondata di freddo, va’, poi ci pensiamo 🙂

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  12. questo racconto è bellissimo, grazie mammaamsterdam
    è bello sapere che la danza dei letti è parte anche di casa vostra. Noi abbiamo lucine notturne disseminate in tuttta casa per eagevolare la circolazione notturna. Ogni sera ci armiamo sempre di buoni propositi ma poi vale la regola: non sai in quale letto ti addormenterai e in quale ti sveglierai.

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  13. bello questo racconto di letti a geometria variabile, e di come anche noi genitori abbiamo bisogno alle volte di salvarci dagli incubi. di letti e materassi per terra ho storie di sud, che sono come le storie del nord, solo più calde.

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  14. A casa dei miei, non a caso, il lettone dei miei è chiamato “il letto comunale”. Questa brillante definizione fu data da zia Maria, che in realtà era la zia di mia madre (un personaggio favoloso, su cui un giorno scriverò un post per benino). Noi sorelle sul letto dei miei trascorrevamo spesso e volentieri le ore diurne, tipicamente quando mio padre faceva la pennica. Di notte io ero autorizzata solo in caso di assenza di mio padre, che però se di notte ci svegliavamo si alzava sempre e comunque e veniva lui da noi. Ora io il letto lo preferirei senza Meryem, per godermi un po’ di intimità, però Nizam decisamente preferisce che lei ci sia e quando rientra all’alba si va ad affacciare in cameretta per vedere, speranzoso, se lei si è svegliata. Stanotte, per dire, si è messo a letto un po’ mogio, dicendo che lei si era scoperta e certamente aveva freddo. Io allora, sospirando, gli ho detto di prenderla, se ci teneva. “Ma sta dormendo”, ha ammesso lui, che nel frattempo aveva tentato di svegliarla accidentalmente coprendola in tutti i modi possibili. No, alla perversione di svegliarla a forza non ci arriva neanche lui.

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