Pare sia girata la voce che mi piace correre.
In realtà a me non piace tantissimo correre, se devo essere sincero: ho sempre preferito altri sport, ma la corsa ha l’indubbio vantaggio di essere gratuita (attrezzatura a parte) e a km 0 (esci di casa e corri, ergo ti richiede meno tempo di altre discipline).
Fu così che una mattina di gennaio di quasi quattro anni fa, mi sono trovato ad arrancare senza fiato dietro ad un paio di ottantenni arzilli, ma pur sempre ottantenni (dei quali faticavo a tenere il passo), durante la marcia del paese. L’umiliazione fu così cocente che mi dissi che la mia vita doveva cambiare.
Con vita intendevo proprio il girovita, visto che superava di parecchio i 100 cm seguito a ruota dai kg di peso.
Avevo un passato di blando sportivo amatoriale e, complici i tre figli arrivati in rapida successione, un presente di pingue inattività e fiatoni dopo pochi gradini e, cosa ben più seria, le ultime analisi del sangue dove l’unico dato a posto consisteva nel mio indirizzo riportato in alto a destra. La moglie medico metteva il carico da undici: steatosi epatica, rischio cirrosi (si, pure se sono astemio), rischio cardiovascolare, ecc ecc ecc. “Se mi lasci vedova con tre figli ti lascio il funerale da pagare” amava ripetere tra il serio e il faceto.
No, decisamente, così non si poteva andare avanti.
Primo consiglio: sceglietevi lo sport adatto, meglio se vi piace. La Corsa ha i vantaggi che ho già elencato, ma potete scegliere il nordic walking, la marcia e qualsiasi altro sport abbiate voglia, tempo e budget per praticare.
E così, due giorni dopo quella maledetta domenica, sono uscito un po’ prima dal lavoro, mi sono fermato in un megastore di articoli sportivi e con nemmeno cento euro mi sono portato a casa un completo invernale per la corsa: scarpe, leggins lunghi, maglia maniche lunghe (tutto rigorosamente nero, che sfina) da abbinare ad un vecchio kway da ciclismo e ad un berrettone mistolana LEE che al rientro dalla corsa arrivava a pesare una quindicina di chili, tutto impregnato di sudore com’era.
Secondo consiglio: compratevi un po’ di attrezzatura adeguata. Non è solo perché si va meglio, vi farà sentire fichi. Dio sa quanto ne abbiamo bisogno noi genitori di sentirci fichi, ogni tanto! Se correte, non fate come me: non risparmiate sulle scarpe: dopo qualche mese avevo dolori alle ginocchia che sono passati quasi immediatamente dopo che ho comprato un paio di scarpe come si deve; andate in un negozio serio e fatevi consigliare da un commesso bravo.
Consiglio 2 bis: anche la postura finché si corre è importante, non sempre è sufficiente correre e basta. Leggete e documentatevi e ne avrete beneficio (io ad esempio ho la mia bibbia in “Chi Running di Danny Dreyer”)
Partivo sempre con il favore delle tenebre (che in gennaio è comunque buio anche alle cinque del pomeriggio) in modo da mimetizzarmi con la notte. Se incrociavo persone che conoscevo tiravo su la sciarpa sulla faccia e grugnivo un “‘nasera” con voce alterata, un po’ per non farmi riconoscere un po’ perché non avevo fiato. All’inizio l’obiettivo era perdere peso, ma non era sufficiente: serviva qualcosa che mi motivasse quando al ritorno da lavoro non avevo voglia di cambiarmi ed uscire a correre, o che mi tirasse giù dal letto alle sei di mattina la domenica, o che mi facesse evitare brutte amicizie (tipo il divano) dopo cena, la sera.
Così mi sono iscritto ad una maratona.
Terzo consiglio: datevi un obiettivo. Il running ha un grande vantaggio: ci sono gare per tutti i gusti e si può correre sostanzialmente senza nessuna affiliazione su qualsiasi tipo di distanza.
Ostrega! Ma proprio dalla maratona parti? Follia. Ma io sono fatto così: non mi ha mai attirato la velocità e sono invece molto sensibile al fascino delle lunghe distanze. Sarà perché sono più facili da raccontare.
Es. di dialogo con la vecchia zia:
(1) Io:”Ho fatto i dieci km in 48 minuti” Zia: “ah, ed è tanto o poco?”
(2) Io “Ho corso per 42 km” Zia: “Fischia!”
La maratona e le altre gare competitive (a differenze delle marce Fiasp che potete fare ogni maledetta domenica in giro per i paesini di tutta Italia) ha pure il vantaggio di obbligarti a fare il certificato medico.
Quarto consiglio: fate una visita medico-sportiva come si deve, soprattutto se è un po’ che non praticate sport, se i 40 anni sono lì nei paraggi (o già un ricordo) e se il vostro fisico non è scolpito nel granito.
Così, in modo assolutamente inconsapevole mi preparai alla mia prima maratona assieme a mio fratello e ad un mio amico. Il nostro schema di allenamento era cialtrone che più non si può: ci trovavamo la domenica e ipotizzavamo un lungo giro. Quando tornavamo a casa ci sembrava di aver corso cento km invece eravamo arrivati a malapena a venti, frustrante e demoralizzante: come avremmo fatto a fare più del doppio della strada se già eravamo sfiniti così?
Quinto consiglio: Cercatevi un metodo da seguire (l’ideale sarebbe un allenatore, ma un libro può andare già bene). Ci sono diecimila metodi più uno; cercate solo quello che vi piace di più e che più si confà al vostro obiettivo. Dio benedica il web! Io, dalla seconda gara in poi, mi sono trovato bene con i manuali di Jeff Galloway che promettevano di portarmi “dalla poltrona alla maratona”.
La gara fu un lago di sangue, arrivammo ben oltre le cinque ore e personalmente ripresi a camminare sciolto solo svariati giorni dopo. Ma eravamo felici! Davanti a quel piatto di pasta scotta in Prato della Valle, nonostante ci reggessimo a malapena in piedi, fantasticavamo di ultramaratone, di vertical montani, di costituire squadre per coinvolgere altri amici.
Sesto consiglio: trovate compagnia. Che la corsa non sia uno sport di squadra è una bufala bella e buona: la corsa è una disciplina che si può anche correre da soli, ma volete mettere? Io esco da solo durante la settimana e cerco compagnia nei week end, quando magari si sta fuori qualcosina in più.
E così sono entrato nel tunnel della corsa: con una maratona pensata quasi per gioco. E una settimana dopo già cercavo la seconda gara da affrontare, consapevole che mi serviva un metodo, appunto, e che la corsa non mi aveva fatto dimagrire come speravo e quindi dovevo anche affidarmi ad un dietologo bravo.
Sono passati due anni e mezzo, ho perso quasi venti chili e adesso faccio solo (poche) gare in montagna, ultratrail, per l’esattezza. Ogni volta che mi trovo sull’ultima discesa, prima del traguardo, dopo dieci ore di gara, mi prometto che sarà l’ultima, che sono pazzo, che sul divano si sta così bene, che anche essere un pingue e devastato chitarrista rock aveva un suo perché e va in mona anche le analisi del sangue che adesso sono perfette. E poi invece vedo i miei figli là, in fondo al rettilineo che mi aspettano per tagliare il traguardo insieme. E mi passa tutta la stanchezza. Giuro, come non aver corso.
Settimo consiglio: lo sport non sia in conflitto con la famiglia ma una passione condivisa.
C’è chi corre con il partner, in un hobby comune, chi fa una volta per uno, se non ha possibilità di piazzare i figli. Ci sono gare in cui sono abbinate dei contest per bambini/ragazzi alla gara degli adulti.
Mia moglie non corre ma viene volentieri ad aspettarmi al traguardo con i bimbi. Meglio se ci sono anche le famiglie degli amici che aspettano assieme, stupendo se l’arrivo è in posti belli da vedere. In questa condivisione avrà più senso il vostro uscire alle cinque di mattina o la sera dopo cena, con il freddo, perché è finalizzato ad una gioia che condividerete. Quante volte mi è toccato sentire (e, lo ammetto, anche pensare io stesso) che la famiglia e i figli sono limitanti per chi vuole fare sport. È un pensiero doloroso per chi cerca di essere un buon genitore, che rischia di annullare la nostra motivazione a fare sport, la nostra volontà a recuperare una routine dove ci sia spazio per l’attività fisica del papà o della mamma. Se invece anche la nostra passione è inserita in un progetto più generale di famiglia, beh, allora abbiamo due motivi per tagliare felici quel traguardo.
Mi hai emozionato con questo post…da ex sportiva che non trova passione se non nello sport, da moglie di un semi maratoneta, da mamma di tre figli e, soprattutto, da una che ha una paura folle di riprendere a fare attività agonistica e non riuscire a consiliare le varie attività di tutti!
Ti capisco. Il nostro “tetris familiare” è terrificante, a volte. Mi trovo a correre alle 5 di mattina anche nei week end, quando non si può fare diversamente, o alla sera alle 22, dopo che i bimbi sono andati a letto. Naturalmente nel mio partecipare a competizioni non c’è nessuna velleità agonistica. In bocca al lupo
bello, bello, bello, bello.
Qualcuno viene a fare nordic walking con me?
La settimana prossima fanno “La Tagliafuoco” che parte da Caltrano, passa per Camisino e arriva su alle malghe… vieni? 😀
Con chi stai parlando?
Con Rossella. Lei sa il perché 😉
(io purtroppo non la posso fare) 🙁
Il nordic walking è una figata pazzesca! Io ogni tanto chiamo un’amica e si esce a passeggio dopo cena. E’ una bellissima occasione per fare movimento e incontrare amiche che non si ha mai tempo di vedere altrimenti
Gae, tu continua a motivarmi che piano piano mi smuovo pure io
Dai su, dai su, dai su, dai su.