Un anno fa scrivevo questo post.
Oggi, con l’intenzione di scrivere ancora sugli effetti del sole sulla pelle, in particolare dei bambini, mi guardavo intorno sulla spiaggia. Una spiaggia di quelle nei dintorni di Roma, a forte vocazione familiare, quelle piene di bambini, di mamme e papà e di parecchi nonni.
Un rapido sguardo sotto gli ombrelloni mi ha piuttosto rassicurata: creme solari ad alta potenzialità filtrante dappertutto. Niente potenziatori di abbronzatura, niente spray senza filtro, qualche signora con una praticamente inutile protezione 6… ma davvero in minoranza, rispetto alle protezioni da 30 in su, in crema e anche di buona qualità, disseminate un po’ ovunque.
Non c’è bambino che, arrivato in spiaggia, non venga trattenuto a viva forza e sottoposto alla tortura dello spalmare crema in abbondanza. E, cosa che mi ha fatto ancora più piacere, sempre più spesso mamme e papà usano la stessa crema dei figli, a protezione alta, magari anche concedendosi il piccolo lusso di una crema specifica per il viso.
Ma allora le abitudini sono cambiate? Allora le battenti campagne sono servite a qualcosa? Sicuramente, ammettiamolo, si è ascoltato più il richiamo della pubblicità che quello della dermatologia: ma il risultato è stato positivo. Le case cosmetiche e farmaceutiche hanno adocchiato l’affare, hanno sposato, in nome di buone vendite, la causa della protezione dal sole promossa da tanti anni dai dermatologi, ma, tutto sommato, alla fine abbiamo imparato a comprarci la protezione 50, invece che la 5!
E se qualche anno fa le protezioni alte si trovavano solo nelle creme molto costose, di aziende cosmetiche “da famacia”, oggi si può finalmente comprare un buon prodotto anche al supermercato.
Sui tipi di creme e sui modi di proteggersi mi riporto a quanto avevo già scritto. Ma ancora osservo qualche cattiva abitudine dura a morire.
Gli orari sono la nostra principale pecca di popolo mediterraneo: soprattutto d’estate ci piace stare fuori la sera (ed è sacrosanto!), anche con i bambini e la mattina scendere in spiaggia presto è praticamente impossibile.
Però a tutto c’è un limite! Vedo ancora molte famiglie presentarsi in spiaggia alle 11 con il pupo di sei mesi. Vedo sempre tanti bambini lasciati giocare sotto il sole all’una o alle due del pomeriggio, tanto basta un bel bagno per rinfrescarsi! E la crema ogni quanto la spalmiamo? In troppi casi solo la mattina appena arrivati. La crema solare non è mica magica: dopo un bagno ed una bella sudata è bella che sparita!
Ed in montagna? Il viso, le braccia e le gambe che restano esposte al sole anche se siamo vestiti, ce le scordiamo?
Secondo me la fascia centrale della giornata, dalle 11 alle 16 è ancora un po’ troppo frequentata dai bambini sulle nostre spiagge: quello dovrebbe essere per tutti l’orario in cui ritirarsi in luoghi ombrosi. Vogliamo non essere rigidissimi? Andare via dal mare alle 11 è una pia illusione? Si, va bene, ma almeno all’ora di pranzo, mezz’ora sotto l’ombrellone proprio non basta a proteggerci dai danni di sole e caldo eccessivi.
I bambini che lasciamo sotto il sole ad orari improponibili, sono gli stessi a cui imponiamo cappello e sciarpa al minimo refolo di vento in inverno: ma perchè è meglio evitargli il mal di gola, piuttosto che un melanoma da grandi?
Ora, per esempio, sto scrivendo alle 15,30: il Sorcetto e l’ingegnere sono stravaccati sul letto e dormono! Riscenderemo in spiaggia verso le 16,30… forse… se si svegliano… sento proprio russare…
secondo me è un problema economico.
Andare via dalla spiaggia negli orari “di punta” significa avere posti diversi dove andare. E non tutti ce li hanno.
oltre al solito atteggiamento tipo “eeeeh ma io ci stavo e non mi è successo niente” (che è lo stesso di “eeeeh noi non usavamo la cinturaaaa”)