“[…] riuscirò a rimettere i piedi sulla terra? Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati, col problema di come vedere in viso la bella sconosciuta che si corica ogni notte al fianco del cavaliere, o con l’incertezza se usare il mantello che rende invisibile o la zampina di formica, la penna d’aquila e l’unghia di leone che servono a trasformarsi in animali. [….] Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. […]Ora il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. E’ stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell’unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere.” (dalla prefazione di Italo Calvino alle Fiabe Italiane)
Sento la voce di mio figlio che mi domanda: “ma è una cosa vera questa, mamma?” la sua esigenza di distinguere ciò che è reale e ciò che è fantastico a volte mi mette in crisi. Capisco che gli è necessaria per la sua crescita, per distinguere il vero dal falso, però proprio quando vorrei che lasciasse libera la sua fantasia mi riporta alla realtà. E allora mi chiedo come comportarmi per stimolare fantasia e creatività senza minare la comprensione della realtà?
Se mi chiede cosa è la luna, devo spiegargli che è come un piccolo pianeta fatto di roccia e sabbia in orbita intorno alla Terra, o devo raccontargli una storia fantastica in cui un tempo gli abitanti della Terra raggiungevano la Luna con una scala, e si divertivano a fare su e giù, finché la Luna si stancò e decise di andarsene lontana, anche se è rimasta li ad osservarci, un po’ curiosa, un po’ timida, ma sempre benevola?
Vorrei che i miei figli fossero persone creative, che riuscissero a rompere gli schemi, a creare nuovi schemi. Vorrei che avessero fantasia per inventare nuovi mondi in cui perdersi. Vorrei che avessero coscienza della realtà che li circonda, senza smettere di sognare ad occhi aperti. Quale è il rapporto che lega fantasia, creatività e realtà?
La fantasia ci fa pensare l’impensabile, l’immaginazione ci permette di visualizzarlo, la creatività lo rende concreto nel mondo reale.
Si dice spesso che la chiave per il futuro sia la capacità di adattarsi velocemente, di pensare in modo diverso, di trovare soluzioni creative a problemi apparentemente impossibili.
I giochi che regaliamo ai nostri figli, le risposte che gli diamo, le attività che scegliamo per loro, come possono influire sulla loro creatività? Come possono aiutarli ad entrare in rapporto con la realtà senza limitarli?
Anche da mio figlio le stesse domande, soprattutto ora che i suoi compagni di materna deridono la sua fantasia a volte delirante. Io gli rispondo che nel NOSTRO mondo certe cose non sono vere, ma che nulla ci vieta di raccontarci ed esplorare i mondi della fantasia. Questa “willing suspension of disbilief”, come la chiamavano i poeti romantici inglesi, e’ uno dei nostri giochi preferiti, e spesso e’ lui a prenderne la guida per creare un nuovo universo.
Che poi la differenza fra il racconto del ‘mondo vero’ dei dinosauri e quello ‘finto’ dei draghi non e’ poi cosi’ grande….
Noi siamo sempre stati in fase creatività e fantasia. I miei gemelli sanno che con la “fantasia” si può risolvere qualunque problema o situazione. Bonzetta ha iniziato a proferire la parola “non è giusto, questo è sbagliato” da ottobre al passaggio con la maestra più anziana. Ho parlato con la docente chiedendole di non dare indicazioni assolute. E’ servito a poco, lei continua ad arrabbiarsi quando qualcosa non le sembra giusto e io continuo a sostenere la funzione creativa del pensiero. Bonzo invece è allegro, fantasioso e meravigliosamente creativo. La sua maestra continua a non farlo disegnare nei contorni… ad esempio e serve.
Noi a casa non diamo indicazioni assolute e cerchiamo quindi di stimolarli all’uso della fantasia.
Con lavoretti all’ordine del giorno.
Ciao Zauberei. Concordo su quanto dici tranne che sul fatto che si sono assecondate le forze creative e per questo siamo arrivati dove siamo.
Forse intendi con creatività un modo di fare eccentrico e volutamente tale… Quello per me è anticonformismo, é un volersi far notar rispetto a gli altri per qualcuno che poi non si è. Se intendi che questo é stato non solo assecondato ma anche alimentato negli ultimi anni, allora sono perfettamente d’accordo.
Ti dico la mia: credo che se siamo nella situazione in cui siamo è proprio perchè c’è stata scarsa flessibilità nell’interpretare la situazione. Abbiamo dato per scontato certe cose come se fossero certezze assolute e diamo molto per scontato perchè tutti fanno così… Per me essere creativi non è essere eccentrici, sconnessi dalla realtà e non accettare i doveri e considerare dovute tante cose.
La creatività per me è la dote di chi accetta e comprende le situazioni con i relativi doveri ma sa anche arricchire questa realtà con il proprio autentico e originale valore per migliorarla.
L’originalità di chi é creativo non è nella forma ma nel valore che si genera e che viene da altri percepito come tale… Educare i nostri figli a questo è una bella sfida che mette in gioco anche noi stessi!
Una volta fu intervistato il figlio di Melanie Klein, grande pioniera della psicoanalisi infantile. Disse qualcosa come, da mia madre ho avuto interpretazioni, e invece io avrei voluto giocare. E alla madre, preferì perciò sempre la cuoca.
Non credo che giocare con i figli sia soltanto anche se molto, la palestra adattiva del loro modo di ragionare. Mo’ per altro va così tanto l’assecondare le forze creative che tiè semo un popolo di creativi ma stiamo in ginocchio, con grande disoccupazione e poca capacità di adattarsi ai doveri della contingenza. Ma questo è un problema di come i genitori si relazionano con i figli un po’ più grandini dei nostri, tipo elementari e medie ecco. Quando la realtà oramai è bella che separata.
Quando sono più piccoli il gioco è il tramite dei modi di stare insieme e degli stili di pensare, il veicolo di certi linguaggi. Non mi pare mai grave come un genitore gioca rispetto all’altro. Mi pare grave quando un genitore come la Klein madre e non analista si trova a difendersi dal rapporto con i figli, e ne scappa. Questo per un bambino è onestamente terribile.
Spero di non essere andata ot.
Noi qui siamo nel pieno della fase di scambio fra realtà e fantasia. TopaGigia racconta la sua giornata descrivendo esattamente il contrario di quello che avviene in realtà, e sapendolo la cosa diventa anche abbastanza divertente. Alla riunione con le maestre ieri ci hanno spiegato che è una fase tipica, fisiologica e più o meno passeggera a seconda dei bambini. Quindi per ora la sua fantasia sta esplodendo e non devo preoccuparmi di mancanza di creatività. Quando mi chiede cosa sia qualcosa che le interessa o perchè succede qualcosa io vado di realtà, tanto poi lei mi dice che no, la luna è una lampada che illumina la notte, sennò è troppo buio e non troviamo più la nostra casa 🙂
Sono contento per la scelta del tema del mese perchè lo sento particolarmente importante, anzi credo che ci sia un vero e proprio bisogno urgente di creatività. Dove mi giro (e anche guardando dentro me stesso…) vedo che predomina il conformismo o l’anti-conformismo che é poi la stessa cosa.
Concordo allora pienamente con quello che scrive Anna.
Aggiungo che nei bambini la creatività è una dote spontanea a loro semplice disposizione. Questa semplicità, non complicata dall’esperienza, è il bene prezioso da tutelare in loro, anzi da prendere come esempio.
Quando nostro figlio ci chiede “perchè?” è bello non imporre le nostre spiegazioni ma fargli capire che è un punto di vista, che esistono altri modi per vedere la stessa cosa, che magari neanche noi lo sappiamo con certezza e che vogliamo ricercare una spiegazione insieme a loro.
Allora se ci chiede spiegazioni sulla luna, direi di rispondere sia che è un pianeta di roccia e sabbia ma anche che prima gli abitanti della terra ci salivano con una scala… D’altra parte davvero sappiamo ciò che è più vero? Non sono entrambi modelli e schemi altrettanto fantasiosi per vedere la realtà? Non ne esistono tantissimi altri? L’umanità quante spiegazioni si sarà date sulla presenza della luna?
Può essere scomodo, può significare rimettersi in gioco, togliere ruggine dal nostro cervello. Può essere scomodo trattare nostro figlio alla nostra pari, vivere i suoi dubbi e i suoi problemi accogliendo il suo punto di vista. Ma può essere un’opportunità per alllargare anche le nostre prospettive e per rinnovarci (o svecchiarci)?
Sono d’accordissimo con Anna e mi ritrovo nelle sue parole. Questo mese penso che non parteciperò al blogstorming, preferisco fare solo da spettatore. È una domanda che mi frulla in testa da tempo e che ho sviluppato davvero in modo molto simile ad Anna.
non lo so, così a caldo ti butto alcuni pensieri balenati a modi brain storming. io sono fatta come sono, cerco di migliorarmi in certi aspetti, ma ho il mio carattere, temperamento, mi piace fare delle cose e non sono brava in altre. I nostri figli hanno il loro carattere e temperamento, a loro piace già fare delle cose, dei giochi particolari e non altri. Io ero entrata in crisi leggendo i blog delle super mamme (le definisco super dal mio punto di vista e non in modo ironico) che hanno manualità, stimolano la fantasia dei figli con mille attività da fare a casa, un giorno sempre diverso dall’altro. E io? non sapevo e non so fare la metà della metà dell cose che fanno loro, e i miei figli? mi chiedevo se sarebbero cresciuti poco stimolati e poco fantasiosi. Poi mi sono detta: io sono me stessa, mi piace disegnare, mi piace colorare, mi piace leggere i libri, non so fare lavoretti tipo quelli che fanno fare all’asilo o le cose che leggo nei blog ma trasmetto a loro quello che mi piace fare e quello che sono e non quello che vorrei essere per chissà quale idea di mamma che mi sono fatta. Di conseguenza non vorrei niente di diverso per loro, ma che siano se stessi, che esprimano la loro fantasia e creatività come vogliono, ne hanno di sicuro, è vero che piacerebbe che la sfruttassero anche da adulti, ma chi lo sa quante cose influenzeranno la loro crescita, insieme si può continuare a stimolare la fantasia ognuno a modo suo, mio figlio quasi 4 anni è nella fase dei giochi di ruolo e della fantasia, forse tuo figlio essendo + grande ha già bisogno di capire cosa è vero e cosa no quando non gioca, quando invece gioca può liberare la mente. La creatività intesa come strumento per adattarsi e trovare una soluzione la imparerà da te se anche tu di fronte ai problemi o inceppamenti ti metti in gioco e cerchi il lato positivo o la possibile soluzione, e questo indipendentemente dai giochi che fanno o faranno. E io non vedo come limitante entrare in contatto con la realtà, penso che ci sia un momento per questo e un momento per la fantasia e chissà mi chiedo se la seconda non possa sewrvire per la prima. Da’ltronde anche noi di fronte a situazioni che non ci aspettavamo cerchiamo quali possono essere gli aspetti positivi da sfruttare ed è un mettere in moto il cervello per andare oltre il fatto reale che abbiamo di fronte. Non so se mi sono spiegata, ho buttato giù un pò di idee ma grazie per lo spunto di rifelssione, come sempre, perchè a volte capisco di dare per scontate delle cose.