Congedo obbligatorio per i padri: finalmente ci sarà

Avevamo già tracciato le vicende parlamentari del congedo obbligatorio per i padri QUI. Sembrava essere una proposta smarrita in qualche meandro delle commissioni e delle sottocommissioni, ma il Consiglio dei Ministri, con il decreto sulla riforma del lavoro, l’ha fatta diventare realtà. Una piccola realtà!

La nuova riforma, prevede una sezione dedicata all’equità di genere, nella quale si trovano alcune norme attese da tempo nel nostro Paese (della lotta alle “dimissioni in bianco”, contenuta nella stessa sezione, abbiamo parlato QUI).
Il decreto prevede tre giorni consecutivi di congedo obbligatorio, retribuito al 100% dello stipendio, da fruirsi entro il quinto mese dalla nascita del figlio.

TRE GIORNI. 72 ore. Pochi? Sì, d’accordo, molto pochi. Ma è stato spiegato dal ministro Fornero che “non si poteva di più”, perchè il congedo verrà finanziato direttamente dal Ministero del Lavoro (e non dagli istituti previdenziali). Insomma, una norma fortemente voluta anche nella limitazione assoluta di fondi.
Il ministro ha parlato del congedo come di “qualche giornata obbligatoria per sfatare il mito che la maternità sia solo una questione di donne per i congedi di lavoro“, aggiungendo che “spesso questo congedo viene visto con sospetto nei luoghi di lavoro e i padri che lo chiedono vengono indicati come persone non motivate” tasformandosi così in un “ostacolo per la carriera“.
Apprezzo il realismo del ministro Fornero: è evidente che tre giorni a casa non cambieranno gli equilibri, i ruoli, la solidarietà familiare, ma quello che si cerca di far partire è proprio “un cambiamento di mentalità, un’azione a tutela dell’occupazione delle donne“.
Insomma, questi tre giorni sono dichiaratamente un messaggio, un segno, non una soluzione.
Del resto questo governo, tecnico, dovrebbe astenersi da scelte politiche, mentre questa lo è: lasciando questa traccia, si spera che futuri governi politici vogliano ampliarla e proseguire su questa strada di conciliazione tra lavoro e famiglia.

Molti obiettano che un’imposizione di legge non è costruttiva negli ambiti che riguardano la famiglia: il congedo dovrebbe essere una scelta personale, o meglio familiare.
Si, d’accordo, tutto vero: in una società che consenta realmente ai padri di prendere il congedo, anche quello facoltativo, senza subire spiacevoli conseguenze sul posto di lavoro; in una società dove il reddito maggiore e quindi irrinunciabile, non è sempre quello dell’uomo; in una società dove gli stessi uomini considerano normale trascorrere qualche mese a casa con i bambini. Ecco, in una società del genere, non sarebbe necessario un congedo obbligatorio. Ma la nostra società assomiglia a questa?
Anche quando si parla di quote rosa ci si interroga sull’opportunità di riservare una percentuale di cariche politiche o economiche alle donne: in un mondo perfetto non sarebbe necessario. Nei Paesi dove sono state istituite le quote rosa, però, si è avuta una ricaduta positiva e propulsiva sul sistema sociale e un conseguente adattamento di tutti gli ambienti di lavoro a una maggior partecipazione femminile.

Oggi mi sembra che in Italia ci sia bisogno di un congedo obbligatorio, perchè serve una spinta culturale: il papà che si assenta dal lavoro perchè è nato un figlio, non può più essere un’anomalia.
A noi viene naturale parlare della possibilità di assentarsi dal lavoro come di un diritto del papà. Ma non dimentichiamoci di tutti quei casi in cui è necessario sottolineare che si tratta anche di un dovere. Non tutti i padri si sentono frustrati dalla mancata fruizione del congedo: nel nostro Paese c’è una gran quantità di uomini che neanche prendono in considerazione l’ipotesi di stare qualche giorno a casa dopo la nascita di un figlio.
E se un obbligo chiarisse loro un po’ le idee?

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32 thoughts on “Congedo obbligatorio per i padri: finalmente ci sarà”

  1. Barbara tu hai ragione da venderissimo (se po’ ddi’?) e sottoscrivo tutto cio’ che dici, ma appunto in quest’ottica che io vedo questo come un segnale. Non avevo riportato, per non far fare male sangue, un altro delizioso commentino al Messaggero che diceva in modo molto deamicisiano qualcosa come tutto cio’ e’ contro natura, le mamme devono badare ai pargoli fino all’eta in cui il padre ci puo’ dialogare, allora tocca a lui (in buona sostanza), e credo che la chiave di svolta per uscire da questa spirale, insieme all’investimento sulle donne, debba essere un passaggio di testimone sull’accudimento (da cui tutta una serie di discorsi che facevamo anche qui sulla retorica del “sacrificio”). I tre giorni sono come un “yes you can!” insomma.

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  2. supermambanana, forse al lettore del messaggero è sfuggita la durata di questo congedo 😀 Stai via tre giorni e ti fanno le scarpe, perdi le possibilità di carriera e avanzamento??? Mah, in quell’ambientino lì a malapena si ha il tempo per flirtare.

    Sono d’accordo che è un segnale importante, e mi rendo conto che non si poteva fare di più, però sulla sua efficacia come spinta culturale resto scettica.

    Domanda pratica: che succede se io padre mi “dimentico” di prendere il congedo obbligatorio entro i 5 mesi della prole? Decade? Lo prendo obbligatoriamente alla fine del quinto mese? E se in ufficio in quei giorni ci vado lo stesso? (perché si sa, bastano uno o due in azienda che “sorvolano” sul loro obbligo di congedo parentale, e già la frittata è fatta, sempre culturalmente parlando)

    Silvia& Serena, bisogna assolutamente riprendere questa discussione fra un anno per vedere cosa è cambiato! Spero veramente di poter dire “avevo torto”.

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  3. @supermambanana, scusa il tono, cerco solo di essere provocatoria per tutta l’audience, non ce l’ho con te e capisco il tuo discorso. Ma allora le risorse per i 5 mesi obbligatori per le madri dove le prendiamo??? Te lo dico io dove: dallo stipendio minore e dal decarrieramento che subiscono le donne (e ne soffrono anche le donne non madri, dopo tanti anni di abitudine). Il mio punto è che l’attuale legislazione è discriminatoria nei confronti delle donne, e il mercato del lavoro ha trovato in questo modo un suo equilibrio: dei figli se ne occupano le madri. Quindi non possono essere al 100% delle lavoratrici, e il datore di lavoro si tutela a priori con le misure che tutti conosciamo: dimissioni in bianco, contratti sottodimensionati, stipendi inferiori, inaccessibilità a posizioni di prestigio. In tutto in barba al merito, tra l’altro. Negli anni si è tornati indietro: l’uomo porta a casa lo stipendio, la donna sta a casa coi figli o fa lavoretti che il mestiere suo è fare la madre.

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  4. (nota anche che il congedo e’ entro il 5 mese, non nelle prime ore del parto, eh?, e infatti i padri oculati probabilmente li prenderanno piu’ in la’)

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  5. io credo invece proprio alla luce di certe mentalita’ come quella che riportavo sopra nel commento dei lettori del Messaggero, che questo sia un messaggio molto molto importante. Non e’ la quantita’ del congedo, ma la sua obbligatorieta’ che e’ per me la chiave di lettura. Il motivo della durata a tre giorni mi pare giustificata date le risorse, ma la decisione di metterlo su comunque sembra davvero una decisione politica piu’ che economica/sociale, e mi ripeto, e’ un messaggio importante: tu, padre, per tre giorni ti DEVI assentare, quello che ne fai non mi interessa di questi tre giorni, e tu, datore di lavoro, per tre giorni DEVI mettere in congedo, non mi interessa cosa poi ne vien fuori e come fai a sgamare la situazione a tuo vantaggio. I tre giorni sono come una bandierina, come il fiocco nelle giornate commemorative, sono un segno e una speranza che verranno tempi (economici) migliori per fare di piu’. Intanto, a tutti quelli che commentano come sul Messaggero, cominciate a farvene una ragione.

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  6. Voglio solo specificare che quando dico che il congedo di paternità non dovrebbe essere obbligatorio, mi riferisco a un congedo di diversi MESI, non a ‘sti tre giorni qua, che non fai in tempo nemmeno a uscire dall’ospedale e già il marito è tornato al lavoro. Non so nemmeno se sia giusto usare la parola “congedo” per queste 72 ore.

    Vorrei poter condividere il tuo ottimismo, Silvia. Ho l’impressione invece che da ora in poi si dirà “beh il congedo di paternità obbligatorio adesso c’è, che volete di più, non rompete”, e la cosa finisce lì per i prossimi vent’anni.

    Come funziona il congedo facoltativo? Se veramente si prende il 30% dello stipendio, di fatto sono pronta a scommettere che per la stragrande maggioranza delle famiglie il congedo facoltativo di paternità è semplicemente non fattibile. Qui in Germania il contributo per il congedo facoltativo – fino a 12 mesi – è del 65% dello stipendio netto, e già così noi non possiamo permetterci che il congedo lo prenda mio marito (che è divorziato e paga il mantenimento ai figli più grandi, vabbe’… ma non è una situazione tanto rara, se fosse obbligato a prendere il congedo, per diversi mesi saremmo nei guai seri).

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  7. Mio marito ha preso 15 giorni di facoltativa, quando è nata nostra figlia ed è stato guardato storto dai suoi titolari. Sbaglio o una volta se uno voleva stare vicino con sua moglie doveva prendere ferie? Il fatto che sia sancito un diritto, mi fa pensare che finalmente si pensa al padre come ad una presenza necessaria. Sono pochi tre giorni, è vero, ma sono sempre qualcosa.

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  8. @Silvia, no, non era meglio niente. Ma chiamarlo congedo come quello di maternità è quasi offensivo. Io il congedo lo vedo come una cosa prolungata, perchè ti serve del tempo per fare qualcos’altro. Certo, forse sono tarata su quello di maternità o quello per lunga malattia o convalescenza, ma non intendiamo tutti così?
    Io questi tre giorni li vedo come una possibilità ai padri di godere del diritto di partecipare alla nascita. Ma non fanno granchè per aiutare o spingere o costringere i padri ad accollarsi i relativi doveri.
    Il diritto è sacrosanto, ci mancherebbe, il contrario era disumano e l’ho detto già qualche giorno fa non ricordo più dove. E’ sul dovere di partecipare alle cure e sulla genitorialità attiva dei padri che dobbiamo lavorare per permettere alle donne di essere pari, ne abbiamo parlato tante volte il mese scorso (e io ero una delle più agguerrite, lo ammetto).
    Insomma, questi tre giorni secondo me erano dovuti ai lavoratori, ma non fanno proprio nulla per l’equiparazione lavorativa e domestica di uomini e donne.

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  9. a me due anni fà sarebbe stato utilissimo, sono tornata a lavorare che ALe aveva 5 mesi…perchè era una di quelle palle da cogliere al balzo…. e perchè lo desideravo ovviamente…non avevo ne maternità ne allattamento ne niente

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  10. Questo è un congedo obbligatorio, da prendersi in parallelo a quello della madre,. Nulla vieta al padre di prendere quello facoltativo, no?

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  11. @Silvia, sono sconvolta di me stessa. Non credo di essere mai stata tanto in disaccordo con quello che scrivi… Ok, cerco di procedere punto per punto con ordine.
    Sulle dichiarazioni della Fornero, mi viene da ridere. La maternità non è solo una questione di donne? Cioè i tre giorni del papà sono equiparabili ai 5 mesi della mamma? Ovviamente parlo di quelli obbligatori, il resto sono scelte personali e familiari (per chi può)…
    Concordo sulla questione del governo tecnico, ma non riesco proprio a capire dove trovi l’ottimismo di prendere questa scelta come un punto di partenza. A me mi sa tanto di presa in giro: 3 giorni. E’ la degenza normale per un parto naturale, il che vuol dire che i padri di secondogeniti staranno a casa con l’altro figlio durante il ricovero della mamma. E neanche tutto, se ha fatto un cesareo (4 giorni salvo problemi). Chiamarla poi una tutela all’occupazione delle donne… 3 giorni comunque consecutivi, il che vuol dire che al massimo si fa una malattia del bimbo, se si tratta di un giorno di febbre si è giocato i tre giorni così.
    Sulla descrizione che fai della società che abbiamo e dell’utopia che ci immaginiamo, d’accordo, ma visto che la nostra società non è pronta e tutti gli aspetti negativi che elenchi ricadono COMUNQUE sulle donne, un’imposizione chiara dall’alto nella mia testolina doveva servire proprio a dare una mazzata alla situazione attuale che è estremamente discriminatoria.
    Sono invece d’accordo con te che stare a casa e prendersi cura della famiglia è un DOVERE, per entrambi i genitori. E che gli uomini che ancora non l’hanno capito dovrebbero darsi un pò una mossa. Ma secondo me non sono 3 giorni che glielo fanno capire…

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  12. quando io ero in gravidanza il mio compagno era già a bordo della piattaforma da un po’…quindi … nel caso io avessi avuto le doglie mentre lui era su , gli davano un giorno di congedo… quindi…prendi la barca arriva a terra prendi la macchina vieni in ospedale, insomma… era pressochè inutile, per fortuna ha trovato un responsabile che gli ha mescolato la turnazione garentendomi la sua presenza.
    Molti colleghi dopo di lui si son dovuti inventare degli escamotage…quindi questa è proprio una bella notizia 🙂

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  13. una buona notizia, ma visto che e’ una settimana che levati e bisogna mandarsi male per forza (vabe butta cosi’ da queste parti perdonate) mi sono andata a leggere come la commentano sui giornali online. Sul Messaggero un solerte lettore osserva che “Ora si che crollano le nascite! per un uomo in carriera o un minimo ambizioso che deve competere con single rampanti, il congedo obbligatorio significherebbe cedere il passo e l’opportunità di avanzamento. Col fischio che si fa incastrare con un figlio.” – no, tanto per chiarire come stiamo messi

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