Questo post mi riporta indietro a “tanti” mesi fa: quando laPulce aveva “solo” otto mesi e io mi scoprivo sua spettatrice e tifosa scatenata.
Ecco le mie parole di allora …
Tappa dopo tappa, mese dopo mese, laPulce, con i suoi ritmi, sta imparando a conoscere se stessa, a usare la sua testa, le sue manine, i piedini, a esplorare il mondo … Da mamma indipendente e forse un po’ poco materna mi è sempre piaciuto vederla “sganciarsi” quel tanto da me per scoprire qualcosa di nuovo. L’ho vista avanzare, dapprima ben ancorata a me, poi più spedita.
In questi ultimi tempi stiamo scoprendo la novità del gattonamento (o pseudo tale): con evoluzioni e mosse tutte sue LaPulce ha scoperto di poter “puntare” una preda, di potersi avvicinare per toccarla, scoprirla, gustarla … insomma, agire senza bisogno che Silvietta decida per lei che cosa si tocca e che cosa no.
Qualche settimana fa, un pomeriggio, le tenevo compagnia seduta sul tappetone di camera sua. Poco distante la finestra, che arriva fino al pavimento, con le sue belle tendine che da tanti mesi attirano LaPulce. La vedo puntare decisa. Avanzare, raggiungere, toccare. Ma è malferma: con una mano la tenda, con l’altra il pavimento….
Improvvisamente capisco: ora ci scappa la testata.
Pochi secondi dopo … BONK! testata contro finestra e tenda (tanto che il livido ha preso subito la forma della trama della tenda). Bernoccolo istantaneo.
Lacrime, mammite, consolazione… il solito copione. (No, nessun senso di colpa: non avrei potuto fermarla in tempo. E no, nessuna corsa da nessun medico, non ce n’era bisogno…)
Poi, pian piano, la ripresa delle attività di gioco.
E improvvisamente, nella mia testa, l’insight.
Com’è difficile capire qual è la giusta distanza a cui stare.
La distanza che permette alLaPulce di scoprire il mondo, di sentire che la sua mamma ha fiducia in lei, che sa che ce la può fare. La distanza perchè LaPulce discerna il proprio desiderio (tenda o gioco? tappeto o coperta? …). Ma anche la distanza giusta che permette alla mamma di prenderla al volo, in caso di cadute davvero pericolose, o di placcarla per consolarla all’istante.
Ora è una finestra, domani saranno gli amici, la scuola, la strada, l’amore, i viaggi …
Si è solo appena cominciato a camminare insieme …
ma in un istante credo di sapere che è tutto qui, che se riesco a cogliere la giusta distanza già oggi, in questa circostanza così piccola e forse banale, forse sarà più semplice decifrare la giusta distanza anche nelle circostanze future, quelle più complesse.
Forse.
All’inizio l’ho presa leggera, io ho sempre visto le cadute come parte del processo, come un modo per prendere le misure, capire il rischio. Prevengo quelle disastrose, lascio spazio alle altre. Certo, se sono a tiro la prendo al volo, ovvio. Ma non succede sempre. Tanto per capirci, prima dell’anno la gnoma aveva imparato a salire sul letto della sorella. Tirava fuori da sotto i contenitori (quelli con le ruote) e li usava come scalino. Ho tolto i contenitori e lei ha iniziato a portare vicino una sediolina per usarla per lo stesso scopo. Ho capito che voleva salirci, e avrebbe sempre trovato il modo di farlo, e visto che gattonava benissimo e quindi era spesso fuori dalla mia visuale, avrebbe dovuto capire da sola il pericolo e l’ho lasciata fare. A onor del vero non è mai caduta dal letto, è caduta solo una volta per un errore a salirci. Sangue e pianti, anche io niente corse dai medici, anche io niente sensi di colpa. In ogni caso, non posso sempre stare con lei, e non posso impedirle di imparare, no?
Però poi hai ragione, non si tratta solo delle cadute. E penso che quando saranno più grandi sarà davvero difficile trovare la distanza giusta, per non essere invadenti ma nemmeno troppo lontani, per essere presenti senza essere fastidiosi, per sapere senza violare il loro diritto a un po’ di privacy. E a me succede già con la grande: quando mi dice “vattene non ti voglio” non so se andarmene e lasciare che si goda la sua solitudine, o se c’è un problema ed è il caso che io resti per capirlo, non so se andandomene la rispetto o la abbandono. E questa è solo uno dei tanti esempi.
Barbara, forte l’idea di chiamarla da due parti! Ci avessi pensato prima! La mia gnoma, indipendentissima quando gattonava, ha passato una fase lunga più di un mese di mammite acuta dal subito prima di camminare a ben dopo, sempre attaccata a me, sempre attaccata a una gamba o in braccio, non me la scollavo mai!
Questo post di Silvietta cade giusto a pennello in questa estate dedicata alla sicurezza . Sicurezza senza oppressione, sicurezza senza alzare muri, prigioni in cui rifugiarsi. Far crescere i figli in sicurezza senza impedirgli di fare le loro esperienze, di esplorare i limiti naturali della loro voglia di indipendenza. La distanza giusta. Riusciremo mai a trovarla?
Che bello Silvia, la frase “agire senza bisogno che Silvietta decida per lei che cosa si tocca e che cosa no.” mi ricorda che quando TopaGigia comincio’ a gattonare io coniai il motto “indipendenza e’ poter andare da mamma quando ti pare”. Mi seguiva dappertutto, chiamando e pretendendo attenzione. Siamo riusciti a sbloccarla io e mia madre, mettendoci in due stanze diverse della casa e chiamandola a turno, e lei dopo un po’ si e’ fermata a meta’ strada a giocare con qualcosa che aveva trovato, e li’ ha capito che aveva un mondo intorno.
La distanza giusta…. ah, la domanda da miliardi di euro…
In bocca al lupo, comunque, e buona scoperta del mondo alLa Pulce e buona riscoperta a te!!