Cambiamenti, transizioni e le metamorfosi dell’addormentamento

addormentamentoE’ ora di spostare mio figlio dal divano dove si è addormentato, come ogni sera nelle ultime settimane. Lo sollevo delicatamente, gli sfilo il mantello nero dal collo e la benda da pirata sull’occhio; la sciabola è già caduta in terra da un pezzo, insieme alla mappa del tesoro. Lo sollevo delicatamente, dicevo, facendo attenzione a non svegliarlo, per trasferirlo nel suo lettino. Infilo una mano sotto le ginocchia e una dietro la nuca, un paio di passi verso la porta del salotto pensando “ma porc’ quanto pesa!”, poi ruoto su me stessa per facilitare il passaggio della soglia della stanza, prima la testa e poi le gambe. Ma è a quel punto che lui compie un movimento brusco e allarga le braccia. Le apre ortogonali al corpo rendendo tutto più difficile. Allora mi giro alla ricerca dell’angolo giusto, ecco faccio entrare prima una mano e poi la testa un po’ di traverso, e a seguire il resto del corpo. Ora però sono con lui girato al contrario, posso scegliere di metterlo a dormire come Pippi Calzelunghe, piedi sul cuscino, oppure impegnarmi in una nuova torsione per metterlo con la testa al posto giusto. Scelgo la torsione, rischiando il colpo della strega, ma almeno godo dell’azione tranquillizzante del gesto di tirare su la coperta, tipico della routine dell’accudimento materno.

Il cambiamento: ci immaginiamo esattamente come dovrebbe essere, e invece poi bastano un paio di braccia aperte a farci rifare i conti.

Certo che è noiosa questa cosa che si addormenta sul divano! Che poi non sono nemmeno d’accordo con questa abitudine. Ma come è successo? Quando è iniziata?

Ripercorro con la mente tutti i modi di addormentarsi che ha cambiato da 4 anni a questa parte. Prima c’era Tracy Hogg e la sua routine E.A.S.Y. L’addormentamento nel lettino ha funzionato, un po’ si, un po’ no. Certo più complicato con il secondo figlio, vista la presenza anche del primo a cui dover dare retta. Ci sono stati momenti difficili, e momenti in cui tutto sembrava filare liscio. Ecco ora che ci penso con attenzione direi che è proprio così: alti e bassi. Ore a piangere e ore di calma. Non è meraviglioso come la nostra mente tenda a dimenticare quelle difficoltà, quei periodi in cui ti sembrava soffocare, in cui avresti fatto qualsiasi cosa, QUALSIASI COSA, purché si addormentasse e ti lasciasse almeno un’ora di pace? E ora invece, poco più di 4 anni dopo, mi ricordo vagamente questa sofferenza. Ma sto divagando, dicevo, i molti modi in cui si è addormentato: c’è stato il periodo in braccio, il periodo in passeggino, il periodo nel suo lettino, il periodo con la luce accesa, il periodo di buio pesto, il periodo in cui ho dovuto tenergli la mano, il periodo nel lettone accanto a me, il periodo nel lettone da solo, il periodo in cui salutava esclamando “ho sonno!” e prendeva ciuccio e Pina (la fedele copertina) e se ne andava a letto da solo. Il periodo in cui si addormentava ascoltando un CD di favole, il periodo in cui si addormentava ascoltando podcast di fisica, il periodo dei TED talks, il periodo a contare le pecorelle. Poi c’è stato anche il periodo in cui si addormentava in braccio a me mentre io ero seduta al computer a scrivere post per genitoricrescono. Ehm, no, non sono particolarmente fiera di questo periodo, ma ho gettato una nuova luce sulla faccenda quando ho conosciuto una giovane violinista francese, che mi ha raccontato di come lei si addormentasse sdraiata sotto il pianoforte mentre sua madre si esercitava alla tastiera. Me ne ha parlato con voce sognante di quei piedi che si muovevano sui pedali e del dolce suono della musica. E ho pensato a lui, che un giorno crescerà e racconterà con voce sognante di come lui si addormentasse sulle ginocchia della sua cara mamma blogger al suono delle dita sulla tastiera. No? Dite che non è lo stesso?

Comunque il punto è l’addormentamento, e i cambiamenti che lo accompagnano. Le fasi diverse, le routine che si modificano con la crescita, con la stagione, con il luogo, con l’ora o anche semplicemente con l’umore del giorno. E il lavoro che noi genitori dobbiamo fare per adattarci a questi cambiamenti, per leggere i loro segnali, interpretarli e aggiustare il tiro.

E allora capisco ancora una volta perché Tracy Hogg e il suo metodo basato su una routine rassicurante mi ha insegnato molto più di come addormentare i miei bambini. Lei per prima mi ha parlato dei cambiamenti, mi ha insegnato a mettermi in ascolto, ad osservare, lei per prima mi ha detto: Parenting is change, e anche “Ogni cambiamento incontrerà resistenza”.
Lei per prima mi ha insegnato l’importanza delle transizioni, di quel tempo dedicato a prepararsi e a preparare i nostri figli al cambiamento. Che non è che puoi prendere il tuo neonato di 4 settimane e spostarlo dalla palestrina con le luci che lampeggiano e la musichetta tecno dritto dritto alla calma del suo lettino e immaginare che lui si addormenti senza colpo ferire.

Ed ecco che le metamorfosi dell’addormentamento diventano una metafora .

Ogni cambiamento, dal più piccolo al più grande ha bisogno di un periodo di transizione, smettere di giocare per uscire, o lasciare i giardini per tornare a casa, passare dalla materna alla primaria, trasferirsi dalla vecchia alla nuova casa, qualsiasi sia il cambiamento in corso, pensate bene al periodo di transizione. Perché per molti bambini (e molti adulti) il periodo di transizione è fondamentale. Alcuni necessitano di periodi più brevi per accettare la novità, altri hanno bisogno di periodi lunghi. Il nostro ruolo di genitori è quindi quello di conoscere i proprio limiti e i propri punti di forza, e usarli per facilitare le transizioni anche ai nostri figli.

Così, dal divano al lettino, senza scoraggiarsi se un paio di braccia si mettono ortogonali al corpo ad impedire il passaggio.

Prova a leggere anche:

Previous

Nudge theory: per convincere ad usare il vasino e altro ancora!

Mamma a 16 anni, nonna a 36

Next

3 thoughts on “Cambiamenti, transizioni e le metamorfosi dell’addormentamento”

  1. Il mio bébé ha soli 7 mesi e ha cambiato modo di addormentarsi innumerevoli volte! Purtroppo, ancora ad oggi, il metodo più efficace resta il mio seno. E quando finirà il latte? Tremo all’idea di quel momento! 🙂 Sarà un cambiamento problematico…O corse no? 😉

    Reply
  2. Non so se riuscirò a trovare la “transizione” giusta per farli dormire tutta la notte nel loro letto. Però terrò presente l’approccio che è molto sensato. Ti farò sapere

    Reply

Leave a Reply to Laura Cancel reply