Quando io e LaPulce siamo state dimesse dall’ospedale l’invito-ingiunzione-istruzione era di allattare a richiesta. Ero abbastanza informata – grazie al corso Preparto – e mi ero in qualche modo convinta del fatto che “La maggior parte dei bambini è pienamente in grado, basandosi sulla propria fame, di succhiare più o meno spesso e più o meno a lungo per ogni singola poppata.” (fonte, Ministero della Salute).
Convinta, cioè, che il neonato si autoregola.
… Questo non vuol dire che riuscissi ad esserne sempre consapevole, anzi, spesso varie domande mi frullavano in capo… volevo capire qualcosa di più di come era meglio comportarmi, cercavo di osservare la mia bambina e l’assistente sanitaria mi criticava perché non mi lasciavo andare all’istinto … e così via…
Dopo sei mesi di esperienza, dopo aver superato fatica, dolori, ragadi e aver scoperto, come abbiamo già detto, la tenerezza e la relazione che si crea con l’allattamento, finalmente, ero riuscita a scrivere il mio outing in merito all’allattamento a richiesta, in cui, spero con il dovuto rispetto per tutti, ho avanzato l’ipotesi che nel mio caso, l’autoregolazione non avesse granché funzionato.
Intendiamoci, il passaggio da uno stile di allattamento rigido ad orari ad uno stile di allattamento a richiesta è importante, è un bel cambiamento di mentalità sociale: Allattando a richiesta, infatti, continua il Ministero (ma potete sentirvelo dire abbastanza ovunque) “la mamma riuscirà ad adeguare la propria produzione secondo le richieste del suo bambino, sempre che questo abbia la possibilità di alimentarsi quando vuole e si attacchi correttamente e quindi efficacemente al seno materno”.
Senza dubbio, il fine del Ministero e dei siti di riferimento per la migliore gestione dell’allattamento materno è quello di aiutare le mamme che vogliono allattare al seno e che, sviate dai pediatri con le “aggiunte” o da usi familiari – come biberon di acqua o tisane ecc., impediscono una frequente suzione del seno inibendo così la produzione di latte.
Però, per come l’ho vissuta io, l’allattamento a richiesta va benissimo se c’è qualche problema nella produzione di latte o se il bambino è particolarmente piccolo o pigro. Va benissimo come mentalità, come indicazione.
Ma – ad oggi – visto che oggettivamente posso ritenermi fortunata perché sono riuscita a produrre il latte necessario senza nello stesso tempo essere tormentata da una sovrapproduzione – nutro un po’ di dubbi sulla modalità di massa con cui mi è stato proposto e che ho provato a seguire per un paio di mesi.
Per LaPulce, infatti, nata “in carne” e con appetito, la tecnica l’autoregolazione era più o meno così come l’ha genialmente descritta Tutto doppio +1 (peccato averti letta solo adesso, mi sarei risparmiata tanto nervoso!! per chi può, leggete tutto!):
L’allattamento a richiesta funziona così: tuo figlio piange, e tu per tutta risposta gli dai la tetta. Sempre.
Quello che non ti viene detto, ma che se sei un pò sveglia scopri molto presto, è che tuo figlio nell’arco della giornata piange un indefinito numero di volte. […]
E in mezzo a tutte queste volte, può anche essere che pianga perché ha fame, o sete.
Tu ovviamente, salvo saltuaria e inattesa botta di culo, non capisci subito perché sta piangendo.
Quindi, appurato che non è sporco, fai ciò che ti hanno detto di fare: gli dai la tetta (e per sporco si intende che tuo figlio ha grosso modo raggiunto il peso specifico del piombo in prossimità di un buco nero, causa pannolino stracolmo di rifiuti organici/tossici).
Davanti a tale proposta, al neonato non resta che fare una delle seguenti cose:
a. ha fame, quindi mangia (poppante felice)
b. non ha fame, quindi non mangia (poppante non felice)
c. non ha fame, ma mangia lo stesso, così siam tutti felici e comunque con la crisi qui non si butta via niente (poppante diplomatico) ….
Nel caso mio e delLaPulce la mia inesperienza e la sua diplomazia hanno generato un cocktail poco felice…
… in pratica, finchè avevo le ragadi (che mi sono durate fino alla fine del puerperio, 40 giorni) e per sopravvivere al dolore cercavo di distanziare le poppate, di usare il ciuccio ecc., vivevo piena di sensi di colpa e di ansie (oddio, inibirò la produzione, cielo ma non starà crescendo ecc. ecc. – n.d.r. grazie al cielo MrWolf mi aiutava poichè è preziosamente razionale e ironico e la Pulce cresceva al ritmo di 250 grammi a settimana che rendevano la crescita praticamente visibile ad occhio nudo, per non parlare dei pannolini che bagnava … e del numero di lavatrici!!, ma il senso di colpa .. restava). Quando poi le ragadi si sono rimarginate, e ho smesso l’uso dei paracapezzoli, anche vittima della suggestione dei balzi di crescita – per cui ad ogni pianto temevo di dover soccorrere un bisogno reale per una ulteriore crescita delLa Pulce, ho deciso di iniziare – finalmente?! – a praticare l’allattamento a richiesta e sono finita in un altro girone di sensi di colpa….
Perché l’allattamento a richiesta praticato come mi avevano detto si è rivelato, come più giustamente lo definiva mia madre, un allattamento su proposta.
Ogni volta che non capivo, che non sapevo … voilà, tetta. LaPulce a volte mi guardava dubbiosa a volte … faceva la diplomatica. Chissà che pensava…
Siamo andate avanti così un mese e mezzo.
LaPulce è passata dal 75° al 90° percentile e io avevo perso la capacità di fidarmi quando MrWolf mi diceva “esci, ci penso io a lei, per almeno due ore e mezza non ha bisogno di te”.
Mangiava così spesso che non riuscivo a crederci. E allora non uscivo o se uscivo, uscivo con l’ansia di tornare dopo un’ora, massimo, e se ritardavo (un parcheggio più lungo, un semaforo rosso…) rientravo in casa con una tale scarica di adrenalina da farmi pentire di essere uscita…. per trovare – spesso – LaPulce che dormiva B E A T A.
Quoto Serena: Tutto ciò l’ho vissuto come spesso fanno le donne, in modo conflittuale. Sentendomi in colpa per un’ora di libertà ritagliata un pomeriggio, e sentendomi una pessima madre per il fatto di volermela ritagliare quell’ora di libertà. E i sensi di colpa non aiutano.
Ripeto, sono stata fortunata perché non ho avuto problemi di produzione né LaPulce ha avuto problemi di crescita. Soltanto, i sensi di colpa, la pressione di dover essere sempre presente, sempre a disposizione mi hanno reso ancor più pesante la solitudine e l’allattamento (per trovare compagnia, leggevo un blog via l’altro, ma che buio dentro…..
Perchè alla fine il fatto è che le norme e i suggerimenti per l’allattamento a richiesta funzionano per fare di te una “macchina da latte” ma non a costruire quella che per me era ed è la cosa più importante: una relazione tra due persone, me e LaPulce, fatta si, anche di nutrimento, ma anche della mia e della sua serenità. Sarò cinica, sarò egoista perchè il latte ce l’ho avuto e non ci sono dovuta passare – e chiedo scusa a chi si trova in una condizione diversa – ma ho sempre pensato che io, personalmente, preferivo il latte artificiale alla perdita della mia serenità. E tuttora non so se un biberon avrebbe davvero fatto sentire me, Silvietta, tanto più in colpa di questa prigione. O se le volte che l’ho consolata solo con coccole e ciuccio ho davvero danneggiato questa speciale relazione tetta-bimba. Certo, dipende da come sei.
Forse, vorrei essermi sentita libera di scegliere io il male minore per me, per noi.
Intendiamoci: credo che ci siano mamme e bimbi per cui l’allattamento a richiesta è bellissimo e senza dubbio utilissimo e vitale. E credo che chi non ha potuto scegliere e si è vista imporre in ospedale il latte artificiale è sicuramente stata più danneggiata di me.
Ma so anche che per me e LaPulce questo modello “dall’alto” è stato .. troppo.
Come ogni storia, c’è un lieto fine, una fine (anche se temporanea)… questa si è materializzata nella pediatra che -sentendo il mio disagio – mi ha consigliato ed aiutato (con il quotidiano sostegno di MrWolf) a passare da 9-10 poppate a 5, creando spazi e tempi perchè io e LaPulce giocassimo, riposassimo, passeggiassimo … e soprattutto ci prendessimo il tempo per capire qual era davvero il problema o il disagio.
“Cercando di essere genitori perfetti, il cui bambino non si sente mai frustrato, a volte interpretiamo troppo presto i suoi bisogni, prima che abbia avuto il tempo di assaporare la propria sensazione. Attribuiamo significato al principio di un bisogno, con la conseguenza, magari, di privare il bambino dell’esperienza di provare davvero e appieno quella sensazione. Vogliamo proteggere nostro figlio, ma in realtà finiamo a volte per sottrargli la sua stessa esperienza. […] Magari siamo incapaci di tollerare l’attesa, che consentirebbe sia al bambino sia a noi stessi di capire cosa è più vantaggioso. Non sappiamo dire “no” alla richiesta del bambino, ma nemmeno alla nostra interpretazione di quella richiesta.” Asha Philipps, I no che aiutano a crescere, 1999, Feltrinelli, Milano.
@ Silvia: sai quanto il secondo sia il mio cruccio….
Stranamamma, mi ritrovo molto nel tuo racconto. Credo che entrambe, oggi, ci comporteremmo in modo diverso ed anche io mi sento di dire che oggi sono sicuramente una persona con una diversa consapevolezza di me e di mio figlio. L’imprevedibilità è stata un grande problema, perchè diventa improgrammabilità di ogni cosa.
Ci toccherà fare il secondo per vedere se va diversamente? 😉
Vi racconto la mia esperienza. Io mi sono convertita all’allattamento a richiesta più per forza che per vocazione e mi ci ha convertita il mio Tato amplificato e tenace. Lui non è mai stato regolare nemmeno nelle poppate. All’ospedale mi avevano detto che dopo un po’ la maggioranza dei bambini si regolarizza e chiede la tetta ad intervalli, se non regolari, almeno prevedibili. Ebbene erano ottimisti: sarà che noi appartenevamo alla minoranza, sarà che il Tato era irregolare di suo, insomma cercava sempre la tetta e se non gliela davi tirava giù i muri della casa a urla belluine. Cresceva di 310 grammi a settimana, io avevo una quantità di latte impressionante e in tempi passati avrei fatto la balia; lui non stava attaccato per sfizio, coccola o altro, lui mangiava e mangiava sempre. Non aveva coliche, dormiva praticamente mai durante la giornata e la notte faceva 4 ore filate. Io ho dovuto allattarlo a richiesta e sono convinta che non con lui non sarei riuscita a fare altrimenti, anche non ne ero una partigiana. Non ho mai dato il ciuccio perché io avevo avuto problemi ai denti a causa di quello. Ce la siamo cavata, ma è stata dura. Con un altro non so se riuscirei afare altrettanto. Non potevo nemmeno uscire da sola per più di un’ora perché a volte tornavo e lui si trstullava beato con i nonni, altre iniziava a strillare dopo 20 minuti che ero partita anche se lo avevo allattato prima di uscire, semplicemente perché magari in quel momento era attratto da altro e non aveva mangiato molto proprio perché glielo avevo imposto…
Critiche ne ho ricevute da ogni lato come accade a tutte; non ho avuto grossi sensi di colpa se non la paura di non saperlo “educare”, ora so che non c’entra nulla…ma ora sono un’altra persona!!!!
Comunque penso che se avessi un altro bimbo sarebbe diverso perché lui sarebbe diverso e perché io non mi ci potrei dedicare come ho fatto con il primo.
Elle, fantastica la metafora del pesce rosso! Ed anche la “tabella” oraria di allattamento del secondo: viva la sincerità e la concretezza!
i sostenitori dell’allattamento a richiesta mi hanno sempre inquietato un sacco – specialmente se uomini, o ostetriche
eppure mi sono sentita in dovere di provarci – per poco- con risultati penosi: ricordo che mio marito usava riferirsi alla mia prima bimba come “il pesce rosso”, per indicare la sua evidente incapacità di autoregolazione…
per il piccolo, non abbiamo avuto modo di verificare, la strategia è stata quella di allattarlo quando avevo tempo di staccare gli occhi dalla grande, leggi totally random
un bel post e una citazione finale molto azzeccata, brava!
grazie
Elle
Io non sono d’accordo con l’allattare ogni volta che il bebe’ piange. Non sempre piangono di fame, ovviamente i primi giorni e’ difficile capire, ma dopo giorni durissimi e intensi, si comincia a capire qualcosa.
Mia figlia adora la teta, lei mangia con fame e senza, cioe’, anche se gli viene offerta quando non piange e quando non ha fame, mangia lo stesso, questo fatto mi converte in una schiava dell’allattare hehehehe… per cui ho fissato dei limiti e sto sempre attenta a osservarla.
Anch’io ho allattato a richiesta -i primi 2 mesi- per via di questi benedetti corsi preparto in cui le ostetriche -quelle che mi sono capitate- non hanno mai avuto figli e in pratica non sanno neanche cosa sia allattare, allattare a richiesta gli sembra ottimo e semplice. Ma e’ stresssante, sopratutto quando mangiano ogni ora e non riesci nemmeno a farti una doccia o fare pipi’ o neanche a bere questi benedetti litri d’acqua per poter fare ancora piu’ latte.
Mia figlia ha sofferto di coliche gassose, ora ne siamo uscite, meno male!!… e non e’ mai mancato, tra tutti questi pianti, chi abbia suggerito il LA, abbiamo provato un paio di biberon e il risultato e’ stato regurgiti e piu’ aria quindi, niente LA anche se poi mi hanno accusata di “non volere sentire i consigli”.
Diciamo che io non allatto a richiesta ma neanche a orario, seguo mia figlia, vado d’accordo a i suoi bisogni, e quando piange mi fermo un’attimo prima di infilarli la teta in bocca per capire perche’ piange. Se ha fatto una buona poppata -e noi mamme lo sappiamo quando la fanno- e comincia a piangere appena mezz’ora dopo, il suo pianto ha una ragione ben diversa.
Filerouge, la fascia è bellissima! mi fa tanta tenerezza saperti mamma così “da poco” e già all’opera e decisa a dare i tempi e gestire con amore anche le pause dell’allattamento. La saggezza è la migliore consigliera!
buon proseguimento e .. complimenti per la tintura con la curcuma 😀
ecco il post e i commenti che mi ci volevano!
il frullecchio ha 26 giorni oggi e lo allatto al seno. il latte non mi manca e lui cresce 4 etti la settimana. mangia un sacco ma ogni tre ore circa dunque per me è fattibile e poi provo a vedere se mi sta dicendo altro ogni volta che piange. capita però anche di dover fare o voler io fare qualcosa nel momento dello strillo e se ha appena mangiato lo infilo nella fascia lunga con cui lo porto in giro. mi sembra che se non ha veramente fame, la fascia lo calmi e la posizione lo aiuti a muovere eventuale aria/cacca e che questa coccola di starmi solidamente attaccato, lo tranquillizzi molto. dunque per me e il frllecchio l’abbinamento latte a richiesta e fascia sta risultando congeniale al nostro reciproco benessere. incrocio le dita e spero vada avanti così! (per chi vuole ho un p
aio di post sul mio blog sulla fascia lunga…)
Lorenza, Daniela, Silvia, Simona, mannaggia! mi fate commuovere! siete troppo buone.
Grazie piuttosto a voi per le esperienze che condividete.
Credo che più ce lo diciamo che si può vivere con serenità l’allattamento – e le sue evoluzioni – e senza (per quanto possibile) sensi di colpa, che sono solo pesi (tipo bauli inizio ‘900 altro che cartelline portadocumenti!! – bella metafora davvero, Lorenza!) meglio sarà sia per le altre donne e mamme sia per i bambini. A volte penso che la fatica più grande sia sapersi leggere dentro e accettare e apprezzare che non si può proprio essere diverse da come si è .. e che per i “nani” si va bene così!
Grazie Silvietta per questo bellisiimo post, per la delicatezza con cui hai condiviso la tua esperienza.
Leggendo ho ripensato a tutte le difficoltà che ho incontrato nell’allattare mio figlio, e alla sensazione di grande disorientamento: io ho voluto fortemente allattarlo al seno, nonostante terrorismo psicologico delle pediatre dell’ospedale, che a 10 giorni di vita di leo con una crescita di 30 gr. al giorno mi hanno instillato il dubbio che il mio latte non bastava (ancora mi chiedo il perchè!)…e quindi vai con LA, il mondo mi è crollato addosso (che mamma sono se non sono capace di nutrire mio figlio?) e ogni volta che il mio piccolo piangeva dopo che lo avevo allattato gli infilavo il biberon in bocca (avrà fame, il mio latte non gli basta) con conseguenti coliche e rigurgiti. Ad un certo punto non ne potevo più, ho deciso di credere al fatto che tutte le mamme hanno il latte oper il loro bambino e piano piano ho tolto il LA per arrivare a dare solo il mio, adesso Leo ha 9 mesi e lo sto ancora allattando. Per me è stata una conquista e una vittoria. Ma nonostante quest’esperienza difficile anche io non ho mai creduto nell’allattamento a richiesta, penso di averlo fatto sì e no tre giorni quando sono passata da allattamento misto a solo latte mio, per incrementare la produzione di latte. Perchè credo che “a richiesta” significhi “a richiesta della fame”, e non credo sia possibile che un bambino abbia fame ogni 20 minuti; inoltre ho sempre pensato che non mi piaceva rispondere ad ogni bisogno e disagio con la tetta, e quindi con il cibo, rischio che mi rendevo benissimo conto di correre nel periodo in cui davo anche LA. E in questo aspetto del cibo anche per me è stato di grande aiuto il libro di A. Philipps, condivido pienamente la frase che hai citato, grazie per avermela rinfrescata!
E’ davvero un post molto bello. Silvietta ha il dono dell’equilibrio: dote di chi non da mai per scontato nè il mondo, nè se stesso ed offre sempre una possibilità al prossimo.
Non demonizzare l’allattamento a richiesta e nello stesso tempo capire che non è il Verbo. Trovare quel giusto mezzo che fa di mamma e neonata due esseri che dialogano.
Grazie Silvietta
Bel post… Io ho avuto la fortuna di due bimbe diverse: la prima che mangiava anche ogni ora, e anche per un’ora… E che si addormentava al seno, e che se piangeva non c’era altro (nemmeno il ciuccio). Ho faticato tanto, anche se poi la notte dormiva ore e ore (e lì la attaccavo io, perché dopo tutto il giorno a ciucciare, mi trovavo col seno così pieno da far male…).
La seconda che poteva vivere d’aria, ha iniziato a fare 3 ore tra una poppata e l’altra il giorno che è nata, e in 5 minuti mangiava tutto. Se dormiva le ore diventavano anche 5. Per lei giorno e notte erano uguali, ma le pause lunghe, solo una settimana mi ha fatto due ore. E tutti a dirmi “non hai latte” perché dopo poco smetteva di mangiare. Ma poi dormiva beata. E non è diventata un gigante, ma ci credo, con 6 poppate per un totale di 30 minuti al giorno, e a volte meno… E così anche lì sensi di colpa: dovrei attaccarla io più spesso? Ma poi mi dicevo: dorme ore e ore, ed è serena, e ride, e non piange…
Allattamento a richiesta, secondo me ha senso entro un certo limite: negli scatti di crescita disponibilità assoluta, nei primi due mesi magari anche, ma poi un po’ di pace ci vuole. E anche un po’ di libertà. Al massimo se vuoi puoi tirarti il latte e uscire più serena, ma io il tiralatte l’ho sempre odiato: avevo latte da vendere, la pulce grande che cresceva come un vitello, ma quel coso non spremeva che poche gocce… Io non sono per l’allattamento per forza, se vuoi farlo devi sapere che non ci sono orari precisi, ma devi anche capire che un’ora di libertà te la puoi concedere e non muore nessuno. Se non hai voglia, col LA vivono benissimo. Io ho smesso a undici mesi perché mi ero stancata, non mi andava, non avevo voglia. Punto.
Però tanto, fai come vuoi, fai come puoi, secondo me i sensi di colpa sono parte del gioco come le notti insonni. Se allatti non allatti abbastanza, se allatti quando chiede esageri e vizi, se non allatti quando piange non hai latte, se dai il LA togli il preziosissimo latte di mamma, se non cresce non sei abbastanza, se cresce troppo lo attacchi troppo. Non ho mai sentito una mamma dire “io faccio così, e mi semrba perfetto, sono serena”. Siamo troppo prese dalla paura di fare la cosa sbagliata. Pubblicità? Media? False informazioni? O solo geni?
🙂 🙂
Già, adesso ci scherzo, ma i primi tempi del ritorno al lavoro ne avevo da riempire una valigia! Adesso va meglio, siamo alle dimensioni di una cartella da documenti, il mio obiettivo è arrivare in tempo ragionevole a una comoda pochette.
Ma che vita grama…
Ciao
“Naturalmente anch’io avevo un mare di sensi di colpa, amplificato da tutti quelli che si sentivano in dovere di darmi consigli (ma NON lo allatti ancora? Ma lo allatti ancora?). Alla fine ho capito che i sensi di colpa sono un accessorio della mamma moderna, un po’ come la borsa, non si può uscire senza!”
vado a riportare queta frase in Mamma che ridere LAB, il post dove stiamo collezionando i post, i commenti e tutte le idee sparse per lo spettacolo del 24. Fino all’ultimo, possiamo suggerire spunti e battute (Giovanna Donini è all’opera per scrivere il testo a Teresa Mannino e accetta ogni suggefrimento). Questa della borsa ci sta alla grande!
Bellissimo questo post, complimenti!!
Anche a me al corso preparto avevano fatto una “capa tanta” sull’allattamento a richiesta. Io però sono sempre stata perplessa per il seguente motivo: mi dicevano a zero mesi di allattare ogni volta che la pupa fa ghe, poi a 6 mesi si deve essere allineati su 4 poppate al giorno. Questa cosa nella mia testa non aveva senso.
Allora sono andata a tentativi: quando piangeva cercavo di capire se effettivamente fosse fame (facile, vero?), ma cercavo in ogni caso di tenere una distanza di almeno 2-3 ore tra una poppata e l’altra. Tra l’altro la Piccola soffriva di coliche e distanziando siamo riusciti a limitare il problema.
Ho usato il ciuccio e la camomilla, anche qui terrorismo perché dicono che se il bambino si abitua al biberon non prende più la tetta, ma nel mio caso la Piccola Peste capiva benissimo la differenza! Con questo non voglio dire che il metodo non funzioni, ma credo vada applicato con flessibilità se ci si sente e in base alle circostanze.
Naturalmente anch’io avevo un mare di sensi di colpa, amplificato da tutti quelli che si sentivano in dovere di darmi consigli (ma NON lo allatti ancora? Ma lo allatti ancora?). Alla fine ho capito che i sensi di colpa sono un accessorio della mamma moderna, un po’ come la borsa, non si può uscire senza! 🙂
Ciao