Adottare un bambino è un gesto di amore. Ma anche di grande coraggio. Perchè riuscire ad accogliere un bambino che ha poco a che fare con noi, ed amarlo anche quando fa i capricci, anche quando è insopportabile, non è un percorso semplice. Questa intervista è un regalo di una coppia, che chiameremo Alessia e Giancarlo (ma che si chiamano in un altro modo), che ha adottato due sorelle di 3 e 5 anni provenienti dall’Etiopia. Ho chiesto ad Alessia e Giancarlo quale è il percorso che porta ad accogliere nella propria vita dei figli non nostri. Ammiro molto questa coppia per la sincerità con la quale ci racconta la sua storia con il coraggio di evidenziare anche tutti quegli aspetti sui quali è necessario lavorare come genitore adottivo.
La scelta di adottare è stata facile da prendere o è arrivata in seguito ad un percorso personale tortuoso?
La scelta di adottare è stata frutto di molti anni di riflessione e approfondimento, mentre l’iter vero e proprio si è concluso in tre anni circa.
La spinta all’adozione è nata dalla difficoltà a procreare naturalmente e dal rifiuto di utilizzare tecniche di laboratorio per la procreazione assistita. Avere un figlio biologico a tutti i costi ci sembrava una forzatura contro la natura, che invece ci metteva di fronte a delle difficoltà. D’altro canto l’adozione non poteva essere una scelta di ripiego, ma una scelta convinta di genitorialità.
Abbiamo frequentato molti corsi “pre-idoneità”, che servono ad affrontare in generale le tematiche adottive, per capire se l’adozione poteva essere un percorso adatto a noi (questi corsi sono normalmente offerti dalle Asl e dagli Enti autorizzati per l’adozione internazionale). Fatta nostra la scelta convinta di adottare, abbiamo presentato la nostra domanda in Tribunale, senza mai smettere di interrogarci, frequentando seminari e famiglie che già avevano accolto dei figli adottivi.
Potrebbe essere significativo aggiungere che la nostra prima offerta di disponibilità al Tribunale era per 1 solo bambino, neonato, di pelle bianca (in sostanza il bambino che noi non avevamo potuto generare….). Concluso l’iter abbiamo adottato 2 bambine di colore!
L’attesa.
L’attesa di un figlio adottivo è un periodo di enorme incertezza, durante il quale ci si sente incompiuti, e in balia delle decisioni di “altri” (che non sono la coppia, teoricamente l’unica che dovrebbe essere chiamata in causa quando si parla di desiderio di genitorialità).
La prima fase di attesa è quella per il Decreto di Idoneità emesso dal Tribunale dei Minori sulla base delle perizie degli operatori Asl. L’adozione è un atto sociale che vede la coppia, giustamente, giudicata per le sue competenze e potenzialità. Psicologi e assistenti sociali, spesso in pochi incontri, hanno la responsabilità di definire se la coppia può rappresentare una valida risorsa per un minore. Di fronte ad un desiderio di genitorialità, essere giudicati da terzi è vissuto dalla coppia come una ingiustizia e una prevaricazione. Per un uomo e una donna che desiderano un figlio e hanno quindi spazio emotivo e affettivo per un bambino è inaccettabile che si possano incontrare degli ostacoli al proprio desiderio, cosa che purtroppo avviene spesso. Con l’esperienza di oggi possiamo dire che l’iter di indagine sulla coppia è giusto e indispensabile per garantire al minore il migliore contesto possibile, ma aggiungiamo anche che la coppia dovrebbe essere guidata in un percorso, più che semplicemente giudicata. Questa prima fase di attesa ha una durata indeterminata e pone la coppia di fronte a molti dubbi sulla volontà di continuare oppure no, sulle proprie capacità, sulle proprie risorse.
La seconda fase di attesa è quella dell’abbinamento con il bambino, una volta ottenuto il decreto. Si attende semplicemente che il Tribunale o l’Ente autorizzato chiamino con una proposta di abbinamento, mentre nel frattempo non accade nulla… il tempo passa, vuoto e inutile…. sprecato senza il bambino, che magari nel frattempo è già nato o sopravvive in un istituto.
Una volta ottenuto l’abbinamento, l’attesa diventa angoscia, soprattutto se il bambino arriva da zone e istituti poco accudenti. Grande è la paura che il bambino stia sempre peggio, e che qualche inconveniente possa impedire di strapparlo alla solitudine dell’istituto. Finchè finalmente si parte!
L’aspettativa, cosa passa per la testa di un genitore in attesa di un figlio?
L’ente che abbiamo scelto per la nostra adozione ci aveva preparato al peggio, quindi la nostra aspettativa era di trovarci di fronte a bambini sfiduciati nei confronti degli adulti, bambini sfidanti, poco collaborativi, impauriti. Questa era la nostra aspettativa e si è rivelata reale.
La tenerezza è arrivata dopo, grazie al tempo, che ha permesso ai bambini di fidarsi di noi e di aprirsi. E’ stato come veder sbocciare un fiore, sia dal punto di vista emotivo che fisico, e ci sono voluti molti molti mesi.
Voi avete adottato due bambine di nazionalità etiope, già grandicelle al momento dell’adozione. E’ stata una scelta o vi è capitato?
La scelta di adottare due sorelle non neonate e originarie dell’Africa è nata dal caso che ce le ha fatte incontrare (sarebbero potute arrivare da qualsiasi altra parte del mondo) ma il caso è stato conseguenza del percorso che abbiamo affrontato.
Quando abbiamo maturato la convinzione di adottare, accettando l’incapacità di generare un figlio biologicamente, ci è sembrato evidente che il nostro compito di genitori si sarebbe assolto con qualsiasi bambino ci venisse affidato, a prescindere dall’origine, dall’età e dal colore della pelle.
E’ difficile accettare il loro modo di essere, la loro cultura di origine?
La cultura di origine di un figlio adottivo è parte imprescindibile del figlio stesso e della sua identità. Rappresenta secondo noi una risorsa estremamente importante nella ricostruzione della sua storia in età più adulta. Non accettare l’origine di un individuo è come annullarne una parte.
Occorre a nostro avviso fare uno sforzo particolare per non perdere il contatto con la cultura e le tradizioni del paese di origine del bambino, che in questo modo non si sentirà estraneo a quella parte di sé, che esiste, e che prima o poi secondo noi andrà a cercare.
Ci sembra importante aggiungere in questo ambito che l’adozione è come un “passaggio di testimone” tra chi ha messo al mondo e chi cresce, anche questo aspetto fa parte dell’accettare l’origine del bambino (e non è un aspetto da poco!).
Come si accoglie un bambino adottivo, da cosa è necessario partire per accettare un individuo che ha, geneticamente, molto poco a che fare con noi?
Per noi il punto di partenza è stato accettare tutto ciò che è arrivato nel rapporto quotidiano con il bambino, lasciando che il bello e il brutto permettessero la costruzione di un rapporto di attaccamento.
Ci sembra di poter dire che probabilmente la spinta iniziale verso il bambino sia più il dovere dell’accudimento che un affetto incondizionato, ma il tempo permette che l’amore prevalga sul dovere.
Le difficoltà che naturalmente emergono senza distinzioni devono spingere la coppia a confrontarsi con operatori che hanno esperienza nell’ambito delle problematiche adottive e che sicuramente possono fornire un valido aiuto alla coppia.
E’ indispensabile infatti riuscire a leggere i comportamenti dei bambini e saperli interpretare, per evitare che la coppia si senta sopraffatta.
Quali raccomandazioni dareste ad un coppia che è in attesa di adottare un bambino?
Il maggiore insegnamento che abbiamo tratto dall’adozione è la necessità di aprirsi verso gli altri, di non chiudersi né durante la fase di attesa né successivamente con il proprio bambino. E’ indispensabile confrontarsi con chi ha già adottato, con chi sta adottando, con gli operatori, per non sentirsi soli.
I problemi sono comuni e il confronto aiuta a ridimensionare ciò che può sembrare irrimediabile.
Leggo ora questo bellissimo post che parla di adozione!Come già detto in un mio post l’altro giorno,sono mamma falicementente adottiva di un bellissimo cucciolo di 3anni e mezzo arrivato dal Sol Levante poco meno di 2 anni fa!
Il percorso adottivo ci ha cambiato la vita e credo che,pur avendo passato momenti difficili nell’attesa e ora durante la nostra vita in famiglia,sia l’esperienza più bella,complessa ed intensa che ho/abbiamo fatto nella vita!!
Però non siamo da ammirare per aver scelto questa strada,non siamo diversi,ne più bravi(o meno)di genitori che un figlio ce l’hanno dalla pancia.Siamo famiglie che partono da più lontano per arrivare comunque sempre li,al congiungimento con l’altro pezzo della mela.
E genitori lo si è in egual modo e misura,con le stesse difficoltà di tutti.
Sono figlia adottiva e questo articolo è davvero un bel modo per avvicinare il mondo dell’adozione, così ricco di sfumature e spunti interessanti.
Ciao Speranza,
è vero fa bene parlare e condividere, leggere, documentarsi, avvicinarsi a famiglie che già hanno vissuto l’esperienza di adottare – magari contattare qualche ente autorizzato che spesso offre la possibilità di incontri esclusivamente informativi.
Tanti auguri a voi!
a & g
Grazie per il post.
Noi, per il momento stiamo cercando di avere un figlio, ma pensiamo anche all’adozione. In certi momenti vorrei già iniziare l’iter adottivo, ma non credo che reggerei il doppio stress. Quindi andiamo per gradi e cerchiamo di comprendere cammin facendo cosa sia meglio fare. Intanto sentire le esperienze altrui fa tanto bene, e, soprattutto mette in rilievo la generosità del popolo italiano.
bellissimo post, grazie agli autori e a voi S&S 🙂
avrei voglia di dire che, malgrado le tantissime differenze, c’è molto in comune con la genitorialità biologica, solo che in questa alcuni momenti di rifiuto del bambino, il dovere dell’accudimento che prevale sull’affetto – soprattutto in fase iniziale – sono un tabù di cui non si parla mai, o troppo poco.
Conosco personalmente i genitori dell’ intervista e ho seguito un pochino l’ iter dell’ adozione. Anche se ci sono stati momenti difficili, la cosa che ancora oggi ricordo meglio e’ l’ esplosione di gioia finale e, soprattutto, la fortissima consapevolezza che tutto quello che era valsa la pena di vivere, fare, soffrire tutto cio’ che era stato fino a quel momento.
Secondo me e’ un peccato che l’ amore vada sprecato, disperso, soffocato;
E io sono troppo felice che loro abbiano il modo di incanalarlo ogni giorno e di rivolgerlo a quelle due bellezze che sono diventate le loro bambine (scusate, son di parte…)
Un augurio enorme a tutte le coppie che decidono di iniziare questa magnifica avventura,
Paola
Ci piacerebbe dedicare in futuro ancora un po’ più di spazio all’adozione. Per ora abbiamo egregiamente iniziato con questa intervista, grazie ad Alessia e Giancarlo.
concordo in tutto quello che avete scritto! bravi! anche io sono una mamma adottiva e mi sento molto vicina a quello che avete indicato. auguri a voi e a tutte le famiglie che hanno deciso di fare questo passo importante e meraviglioso!