Un tempo pensavo che con un po’ di organizzazione e di pianificazione sensata si potessero far coesistere la presenza dei bambini e i desideri dei genitori.
Nell’infanzia, complice il rapporto con strutture private, probabilmente più flessibili a concordare le reciproche esigenze, e forse sostenuta dall’ondata degli ormoni del parto, ho cercato di tenere fede a questa mia filosofia e da brava discepola di Mary Poppins ho pianificato valigie, viaggi, attivitá, studi e carriera incastrando bisogni ed energie di tutti, costruendo un quadro che mi sembrava bello e soddisfacente.
Con il passaggio all’istituzione Scuola – ma mi dicono dai piani superiori che le prospettive peggiorano – gli incastri hanno iniziato a fare acqua e la mia presunzione di potermi organizzare – con il sorriso e il rossetto brillante di Lynda Carter – si è rivelata, nella condiscendenza generale, una chimera superba.
Ai colloqui, alle riunioni, i bambini non possono essere presenti, né stare in scuola (altro che Scuola svedese…). Ma non sono in orari compatibili con un’attività professionale, e spesso (avendo due figli) coincidono pure.
A Scuola non si può insegnare nuoto, magari neanche bene uno strumento, o una lingua, e cosi – se puoi e se vuoi, e già sei fortunata a poterlo fare – integri, accompagni, fai i salti mortali. (Senza aprire la parentesi dell’estate, parentesi che termina sempre parlando del caldo e delle strutture – si noti che in Spagna e in Grecia le vacanze estive durano meno che in Italia…)
Paghi tutte le tasse, e non capisci bene come e chi non lo faccia, ma quello che è pubblico (scuola, Ospedali, strade ..) viene usato da tutti .. Cosí che la coperta è sempre troppo corta.
Non si tratta solo di organizzarsi, ma di arrangiarsi (per fattacci propri).
La burocrazia, intesa come una macchina amministrativa e organizzativa il cui fine e obiettivo è solo il mantenimento di se stessa, proprio come studiava Weber, è padrona assoluta e dove un po’ di buon senso o un ragionamento creativo (mettendo anche il capello degli altri interlocutori) potrebbe creare soluzioni innovative, con maggior coinvolgimento e benessere di tutti, li arriva il “s’è sempre fatto cosí”, ” ma ormai è fissato / pensato / organizzato cosí”, “non è il nostro obiettivo” .
Fossi Wonder Woman, come speravo di poter fingere, probabilmente riuscirei a perseguire il mio obiettivo familiare di benessere, soddisfazione e presenza – anche alle riunioni della scuola – nonostante (evidentemente) i miei obiettivi non siano contemplati negli obiettivi dell’istituzione, non perderei neppure il sorriso, un goccio di mascara o la piega.
Ma non lo sono, e inizio a pensare che tappare tutti i buchi – sorridendo – non abbia avuto altro effetto che evitare di far notare gli scollamenti tra il comune (territorio dei privilegi di pochi) e l’individuale (lasciato ad arrangiarsi, a cercare i propri privilegi, se li ha, o a sfogarsi nella rabbia e nella paura con qualcuno messo peggio), evitando quelle faticose ma necessarie negoziazioni che devono aver luogo quando si cambia.
Ed è innegabile che qui si è cambiati.
Non ho una soluzione, anzi, ed è con amarezza che scrivo.
Ma per il bene mio Wonder Woman non abita più qui. Il resto, seguirà.
Presente! Anch’io ho dovuto archiviare (e da mo’ pure) il costume da Wonder Woman, che tanto ormai la luce in fondo al tunnel nemmeno la vedo più. Primo anno di Primaria, secondo figlio alla sez.Primavera dell’Infanzia nella medesima scuola, privata parificata (quella del parroco del paesino per intenderci), perché la scuola pubblica AHIME’ ha un orario troppo corto e poco flessibile, che mal collima con quello di noi poveri genitori debosciati che lavoriamo full-time senza nonni-sitter. Pur essendo entrambi nella stessa scuola le attività sono diverse, ovviamente in alcuni casi vista la differenza d’età, ma anche le decisioni purtroppo vengono valutate e prese a compartimenti stagni. Almeno però in questa scuola le proposte vengono valutate e qualcosina in più rispetto alla pubblica riusciamo ad ottenerlo, a pagamento ça va sans dire…
Esclusa a priori al momento però qualsiasi possibilità di un attività (sportiva, ludica, creativa) post-scuola, in quanto tocca arrangiarsi e la cosa non è fattibile. Non avere scelte è peggio che averle e non potervi aderire però. Noi continuiamo a provarci e a sperare che insistendo le cose cambino. Utopia?
Carla il fatto che tu continui a provare e sperare è tutta energia per questa povera ex Wonder Woman dismessa: a tirarmi giù a volte è la mancanza di intelligenza che si trova nei compartimenti stagni, nelle pochezze. se esiste ancora qualcuno che pensa a come si può migliorare, riacquisto già forza.
Grazie di essere qui, a condividere un po’ di speranze e un po’ di fatiche – a scontrarsi con l’infattibilità. Gutta cavat lapidem, magari a scoprire che siamo in tanti ce la faremo
Eh, cavoli quanto hai ragione!!!! aNCHE IO AL PASSAGGIO DEL MIO FIGLIO PIù GRANDE ALLA SCUOLA PRIMARIA MI SONO TROVATA A SBATTERE CONTRO UN MURO. Niente può cambiare, quel che sembra assurdo continua comunque uguale a prima perchè prassi, nessuno sembra volersi assumere la responsabilità di scelte diverse. Quel che è peggio, secondo me, è che non c’è neppure unione tra i genitori: alle riunioni sono l’unica a far notare che si può uscire negli intervalli anche se è freddo, che forse si può fare il corso di nuoto, anzichè di bocce (sì, hai letto bene, bocce, perchè a costo zero con i vecchietti volontari), che magari dedicare piùà tempo ad inglese e francese anzichè disperdere tempo con l’orto di classe o l’informatica (alla primaria, fatti entrambi male e con poche risorse, seppur iniziative lodevoli) o i disegni per le varie sagre di paese ed i lavoretti per Natale, mi trovo sempre sola, con gli altri genitori che mi dicono che bisogna arrangiarsi perchè tanto non c’è nulla da fare. idem per orari di riunioni, colloqui, scioperi ecc. Tanto tanto sconforto ma io continuo a lottare.
ciao Mamma Avvocato,
mi spiace per la solitudine: ognuna di queste scelte potrebbe essere buona oppure ridiscussa come chiedi tu, il problema è il silenzio con cui vengono accolti i tuoi interventi, come se tu non fossi titolata a prendere la parola nelle decisioni della scuola. Forse il nostro errore è volerla come organo educativo pubblico, in cui si faccia il corso di nuoto, perché magari va pagato, ma rappresenta un patrimonio unico in termini di sicurezza – con buona pace delle bocce.
Ce la faremo? io spero di si. e spero anche che scrivendo e commentando ci si possa sentire meno sole.
ti abbraccio!