Quelli che la domenica.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, ha l’opportunità di presenziare ad una recita scolastica che avrebbe altrimenti perso.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, riesce a sbrigare pratiche senza chiedere permessi, che non se li può permettere.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, riesce per un giorno ad accompagnare i figli a scuola, e ad andarli a prendere, e si ferma a prendere un gelato o una cioccolata calda, prima di tornare a casa e sedersi con loro, una volta tanto di pomeriggio, a fare i compiti.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, può partecipare ad un evento della sua comunità che ritiene importante.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, può riprendere la tanto necessaria quanto disattesa e sempre rimandata sessione di sport, fitness, yoga.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, può ricominciare a studiare senza impattare necessariamente le serate, o le domeniche, in famiglia.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, può dedicarsi una giornata, a ri-centrarsi, a ricaricare le energie, a riprendere con rinnovata passione la vita genitoriale o di coppia.

Conosco chi, approfittando del turno domenicale, può combattere contro la solitudine infinita della domenica quando si è lontani, quando i figli sono lontani, quando la casa è vuota.

E conosco, in modo molto intimo, anche chi, approfittando delle aperture domenicali, vive la spesa settimanale come un momento familiare, e non solitario e efficiente, un momento di co-responsabilità, cui tutti partecipano, decidono, e contribuiscono, senza togliere tempo ai compiti settimanali o alle attività dopo la scuola, o senza combattere con le stanchezze e i malumori alla fine di una giornata lavorativa. Perché poi ci vuole quel paio d’ore per la spesa, non di più: il pranzo insieme, o la visita ad amici o parenti, o la partita al gioco da tavolo preferito, sono salvi, si accomodano tranquillamente nelle restanti ore.

Perché se vogliamo lottare per un principio, va benissimo, ci mancherebbe, e quello per esempio dell’equità nella distribuzione dei turni domenicali, e il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori, è fondamentale, e importantissimo. Ma la mia preoccupazione davanti alle crociate dei grandi cambiamenti di stile di vita è proprio quella che non vorrei che la mia lotta per il mio principio venisse in effetti mio malgrado strumentalizzata per lottare contro un altro principio.

Stiamo quindi lottando “per”, per preservare la domenica in famiglia, davvero, o non stiamo invece in maniera subliminale lottando “contro”? Contro la visione del genitore (leggiamo pure mamma) che pensa anche alla propria salute mentale e fisica, contro chi non santifica la domenica ma magari un altro giorno a settimana, contro chi vuole in effetti vivere il tempo con la propria famiglia nel modo che sceglie e ritiene giusto, contro chi preferisce partecipare di più alla giornata scolastica dei propri figli invece che quella di festa, contro chi non riesce ad avere la domenica perfetta da pubblicità mielosa e vede come una benedizione quelle due ore passate a passeggiare fra gli scaffali come interruzione di una mattina difficile, contro chi insomma non rientra in uno stereotipo di genere, etnia, cultura, stile genitoriale, o stile di vita, che chi è promotore di questa fantomatica lotta vuole elevare a norma.

Svegliatevi! è il monito del momento. Ma io direi che allo svegliarci, che essere svegli mica impedisce di agire senza pensare, io preferisco il Vigilate!

Vigiliamo che le ragioni che ci vengono presentate davanti non siano la semplificazione bianco/nero propria della demagogia, ma che siano complesse abbastanza. Vigiliamo contro chi spaccia la semplificazione per semplicità, e condanna la complessità come complessificazione. Vigiliamo contro chi vuole immaginarci tutti protagonisti della stessa, unica, identica storia. Le storie sono tante e sono diverse, e se non stiamo attenti e non impariamo a vigilare per mantenere alta la complessità di una società in cui tutti siamo rappresentati, un giorno potrebbe essere la nostra la storia che toccherà riscrivere, il nostro stile di vita quello che potrebbe diventare improvvisamente da biasimare.

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4 thoughts on “Quelli che la domenica.”

  1. Io vivo in Germania da quasi nove anni, in “provincia”, lontana dalle grosse città. Qui ogni cittadina fa una apertura straordinaria dei negozi all’anno, io non ne ho mai usufruito e non so come sia l’affluenza. Nei centri delle città i negozi chiudono durante la settimana alle 18 e al sabato verso le 13. Solo nei veri e propri centri commerciali i negozi stanno aperti fino alle 19 o alle 20 lu-sa.
    Altro discorso per i supermercati che aprono dalle 08 alle 20, alcuni dalle 7 alle 22, alcuni giorni. Altrimenti tutto chiuso la domenica, Solo i distributori di carburante sono aperti tutti i giorni 24/24, Hanno una selezione di generi comuni alimentari, surgelati, birra a caro prezzo. Altrimenti per il carburante c’è il self-service sempre e comunque.
    La domenica qui non è neanche consentito lavare la macchina nel proprio cortile e negli autolavaggi self-service l’acqua è chiusa. Ci ho messo un po’ ad abituarmici e a organizzarmi con la spesa entro il sabato. Ma sono contenta così. Qui ci tengono davvero alla domenica come giorno di riposo o per fare gite, visitare mercatini o festival e feste varie, oppure non fanno davvero nulla e si impoltroniscono sul divano.
    Anche gli uffici comunali e vari enti per il pubblico sono chiusi il sabato (mattina). Se si ha bisogno di fare qualcosa durante la settimana, bisogna chiedere permessi. Qui sembra funzionare e nessuno ha voglia di cambiare. Addirittura alcuni ristoranti hanno la chiusura la domenica e nei giorni di festa. Cosa inimmaginabile in Italia. Anni fa ho lavorato qualche mese in Autogrill e dato che ero nuova, ho lavorato a Ferragosto, quasi tutti i fine settimana anche di notte. Mi piaceva lavorare quando gli altri riposavano o erano in giro. Potevo riposarmi quando gli altri lavoravano. Il mio fidanzatino dell’epoca non era d’accordo con me. Ora con figli e famiglia non credo mi possa ancora piacere. Il vantaggio di poter sbrigare le commissioni durante la settimana, secondo me è inferiore all’essere a casa il sabato e la domenica e avere 2 giorni per organizzarsi e staccare dal lavoro.

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  2. Sinceramente io lo dico per esperienza: ho vissuto in due paesi dove la domenica era tutto chiuso. Tutto. Ed era così bello poter avere una giornata senza dover pensare a spendere, senza dover passare necessariamente in un centro commerciale, vedere tante famiglie in giro, godere di quel momento. All’inizio è stato in entrambi i casi difficile abituarsi, ma poi i pro sono davvero davvero tanti.

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    • sono sicura che avrai incontrato momenti bellissimi in questi due paesi. Ti chiedo solo però di considerare cosa è causa/effetto e cosa è correlazione, e se tu non fossi contenta e vedessi famiglie contente per le tue (e le loro) predisposizioni del momento. E se non potrebbe essere stato il caso che la felicità non era causata dal divieto, ma dalla contingenza, ché in fondo, ora che vivo da 20 anni in un posto in cui tutto è aperto di domenica, di famiglie che la domenica non si avvicinano neppure ad un negozio ne conosco tantissime. Sono scelte. E’ bello poter scegliere. Se l’unico modo in cui posso godere di un momento è perché non posso scegliere altrimenti, probabilmente mi dovrei porre qualche domanda.

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    • Erano chiusi anche gli ospedali? Stavano a casa anche le forze dell’ordine? E i ristoranti, i cinema, i luoghi di attrazione, tutti chiusi? Non credo proprio. E questi lavoratori valgono di meno perché non fanno il solito lavoro impiegatizio? Nessuno ti obbliga ad andare al centro commerciale solo perché è aperto, così giusto per dire.

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