Da ragazza avevo tanti ideali e molti sani principi: lo studio, lo sport, l’impegno sociale.
Eppure, nel confronto con coetanei e compagni, mi mancavano spesso alcune regole base, quelle cose tipo: la doccia tutte le mattine oppure lavarsi e in pigiama per cenare, dopo le 20:30 nessuna telefonata privata e colazione sempre e solo con latte e biscotti, i vestiti si comprano qui o qui e l’orlo dai jeans va fatto così e così.
Le ferite di chi sbanda
Spesso la sensazione che avevo, da ragazzina un po’ sola, era di percorrere la vita sbandando, e sbandando scontrare sempre una regola che a tutti era chiara e a me per nulla. E ogni volta che sbandavo, mi ferivo un po’ dentro, come se ci fossero stati dei guard-rails che delimitavano i sentieri corretti da percorrere e io, incapace di riconoscerli, percorressi la vita un po’ a caso. Probabilmente troppo sola e sensibile per decifrare quelle regole correttamente, finendo così per esserne ferita, da brava idealista dell’uguaglianza, della libertà e della solidarietà.
Rimarginare le ferite
Quando mi sono ritrovata a diventare genitore, adulta, molti anni dopo, con tanta strada alle spalle, un po’ percorsa scontrandomi contro le paratie e un po’ costruendomela da sola, la strada e le paratie, ho cercato e fortuitamente trovato confronto e conforto con una comunità di persone più propensa a parlare di argomenti, più che di regole, di obiettivi, più che di costrizioni e protezioni, di difficoltà, più che di sbagli.
Come accade a molti, con i miei figli ho ripagato alcuni dei debiti che il passato aveva con me, ma non tutti. Qualche volta, si va a cena lavati e impigiamati, qualche volta no. Il latte, ai miei figli non piace, e neanche a me: possiamo mangiare yoghurt, ma anche formaggio e qualche volta persino aringhe, a colazione, se ci va. Il telefono, ho imparato a tenerlo su mute e ormai lo stile è quell’insieme di capi che ti donano, che ti amano, che regalano ricordi che ti fanno risplendere. Non so dove vadano gli orli o dove fare gli acquisti: il mio armadio è la mia storia. O almeno, quella che ho trattenuto perché mi rende ancora oggi felice.
Ho imparato a evitare chi ti fa solo notare quando le relazioni con i tuoi figli sbandano e ho cercato di continuare a ragionare per argomenti, obiettivi e difficoltà.
Costruirsi una strada senza sbandamenti
Come può succedere a qualcuno, confrontarmi con i figli, i loro desideri, i loro occhi di meraviglia, mi ha costretto a fare i conti con un quotidiano limitato, frustrante, relazioni impoverenti e meccanismi di confronto svilenti e stretti. Mi sono sentita sfiorire, ingrigire, fermarmi dove la strada sembra senza sbocco.
Ho trasformato allora la frustrazione in obiettivi e ho tracciato una strada da percorrere per raggiungerli: non so se sanerò il mio cuore inquieto e risponderò a tutti i miei desideri, ma almeno ci avrò provato.
Provarci, però, significa percorrere una strada ben definita, con un certo ritmo: spesso le pause non sono ammesse e neppure troppi sbagli, o sbandamenti, per la mia vita il momento attuale è fatto di andare avanti, un passo dopo l’altro, tenendo sotto controllo quotidianamente l’agenda come se fossero i comandi di uno shuttle (metafora ovviamente ottimista e autobenevolente, concedetemela 🙂 ).
Sbandare e proseguire, senza ferirsi più
Ma capitano gli imprevisti. La stanchezza. Il segnale che non funziona. Il magnesio che ti dimentichi di prendere nei giorni giusti. La sveglia che non suona. La febbre il giorno che dovevi fare la spesa. La collega stro**a. Qualcuno che ti chiede di fare il doppio di quanto ti spetterebbe fare.
Allora sbando.
Dopo aver capito come si fa a non farlo, dopo aver costruito io stessa una strada, e i guard-rails, e le regole e le prescrizioni, una strada coerente con gli obiettivi e il più possibile lineare… sbando.
Sbando e mi prendo una serata in cui per cena si mangiano toast e carote o pasta in bianco e spinaci surgelati. E si guardano i cartoni dopo cena, lasciando i piatti sul tavolo, che li laviamo domani mattina, abbracciandoci stretti stretti sul divano e tracciando una o più “x” in meno sull’agenda delle cose da fare che erano destinate a questa sera.
Sbando e i miei figli, che sono fierissimi quando dicono che la loro mamma studia e lavora e li porta di qui e di là ma anche di su e di giù, mi abbracciano stretti stretti e mi dicono
“che serata fantastica, mamma, una cena deliziosa”.
Se si ha chiaro dove si va, si può anche sbandare. Senza per questo farsi male.
Fantastica Silvia, articolo molto bello e pieno di verità…anch’io non posso permettermi spesso di sbandare ma mi capita di farlo, quasi con consapevolezza (a volte, eh!) per sdrammatizzare, per allentare la tensione perché mi sento costantemente come un arco che sta per scoccare la sua freccia, concentrata si ma perennemente tesa…quando realizzo mi concedo di sbandare, di prendermi meno sul serio e si, i bambini ne traggono un grande beneficio!!! Queste tue parole, in particolare, mi hanno fatto bene “Ho imparato a evitare chi ti fa solo notare quando le relazioni con i tuoi figli sbandano e ho cercato di continuare a ragionare per argomenti, obiettivi e difficoltà”…grazie
Lia
grazie Lia,
è un articolo che sento mio, non so se sia bello, ma sono felice se lo pensi: l’ho scritto cercando di fare la pace con le mie corde tese e con le serate allo sbando e anche con alcune scelte. Se a te è suonato bello probabilmente è tutto merito dei sorrisi che mi ha aiutato a fare.
grazie a te di essere passata, aver letto e commentato
a presto!
Bell’articolo, complimenti, pieni di molti spunti di riflessione. Ogni tanto più di sbandare mi sembra di essere allo sbando. Stiamo si costruendo al nostra strada familiare, ma troppo spesso ci troviamo a sbandare, un pò perché ci accorgiamo di ritornare sempre sulle vecchie strade definite dalle nostre famiglie di origine o dalla “società”, un pò perchè i figli sono in continua evoluzione. Avere chiaro dove si deve andare è un consiglio molto prezioso, ma spesso mi sono trovato e mi trovo ad andare sempre controcorrente e questo oggi non aiuta. La scuola poi è un agglomerato di regole, costrizioni e sbagli, mentre dovrebbe essere una luogo di argomenti, obiettivi e difficoltà. Lo so la scuola ha un ruolo e la famiglia un’altro, ma insieme alla scuola ci sono anche i compagni, gli amici e le relative famiglie, gli insegnanti, ossia una sacco di strade tutte diverse. Ogni persona ha la sua strada, ma esiste una strada familiare? Oppure dobbiamo sperare che le strade dei nostri figli ogni tanto si affianchino o si incrocino con le nostre? Oppure la strada familiare deve essere così ampia da fare rientrare anche le strade dei nostri figli? Quante domande e probabilmente ci sono anche tante risposte ugualmente giuste. Intanto provo a percorrere la mia strada e magari evito di mettere delimitazioni troppo alte, ma solo della segnaletica orizzontale giusto per renderla visibile.
Un saluto Lorenzo
grazie Lorenzo
sul fatto che talvolta la scuola abbia le sue regole mentre come famiglia ragiono per obiettivi cogli una ferita aperta. Diciamo che il fatto che la scuola alla fine nel suo complesso sia fatta da persone che hanno a loro volta degli obiettivi spesso aiuta: si può dialogare e capire, come genitori, come allievi, come maestri, dove vanno i nostri obiettivi e quanta strada si può fare assieme.
Le domande, hai ragione, sono tante : il bello non è tanto rispondere, quanto saper individuare giusto la segnaletica orizzontale minima necessaria, di modo che anche quando si sbanda non si sbatte contro i cartelli ma si può semplicemente deviare un po’ e ritornare a sé, dove si vuole.
speriamo di camminare tanto, tutti assieme
buon proseguimento 🙂
francesca