Gli adolescenti e la riscoperta del lettone

Noi siamo, di razza, gente che nel lettone ci si infila a tutte le età. Mia madre, venendo a vivere in Italia, le sorelle e i genitori li vedeva poco. Come peraltro poco li vedevano il fratello che vive in America e la sorella che vive in Francia. Per cui le volte che questa quadratura del cerchio della riunione di famiglia in qualche modo riusciva, io vedevo che tutte e tre le sorelle Wasowicz, adulte, professioniste e madri di famiglia, si infilavano nel lettone con la mamma, a chiacchierare, struccarsi, pettinarsi.

Capite quindi che quando sono venute di moda le baruffe chiozzotte sulla legittimità o meno del co-sleeping a me al massimo veniva da ridere: nei paeselli rurali della mia infanzia in tutte le famiglie viveva qualche nonna vedova o prozia nubile (o viceversa, i figli sposati vivevano nelle case contadine con genitori, fratelli e cugini tutti sotto lo stesso tetto) e io come molte mie amiche fino almeno ai 10 anni abbiamo condiviso il lettone con qualche nonna o zia.

Per questo tranne un periodo di momentanea follia col primo figlio infante e insonne permanente, in cui mi sono fidata dei manuali e ho costretto lui a dormire in una stanza separata a pochi mesi e io a dovermi alzare e attraversare un corridoio per allattarlo di notte, dal secondo mi sono fatta furba e ho praticato il co-sleeping a oltranza fino allo svezzamento.

Lo diceva anche una vecchia pubblicità IKEA di tanti anni fa: i bambini di notte vanno in giro e allora tanto vale attrezzarsi in modo da potersi spostare a dormire altrove quando il lettone diventa troppo affollato.

Con l’adolescenza uno però direbbe che ormai sono i figli a volersi chiudere in camera e non volere nessuno in giro. I miei mi hanno smentita anche in questo, in vari modi, e vediamo subito quali:

Il pigiama party

Da quando sono iniziate le superiori mio figlio si organizza i weekend con gli amici: a volte mi chiamava già dall’autobus del ritorno a casa, il venerdì pomeriggio, per chiedermi/informarmi che sarebbe andato a dormire da Tizio o Caia. “I loro genitori sono d’accordo”. Ormai il materassino di scorta o il lettino estraibile per gli ospiti fanno parte dell’arredamento, ma alla fine gli adolescenti preferiscono accamparsi tra divani e poltrone per passare le serate con la Playstation fino a che come corpo morto caddero (o fino a che il genitore di passaggio per il bagno alle 4 di mattina sequestra i controller).

Foto di Renata Chebel utilizzata con licenza FlickrCC
E da due anni il pigiama-party di gruppo ha sostituito le festine di compleanno: arrivano verso le 5-6 di pomeriggio, li ingozziamo di pizza, pasta, torta e patatine, li abbandoniamo a se stessi passando di tanto in tanto a controllare la situazione e pace. Quest’anno che avevamo degli amichetti che non avevano mai dormito in casa di altri, ho proposto e preparato una camera dei maschi e una camera delle femmine, chiedendo di lasciare il soggiorno solo per chi giocava e voleva fare più tardi (e per poterci fare un caffè la mattina, visto che da noi soggiorno e cucina stanno nello stesso ambiente). Col cavolo. Non so come abbiano fatto a portarsi di sotto materassi, cuscini e coperte senza che io li sentissi, ma alle 4 erano ancora tutti svegli e accampati, e alle 8 l’amichetta che sarebbe andata via presto causa partita era già in divisa e si stava scaldando nel forno un piattone della pasta avanzata la sera prima, che tocca arrivarci in forze alle partite. Quando abbiamo soffiato sulle candeline della torta per colazione abbiamo scoperto che lo “champagne” analcolico in frigo se lo erano scolato di notte. Qui fra qualche anno mi toccherà iniziare a mettere sotto chiave le bottiglie di vino importanti o rischio che me le facciano fuori.

Insomma, l’adolescente dorme molto volentieri in compagnia, si porta anche il pigiama e il sacco a pelo, ma al letto preferisce l’accampamento. Tanto poi hanno il resto del weekend per fare gli zombie a casa loro e recuperare.

Il conforto del letto condiviso

Io che ero quella che ha dormito mezza infanzia nel lettone della prozia, quando ci siamo trasferiti a casa nuova e avevamo ognuno la sua cameretta, niente, ci ho messo tempo ad abituarmi, e di notte nei momenti di sconforto andavo nel letto del mio fratellino. Che in quel periodo veniva svezzato dai pannolini e spesso e volentieri aveva degli incidenti. Ma io preferivo dividere un letto umido allo sconforto del letto da sola.

Tutto questo è passato con il tempo e da adolescente il mio letto era la mia tana, guai a chi ci veniva. Tranne le notti dei brutti sogni, in cui mi infilavo, scusandomi, accanto a mia madre che senza neanche svegliarsi mi faceva posto e in 3 secondi mi riaddormentavo. Se qualche volta trovavo la porta chiusa a chiave tornavo nel mio letto senza farmi troppe domande, che in fondo ognuno ha diritto alla propria privacy.

I momenti del cambiamento

Adesso che gli adolescenti li ho in casa la fase della camera come tana ce l’hanno loro. Bisogna bussare, e guai a proporgli di dormire insieme in caso di malattie o insonnie potenti. Il piccolo quando va a dormire ha sempre un caldo terribile e non sopporta nessuno accanto. Il grande, che è quello che soffre da sempre di insonnia, invece, a volte lo sentiamo andare in giro di notte, o anche lui quando proprio è uno straccio e ha l’ansia di andare a scuola il giorno dopo, viene a consultarsi e che lo voglia o meno gli dico di mettersi nel lettone e in 3 minuti secchi ronfa. E io mi trasferisco.

Foto di Da DeLuca utilizzata con licenza FlickrCC
Ci siamo accorti però che anche in questa esigenza di solitudine e autonomia i momenti di stress o di cambiamento hanno un effetto immediato sulle abitudini notturne dell’adolescente. Quando lo scorso anno mio marito per lavoro ha iniziato a dormire fuori due notti alla settimana, i primi mesi, nonostante grandi dichiarazioni di indipendenza dei figli, prima o poi, uno a caso o entrambi, me li ritrovavo a metà della notte nel lettone.

Quando ci siamo adattati è bastato annunciare che quella settimana sarei stata io ad andare in trasferta, ma il padre sarebbe rientrato tutte le sere, per creare preventivamente attacchi di insonnia e nostalgia nel figlio piccolo, che puntualmente andavano risolti nel lettone.

Una cosa tipica infatti del figlio piccolo, che è talmente autonomo che certe volte proprio non ha voglia di dormire, è che viene a fare due chiacchiere nel lettone, si addormenta, ma in qualsiasi momento lo si riesce a far alzare, dirigerlo tenendogli una mano sulla spalla, fargli salire un piano di scale e la scaletta del soppalco su cui dorme, il tutto senza che si svegli e senza che ne serbi memoria il giorno dopo.

E se non mi sorprendo di questo è perché mio fratello dai 15 ai 17 anni ha avuto esattamente la stessa cosa, andava a chiacchierare col genitore che si metteva a letto per primo, si addormentava, e poi si faceva guidare nel suo letto senza neanche aprire occhio.

La pedagogista ce lo ha spiegato proprio come un fenomeno normalissimo negli adolescenti in quei momenti in cui fanno tante piccole conquiste: cominciano ad andare a scuola o a sport da soli, non occorre più accompagnarli, o imparano a fare qualcosa in autonomia: è come se lo sforzo di salire un ulteriore gradino verso l’età adulta vada compensato con una bottarella di insicurezza, di voglia di coccole, di ricerca del nido.

E pur ricordandoci che è fondamentale chiarire per bene ai figli in qualsiasi momento che ormai loro sono grandi, hanno il proprio letto e anche noi abbiamo il nostro e vogliamo dormirci da soli, non fa mai male assecondarli occasionalmente in queste insicurezza della crescita e del cambiamento.

Io poi pensavo che fosse una cosa tipica dei miei figli, perché in fondo siamo noi così di famiglia: invece quando il marito di una conoscente ha iniziato a lavorare all’estero, i figli che in fondo erano più grandi dei miei, uno già 23 enne e all’università, tra botte di insonnia, malattie psicosomatiche e voglia di tenerezza, in qualche modo l’hanno fatta giungere alla conclusione che doveva fare lei un passo indietro per rassicurarli ed aumentare la presenza in casa, per far passare il periodo.

Per cui, se avete i figli piccoli, siete distrutti dal sonno sballato e non ne vedete la fine, ho per voi una buona notizia e una cattiva notizia: quella buona è che, come vi dicono tutti, è una fase, i bambini hanno bisogno di imparare a dormire da soli e ognuno ha i suoi ritmi in questo, per cui fatevi coraggio e sappiate che bene o male ne siamo usciti tutti vivi alla fine. Quella cattiva è che il sonno, appunto, è soggetto a fasi perché è il momento della giornata in cui rielaboriamo le cose. E se siamo, noi o i figli, in una fase della vita in cui dobbiamo rielaborare cose faticose, può succedere che di notte arriva il momento della ricerca del conforto.

Perché è verissimo che l’adolescente ha bisogno di molto sonno perché brucia tante energie nella crescita e per questo lo ritroviamo spalmato sul divano tipo ameba: davvero è esausto. Solo che contemporaneamente gli sballano i ritmi di sonno, la sera oggettivamente fanno più fatica ad addormentarsi e per questo è fondamentale ripristinare le routine rassicuranti della buonanotte e sequestrargli telefonini, tablet e aggeggi vari che mai vanno portati in camera.

Sarebbe tanto bello se le scuole superiori ne tenessero conto e aprissero quell’oretta più tardi, ma in attesa di questo divino momento, non vi stranite se ve li ritrovate nel lettone più di quanto abbiate bisogno voi. Perché, pare, che ne abbiano bisogno loro.

Coraggio,nessuno ha mai detto che sarebbe stata tutta discesa. Ma anche le salite hanno i loro lati belli. E fino a che accettano di farsi spupazzare o contemplare nel sonno come quando erano neonati, io mi ripeto che un giorno avrò nostalgia di tutto questo e cerco di godermelo, tra uno sbadiglio e l’altro. Nel frattempo la mattina faranno bene a mettersi tre sveglie ed arrangiarsi, che io devo recuperare il sonno che mi hanno tolto di notte. Perchè il bello è che l’adolescente, debitamente avviato e incoraggiato, si arrangia benissimo da solo. Basta crederci.

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