A fine giugno ci siamo imbarcati su un aliscafo dal porto di Anzio diretti verso l’isola di Ponza. Siamo partiti armi e bagagli e figli al seguito per questa avventura, animati da buone intenzioni nonostante io non sia un’amante del mare in generale e nonostante io non sia un’amante degli scogli in particolare. Ma la dermatologa ha prescrito mare e sole, e così ci siamo piegati ad una vacanza che per noi è del tutto atipica, lontana dalle nostre amate scarpinate in montagna e priva dei viaggi in capitali europee tra musei e storia. Che fosse una vacanza strana per noi, è emerso nitidamente al primo tuffo in mare del settenne che ha inveito furioso “chi ha messo il sale nell’acqua???” L’ultima vacanza al mare in Italia risale alla Sardegna di 5 anni fa e lui era troppo piccolo per ricordarlo e i tuffi occasionali nelle acque dolci del mar Baltico erano il suo unico termine di paragone (lo so, è roba da telefono azzurro praticamente, ma abbiate pazienza per noi poveri nordici).
Dopo il primo momento di disorientamento però il mare salato è diventato l’elemento preferito, che abbiamo affrontato armati di maschera e boccaio, nonché maglietta con protezione UV da alternare a crema solare 50+ perché voi non avete idea del livello di bianco che raggiungono le nostre pelli al buio scandinavo. Tra qualche anno si narreranno leggende di quando a Ponza sbarcarono i vikinghi dalle usanze strane, quali quella di fare il bagno in maglietta e con le scarpe ai piedi. Ponza è un’isola di scogli, e anche se non manca qualche spiaggia è consigliabile indossare scarpe da scoglio quando si entra in acqua, anche per evitare i ricci.
Il modo migliore di godere di Ponza è sicuramente dal mare, da cui si può accedere a calette da sogno altrimenti irraggiungibili. Noi eravamo in molti e abbiamo affittato un’imbarcazione privata, ma si può pagare il passaggio su uno dei traghetti organizzati dagli isolani e raggiungere ugualmente posti indimenticabili.
Assolutamente da non perdere una gita alla vicina isola di Palmarola per tuffarsi in un mare che nulla ha da invidiare a quello cristallino delle isole del Pacifico. In alternativa molte spiagge e calette sono raggiungibili con la navetta/bus che percorre l’isola in tutta la sua lunghezza. Certo bisogna mettere in conto che è un viaggio a dir poco “interessante” – per associazione di idee ho pensato ai viaggi in autobus che ho fatto a Santiago del Cile, eh eh – però ha un suo fascino. Non ultimo l’ironia dal sapore napoletano degli autisti che mentre sfrecciano su curve a picco sul mare, guidando un piccolo bus pieno di gente con minimo 45 gradi e 98% di umidità, chiedono in accetto napoletano “Signori, l’aria condizionata…che faccio…va bene così o la abbasso?”
E se non riuscire a ridere delle difficoltà della vita a quel punto, fate come me, e provate ad immaginare la stessa scena in Svezia 🙂
L’isola di Ponza offre anche la possibilità di esplorare un po’ di storia. Via mare è possibile raggiungere le grotte di Pilato in cui pare venissero allevati pesci, e in particolare murene, da cui le grotte prendono anche il nome di Antico Murenario Romano. Inoltre hanno inaugurato da poco le cisterne utilizzate dai romani per raccogliere l’acqua piovana. L’isola di Ponza è infatti priva di sorgenti, ma grazie ad un sistema complesso di cisterne e acquedotti, i romani erano in grado non solo di provvedere al fabbisogno dell’isola, ma anche di esportare l’acqua raccolta alle altre isole. La visita guidata alla cisterna ha incantato grandi e piccoli, che si sono stupiti a pensare che ora Ponza è invece costretta ad importare acqua per soddisfare il suo fabbisogno.
L’amica fedele di tutti i nostri viaggi, la macchina fotografica subacquearegalata ai bambini a natale, si è rivelata l’investimento più prezioso di questo viaggio. Naturalmente hanno già avuto molte occasioni per usarla, ma finalmente hanno potuto usare la funzione subacquea. Un apposito galleggiante garantiva che la macchinetta non sarebbe affondata in caso gli fosse sfuggita dalle mani, permettendo a noi genitori di rilassarci mentre loro erano impegnati a fotografare fondali, pesci e naturalmente a fotografare l’un l’altro.
Il cibo meriterebbe un capitolo a se, ma non sono mai riuscita a ricordarmi di fotografare un polpo, una vongola, una cozza, nemmeno uno spaghetto o pacchero che si rispetti, perché avrebbe richiesto un forte autocontrollo che perdo totalmente di fronte a certi piatti. Quindi fidatevi che si mangia bene. Vi segnalo Pazzaria ristorante pizzeria in località Santa Maria gestito da donne meravigliose con piatti ispirati alla tradizione ma che osano anche sperimentare (la loro parmigiana di alici è magnifica!), e il ristorante da Gerardo in località Frontone che offre piatti cotti secondo la tradizione ponzese, e si trova in una posizione invidiabile da cui si gode una vista meravigliosa sugli scogli. Delizioso il piccolo museo etnografico annesso al ristorante, una collezione di oggetti raccolta personalmente e con enorme passione dal signor Gerardo che riporta indietro nel tempo di qualche generazione.
Siamo tornati a casa con la pancia piena di sapori e gli occhi pieni di blu, e sono certa che entrambi ci saranno di conforto durante i lunghi e freddi inverni svedesi.