L’imminente uscita in Italia di un libro, accolto come provocatorio e scioccante, mi fa ritornare con la memoria a quei post in cui abbiamo affrontato il tema dell’istinto materno.
Il libro è “Regretting Motherhood” della sociologa Orna Donath, ricercatrice della Ben Gurion University, che ha raccolto la testimonianza di 23 donne che si dicono pentite di essere diventate madri.
Mi aspetto che questo libro, alla sua uscita italiana, sarà argomento di gran dibattito, perché va a a toccare il senso di “sacralità” della maternità che ci è culturalmente proprio e va a scardinare proprio la visione tradizionale dell’istinto materno.
In attesa di leggerlo e magari recensirlo, vi lascio con questi tre post del passato.
Assetto Materno (di Elena Sardo)
Il giorno in cui sono diventata madre per la prima volta ho capito che non sarei mai più stata sola, avrei avuto sempre qualcuno nei miei pensieri. Fulmineo, sbam!, è arrivato il secondo pensiero, quasi simultaneo: sarei stata preoccupata per il resto della mia vita. Due grandi emozioni contrastanti. (continua qui)
Il mio non-istinto di mamma
L’istinto materno non esiste.
Affermazione un po’ forte, lo ammetto. Ma vorrei offrire ai neogenitori e soprattutto alle neomamme, che si sentono in dovere di esserne investite, la mia (personale) visione della questione: l’istinto materno, come un superpotere che si acquisisce con il parto o con il concepimento, per me, non esiste. (continua qui)
L’istinto materno e la mamma italiana
Mi affaccio su Twitter e do un’occhiata a nostri follower: è da tempo che ci faccio caso. Certo siamo un sito per genitori (genitori appunto, mamme e papà) e quindi come tale abbiamo una visione parziale della faccenda. Però per me è interessante notare che molte delle nostre follower, donne, su Twitter hanno la parola mamma nella loro descrizione. Spesso come primo appellativo, poi magari ne seguono altri, tipo interessi e forse anche la loro professione (forse però). E i papà? Molti dei papà che ci seguono non si descrivono come padri, la maggior parte si descrive unicamente tramite la sua professione, magari una frase di un personaggio famoso, e al limite se l’accenno ad essere un papà appare, lo fa in terza posizione dopo professione e interessi. (continua qui)
Questo è un post #gcstory per rileggerci in vostra compagnia