“pensa a una parola sull’essere genitori”
“@*gasp*#?!”
“mammapapaà sveglia ho fatto un sogno brutto” @*gasp*#?!!
“mammapapaà mi è caduto il vasetto” @*gasp*#?!!
“mammapapaà vorrei fare quel corso con quella mia amica quel giorno esatto in cui voi uscite tardi rimarrete imbottigliati nel traffico e avreste la palestra” @*gasp*#?!!
“mammapapaà voglio guidare una ducati” @*gasp*#?!!
“mammapapaà era importante questo??? mi si è rotto” @*gasp*#?!!
…
Sarò limitata, e i miei esempi ancora di più, ma io @*gasp*#?!! Lo dico più volte al giorno. Qualche volta a fior di labbra, qualche volta un po’ più… urlato ? lo dico a loro, lo dico a me stessa, lo dico alle emozioni che si sfilacciano di qua e di là. Lo dico per il tempo che non è più tutto per me. Lo dico perché è mezzanotte passata e domattina verrò svegliata alle 6. Lo dico perché la stanchezza mi fa bocciare la macchina o crollare sul divano invece di seguire i millanta desideri. Lo dico per il disordine. Lo dico per l’ordine. Lo dico se siamo in ritardo e se siamo in troppo anticipo (e ora @*gasp*#?!! come li intrattengo?) Lo dico perché nessuno come un figlio ti becca sul vivo, sulle tue incongruenze (“ma mamma, ma non potresti farlo domani?” – appena 6 enne, con logica indistruttibile, mi segò le gambe la FigliaGrande), sui punti deboli e irrisolti, su quel grumo ancora in crescita insito in ciascuno di noi.
Ma è proprio per tutti questi inciampi, questi scalini, che cresco, che mi dibatto e vado oltre. Fosse andata sempre liscia, me ne starei ferma in poltrona, invece … @*gasp*#?!! … cresco assieme a te, figli* mi* e allora, grazie, una e mille di queste @*gasp*#?!!
Il mio regalo per questo mio e tutti i vostri “@*gasp*#?!” sono queste note. Buon ascolto