Nove motivi per rivedere Pinocchio

Prima di cominciare a parlare di Pinocchio e del perché vi sto suggerendo di rivedervelo vorrei farvi notare che nel titolo manca qualcosa. A rigor di logica, visto che questa è una rubrica di film in famiglia, avrei dovuto dire “rivedere Pinocchio con i vostri figli”. Ma la immaginate la faccia dei vostri adolescenti se proponete loro Pinoooocchiooo? Meglio lasciar perdere e vedervelo da soli belli concentrati, al limite se passano e per caso se ne cominciano a vedere un pezzettino, forse rimangono. (Voi però non dite niente, zitti e muti come se non ci fossero, che la probabilità di dire cose sbagliate in questa fase è altissima, dovreste saperlo).

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Insomma perché Pinocchio? Perché ci ho messo una vita a capirlo davvero, e scoprire che parla di un aspetto particolare del delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta, quando non sappiamo chi siamo e chi vorremmo essere, e siamo preda di ogni storia che ci raccontano o che ci raccontiamo da soli.

Una premessa. Quando parlo del film intendo la versione di Comencini per la televisione, da rivedere in più serate, così sedimenta.

Pronti? Allora cominciamo.

Primo motivo: La vita è dura.

Uno dei tanti motivi per cui vi consiglio la versione di Comencini è che è l’unica che riesce a riprodurre visivamente la Toscana di fine ‘800, dove è ambientato il romanzo di Collodi, con quel freddo e quella fame senza i quali la storia di Pinocchio non avrebbe senso.

La vita è dura, anzi durissima, anche se noi ce lo siamo dimenticati e soprattutto nella maggior parte dei casi cerchiamo di farlo dimenticare ai nostri figli. Ogni cosa li può stressare e rendere infelici: prendere l’autobus, svegliarsi presto, fare i compiti, il grasso sulle cosce, il risvoltino perfetto o non avere l’ultimo modello del cellulare fico. Credetemi, non gli stiamo facendo un favore. Ricordarsi che il mondo in sé è un posto piuttosto duro, dove se non ti dai da fare a spaccare legna o a girare la ruota del mulino per avere da mangiare muori di fame e di freddo (e mi limito all’essenziale) aiuta a vedere le cose in un’ottica più realista. Ciò che hanno è il frutto di un lavoro, ciò che avranno se lo devono conquistare.

Secondo motivo: Siamo uomini o burattini?

Questa cosa che Pinocchio cambiava da burattino a bambino senza preavviso, mi è apparso per anni il capriccio sadico della Fata Turchina. Solo di recente mi sono resa conto che in realtà, adolescenti o no (ma adolescenti di più) è una sensazione che proviamo tutti. Un giorno credi di esser grande – come cantava Bennato che a Pinocchio ha pure dedicato tutto un disco – e di essere un grande uomo. In un altro ti svegli e devi cominciare da zero. Questa canzone ha accompagnato tutta la mia adolescenza e anche parte della giovinezza, e finché non ho trovato un equilibrio, seppur precario come è giusto che sia, mi sono sentita sulle montagne russe della percezione di me stessa.

Terzo motivo: i grilli parlanti non servono a niente.

Quanto può essere petulante e noioso il grillo parlante? Non vi fa venire voglia di sbuffare e spiaccicarlo al muro? Ecco, quando voi parlate i vostri figli provano lo stesso per voi. Lasciate perdere i discorsi, gli ammonimenti e tutto il repertorio genitoriale classico, è quasi sempre fiato sprecato. Finché non avranno le orecchie per ascoltare non ascolteranno, e quando le avranno non ci sarà bisogno di aggiungere molto a quello che hanno già capito. Quel giorno preparate loro un bel tè con i biscotti, ditegli che ce la faranno perché sono in gamba, tirate fuori il quadernino che state preparando per questo scopo e scegliete una bella frase saggia ad effetto, possibilmente farina del vostro sacco, che loro ricorderanno per sempre.

Quarto motivo: se non sai niente credi a qualunque cosa

Pinocchio esce di casa appena nato. Non sa niente e malgrado ciò pensa di esser ganzo come pochi. Certo si illude. Il mondo fuori è pieno di gente che del suo non saper niente è pronta ad approfittarsene. Perché se non sai niente credi a tutto, compresi Alberi di Zecchini e Paesi dei Balocchi, e non riconosci il bene dal male, chi ti aiuta da chi ti inganna. Se non sai niente puoi diventare un burattino manovrato da mille fili, o una bestia costretta con la fame e la paura a fare qualunque cosa: un cane guardiano che abbaia o un asino clown al circo o costretto a girare una ruota senza fine. Nella vita le cose invece bisogna saperle. Imparando quello che succede nel mondo, conoscendo gente, leggendo, parlando, e soprattutto allenando lo spirito critico dentro e fuori casa.

Quinto motivo: le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte

Se il mondo si diverte a ingannare Pinocchio lui non è da meno. Da quando vende l’abbecedario come prezioso (il mi babbo si è venduto la giacchetta per comprarlo) a quando impietosisce Mangiafuoco e racconta la qualunque alla Fata Turchina, le sue storie sono un modo per abbellire la realtà e se stesso, per cavarsi di impaccio scaricando su qualcuno o qualcosa, fosse anche la cattiva sorte o un destino incontrollabile, la responsabilità di trovarsi in un guaio da cui non sa più come uscire. Pinocchio è tutti noi quando ci appelliamo alle circostanze esterne, le attenuanti, le cattive compagnie, l’invidia e la gelosia degli altri, la sfortuna, e questo e quello. Tutto pur di rifiutare l’idea che prima o poi ci tocca diventare responsabili di noi stessi.

Sesto motivo: la Fata Turchina ha da morì

Come in ogni favola di formazione, il protagonista a un certo punto si libera dei genitori per diventare adulto. Anche la Fata Turchina, in quanto figura materna, deve sottostare alla regola. Ma una donna così, capace di trovare un parrucchiere in grado di farle un colore che nessuno riuscirà mai a imitare, non è certo il tipo da togliersi dai piedi in silenzio. Lei c’è e poi non c’è. E’ viva, morta e sepolta in una tomba teatrale e poi viva di nuovo. Prendete esempio e ogni tanto, e invece di togliere loro le castagne dal fuoco e i calzini da terra (in senso metaforico e non) sparite, non fatevi trovare, tenetevi occupati altrove. Se la caveranno da soli, quasi sempre egregiamente.

Settimo motivo: abbiamo tutti bisogno di un Lucignolo

Le cattive compagnie, dicevamo nel punto quinto. E chi se non Lucignolo è l’emblema del cattivo compagno che travia il figlio perfetto dalla retta via? Eppure che vita sarebbe senza un amico, un amante, (declinate al genere preferito) che ci spinge a oltrepassare le nostre barriere fisiche e mentali? Certo è rischioso, ma nella vita bisogna rischiare. Non sono le cattive compagnie, siamo noi che abbiamo bisogno di metterci alla prova, che rimaniamo affascinati da ciò che più temiamo, che dobbiamo toccare il fuoco per capire che brucia, e salvare un amico perduto per capire quanto sia facile rovinarsi la vita.

Ottavo motivo: bisogna passare dalla pancia della balena

Nessuna redenzione è possibile senza passare da qui, luogo dell’incontro con la propria coscienza, il nostro io più profondo dove stanno nascoste le cose migliori e peggiori di noi. La permanenza in questo luogo di silenzio e solitudine, di malumore e scoramento, dove il tempo sembra non avere né inizio né fine, è un pedaggio quasi obbligato della nostra esistenza. Anche i nostri figli ci passano, ci passeranno. E’ bello pensare che ci faremo trovare lì ad aspettarli come Geppetto.

Nono motivo: la noia dei finali ottocenteschi

Il capitolo finale di Pinocchio (libro stavolta) mi ha sempre ricordato quello dei Promessi Sposi: pagine e pagine di stucchevole felicità, noiosa come poche, in cui i giusti vengono ricompensati secondo un disegno provvidenziale. Ma nella vita non è così, la vita procede più come le serie acchiappaspettatori di Netflix, non fai in tempo a risolvere una trama aggrovigliata che ti spunta uno gnommero da un’altra parte. Ecco, arrendiamoci allo gnommero, che forse non diventeremo mai perfetti, ma almeno neanche noiosi.

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8 thoughts on “Nove motivi per rivedere Pinocchio”

  1. Vado off topic anch’io sui Promessi Sposi visto che mi sembra un tema caldo . Secondo me è un gran bel romanzo ottocentesco in cui c’è tutto, l’amore la politica delle grandi idee la storia e una bella suspense , ma siccome è l’unico che abbiamo ce lo propinano fin dalle medie in un modo che farebbe passare la voglia a chiunque . Da ragazzina l’ho odiato , poi l’ho riletto a 20 anni durante una convalescenza e l’ho divorato . Quando mio figlio 15enne l’ha studiato a scuola gli ho consigliato di fregarsene dei capitoli e sei riassunti e provare a leggerlo tutto d’un fiato come un libro normale . E gli è piaciuto. Parte del nostro affaticamento nei confronti di alcuni testi classici dipende dalll’ossessione educativa con cui ce li hanno propinati. Bisognerebbe liberarsene e provare a rileggerlo con una certa verginità di mente e di cuore

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  2. non sono riuscita ad apprezzare i Promessi Sposi neppure da grande ed ho sempre pensato che il motivo per cui A. Manzoni è stato così osannato in italia, tanto che lo propinano ancora….. e’ che in Italia in quel periodo non c’era granchè, , a differenza della ricchezza della letteratura europea dello stesso tempo. Opinione mia, per carità…
    ciò che invece ho amato ed apprezzato enormemente, riletto da ” grande”, per aiutare mia figlia liceale, è stata l’Iliade……io leggevo e quasi mi commuovevo, lei rideva !!!!
    Pinocchio di Comencini è da riguardare, ogni tanto: ne vale sempre la pena.
    Emanuela

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  3. Riguardo al primo punto: ho visto Pinocchio da bambina probabilmente almeno tre volte. Poi l’ho rivisto l’anno scorso e quello che più mi ha colpito è la povertà e il freddo. Pinocchio corre a piedi nudi nella neve per andare a fare pipì. Mi è rimasta questa come immagine della povertà: i piedi nudi!

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  4. Hai detto tutto tu e a noi non è rimasto più niente.
    È bellissimo quello che scrivi, talmente vero che ho dovuto leggere questo post a puntate per essere sicura di metabolizzarlo bene. E adesso che ho finito, rincomincio.
    Lodi, lodi, lodi. E un ringraziamento

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  5. Ottimo post, ma vado off topic. A me i Promessi riletti da grande mi sono abbastanza piaciuti (quello che ho trovato piuttosto fastidioso è stato lo stile letterario). Mi è piaciuto molto quando fra Cristoforo, alla fine, dice a Renzo qualcosa come: “Se hai superato tutti questi ostacoli per arrivare a odiare chi te li ha causati, allora spero che Dio ti abbia portato via Lucia perché sei un co***one, ama il tuo nemico”. Insomma, mi è parso un bel messaggio di amore, molto da fricchettoni. E mi stava succedendo una cosa spiacevole, e leggere quelle pagine mi ha confortato.

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    • anche io mi sono trovata diciottenne sulla spiaggia sassosa di PortoRecanati a leggere i Promessi Sposi di mia volontà. Lo trovai bellissimo, incredibile, e mi dissi “ma questa cosa andrebbe studiata a scuola!”
      Lo facevano, ma nel modo sbagliato

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  6. i miei commenti sono più leggeri perché la situazione è più leggera, in fondo parlo delle turbe normali degli adolescenti e non di radicalizzazione come in quel servizio, molto bello d’altronde. ho conosciuto una persona che è diventata estremista, so cosa succede, ma ho sentito altre storie simili. quando si cerca la propria identità si fanno cose strane che finiscono con l’essere orrende

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  7. Una ola. Non solo è bellissimo quello che hai scritto e come lo hai scritto (e si, Comencini ha segnato anche me per quel discorso che dicevi, lo riguardavamo con mia madre quando i figli erano piccoli e lei pensava a mio padre orfano cresciuto in un ambiente del genere). Me essendomi letta ieri quell’articolone sulle madri dei terroristi ISIS, ci ritrovo tante, ma tante lezioni. Per fortuna tu le dici in modo più leggero. http://highline.huffingtonpost.com/articles/it/mothers-of-isis/

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