E’ possibile avere giocattoli con cui identificarsi? Bambole che somigliano a bambine e bambini reali e non a super modelle sexy, ma anche che rappresentano la diversità e la multiculturalità del mondo in cui viviamo?
Nel momento in cui accettiamo che il gioco per i bambini è un’attività importantissima per lo sviluppo sia fisico che psicologico, diventa importante guardare ai singoli giocattoli nell’ottica di come questo particolare oggetto entri a far parte di questo sviluppo, o perché è un modo per stimolare attività o potenzialità, oppure perché apre la fantasia a mondi nuovi, o anche perché serve ad identificarsi e a giocare a “fare finta che”.
In questa ottica, sono diversi i movimenti recenti che hanno iniziato a considerare quale messaggio un particolare giocattolo, o tipo di giocattolo, sta veicolando per i nostri bimbi, e se certe scelte “pigre” per non dire interessate di case produttrici, o grandi distributori, possano essere influenzate per far si che i nostri bimbi abbiano il migliore dei mondi possibile.
Giocattoli per tutti
Abbiamo già parlato tempo fa su genitoricrescono della iniziativa di GoldieBlox : la constatazione che pochissime donne accedono alle facoltà ingegneristiche deve far pensare che si può agire di anticipo, per esempio non precludendo giochi che stimolano questo tipo di creatività alle bambine. La strategia di GoldieBlox è quella di “femminilizzare”, con colori e temi, giocattoli che attivano il pensiero critico e il problem solving, nell’ipotesi che attirino più bambine.
Un’altra linea di pensiero, che se vogliamo è in contrasto con la strategia GoldieBlox, è quella di fare in modo che i giocattoli non si rivolgano necessariamente ad una parte soltanto dei bambini. Il movimento “Let Toys be Toys” nasce da una chiacchierata di un gruppo di genitori in un forum di MumsNet, uno dei portali genitoriali più famosi in UK. La conclusione di questa chiacchierata fu se vogliamo banale: uno dei problemi per cui i bambini non si avvicinano proprio a certi giocattoli, e le bambine a certi altri, è semplicemente che… non li vedono! I grandi magazzini segnalano a grandi lettere il reparto degli scaffali “per maschi” e “per femmine” e quindi i bambini, e con loro anche gli adulti che devono acquistare un regalo, vengono diretti loro malgrado solo verso un sottoinsieme di offerte, e non tutto il campionario. La campagna quindi ha chiesto che venissero eliminati i settori precostituiti, e che giocattoli tipicamente da bimbo e da bimba venissero mescolati nello stesso scaffale, quindi divisi per argomento invece che per genere. Semplice vero? Ed efficace: colossi come Tesco, Marks and Spencer, Debenhams, Toys R Us, Morrisons hanno aderito alla campagna, ed una interessantissima collezione fotografica sul sito mostra come appaiono i loro reparti giocattoli ora, rispetto a prima.
Identificarsi con il giocattolo
Ma non è soltanto il ruolo del giocattolo che va considerato: la questione di come il bimbo o la bimba si identifica con il giocattolo, una volta analizzata a fondo, deve creare una consapevolezza di quali bimbi stiamo realmente considerando quando pensiamo al giocattolo. Anche qui il pensiero “pigro” dei produttori non fa che vedere sempre lo stesso bimbo o bimba come potenziale consumatore, ma che succede agli altri, alle categorie meno rappresentate?
Chi ha qualche anno come me ricorderà la rivoluzione che fu l’introduzione dei CiccioBello di varie etnie, tipo quello nero, o quello “occhi a mandorla” (e si, il linguaggio era ancora lontano dagli standard di correttezza attuale). Questo non solo aiuta i bimbi a rendersi conto che non tutto il mondo è come loro, ma, soprattutto, fornisce la possibilità ad ogni bambino di trovare un giocattolo, una bambola in questo caso, con cui rapportarsi e identificarsi, in modo abbastanza fedele.
Che si senta un bisogno forte di questa identificazione più fedele è dimostrato dal grande successo virale di una idea di una artista della Tasmania, Sonia Singh, che ripara e rielabora le bambole “fashion” da grande magazzino in pezzi unici e meravigliosi trasformandole in bimbi e bimbe “veri” 🙂 Il suo progetto Tree Change Dolls è ora una realtà, e le sue creazioni sono a dir poco stupefacenti. E la cosa interessante è che sono stupefacenti proprio perché immaginiamo il bimbo o la bimba che potrebbe averle ispirate, siamo stupiti dalla realtà. Il video youtube dove dimostra come trasformare una banale Bratz in uno di questi capolavori ha fatto il giro del mondo.
Giocattoli che includono
Ma possiamo spingere questo bisogno di identificazione anche oltre, ed essere coraggiosi e affatto pigri, pensando anche ai bimbi che non si vedono rappresentati nel mondo dei giocattoli perché magari hanno una condizione o una disabilità. Un altro movimento genitoriale, partito da una giornalista e mamma (Rebecca Atkinson) con la partecipazione di altre mamme di bimbi disabili, partendo dalla consapevolezza che i circa 150milioni di bimbi con disabilità devono in realtà vivere in un mondo di fantasia in cui loro non esistono, ha iniziato la campagna “Toys Like Me“, per sensibilizzare le case produttrici al problema, e chiedere di introdurre bambole e giocattoli con cui questi 150milioni di bimbi possano identificarsi. Alcune foto postate su facebook di bambole “customizzate” con l’aggiunta di apparecchi acustici o stampelle, sono diventate virali e hanno ispirato una piccola azienda, Makies a dare la possibilità di creare, a prezzi tutto sommato abbordabili, bambole che rispecchino ogni bambino. Le bambole vengono prodotte con la tecnologia di 3D printing, il che significa che, utilizzando la app sul sito web, si possono progettare bambole con tutte le caratteristiche sia somatiche sia etniche che si desiderano, e aggiungere particolari, dalle macchie sulla pelle, agli occhiali, al tubo per la respirazione o l’alimentazione, e le bambole vengono prodotte in pochissimo tempo e spedite a destinazione.
Insomma, la sensibilità verso queste tematiche sta crescendo sempre più, ed è bellissimo che quello in cui gruppi di genitori credono tanto venga poi recepito e messo in pratica anche da grandi e piccole compagnie. Sono curiosissima di vedere quale sarà la prossima campagna, magari fra i lettori di genitoricrescono ce ne sono già in embrione?
Fantastico