Che dire dei giochi, generalmente dedicati ai bambini al di sotto dei 4 anni, che promettono di essere “il miglior modo di apprendere le lingue divertendosi” o addirittura “lo strumento per crescere bilingui”?
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa significhi essere bilingui oggi e perché il target di questi giochi prediliga la fascia di età 0-4.
Un tempo si pensava che le persone bilingue fossero unicamente quelle figlie di genitori appartenenti a nazionalità diversa, cui veniva attribuita l’etichetta di “bilingui perfetti”. Oggi, in un contesto in cui il working language più diffuso nel mondo occidentale è l’inglese parlato da migliaia di persone la cui lingua madre è diversa, pare più logico concentrarsi sulle competenze che un bambino può acquisire nella seconda lingua piuttosto che preoccuparsi della fonte stessa del bilinguismo. E questo i brand più famosi dei giocattoli in commercio lo sanno benissimo.
Altro punto cruciale: bisogna iniziare da piccoli, perché gli studi neurolinguistici hanno dato per assodato (uno per tutti il neuro-linguista Franco Fabbro) che la fascia di età in cui la funzione cerebrale dell’apprendimento del linguaggio risulta massima è proprio quella che va dalla nascita (e forse anche prima) fino ai tre anni. Alla nascita il nostro cervello distingue tutti i suoni, ad 11 settimane di vita inizia a selezionare quelli che ascolta più di frequente, perdendo la capacità di “sentire” e riprodurre gli altri.
E’ come se i bambini nascessero letteralmente “cittadini del mondo” e poi, progressivamente, diventassero uditori culturali. A questo proposito illuminante è il video relativo ad un intervento di Patricia Khul (codirettore de Institute for Learning & Brain Sciences – Università di Washington) in merito al “Genio linguistico dei bambini”
Fin qui pare tutto fantastico, allora i produttori di giocattoli sono davvero all’avanguardia nel proporre strumenti di vero apprendimento per i nostri figli?
La risposta è NO! Perché la maggior parte dei giochi propone le attività sia in italiano (o comunque nella lingua dei bambini cui sono destinati) e poi le stesse attività nella seconda lingua, generalmente l’inglese, e ciò contrasta con un principio cardine dell’apprendimento delle lingue in modo naturale: la full immersion caratterizzata dall’assenza di traduzione. Le lingue, a partire da quella materna, si imparano naturalmente “per esperienze” nell’ambito di una forte relazione affettiva derivante dal contesto familiare in cui vengono apprese; lo stesso principio deve valere per l’acquisizione delle altre lingue.
Pensiamo a come comunichiamo con i bambini piccoli: la comprensione “significativa” avviene attraverso la mimica e l’intonazione, senza alcuna altra possibilità, lo stesso deve valere per la seconda lingua. La traduzione è una scorciatoia poco efficace che modifica le modalità di apprendimento e le snatura, rendendole poco efficaci. Tutti quelli della nostra generazione che hanno appreso le lingue sui banchi di scuola traducendo ne sono testimoni viventi!
Altro punto di debolezza dei giochi in commercio è l’assenza di narrazione: la mente umana è narrativa, cioè impara a comprendere ed ad esprimersi attraverso le storie che ogni giorno ci vengono raccontate, siano esse le piccole storie della quotidianità o le storie di fantasia (ecco perché leggere/ raccontare storie ai bambini favorisce lo sviluppo del linguaggio), ma non apprende per categorie. Le liste di vocaboli che spesso i giochi elencano non potranno mai fornire al bambino un solido background linguistico da cui attingere per formulare frasi proprie in quella lingua.
In sostanza, non abbiamo bisogno di giochi specifici per insegnare ai bambini le lingue straniere, basta utilizzare quelli che abbiamo e farli sempre e solo nella lingua che si vuole veicolare, creando un tessuto narrativo intorno ad essi. Al solito i giochi più semplici sono i migliori: i tappeti interattivi sono perfetti per nominare gli oggetti in lingua straniera e crearci intorno storie, i cubi impilabili con disegni colorati anche. Purché l’attività venga sempre fatta in full immersion e sia reiterata nel tempo per dar tempo al bambino di assimilare i suoni, collegarli agli oggetti e dar loro una rappresentazione mentale significativa del tutto.
Ricordiamo sempre che il processo di apprendimento delle lingue richiede tempo ed una adeguata quantità di esposizione che dovrebbe essere il più possibile quotidiana.
Se poi vi regalano i giochi che promettono risultati di bilinguismo, usateli sempre nella modalità inglese, almeno manterrete la full immersion.
Se invece volete fare un regalo utile per aumentare l’esposizione alla seconda lingua di un bambino è facile e anche più economico di quanto non possa sembrare: acquistare CD musicali in lingua originale, DVD con film a cartoni animati in cui non sia presente l’italiano, libri illustrati semplici ed immediati attraverso i quali raccontare le storie in lingua straniera. Il tutto si può trovare con facilità on-line.
Per quanto riguarda la lingua inglese, i libri anglosassoni sono bellissimi e colorati, cercate quelli per bambini un po’ più piccoli rispetto all’età del bambino cui sono destinati, in modo che abbiamo grandi illustrazioni ed un linguaggio semplice.
Purtroppo i giochi, spesso costosi, che ci sono in commercio e che prometto di insegnare le lingue ai bambini cavalcano la falsa credenza secondo la quale “le lingue si imparano giocando”. In realtà, non è il gioco in sé che veicola l’apprendimento, ma sono le dinamiche che stanno alla base del gioco o dell’attività proposta a fornire come risultato l’acquisizione della lingua. Anzi, è vero esattamente il contrario: per apprezzare un gioco e poter interagire con i propri pari un bambino ha bisogno di saper interagire utilizzando una lingua comune (uno studio per tutti Traute Taeschner “L’insegnante magica”). Per chi conosce bene due lingue, se ci pensa un attimo, quando ha iniziato a ridere e ad apprezzare le barzellette raccontate nella seconda lingua? Solo quando ha iniziato a padroneggiarla!
– di Alda Trifiletti –
Specialista in glottodidattica Infantile, attraverso l’associazione LANGUAGES for YOUNG MINDS di cui è presidente, insegna inglese e francese con il metodo Hocus&Lotus ai bambini dai 6 mesi ai 10 anni. Ha una rubrica sul bilinguismo su Torinobimbi.it
Ultima precisazione sui corsi: i corsi seri sono SOLO in full immersion. L’italiano va bannato da qualunque corso il cui scopo sia quello di insegnare una lingua straniera.
Quindi se leggi libri in inglese non tradurre, fai come hai fatto con i primissimi libri in italiano: lascia che il significato venga dedotto dalle immagini. Questo è fondamentale per un efficace apprendimento di una qualsiasi lingua.
Ciao
Ma quindi se si sa abbastanza bene una lingua straniera si può iniziare a leggere qualche libretto anche se la ns pronuncia non è perfetta?
Io con mia figlia ho sempre guardato le canzoncine – ama mother goose club ma non mi sono mai lanciata in narrazioni.
Invece potresti dirmi cosa pensi di corsi full immersion una mattina a settimana a 4/5 anni?
Per me più che ridere a una barzelletta il segno di essere diventata padrona di una lingua è stato imprecare in quella lingua inciampando da sola in casa! Lì mi sono detta ok, se istintivamente il #@#@ che male l’ho detto in spagnolo e non in italiano vuol dire che ormai lo so bene!
Grazie
V
Esatto!!! Puoi leggere libri anche se la tua pronuncia nn è quella di Cambridge, anche perché al mondo ci sono milioni che parlano inglese senza un accento nativo.
Ciò posto, è opportuno esporre i figli ai materiali sonori di buona qualità (conosco il mother goose club) e vedrai che, se pronunci male, ti correggeranno, perché la loro plasticità fonologica è superiore a quella degli adulti. Questo è un dei vantaggi di imparare più idiomi in età prescolare.
Sui corsi io ovviamente sono favorevole. Io utilizzo il metodo psicolinguistico di Hocus&Lotus che ho testato sui miei figli oltre che come insegnate.
L’importante è che sia una metodologia strutturata, non improvvisata, con obiettivi linguistici ben precisi e rivolti ai bambini. Nel senso che la miglior scuola per adulti non è adatta ai bambini proprio perché, al di là dei contenuti, le modalità di apprendimento sono diverse. Spero di essere riuscita ad aiutarti in qualche modo.
Sei stata chiarissima!
D’ora in poi… e vai di libretti in inglese! Quelli in francese continuerò a tradurglieli che sono troppo negata (ne ho tanti presi in viaggi di lavoro oltralpe e l’editoria per bambini è avanti anni luce, soprattutto per prodotti per i piccolissimi)
Anche se cosi rischio di perdere la lingua di comunicazioni di servizio con mio marito ????