Natale forestiero

Com’è Natale se non sai che cosa sia il Natale?

© foto di Maureen Didde flickr.com utilizzata in licenza Creative Common
© foto di Maureen Didde flickr.com utilizzata in licenza Creative Common

Natale in un paese lontano lontano da casa, dove la gente ti fa gli auguri come se non fosse possibile concepire che non lo hai mai sentito, questo “Buon Natale”.

Natale quando gli alberi colorati che i tuoi amici della grande città ti avevano detto mettono nelle strade del corso, quelle dove ci sono tutti i negozi occidentali, quelli che tu eri sempre stata curiosa di vedere, così esotici e stravaganti, li vedi in tutte le case, tutte tutte, spuntare da ogni finestra.

Natale quando ti aggiri per le strade con gli occhioni spalancati, pronta a berti questa cosa tutta nuova, e sì, passiamo la serata con gli altri della residenza, compriamo anche noi questi dolci tutti mielosi, i cappellini, le lucette.

Natale che per due settimane ti sembra che tu e i tuoi amici stiate vivendo in un mondo parallelo, e certo siete tanti, centinaia e centinaia, ma è come se per una volta foste invisibili, scivolate fra la gente, vivete per due settimane in uno spazio-tempo differente, come se pattinaste al rallentatore in mezzo a questo mondo che all’unisono si ferma, cambia marcia, e si conforma allo stesso comportamento, chi più chi meno, chi brontolando chi abbracciando.

Ci pensi anche a volte di raccontare del tuo festival di metà inverno, del Dongzhì, dei dolci di riso, del fatto che anche il tuo è un tempo per la famiglia che si riunisce. Com’era quella battuta da Dr. Who? (quanto ti piace Dr. Who!). Faceva più o meno: succede in tutte le culture, in tutti i mondi, in tutte le galassie, alla metà precisa dell’inverno, al solstizio, la gente si ferma, si abbraccia e si dà pacche sulle spalle: ce l’abbiamo fatta, anche stavolta abbiamo passato la notte più buia, ora possiamo cominciare ad aspettare primavera. È quello il tuo Dongzhì, l’ “inverno estremo”, proprio la stessa cosa in fondo, no?

Ma si, lo puoi festeggiare anche con il pudding all’uvetta tutto sommato. E dopo puoi sentire i tuoi, papà e mamma e i nonni, che sono così orgogliosi di te, che stai studiando da sola così lontano. Il tuo Dongzhì di sette persone, sempre sette, nella tua come in tutte le famiglie. Chissà come dev’essere avere fratelli. O cugini! Si rendono conto i tuoi amici occidentali che praticamente nessuno della tua generazione ha idea di che voglia dire avere fratelli, cugini, zii?

Ma non importa, la tua prof. così bella con gli occhi celesti e buoni ti ha detto che stai andando bene, è questo quello che conta. Magari riesce anche a scriverti una lettera di raccomandazione per continuare gli studi con un dottorato. Nonno sarebbe estatico.

Certo è una fatica. Come avevi detto stamattina alla tua prof. così bella con gli occhi celesti e buoni: a casa sono una ragazza. Qui sono una ragazza cinese.

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