Le quote rosa spiegate a mio figlio

quote rosa Avere un figlio di 8 anni, e guardare il telegiornale insieme a lui, è un esercizio che richiede grande pazienza e mette in dubbio la tua capacità di rispondere in modo equilibrato alle domande.

E’ quello che è successo di fronte al concetto di quote rosa.

– Supponiamo di dover fare una gara importante, di uno sport che ci inventiamo noi, come lo chiamiamo?
– biccipù!
– ok, allora dobbiamo fare una gara di biccipù e quindi vogliamo fare una buona squadra: vogliamo che dentro ci siano i migliori. Giusto?
– Giusto!
– Bene, allora supponiamo però che viviamo in una società in cui metà della popolazione è bionda e metà è mora, e che tutti siano stati sempre convinti che i mori sono bravissimi a giocare a biccipù, mentre i biondi non sono capaci. Solo che ormai da tempo si sa che è tutta una sciocchezza, e non c’è nessun motivo reale di pensare che i biondi siano meno bravi dei mori a giocare a biccipù. E che in realtà ci saranno biondi bravi e biondi che non sanno giocare, esattamente come ci sono mori bravi a biccipù e mori che non sanno giocare.
Il problema è che alla fine chi deve decidere la squadra tende sempre a selezionare i mori, e così nella squadra la maggior parte dei giocatori è mora.
– e perché se i biondi sono bravi non vengono messi nella squadra?
– perché la gente anche se sa che non è vero che i mori sono più bravi, in fondo in fondo, nel cuore, continua a pensare così, anche se non se ne rende conto, e quindi va a cercare solo tra i mori quelli bravi a biccipù. Quindi un biondo per poter entrare nella squadra deve dimostrare di essere il doppio più bravo del moro.
– però è strana questa cosa, io non capisco, così non si scelgono i migliori nella squadra.
– esatto, così non si scelgono i migliori, perché di fatto l’unico modo di scegliere i migliori è quello di non guardare al colore dei capelli, ma solo alla bravura vera. E siccome non c’è motivo di pensare che i mori siano più bravi, in media ci aspettiamo che la squadra dovrebbe essere composta da metà mori e da metà biondi. Più o meno. Il problema è come convincere chi sceglie i giocatori della squadra a scegliere in modo giusto
– e non si può dire che allora la squadra deve avere metà giocatori mori e metà biondi?
– si, si può dire, ma qualcuno sostiene che in questo modo si rischia di ammettere nella squadra dei biondi che non sono bravi veramente a giocare a biccipù ma che vengono scelti solo perché biondi.
– ma se i biondi non vengono messi nella squadra, allora ci sono dei mori che non sono tanto bravi che vengono messi al posto loro, giusto?
– E già, giusto. E in questo modo la squadra non è veramente la migliore possibile. Inoltre i biondi non sono contenti per niente, perché loro non possono giocare a biccipù, che è un gioco bellissimo.
– Allora basta dire che metà giocatori devono essere mori e metà biondi e si risolve il problema.
– Beh almeno ci si prova a risolverlo così. Però a quel punto i mori dicono che non è giusto così, perché quei biondi sono stati messi nella squadra solo perché sono biondi. E nessuno è veramente contento.
– Ma scusa mamma, ma anche i mori sono stati messi nella squadra solo perché sono mori e non perché lo meritavano! E’ esattamente la stessa cosa!
– Si tesoro, è esattamente la stessa cosa. E’ per questo che chi sostiene le quote dice che bisogna imporre che siano metà biondi e metà mori, anche se è un po’ antipatico farlo, ma è molto meglio di quello che succede ora. In questo modo chi deve selezionare i giocatori di biccipù, deve impegnarsi a cercare dei giocatori biondi che siano veramente bravi se vuole vincere. Te che dici?
– secondo me si, almeno mi sembra più giusto che siano metà mori e metà biondi
– poi si spera che una volta che tutti possano vedere i biondi giocare a biccipù, si accorgeranno che veramente sono bravi tanto quando i mori, e allora non ci sarà più bisogno di imporre metà e metà, perché alla fine verranno scelti semplicemente i migliori, e saranno un po’ biondi e un po’ mori. Che dici può funzionare?
– si secondo me funziona

La cosa più difficile da spiegare è il perché le donne nonostante abbiano gli stessi diritti degli uomini non sempre riescono a raggiungere posizioni di potere, ma sul concetto di quote rosa direi che ci siamo. Voi che dite?

(Foto di Paul Jerry usata in Creative Common)

Prova a leggere anche:

Previous

Vi amo ma non voglio essere come voi

Il tackle scivolato o del contrasto con la vita

Next

20 thoughts on “Le quote rosa spiegate a mio figlio”

  1. Quando sarà un pò più grande, posso mandare mio figlio a vedere il tg da te, la sera?
    Perchè hai spiegato benissimo il concetto.
    Ed il fatto che anche un bambino si accorga di cosa è meglio, la dice lunga sulla stupidità dei nostri politici.
    Ottimo post, grazie!

    Reply
  2. @Serena secondo me hai tralasciato un punto fondamentale: gli allenatori di biccipù, i presidenti e gli altri amministratori delle squadre sono quasi tutti mori e non si pongono il problema. Sanno che quelli come loro, i mori, hanno le giuste possibilità di entrare in squadra e non si sono mai chiesti cosa voglia dire essere biondi e voler giocare a biccipù o quali ostacoli sia necessario dover oltrepassare per entrare in squadra solo per il fatto di essere biondi.

    @Andrea, come dice Serena ci sono fior fiore di studi sociologici fatti in tutto il mondo per stabilire quale sia il modo migliore di affrontare questo tipo di problemi. Pur non essendo un’esperta mi sono letta qualcosa, e il cambiamento dall’alto sembra essere l’unico modo che produca dei risultati.
    Per quanto riguarda la tua obiezione sulle altre categorie minoritarie, posso anche essere d’accordo con la necessità di introdurre delle quote riservate (e ti faccio presente che per esempio ci sono dei posti almeno negli enti pubblici riservati a categorie protette), ma non accetto che le donne siano considerate una minoranza, perchè non lo sono. Che i disabili abbiano dei problemi particolari in alcune situazioni e che questi problemi vadano affrontati da persone che li conoscono bene è chiaro, ma le donne non hanno problemi particolari che non siano stati affibbiati loro dalla nostra storia, cultura e società.
    Inoltre, mentre siamo tutti d’accordo a dire che le scuole debbano avere le rampe accessibili alle carrozzelle e gli autobus i posti riservati, quando si presenta una donna ingegnere o architetto in cantiere o a un concorso dirigenziale l’atteggiamento è ben diverso, come da innumerevoli testimonianze. Peggio ancora se è giovane e/o di bell’aspetto.
    Sugli esempi di casi particolari che hai fatto mi viene da rispondere solo che abbiamo fior fiore di cattivi esempi anche in campo maschile, ma questi sono più o meno tollerati. E comunque, e questa è la cosa che mi dà più fastidio, una donna viene sempre e immediatamente classificata innanzi tutto come donna, come se, tante quante siamo, avessimo tutte le stesse priorità e metodi di lavoro. Io voglio essere vista prima come Barbara, poi come professionista nel mio campo, e poi, solo se necessario, come donna.

    Infine mi sento di dover dire che non mi piace per niente il modo in cui stiamo affrontando la questione in Italia. Ho sentito risate, prese in giro, denigrazioni sulla questione. E anche questo mi fa pensare che le quote rosa siano comunque necessarie.

    Reply
  3. Lo facciamo un piccolo esperimento di sociologia qui dentro, solo noi? Chi di voi si lava regolarmente i calzini, le mutande e si stira le camice? Chi di voi lo fa regolarmente per i propri figli? Chi di voi lo fa regolarmente per il partner. Che qualifica lavorativa avete? e il maggior titolo di studio goduto? A che età avete iniziato a stirare e lo facevate per i vostri genitori?

    Se vivete da soli o se avete vissuto da soli per periodi lunghi, chi lo faceva in casa vostra e per voi?

    Se avete figli, chi gestisce i compleanni e relative feste dei figli, sia in proprio, sia da ospiti? Chi tiene il conto di cosa è stato regalato a chi per evitare doppioni?

    Non valgono le risposte tipo: non lo faccio perché no mi interessa, o non lo faccio perché i miei figli e il mio partner godono troppo a farlo loro, e neanche: non lo faccio perché nessuno mi paga per farlo, o non ho le qualifiche necessarie.

    Vale se mi dite: dall’ anno tot paghiamo una persona per farlo per salvaguardare il nostro equilibrio mentale e la gioia di coppia. Finché avevo i soldi lo facevo pure io per questo preciso motivo

    Reply
  4. @andrea, ci vuole il colpo al cerchio e quello alla botte (e secondo me la politica non è un buon campo di paragone obiettivo). Se segui un po’ la stampa UK, iniziative come quelle dell’Athena-SWAN per supportare le donne in carriere nelle discipline scientifiche dimostrano che si, si può, tentare di colpire partendo dall’alto, e incoraggiare un cambio di paradigma che coinvolga anche il basso. Aspettare che il basso si muova, e se non si muove cavoli loro, non mi pare una strategia furbissima.

    Reply
  5. A mio avviso l’emendamento non è (giustamente) passato perché non realistico… il 50% è semplicemente troppo da fare dall’oggi al domani. Leggo proprio ora che il 30% dei parlamentari è di sesso femminile (compreso il movimento 5 stelle), mentre nella precedente legislatura era il 20 %. Forse mettere una quota del 30% sarebbe stato più ragionevole e con una maggiore possibilità di essere approvato. Magari successivamente si poteva innalzare al 40% (che a mio avviso è assolutamente il massimo accettabile; devi pur dare un minimo di flessibilità).

    Ma comunque, ripeto, perché le donne vanno salvaguardate, ma gli omosessuali, i disabili, le persone di colore, ecc. ecc. no? Sono sicuro che ognuna di queste categorie porterebbe un ottimo contributo in parlamento.

    Reply
  6. Serena, ottimo articolo: mi spiace quasi non avere la tv, perché le mie figlie non mi hanno chiesto che cosa sono le quote rosa. 🙁

    Rispondo alla tua perplessità finale in modo semplice ma non troppo.
    Le donne non sono state penalizzate da lavoro politica eccetera eccetera solo perché considerate meno brave (solo perché bionde, nella tua metafora, cioè per una quisquilia), ma anche per un motivo oggettivo. Le donne fanno e facevano figli, spesso molti, e dunque era fisiologica l’assenza prolungata dal lavoro. Questo motivo fisiologico è stato utilizzato come un pretesto. Ma un pretesto a cui le donne a un certo punto hanno deciso di non sottostare più, perché non era rilevante ai quei fini, come spiega bene la tua metafora. Ma non per questo dobbiamo negare che quanto sopra esiste. Secondo me è più che essere biondi o mori, cioè, è più che una differenza fisica trascurabile.
    Prima c’è stato il movimento per l’uguaglianza (voto, diritti eccetera) e poi, e questo lo trovo ancora più bello, per la differenza. E secondo me la chiave sta qui.
    Ma credo che non si sia capito nulla di quello che ho detto 🙂

    Reply
    • @Polly e invece si è capito. La chiave è nella differenza, sono d’accordo con te. Non nella differenza di genere però, nella differenza tra gli individui che è ancora più disarmante a guardarla da vicino.

      @lanterna hai colto un aspetto molto importante. Grazie

      Reply
  7. Andrea, ma magari! Mille volte magari!
    Aiuterebbe a togliere le donne dal ghetto della cura dei bambini e degli anziani.
    E aiuterebbe i miei figli a non credere che fare la maestra sia un lavoro “da donne” mentre fare il professore (preferibilmente universitario) è un lavoro “da uomini”.

    Io non so se sia un discorso di fiducia in se stesse. Penso che sia più un discorso di realismo: che senso ha intraprendere una certa carriera se sai di avere scarse possibilità di successo per il solo fatto di essere donna?
    Io avrei speso 12 milioni di master sapendo che sarei finita a fare la segretaria a mille euro al mese e cara grazia?
    Le famiglie sono più disposte a investire sui figli maschi o sulle figlie femmine?

    Ovviamente le quote rosa non sono la soluzione, sono solo un tentativo di andare nella direzione giusta. E nemmeno io ho un’opinione univoca in merito. Ma meglio fare un passo, in qualsiasi direzione, piuttosto che tenerci un Paese dove essere donna significa essere un lavoratore di serie B.

    Reply
  8. Concordo in pieno con l’intervento di Miranda. Volevo tanto anche io fare i riferimenti che ha fatto lei alla politica dei giorni nostri, ma temevo di essere bannato 🙂

    @Serena, il tuo ragionamento parte dal presupposto fallace che ci sia un ugual numero di biondi e mori interessato a giocare a Biccipù, e che ci sia un numero di giocatori ugualmente capaci in entrambe le categorie.
    Come dice Miranda, nel passato recente sono state messe avanti delle donne in alcuni partiti, ma sembra anche a me che la situazione sia peggiorata più che essere migliorata. Anche nel Regno Unito ci sono state le “Blair’s babes” le quali, è oramai passato qualche anno, hanno avuto un impatto tendente a zero.

    Non si può cominciare cambiando dall’alto in basso, ma dal basso in alto, altrimenti finisci per avere semplicemente biondi che si comportano da mori.

    Al momento della loro elezione circa il 40% dei parlamentari 5 stelle erano donne (ora ho perso il conto con tutto il via-vai che c’è…). Vediamo tra qualche tempo che impatto avranno sull’Italia

    Reply
    • @Andrea studi di sociologia e filosofia dimostrano che certi cambiamenti sono praticamente impossibili dal basso, a meno di lavorarci per centinai di anni, e che il modo migliore è proprio quello di lavorarci dall’alto imponendo delle quote. Ti faccio un esempio esterno al gioco del biccipù. Diversi studi (se vuoi ti cerco i riferimenti) hanno testato la reazione di commissioni di fronte a CV di uomini e donne identici con unica differenza il nome del candidato. La commissione sceglie sistematicamente l’uomo a parità di competenze. Aumentando il pool di CV di donne presenti invece si aumentano le possibilità che la commissione selezioni una donna, anche se non mancano commenti che possano mettere in dubbio la sua reale capacità. Ad esempio se il CV parla della capacità di lavorare in team, per un maschio è visto come un vantaggio per una donna ci si chiede se questo significa che non è in grado di lavorare da sola. Gli esempi riportati in studi sociologici, psicologici e filosofici sono moltissimi. Il cambiamento dal basso è molto più difficile da attuare, altrimenti sarebbe già avvenuto, perché contrariamente a quello che dite di biondi bravi a giocare a biccipù ce ne sono davvero parecchi a volerli trovare.

      Reply
  9. la spiegazione è bellissima, ma manca un tassello fondamentale, se tutta la società ha da sempre creduto che i biondi non sono bravi a giocare a biccipù, alla fine ci hanno creduto anche i biondi (rimango nella tua metafora che mi piace tantissimo), e anche se un biondo avesse pensato di potersi dedicare al gioco magari si è scoraggiato dal fatto che i biondi, si sa, non vengono mai presi in una squadra e allora non ci hanno mai giocato o ci hanno giocato poco, si sono dedicati ad altri sport e ad altre attività. Quando l’allenatore di biccipù, costretto dalla regola della quota, va a cercare i biondi per metterli in squadra puó trovare quelli bravi, ma probabilmente trova anche quelli che per tutta la vita hanno giocato a biribù, che è uno sport molto diverso….allora bisogna andare nelle scuole, anzi negli asili e per tutta la vita, a cominciare da adesso far capire a tutti, biondi e bruni, che i biondi, se vogliono e se sono interessati possono dedicarsi al biccipù perchè sarà loro permesso di entrare in squadra se lo meritano.
    Ecco le quote rosa sono un concetto importante, ma parecchio delicato secondo me, forse mi metterete nella categoria delle donne contrarie, puó darsi, dico che ci siamo già passati per le quote rosa, se non sbaglio, e ci siamo ritrovati Minetti, Santanchè, Iva Zanicchi, GAbriella Carlucci, Carfagna ecc. ecc. ci è convenuto? non so.
    Uno potrebbe dire, perchè quello che ha fatto la MInetti è più grave di uno Scilipoti qualunque, per me no, per me sono persone che non dovrebbero ricoprire quei ruoli, punto, indipendentemente dal sesso, ma quello che ne esce è che la MInetti organizzava a e partecipava ai festini di Arcore, Scilipoti è uno dei tanti parlamentari venduti e incapaci, e all’occhio dell’opinione pubblica, ormai, il secondo è tristemente meno grave.
    Allora le quote rosa sono la punta dell’iceberg, e non andrebbero abusate, ma “usate” con grande cautela, si deve lavorare alla base, mentalità, cultura, strutture e tutto quello che puó favorire le Pari Opportunità. Vi prego adesso non mi mettete nella lista nera per questo commento 😉 io sono con le donne, per le donne, figuriamoci, ma non per le veline in Parlamento, se capite cosa intendo. Io metterei un titolo di studio minimo per ogni carica pubblica, non si diventa nemmeno consigliere regionale se non hai almeno un triennio di Scienze Politice o equivalente, o istituire una Scuola della Pubblica Amministrazione seria e tosta, e solo dopo aver concluso 5 anni puoi candidarti per entrare in Parlamento, ecco una cosa del genere, …allora si’ che si potrebbero redistribire ugualmente merito e cariche…è un esempio, ma credo fortemente che una nuova classe dirigente va ricostruita dalla base per sperare che sia finalmente equa e metà rosa e metà celeste 😉

    Reply
    • @Miranda hai ragione a dire che magari non ci sono veramente molti biondi che si sono allenati a giocare a biccipù e questo potrebbe rendere la loro selezione un po’ più complicata, e magari di quel 50% che si dovrebbe scegliere se ne trovano solo un 30% che sono veramente tanto bravi e un restante 20% che sono così così, ma si potrebbe decidere che questo è un prezzo da pagare. In realtà sappiamo che sono anni ormai che ai biondi è concesso di allenarsi (studiare) per diventare dei bravi giocatori di biccipù, ma non gli si danno reali possibilità di entrare in squadra. Sugli esempi specifici che riporti ti faccio notare che chi sceglie dei giocatori biondi tanto per riempire i buchi in qualche modo e non in base al loro valore non è veramente interessato a fare la squadra migliore, ma vuole giocare con regole di gioco diverse, e molto probabilmente anche i giocatori mori vengono scelti con criteri diversi dal merito e dalla competenza nel gioco del biccipù. Allora capisci anche te che quote rosa o meno, non si risolve né si rende la situazione peggio di quello che già c’è.

      Reply
      • poi non dimentichiamoci un fatto importante: la parità non si raggiunge veramente quando i biondi bravi possono giocare tanto quanto i mori bravi, ma quando un giocatore biondo mediocre ha le stesse opportunità rispetto ad un giocatore moro mediocre 🙂

        Reply
  10. Onestamente trovo davvero molto sessista l’espressione “quote rosa”, per non parlare del fatto che le donne hanno talmente POCA fiducia in loro stesse che devono essere salvaguardate come si fa per le specie in estinzione.

    Inoltre, perché fermarsi alle donne? Facciamo quote che riguardano la sessualità (quanti sono gli omosessuali in Italia, l’X%? Assicuriamoci che l’X% di parlamentari sia dichiaratamente omosessuale). Lo stesso vale per i disabili, che altrimenti potrebbero trovare difficile andare in campagna elettorale, le minoranze (o maggioranze) religiose, i gruppi etnici, le professioni, ecc. ecc.
    Inoltre facciamo una legge che assicuri che la metà dei maestri di nido e asilo siano maschi; anzi, già che ci siamo facciamo che la metà di tutti gli insegnanti sia maschio; mettiamo un tetto perché nelle facoltà umanistiche la metà degli studenti sia maschio e in quelle scientifiche sia femmina (e poi ripetiamo lo stesso discorso per gli altri gruppi summenzionati).

    Chiaramente poi dobbiamo avere quote in tutte le elezioni, da quelle di condominio, fino alle comunali, regionali, ecc. ecc.

    Reply
    • @Andrea non fare confusione però, qui si parla del gioco del biccipù e della necessità di fare la squadra migliore possibile che quindi includa sia biondi che mori 😉

      Reply
  11. OH! Finalmente ho capito le quote rosa! Scherzo, è un’ottima spiegazione, purtroppo c’è ancora bisogno di questo, preferirei la fase finale in cui si scelgono direttamente i migliori.

    Reply
  12. bellissima questa spiegazione. mi sa che te la rubo. magari cambio il nome dello sport, però, questo faccio fatica a pronunciarlo. almeno quanto faccio fatica ad ammettere che sì, viviamo in un paese maschilista e arretrato. e che forse non ne usciremo mai.

    Reply
  13. Direi che meglio di così non avrei potuto spiegarlo manco io, solo vai a spiegarlo a un sessista inconsapevole, come ne conosciamo tanti.

    E allora aggiungo qui quello che ieri ho detto in bacheca da un amico: se sono donna e competente certo che mi rode da matti se mi scelgono per le quote rosa e non per la competenza, ma mi roderebbe il triplo se non mi scegliessero affatto perché tanto le quote rosa non ci sono, e così possono mettere l’ ennesimo maschio incompetente e ammanicato a fare un lavoro che io farei meglio (e senza tirarmela troppo).

    Rodimento per rodimento, intanto cominciate a riconoscere quello che valgo e pagarmi di conseguenza, poi ne riparliamo dei principi.

    Reply
    • @Mammamsterdam ti dico la verità io trovo più difficile capire le donne che sono contrarie alle quote rosa degli uomini, e mi capita sempre più spesso di notare commenti sessisti fatti da parte di donne, che mi irritano molto di più. C’è ancora tanto da lavorare.

      Reply

Leave a Comment