La girandola di Mac Gyver

Lo vedo sbirciare dalla porta, attirato dalle nostre risate: “Cosa state combinando?”
“Vieni a vedere! È…”
“Geniale! Questo non è uno dei tuoi soliti giochini che sporcano, ungono, rompono! Questa è scienza! È tecnologia applicata a un giocattolo! È…”
“La girandola di Mac Gyver!”

Un solo suo sguardo è sufficiente a capire che non ha apprezzato la mia scelta di buttare in vacca il titolo del giochino che vorrei raccontarvi oggi, ma per chi è cresciuto negli anni Ottanta è inevitabile: appena ti metti a costruire qualcosa con una graffetta, un ago, un palloncino e una cannuccia, lo spirito guida di MacGyver si impossessa di te e ti conduce ad esiti che non avresti mai potuto immaginare, come realizzare qualcosa capace di conquistare sia il piccolo di casa sia il grande, quello solitamente scettico e diffidente.

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Permettetemi di rimediare al nome del gioco con una ferrea spiegazione scientifica: la girandola vortica a gran velocità, incantando grandi e piccini, grazie alla propulsione dell’aria contenuta nel palloncino. Ma come ottenere un tale accrocchio?
Per prima cosa si fora la cannuccia con l’ago che andrà a conficcarsi sul gommino di una matita. Al lato rigido della cannuccia si attacca, senza risparmiare sul nastro adesivo, il palloncino.
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Si gonfia quindi il palloncino soffiando attraverso la cannuccia, si ruota la parte pieghevole di quest’ultima e si toglie il dito che la teneva chiusa. Poi? Poi si gioca!

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– di Giada Quandofuoripiove

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