6 motivi per mandare i figli agli scout

Come si dice tra quelli del campo, scout una volta, scout per sempre. Io ho iniziato la mia strada con gli scout quando avevo 11 anni, e l’ho interrotta a 24 perché non era più compatibile con i miei studi all’università. Lasciare gli scout è stata una cosa difficilissima più di quanto avessi mai immaginato. Ora mi ritrovo a viverla come genitore, e in un paese diverso da quello in cui sono cresciuta io, e ad osservare differenze e similitudini, e insieme ad una grande nostalgia per l’odore del bosco e dell’amicizia profonda che solo lo scoutismo può regalare, mi è venuta voglia di ragionarci di nuovo su. Complice una amica che era indecisa se segnare o meno la figlia agli scout, ho pensato a tutti i motivi per cui bisognerebbe mandare i figli agli scout, e ne ho contati almeno sei.

Foto Marcello

Un progetto educativo

Gli scout non sono un passatempo come un altro, non servono a tenere i ragazzini impegnati un paio di ore a settimana in qualcosa di utile, sono un progetto educativo, o ancora meglio un progetto di autoeducazione. In questo senso sono completamente diversi da un qualsiasi hobby o attività extra scolastica, dal canto al disegno, passando per lo sport. Lo scopo principale dello scoutismo è quello di formare persone, ed è stato lo stesso fondatore, lord Robert Baden Powell ad elencare quattro punti fondamentali:
* formazione del carattere : ogni scout deve imparare a fare scelte, a scoprire cosa si vuole diventare, ad assumere delle responsabilità
* salute e forza fisica : imparare a conoscere il proprio corpo e sviluppare un rapporto positivo con esso e prendersene cura
* abilità manuale: scoprire e sviluppare i propri talenti, utilizzando materiali semplici per costruire oggetti utili a se stessi e agli altri
* servizio del prossimo: sviluppare empatia nei confronti degli altri, mettersi a servizio del prossimo come atto civile e come atto di presa di coscienza e accettazione delle diversità

Gli strumenti usati sono molteplici, dal lavoro di squadra, al contatto con la natura, un forte simbolismo, lo sviluppo di attività manuali e il lavorare per progetti e risultati raggiunti sin dai primi anni, ma ognuno di questi aspetti si basa sul concetto di “imparare facendo” – Learn by doing.

Imparare a pensare con la propria testa

Gli scout vengono spesso erroneamente visti come una associazione para militare, come suggerisce l’utilizzo di una uniforme, la divisione in squadriglie, l’esistenza di una gerarchia, o le cerimonie ufficiali con alza bandiera. Ho sempre trovato interessante il fatto che nessuno si scandalizza per l’uso di uniformi nello sport o in altre associazioni o in ambito scolastico, eppure l’uniforme scout suscita sempre reazioni esilaranti. E’ indubbiamente vero che il fondatore dello scoutismo, Baden Powell era un militare e probabilmente molto del simbolismo militare che gli era caro è stato trasferito all’interno dell’associazione. E’ vero però che BP era inglese, e che ha fondato lo scoutismo all’inizio del secolo scorso, in Inghilterra (lo sapete che in UK si va a scuola in uniforme, vero?), insomma molta della simbologia scout esiste anche nelle scuole inglesi, come ci ha insegnato anche Harry Potter. Tra l’altro è stato lo stesso Baden Powell a specificare il fatto che lo scoutismo non ha nulla a che fare con i militari, lo scopo principale dello scoutismo è quello di formare delle persone. Per questo motivo uno dei fondamenti dello scoutismo è di imparare a pensare con la propria testa, anche all’interno della struttura. Nel corso dei miei anni di scoutismo ho partecipato a numerosi dibattiti e attività in cui si chiedeva di ragionare e mettere in discussione tutto, e da brava rompiscatole quale sono non mi sono mai astenuta dal mettere in discussione abitudini, prassi e persino la stessa Chiesa Cattolica, di cui la mia associazione scout faceva parte.

La religione e gli scout

Quando Baden Powell ha fondato lo scoutismo all’inizio del 1900, la religione era parte integrante nella vita di qualsiasi individuo, per questo il legame tra scoutismo e religione è tradizionalmente molto forte. Allo stesso tempo Baden Powell da bravo protestante, era aperto ad altri credo religiosi, e si è preoccupato di specificare che lo scoutismo non è una associazione confessionale, e lo scopo non è quello di indottrinare le persone. Infatti sarebbe più giusto parlare di scoutismo e spiritualità, invece che di religione. Essendo l’Italia una nazione con una forte impronta cattolica, l’associazione delle guide e scout cattolici italiani, l’AGESCI, è la più grande esistente, ma esiste anche una forte associazione degli scout laici, il CNGEI. In ogni caso, proprio perché lo scopo dello scoutismo non è quello di indottrinare alla religione cattolica, molti gruppi scout anche all’interno dell’AGESCI, accettano la partecipazione di ragazzi atei o di altre religioni, e mentre alcuni considerano la partecipazione alla messa come parte integrante delle attività settimanali, altri gruppi la considerano la partecipazione come facoltativa. Vivendo lo scoutismo da genitore in Svezia, ho scoperto che viceversa gli scout qui sono principalmente atei, anche se esistono associazioni di scout religiosi anche in Svezia.

Essere pronti a tutto

Be Prepared, Estote parati, siate pronti. Il motto scout è quello secondo il quale se c’è un problema, esiste anche una soluzione. Basta essere preparati ad affrontarlo. E’ un grandissimo insegnamento di vita direi, aiuta ad affrontare le difficoltà con il giusto atteggiamento, e il cattivo tempo con il giusto equipaggiamento. Inoltre per essere pronti a tutto, bisogna prima di tutto essere pronti a prendere iniziative, a mettersi in gioco. Questo aiuta molto a rendersi indipendenti e aumentare l’autostima.

Capire chi sei, da solo e nel gruppo

Molto del lavoro di crescita personale avviene all’interno di sestiglie (per i lupetti – i bambini 8-11 anni) o squadriglie/pattuglie (reparto – i ragazzini 11-15 anni). Lo scopo è imparare a lavorare in gruppo utilizzando le capacità e la complementarità dei singoli. Quello che non so fare io magari lo sai fare tu, e mentre ti osservo farlo lo imparo anche io. E quello che tu non conosci, magari lo conosco io e posso metterlo al tuo servizio. E’ anche attraverso l’interazione con gli altri che scopro chi sono io, quali sono i miei punti di forza, e imparo a lavorare sulle mie debolezze. Uno degli strumenti fondamentali dello scoutismo è il sistema di progressione della crescita personale, diviso in tappe da raggiungere in base all’età. Il raggiungimento delle tappe viene fatto in modo consapevole attraverso riflessioni personali e del singolo scout con i propri capi. In queste discussioni si individuano degli obiettivi personali proporzionali all’età e al livello di maturazione, sui quali si sceglie di lavorare per migliorarsi attraverso l’identificazione di mete concrete. Un altro strumento importante è quello del raggiungimento di specialità e brevetti, ossia l’acquisizione di abilità manuali, che possono essere utili nella vita scout (o nella vita in generale), dall’accendere un fuoco nel bosco al sapere cucire un bottone su una camicia, o sapere disinfettare una ferita o saper fare una telefonata ai soccorsi in caso di emergenza.

Partecipazione civile

L’impegno civile, la partecipazione, la solidarietà, la cura dell’ambiente, il servizio del prossimo, sono temi sempre presenti all’interno dello scoutismo, ma che acquistano più importanza nella vita dei ragazzi più grandi, in particolare al reparto e i rover (16-19 anni). Gli scout sono apartitici ma non apolitici. La politica, nel senso di partecipazione alla vita della società è viceversa di estrema importanza. Come posso contribuire ad una società più giusta? Cosa significa una società giusta? La democrazia si sperimenta in prima persona sin dall’inizio del proprio percorso scout, ad esempio attraverso il consiglio di branco dei lupetti.
A me piace raccontare ai miei figli le storie delle Aquile Randagie, gli scout che hanno continuato la loro attività associativa clandestinamente, dopo che Mussolini nel 1928 aveva dichiarato lo scioglimento dei reparti scout e creato una associazione alternativa a stampo militare, l’Opera Nazionale Balilla. Molti di quegli scout hanno contribuito alla resistenza, altri hanno aiutato a salvare perseguitati politici o religiosi, alcuni si sono persino spinti a continuare a riunirsi clandestinamente a Palazzo Venezia, dal cui balcone si affacciava il Duce per acclamare i suoi discorsi. In un’era storica in cui molti si chiudono dei loro gusci, educare alla partecipazione civile e al servizio del prossimo acquisisce un valore aggiunto, perché ogni nostro gesto, anche il più piccolo, come il cedere il posto in autobus o sorridere ad un mendicante, nasconde dentro di se la forza di cambiare il mondo in meglio.

“È qui dunque lo scopo più importante della formazione scout: educare. Non istruire, si badi bene, ma educare; cioè spingere il ragazzo ad apprendere da sé, di sua spontanea volontà, ciò che gli serve per formarsi una propria personalità.” Baden Powell – il libro dei capi

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18 thoughts on “6 motivi per mandare i figli agli scout”

  1. Io invece non ho mai avuto l’occasione di provarlo, che rammarico.. però mi sono “formato” sul “manuale delle giovani marmotte” haha e son finito a studiare scienze forestali.. adesso tra una settimana ho il grande (6 anni) che incomincia (in Francia), speriamo gli piaccia… ciao..

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  2. Salve io ho iscritto mio figlio a scout AGESCI
    Ma perché gli piace l’avventura e la sede di questi sta sopra casa praticamente e ci va da solo,UI dice che si diverte molto ecc
    Ma siccome non gli facciamo fare catechismo e non andiamo alla messa perché secondo noi ha un po’ perso credibilità non vogliamo che questo gruppo AGESCI lo divida da quelli che fanno catechismo e quelli no e gli dice di pregare e lo indottrinano in questo modo Bo non sappiamo che fare

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  3. Pezzo molto bello, l’unica cosa che non condivido è questo antimilitarismo militante, come quasi ci si vergognasse che Baden Powell fosse generale dell’esercito e poi 007. Più volte segnali che gli scout “non hanno nulla a che vedere con i Militari”, visti quindi come cattivoni in divisa. Ebbene, non è così, si vede che conosci poco il mondo militare, gli scout hanno moltissimo a che vedere con il mondo militare, non solo per quanto riguarda tradizioni e l’organizzazione pratica (divise, simboli, campi, vita all’aria aperta, organizzazioni, specializzazioni ecc), ma anche per quanto riguarda i valori (fratellanza, unione, spirito di corpo, collaborazione, lavoro per obiettivi…)

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    • Fabrizio grazie per il tuo commento. Non so dove hai letto antimilitarismo militante nelle mie parole. Mi sono limitata a riportare quello che lo stesso Baden Power ha dichiarato, e ho sottolineato analogie e differenze. I valori di fratellanza, unione, spirito di corpo, collaborazione, lavoro per obiettivi, non sono certamente valori unici e identificativi per le organizzazioni militari, mentre sono invece molto diffuse anche in altri tipi di organizzazioni sociali. Una differenza notevole però è che un militare non discute mai un ordine ricevuto da un superiore di grado, mentre ad uno scout è richiesto di pensare con la propria testa.

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  4. Esiste anche un’altra associazione scout cattolica, riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici il 26 agosto 2003 come associazione privata di fedeli di diritto pontificio, meglio conosciuta come Federazione Scout d’Europa. Si propone le stesse linee educative come strumento di conoscenza pedagogica. Oggi come allora ci proponiamo gli stessi valori “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato “, buona strada

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  5. Scout una volta, scout per sempre. Sono entrata a 7 anni nella Grande Famiglia Scout e all’ inizio non mi piaceva. Poi ho imparato migliaia di cose e stretto tante amicizie…

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  6. Mi spiace dover smentire l’articolo, almeno nella parte cui si riferisce al CNGEI come scautismo ateo. Lo scautismo CNGEI è laico, lascia ai singoli ed alle famiglie la scelta del proprio credo che, in ogni caso, mai e poi mai influenza o condiziona il progetto educativo. In quest’ultimo è contenuto anche il Progetto Spirituale che educa alle scelte e mai le condiziona. NOI SIAMO SCOUT LAICI. NON SIAMO ATEI.

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  7. Buongiorno. Bellissimo articolo. Solo una precisazione che ti chiedo di fare. Gli scout del cngei non sono atei, cioè senza dio, ma laici. Il CNGEI non “insegna” uno specifico credo ma fornisce ai ragazzi gli strumenti in modo che possano da soli capire cosa per loro è importante. Una bella differenza rispetto al significato di ateo.

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  8. Anche io scout una volta, scout per sempre.
    Un solo appunto sull’utilizzo della parola”atei”: sarebbe più corretto dire che si tratta di un’associazione aconfessionale, ovvero che non partecipa di alcuna dottrina di stampo religioso, non che all’interno dell’associazione si professi l’ateismo.
    Per il resto Condivido tutto!

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  9. Davvero un ottimo articolo! Hai saputo dire l’essenziale in poche righe. Anche io ho avuto una bellissima esperienza negli scout, continuata in parte persino in UK, come capo. Spero davvero che le mie figlie vogliano e possano viverne una così o ancora più bella.

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  10. Eccomi qui ex capo AGESCI e ora mamma di un lupetto di IV anno e un caposquadriglia. A me lo scoutismo ha lasciato molto, come amo dire: non sarei quella che sono se non fossi stata – anche- scout. Ho iniziato da grande , all’età che ha ora mio figlio grande e sono stata capo fino ai 25 anni quando la vita ha richiesto più tempo e più attenzione. Agli scout ho passato una bellissima adolescenza sicuramente diversa da quella ad esempio dei miei compagni di classe. Con fatica ovviamente tra lo studio le uscite il servizio in reparto (quando ero al liceo avevo il compito in classe di greco o latino sempre al lunedi mattina alle prime due ore….una tragedia). Poi dopo aver fatto il capo reparto e il responsabile di zona sono uscita con grande strazio e tanti rimpianti. Dopo 20 anni ho iscritto mio figlio ai lupetti e 4 anni dopo anche l’altro e adesso siamo qui ancora a parlare di scoutismo. Sai cosa trovo, almeno nel ns gruppo qui a Milano? Uno scoutismo dai tempi ridotti e senza dubbio a causa di questo un po’ più soft del nostro di allora. Ma tantissime cose sono rimaste immutate a cominciare dai capi davvero top dal loro entusiasmo dal loro spendersi senza tregua. E dal metodo che dopo 100 anni funziona ancora anche con questi adolescenti digitali che non disdegnano infangarsi nei boschi e cucinare sul fuoco.

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