In questa rubrica ci piace collezionare degli esempi di buone prassi scolastiche. Così quando Anna ci ha raccontato in un commento su Facebook delle attività organizzate alla scuola materna di suo figlio per parlare di emozioni con i bambini, ci siamo incuriosite e abbiamo chiesto di potere intervistare sia le insegnanti che i genitori.
Ringraziamo di cuore Anna, Manu e la scuola materna San Giovanni – Verderio, per aver scelto di condividere con noi la loro esperienza.
[le insegnanti]
Come vi è venuta l’idea?
I primi mesi di scuola sono dedicati all’osservazione dei bambini. Il progetto viene ipotizzato ad inizio anno ma non deciso a priori poiché si costruisce con l’aiuto dei bambini che sono gli attori in prima persona. Sulla base dei bisogni, interessi, necessità osservate dalle insegnati si ipotizza il percorso. Il progetto non è finalizzato al raggiungimento di prestabiliti obiettivi da parte dei bambini, ma ha lo scopo di accompagnarli nel cammino per “imparare a imparare”. Quest’anno abbiamo deciso di lavorare con e sulle emozioni proponendo un progetto di alfabetizzazione emozionale
Come funziona questa attività?
Partendo da un evento-stimolo accattivante e con l’aiuto di un curioso personaggio, il Pirata Francisco, i bambini verranno accompagnati ad intraprendere un viaggio avventuroso nelle isole delle emozioni. In un angolo del salone principale della nostra scuola è stata ricreata, anche con l’aiuto dei genitori, un’isola vera con le palme, il mare dipinto, una botte e il baule. All’interno di questo baule i bambini troveranno i libri che saranno il veicolo per partire alla scoperta delle emozioni. Una volta sarà il pirata a portare il “messaggio misterioso”, un’altra volta si scoprirà con una caccia al tesoro. Attraverso le conversazioni, il gioco motorio, i racconti, le verbalizzazioni individuali, le rielaborazioni grafico/pittoriche, la drammatizzazione e i momenti di vita quotidiana, il progetto permetterà ai bambini di scoprire le proprie emozioni, anche quelle negative, per conoscerle, comprenderle, accettarle e trasformarle senza avere timore.
Abbiamo ritenuto opportuno selezionare alcune emozioni e cominciare a conoscerle poco per volta,
Abbiamo iniziato l’avventura alla scoperta dell’isola del coraggio e della paura, con l’obiettivo di riconoscere le emozioni, sviluppare la curiosità, rafforzare l’autostima. Per far questo, ad esempio con i bambini più piccoli ci siamo fatti “coraggio” e siamo entrati in contatto con diversi materiali: la pasta di sale, la schiuma da barba, la farina bianca, abbiamo fatto l’impronta delle mani e dei piedi nella tempera rosa. Abbiamo affrontato una paura comune, quella del buio,entrando in un’aula buia utilizzando una torcia facendoci coraggio. Inoltre i bambini hanno verbalizzato le loro paure, disegnato l’oggetto che le origina e con l’intero gruppo-scuola, fatto un falò (facendoci aiutare dagli alpini) per bruciare tutte le paure, ripetendo una filastrocca per vincere le stesse. Abbiamo realizzato la maschera da pipistrello e con un’insegnate i bambini hanno fatto dei biscotti dalle forme paurose facendoli poi assaggiare ai compagni di 4 e 5 anni al momento della merenda.
Si è passati poi alla scoperta dell’isola dell’amore (inteso come star bene, pace e serenità) e della rabbia con lo scopo di sviluppare la consapevolezza dei propri sentimenti ed emozioni, per controllarle ed esprimerle in modo adeguato, imparando a gestire i conflitti.
Per ultimo affronteremo l’isola della tristezza e della gioia, con l’obiettivo di ricordare delle esperienze vissute e usarle per affrontare nuove avventure..
Perché pensate sia importante parlare delle emozioni con i bambini.
Le emozioni stanno assumendo un ruolo sempre più significativo nell’offerta formativa della nostra scuola: lo sviluppo delle emozioni positive migliora l’apprendimento, il clima della classe, i rapporti con gli insegnati e tra i bambini stessi e sostiene la loro crescita psicologica. L’emozione non solo è al centro dell’individuo ma è espressione stessa della vita; pertanto si può dire che saper riconoscere, ascoltare e rispettare le emozioni altrui, significa ascoltare e rispettare le persone nella loro globalità. Ci poniamo l’obiettivo di portare i bambini ad accettare le emozioni come parte integrante della personalità – non esistono emozioni buone o cattive – senza reprimerle o nasconderle, ma manifestandole in modo adeguato rispetto all’ambiente ed al contesto.
[i genitori]
Cosa pensi di questa attività? Vedi degli effetti sul comportamento di tuo figlio?
Anna: Io e mio marito non abbiamo mai avuto aspettative per quanto riguarda quest’anno di nostro figlio alla scuola materna. Cominciando a due anni e mezzo abbiamo semplicemente voluto sfruttare la possibilità di un anno in più per permettergli di imparare a stare con gli altri bambini e per avere stimoli diversi. Sono rimasta piacevolmente sorpresa quando ho scoperto che si interessava e partecipava attivamente alle attività proposte. Pur non raccontando molto del quotidiano, diventa loquace quando un evento lo colpisce in particolar modo. Era timoroso al primo arrivo del pirata Francisco, poi ha imparato a conoscerlo e quando è tornato per una nuova “avventura”, si è fatto “coraggio” è riuscito ad avvicinarsi e regalargli una caramella (era il giorno in cui compiva 3 anni!). E’ tornato a casa contento con la sua maschera di pipistrello, ha girato per casa una settimana intera con la torcia elettrica quando lo hanno fatto in una attività a scuola. Non ha apprezzato il fatto che avessero bruciato il SUO disegno, anche se rappresentava la cosa di cui aveva paura. Quando è stato il momento di scoprire l’amore è diventato di una tenerezza infinita. Ora esprime molto spesso i sui sentimenti sia con noi genitori che con i nonni. Ama mostrare quello che fanno a scuola, siano semplici disegni o lavoretti veri e propri e tutto quello che porta a casa deve stare in mostra.
Le insegnanti hanno trovato il modo di insegnare una cosa “difficile” e “da grandi”, come lo scoprire ed accettare le proprie emozioni, a dei bambini che ancora magari non sanno parlare bene. Forse servirebbe anche a noi “grandi” un ripasso…
Manu: Come genitori avevamo, all’inizio, dei dubbi per l’argomento trattato. “Emozioni” per bimbetti di tre anni? Non sarà troppo difficile?!? Boh! Poi abbiamo iniziato a “scrutare” le reazioni dei nostri bimbi….ed ecco la sorpresa! Hanno iniziato a parlare del Pirata Francisco, dell’isola del coraggio…e abbiamo visto che il “piccoletto” (3 anni) ha iniziato ad affrontare il corridoio verso la cameretta anche con la luce spenta, dichiarando “adesso faccio il coraggio!”
La grandicella (5 anni) ha iniziato a farsi un sacco di domande più complesse sul pirata: “chissà come entra a scuola, quando entra…e come farà a….” Una curiosità contagiosa, emozione rimbalzata agli altri sotto forma di domande, di pensieri e curiosità…
Pian piano il Pirata Francisco è diventato un personaggio “di famiglia”. Periodicamente i bimbetti ci parlano di lui, ed è sempre citato come esempio di coraggio, di azioni e di emozioni.
Unico neo, volendolo cercare, il “falò delle paure” (i bimbi fanno un disegno di ciò che fa’ loro paura e le insegnanti, a sorpresa, lo bruciano in un falò preparato dagli alpini): ci sono rimasti malissimo…forse un aspetto da migliorare, magari bruciare delle fotocopie e poi restituire i disegni ai bimbi….
Comunque un’esperienza positivissima. Un grazie alle maestre, che hanno pensato un tema così “difficile” e, apparentemente, troppo “alto” per dei bimbetti di 3/5 anni, dico apparentemente perché i bimbetti hanno tante emozioni da vendere, sotto forma di pirata Francisco, sotto forma di coraggio, sotto forma di…emozioni pure e semplici!
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