Le abilità manuali non fanno parte dei miei talenti purtroppo, ma ho una grande ammirazione per coloro che aggiustano tutto, rinnovano oggetti, magari coinvolgendo i figli e dando sempre “un’altra possibilità” alle cose. La mia indole pasticciona mi impedisce di lanciarmi in progetti di riciclo degni di questo nome: ci limitiamo a piccoli lavoretti (il più delle volte inguardabili) ma almeno le bimbe si divertono e sperimentano.
Oggi fortunatamente c’è una grande riscoperta del fai-da-te anche tra i “grandi”, non solo quindi nelle attività scolastiche o nei laboratori creativi per bambini. Sono tanti gli artigiani del riuso, gli appassionati e gli artisti che riciclano creativamente un po’ di tutto. Detto fatto, per queste persone un bancale può diventare un mobile per la casa o qualunque altra cosa, uno scarto industriale può trasformarsi in un lampadario, una vecchia scala a pioli può essere reinterpretata come un meraviglioso complemento d’arredo.
Assieme al vintage e all’orto sul balcone, abbiamo tra i piedi una nuova moda: l’upcycling ovvero il riciclo di materiali che trovano nuova vita, oggetti realizzati da scarti o rifiuti che altrimenti finirebbero nelle discariche o negli inceneritori, una moda sostenibile e “giusta” che mi piace parecchio anche se non la so praticare (per ora…).
Negli ultimi tempi sono entrata in contatto con alcuni di questi artigiani del riciclo; qualcuno li definisce eco-artisti, a volte a ragione a volte un po’ a torto. Molto spesso si tratta di persone che coniugano la vena creativa con la manualità, che in un vecchio oggetto scovato in un mercatino dell’usato sanno vedere oltre e immaginare qualcosa di diverso e poi si lanciano nella rielaborazione. Certo, tra questi spiccano anche degli artisti veri e dei designer di alto livello che realizzano progetti davvero molto raffinati , ma non alla portata di tutti.
Mi piace piuttosto sottolineare quelle attività che sono replicabili al punto da rendere questa riscoperta ancora più innovativa perchè ci permette di fare rete, prendere spunto da chi si è già cimentato in qualche progetto di riciclo, anche se siamo a digiuno su queste attività. E’ un modo per dare valore alle cose e onore alla bellezza, per valorizzare l’originalità del pezzo unico senza lasciare impronte sul pianeta. Se poi diventa un’attività in cui coinvolgiamo tutta la famiglia ancora meglio.
Ora per confermarvi che inseguire la creatività e coniugarla con il riciclo è possibile vi segnalo l’attività di Katia di Maglie. Trovate le sue iniziative sul blog Artoleria , ma da un po’ di tempo ha messo in piedi anche una serie di laboratori a Firenze (Un tè col fai da te) che insegnano alle persone a dare un nuovo volto all’arredo e all’abbigliamento.
C’è poi Gaia Clerici che affianca l’attività di analista di marketing alla passione per l’upcycling e nel periodo della maternità si è riscoperta in una nuova veste per lei impensata. In poco tempo ha realizzato un lampadario con il cestello di una vecchia lavatrice, ha costruito un letto con dei pallets, ha realizzato un mobile contenitore recuperando delle casse di legno poi dipinte in vari colori, ha trasformato una vecchia latta dell’olio in un portaombrelli, realizzato una fioriera con dei vecchi pneumatici.
Il tutto a costo quasi zero, ma con tanta soddisfazione e voglia di continuare.
Infine vi segnalo Anna Klatowsky, la Klat, che realizza degli eco-gioielli a partire dagli scarti dei pc , lei più artista che artigiana, fa cose splendide. La lista ovviamente potrebbe continuare.
Ciascuno di noi produce in media oltre 500 Kg di rifiuti all’anno, 30 milioni e più di tonnellate, metà delle quali finiscono ancora nelle discariche o negli inceneritori. L’idea di trasformarli e renderli qualcosa di bello oltre che affascinante e creativa è davveo utile.
Elisa di Mestieredimamma.it