Un parto non si dimentica

Serena: “Però questo mese un post sul racconto di un parto ci vuole. Scrivilo tu”
Silvia: “IO??? Ma sono passati più di 7 anni, non mi ricordo quasi nulla e poi è stato un parto banalissimo!”
Serena: “Io un parto l’ho già raccontato qui, quindi ora tocca a te. E poi è questo il punto: dimostra che il parto non si dimentica, anche se non è successo niente di particolare. Ogni parto è uguale a tanti, ma assolutamente unico. E poi, come tutte, lo avrai raccontato alle amiche con figli, a tutte quelle che dopo hanno avuto figli, a sconosciute neomamme ai giardinetti, a tutti i parenti, insomma, potrai raccontarlo un’altra volta, no?”.
Silvia: “Tu dici?… Allora provo…”

Il mio è stato un buon parto.
Ora, ripensandoci a più di sette anni di distanza, mi ricordo tanti particolari e ben poco della visione d’insieme. Sarà che la partecipazione emotiva è tanta, anche quando ti senti ben razionale e piuttosto tranquilla, come mi sentivo io e così quello che resta sono solo le immagini più dense e palpabili.
Mi ricordo frasi, immagini sparse, momenti, più che una vicenda nel suo insieme.
Eravamo alla 41a settimana e tre quarti… insomma, un giorno dopo e lo avremmo dovuto sfrattare con un’ingiunzione. Quello che mi sono domandata spesso è: ma perchè uno che per 9 mesi non ha dato un calcio decente, si è fatto vivo a malapena con qualche sfarfallio, praticamente non si è mosso e si è chiuso a riccio ad ogni ecografia, è rimasto lì dentro finchè non siamo andati a tirarlo fuori con le buone o con le cattive…. poi, una volta uscito, non si è più fermato per i successivi 7 anni?
Finora una risposta non l’ho trovata e, col tempo, sto decisamente dimenticano anche la domanda. Ma tant’è, quasi alla fine della 42a settimana era decisamente ora di uscire.

Tarda mattinata, monitoraggio… Basta: c’è un posto in reparto (wow! Agognato posto nel reparto strafigo!) e comunque dovremmo convincerlo a uscire. “Signora si faccia portare la valigia, andiamo a partorire”.
Primo metodo per convincere un neonato a uscire allo scoperto: rompergli le acque. Come si fa? Con i ferri da calza!!! Sì, esatto, è così: arriva un’ostetrica, apre una bustina sterile e tira fuori, come fosse un grande grissino nel pacchettino monoporzione, una specie di ferro da calza in legno e lo usa proprio per bucare e far uscire le acque…
Quando al corso pre parto vi dicono che, in caso di rottura delle acque, potete anche non correre in ospedale, perchè comunque c’è tutto il tempo di andarci con calma, sappiate che è assolutamente vero! Anche così, nessun cenno di movimento verso l’uscita: per lui era solo bassa marea… Intanto si è fatta sera tardi…

E così non resta che l’ossitocina. Brutta parola… L’ossitocina provoca le contrazioni. Ecco, no, non proprio. L’ossitocina provoca un’unica contrazione ininterrotta, senza pause per riprendere fiato. Una contrazione artificiale, che quindi non ha il ritmo di quelle naturali: non è gradata e non è cadenzata. Quindi insomma, fa un male cane. Ecco, quel momento me lo ricordo proprio con poca simpatia.
Sento fuori dalla porta: “Dottore’, je chiedo se vòle l’epidurale qui alla signora?” (gli ostetrici sono molto professionali, ma questo era proprio di Roma!). Sì, sì, sì, epidurale por favor!
“No” Oddio come no… “No, che glielo chiedi a fare, certo che la vuole, sta scritto qui che è d’accordo e con quella botta di ossitocina che le abbiamo dato l’epidurale la vuole di sicuro, te lo dico io!”. Santa donna, ginecologa e sicuramente madre, anche il fiato mi hai fatto risparmiare: hai ragione, certo che la voglio! Dai, chiamate l’anestesista.
L’anestesista si materializza nella sua deliziosa felpina di pile blu da turno di notte in pieno inverno: rapida e sicura, con una manina delicata, infila l’aghetto come nulla fosse e voilà… Dopo un po’ tutto diventa magicamente sopportabile! Il dolore resta, le contrazioni restano, le sensazioni restano. Ma tutto si abbassa di un tono, tutto perde il tono disperante: c’è, ma si sopporta. E allora, a quel punto, è proprio il caso di mettercela tutta! Ragazzi, facciamo presto, che qui c’è qualcuno che deve nascere: mettiamoci lucidamente a spingere con convinzione!

Il bello di questo ospedale è che non ha né sala travaglio, né sala parto, ma stanzette personali destinate ad accogliere le partorienti e i papà, dal travaglio alle due ore successive al parto. Insomma, fin dal corso pre parto, mi si decantavano i benefici della privacy e dell’intimità…
Il mio però, si dimostra da subito un parto affollatissimo. L’ospedale è anche sede della facoltà di ostetricia e quindi a me tocca, fin dal momento della rottura delle acque: un’ostetrica titolare, una tirocinante del terzo anno e una tirocinante del secondo anno (e siamo alle prime 3 persone). Ognuna dà ordini all’altra in scala gerarchica: l’ostetrica impartisce istruzioni alla tirocinante, la quale, per sentirsi importante, devolve una parte dei suoi compiti alla tirocinante più giovane… Ok, fate pure, del resto sono un parto semplice, se non imparate su di me… da qualcosa dovrete pur cominciare… Nel momento clou si fa viva la ginecologa (quella di cui avevo solo sentito la voce angelica che dava l’ok all’epidurale), ma dato che giù in pronto soccorso pare che non ci sia gran movimento, un’altra ginecologa di turno chiama al telefono e chiede di poter salire, se c’è un parto in corso, perché ha con sé una specializzanda alle prime armi che vorrebbe tanto assistere. Così salgono su entrambe. Ora ci sono 6 persone…
Insomma, ci sono sei giovani donne che fanno conversazione, commentando amabilmente il mio parto. Ragazze, volete un tè, pasticcini o meglio dei pop corn?
Fortunatamente, questo mi vale una discreta serie di complimenti: ma che brava, come spinge bene! (Grazie ragazze, non vedo l’ora che vi togliate dai piedi, per quello cerco di spicciarmi!) Ma del resto, largo ai giovani, fate pure, visto che tutto va bene, ho deciso di darvi fiducia (e sono sempre di buonumore per l’epidurale – ma cosa ci mettete dentro oltre all’analgesico??)!
Ad un certo punto, dopo solo tre ore scarse di travaglio, francamente molto gestibile, sgattaiola fuori questa personcina: piuttosto carino e per niente sgualcito, neanche troppo rosso… Insomma, sembra che lui non abbia fatto nessuna fatica. Eccolo lì, sporco come poi scoprirò riuscirà a sporcarsi anche in futuro, sdraiato finalmente su di me, bello come il sole, con gli occhi aperti puntati dritti nei miei occhi e le rughe sulla fronte in un’espressione che gli è rimasta ancora oggi: ecco, questa è un’immagine folgorante, un esserino che ti guarda e sembra dire “oibò, cos’è successo?”. Niente piccolo mio, sei nato… ora comincia il bello.
A quel punto il papà (molto più provato di me, ammettiamolo) lo accompagna alla sua prima visita medica (che è un po’ la prima gara, infatti danno il punteggio APGAR, quindi è cosa da papà!) e al bagnetto, come da protocollo dell’ospedale: facciamolo sentire partecipe, mentre io mi risistemo le budella!
Per la giovane medico specializzanda pare io sia la sua prima placenta dal vivo (che emozione!) e così la mia ginecologa titolare, ad un certo punto le fa: “Come te la cavi con i punti?”. Questa domanda non mi piace… secondo voi glielo sta chiedendo così, a titolo di curiosità? NO, continua così: “Dai, fammi vedere” e le cede il posto!!!!! Ve l’ho detto, sono un parto tranquillo e comunque devo ammettere che in quel momento ho fiducia in tutto il mondo. Infatti mi chiedono se per me è un problema e mi scopro a rispondere: “Ma no, faccia, faccia pure…” La mia parte razionale sta protestando: “No dico, ma sei pazza???”. Però c’è da dire che mi è stata praticata un’episiotomia che si ricuce con DUE soli punti! Ma da dove dovevano farla cominciare questa poverina, se non da me??? Fortunatamente sento dire: “Ah però, hai un’ottima mano…” Ecco, grazie di averlo detto dottoressa!”
In effetti devo ammettere che non ho alcun ricordo di fastidio di punti nei giorni successivi: un talento quella ragazza!

Ora, tornati i due uomini di casa, ci toccano due ore di assoluta intimità e solitudine nella nostra stanzetta. Stavolta spariscono tutti: siamo nel cuore di Roma, ormai è l’alba e la finestra dà sul Tevere e sui ponti. Non mi viene in mente un posto più bello dove nascere. Io mi riposo un po’ sul letto, Andrea dorme beato nella culletta e il papà lo guarda incantato. (Goditelo: non dormirà così dal 5° giorno al terzo anno di vita! Ma per ora non possiamo saperlo e tutto è perfetto).
Già trascorse le due ore? Dobbiamo tornare nella stanza? Bene, andiamo piccoletto. Mi alzo, guardo stupita un tizio che mi viene incontro con una sedia a rotelle: e per chi è questa? No, grazie, io ho solo partorito, sto benissimo. Spingo la culletta in camera e ce ne andiamo insieme là fuori a fronteggiare l’assalto dei nonni…

Ecco, alla fine è stato un racconto lunghissimo. Qualcuno è arrivato alla fine? Allora adesso continuate voi.
Qui di seguito, nei commenti raccontateci il vostro parto: mettiamo insieme una raccolta di immagini e racconti di parti. Naturali, cesarei d’urgenza, cesarei programmati, epidurali, mancate epidurali, esperienze positive e negative. Una carrellata di veri parti per ricordarci il momento iniziale, quello in cui si dà il via.

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Tema del mese: il parto

L’epidurale e il valore del dolore

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50 thoughts on “Un parto non si dimentica”

  1. Era un notte buia e tempestosa…
    Ovvero: il mio parto

    È passato oltre un anno. Un anno lunghissimo. Un soffio. E già i ricordi sfumano, ho paura di dimenticare. Un anno fatto di pancia, di odori, di emozioni. Un anno in cui ho scoperto, nonostante da brava cinica non ci credessi minimamente, che l’istinto materno esiste davvero, a dispetto di tutto, a dispetto di me stessa, soprattutto.

    Prima che l’anno scocchi davvero e dimentichi tutto, vorrei metter per iscritto (finalmente) i ricordi sul momento clou dell’espulsione del pargolo, altrimenti detto parto.

    Quindi eccovelo. Imperfetto, manchevole, forse farcito di luoghi comuni.

    Gennaio 2010. Le contrazioni negli ultimi mesi son diventate sempre più numerose e frequenti (ed eran proprio uguali a quelle che precedon il parto, anche se avevo sempre sentito dire che non è così), ma soprattutto la pancia sempre più abnorme. Persino il famoso ginecologo sfizzero mi guardava con aria sempre più terrificata dicendomi: speriam che nasca un po’ prima! Invece lui, ancora senza nome, se ne stava ben comodo al calduccio (e ci credo, col freddo che faceva fuori), nonostante lo scarso spazio, ed è arrivato con solo quattro giorni di anticipo.

    Io ero convinta che sarebbe arrivato con la neve. E così è stato. La notte tra il 27 e il 28 gennaio ha cominciato a nevicare, e ho perso il famigerato tappo. Son tornata a letto e ho detto a Mr Coppola: amore, credo che si stia muovendo qualcosa… Ah, sì? Zzzzzzzzzzzzzzzzh. Vabbè, grazie per la partecipazione. Quando al corso (non portato a termine accipicchia!) l’ostetrica diceva: quando inizian le doglie se è notte non svegliate il marito, pensavo: ma è pazza?? Già devo partorire, lui che fa il meno devo anche lasciarlo dormire, con l’ansia e il resto?? E invece una calma surreale si è impadronita di me, ed ho pensato: meglio che riposi, e mi son rimessa a letto anch’io.
    Al mattino al pancia si è notevolmente abbassata e i dolorini e le contrazioni mi fanno capire che forse ci siamo davvero, però non ne ero convintissima, ripeto: le contrazioni le avevo da mesi, dunque poteva esser il solito falso allarme.
    Il consorte va al lavoro e mi dice: vuoi che ti lasci la macchina? No, dico, vabbè indipendente, ma sei scemo?? Andare in ospedale in macchina con le doglie (e pure la neve) mi sembra un po’ troppo, no? Mi rivolgo a mia mamma: Secondo te queste son le prime doglie? Risposta: non so, non le ho mai avute! Grazie per l’aiuto, ‘ma! E sì che ha avuto due parti naturali, eh? Ma sembra che lei abbia saltato la fase prodromica..
    Comunque per la prima volta non ho tanta voglia di uscire (nei giorni precedenti, nonostante il gelo e il mal di schiena mi facevo passeggiate lunghissime). Faccio una doccia per veder se i dolori passano, ma nulla. Decido di ingannar il tempo facendo una torta deliziosa, che avevo assaggiato il sabato prima, l’Apfelstreuselkuchen:

    Mentre la torta è in forno chiamo in skype un’amica con un occhio all’orologio ché le contrazioni son regolari ogni dieci minuti ormai. Da qui in avanti (siam in pomeriggio mi sembra di ricordare, ma davvero i ricordi son un po’ sfumatie i tempi ancora di più) diventan sempre più forti e ravvicinate, in poco tempo passan da 10 a 4-5 minuti. Scrivo un sms a mr Coppola, ma niente. Poi mi dirà che non aveva il cellulare con sé (ma vi sembra??). Verso le 18 faccio un bagno caldo, ma nulla: le contrazioni continuano come se niente fosse.

    Chiama il consorte con voce rilassata: come va? Bè bene, se consideri che ho le contrazioni ogni quattro minuti, verresti a casa magari? Arriva, io son sul letto a cazzeggiar un po’ su fb con le amiche, tanto per distrarmi. Misuriam con il cronometro: 3 minuti tra una contrazione e l’altra. Decidiam di mangiar una pasta veloci (che al corso hanno tanto raccomandato di mangiare) e finalmente chiamiam l’ospedale che dice di andar a farmi vedere.

    Ovviamente nevica, proprio come nella mia fantasia me l’immaginavo. Arrivo e un’ostetrica mi fa il monitoraggio, mi dice che è tutto ok, a parte la pressione un po’ bassa, che son dilatata 3 cm e mi chiede se ho mangiato e se voglio restare o andar ancora a casa. Dico che non ne ho la minima idea, che è lei l’esperta, non potrebbe darmi un suggerimento? Vabbè, decidiam di andar a farci un giro in giardino (sì, col gelo e sotto la neve, saranno le 21 circa), durante la passeggiata tra una contrazione e l’altra (ormai sempre più fortine) decidiam finalmente il nome: e Leonardo sia! Torniam sù diciam all’ostetrica che se non ha nulla in contrario andremmo un paio d’ore a casa (a guardarci Annozero, ma questo l’omettiamo, ovviamente!). Lei ci dice: ma siete pazzi? Ho guardato meglio il tracciato, hai contrazioni ogni due minuti, ma dove vuoi andare??? E gliel’avevo detto io! Mica mentivo eh?? è lei che me l’ha chiesto!

    Comunque, ci fa accomodare in questa stanzetta carinissima, con lettino, divanetto e bagno rpivato. Non che me la goda molto, perche da lì a cinque minuti le contrazioni si fanno davvero insopportabili. Intanto cambia il turno, arriva la mia ostetrica, una ragazza tedesca, giovane e minuta, molto dolce e anche brava: ha fatto tutto da sola, e non c’era nessun altro in tutto il reparto! Mi chiede se voglio far un bagno in questa vasca stupenda con oli rilassanti e quant’altro, mi rilasso (per quel che si può) due minuti due ma poi mi si rompon le acque e da lì i dolori son davvero insostenibili e senza tregua, quindi mi rivesto (si fa per dire, ho un bel camice!!) e vado in sala parto! Provo mille posizioni, son stanca e mi sembra davvero di non farcela più, però lei mi dice che son già a 8 cm (leggi: niente epidurale cocca, tra poco ci siamo!), mi incita – e con lei Mr Coppola, che non perde mai la calma- , mi ripete che ce la faccio (e io dico no, mo, e poi no: ich schaffe es nicht!! Credo nel delirio di aver chiesto anche se potevo far almeno una pausa), mi dicon di non spingere, ma davvero mi sembra impossibile, Leonardo dimostra da subito il caratterino che ha e spinge come un pazzo! Finalmente mi permetton di sedermi sullo sgabello per il parto e spingere. Nel frattempo arriva il mio ginecologo, addormentatissimo, che si ascolta il CD che avevo preparato per il travaglio (ma l’unico che se l’è ascoltata è stato lui!! Tipo: bella questa canzone -il mio ginecologo parla italiano- è Paolo Conte?? ehh?!!? Uff, pant, azz, come? Un attimo, che non sento…Ah, no, è Fossati!) e ogni tanto mi porge un bicchier d’acqua! Comunque in non troppe spinte Leopard è finalmente fuori. A metà credo davvero di non farcela, mi dicono: ma nooo, si vedon già i capelli, ne ha tantissimi (in tedesco) !!! Ed io: ma cosa m’importa dei capelli, fatelo uscireeeee!!! Comunque: è lì. Non mi sembra vero. Mi immaginavo un esserino piccolo piccolo. E invece la prima cosa che esclamo è: ma è grande! Ed è bellissimo!!

    Me lo metton subito sulla pancia, mentre mi dicon di spinger ancora per espellere la placenta, ma ormai non capisco più nulla, continuo a guardarlo inebetita e dire: è bellissimo, no?? Lo controllano velocemente mentre il medico mi ricuce (e male, ma questo è un altro, triste, capitolo) e poi me lo rimetton al seno e ci lascian tutti e tre un po’ sdraiati insieme sul lettino. E io mi chiedo come si può passar in così poco tempo da uno stato di dolore e semidisperazione all’estasi pura. Poi rompon l’incanto, mi fanno alzare (ma non ce la faccio, son troppo debole e perdo davvero troppo sangue) e mi portan in stanza. Caccian il povero papà, mentre mi lascian con Leopard nel letto. Son già le cinque del mattino, a breve albeggerà. Leonardo dorme, io lo guardo, lo annuso, lo tocco e non mi sembra vero. Son sopraffatta dalla mervaglia e non riesco a chiudere occhio. È già mattino, la luce bianca carica di neve entra dalla finestra. È una mattina magica, la neve copre tutti i rumori e rende tutto ovattato e dolce. Arrivan con un enorme vassoio pieno di cose squisite per la colazione. Il mio stomaco finalmente dopo nove mesi si è riaperto e io assaporo tutto e penso: è la nostra prima colazione insieme, ed è perfetta!

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  2. no, grazie, io passo, credo siano molto piu’ incoraggianti i parti belli che… altri.
    e comunque poi ogni parto ha una prospettiva ed è difficile dire magari succede così o allora io faccio così, vado lì.
    a me il partorire mi scatena una marea di pensieri, ma ho sinceramente il timore di esprimerli, perché non mi fa bene.
    comunque, quando leggo le esperienze o ascolto i racconti mi rendo conto che molto della riuscita felice o meno dei parti dipenda dalla “fortuna”, dalle circostanze fortuite, (tipo te che sei arrivata e c’era la stanza e via dicendo) ed è una cosa veramente inquietante.
    ma purtroppo credo che sia una questione culturale e sarà veramente difficile che le cose cambino.
    bah.
    comuqneu complimenti come semper per i contenuti di gc! sempre tanti spunti, peccato che il mio tempo non si moltiplica e non riesco a starvi dietro.

    un bacio belle!

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  3. no, grazie, io passo, credo siano molto piu’ incoraggianti i parti belli che… altri.
    e comunque poi ogni parto ha una prospettiva ed è difficile dire magari succede così o allora io faccio così, vado lì.
    a me il partorire mi scatena una marea di pensieri, ma ho sinceramente il timore di esprimerli, perché non mi fa bene.
    comunque, quando leggo le esperienze o ascolto i racconti mi rendo conto che molto della riuscita felice o meno dei parti dipenda dalla “fortuna”, dalle circostanze fortuite, (tipo te che sei arrivata e c’era la stanza e via dicendo) ed è una cosa veramente inquietante.
    ma purtroppo credo che sia una questione culturale e sarà veramente difficile che le cose cambino.
    bah.
    comuqneu complimenti come semper per i contenuti di gc! sempre tanti spunti, peccato che il mio tempo non si moltiplica e non riesco a starvi dietro.

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  4. Io mi sono fatta 18 ore di travaglio – eh no signora questi sono prodromi, non lo consideri travaglio – tutto stesa su un lettino con il monitoraggio perché nessuna ostetrica aveva tempo per starmi dietro. l’epidurale non ha funzionato e mi hanno pure cazziato – eh signora adesso pero’ la smetta di lamentarsi! Ah scusi signora avevano preso un’arteria per errore (!!!) eh no non si può mica ripetere e’ pericoloso – ossitocina e acque rotte col ferro. Alla fine quando si trattava di spingere l’ho fatto con tanta forza che mio figlio e’ uscito mentre l’ostetrica urlava Non spingere così forteeeeeee!
    dopo tre giorni sono andata dalla ginecologa e le ho detto ” ma come abbiamo fatto a non estinguerci?
    Dopo 20 mesi ne nasceva un altro
    In tutto questo mio marito ha avuto parte attivissima e se non ci fosse stato lui non so come avrei fatto…

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  5. Penso che serve a qualcosa raccontare pure il mio …banalissimo parto per tirare un po su le future mamme. Il primo a 28 anni, il secondo deve ancora arrivare e ne sto per compiere 30
    39 meravigliose settimane Le ultime l ho passate ovviamente a lavoro ma anche trasloccando e arredando
    a 38+6 , un sabato avevo deciso che sarebbe stato l ultimo giorno di lavoro, Valigia ancora da preparare, vestitini ancora da stirare ………
    Alle 20,00 di quella che sarebbe stato l’inizio di un po di riposo meritato, mi si rompono le acque
    Provo a chiamare l’UOMO che ovviamente quando serve non risponde mai oppure il cell. non prende
    Mi faccio una doccia e penso che non ho pronta la robba… pero’ e’ tutto in casa nuova
    quindi dopo essersi finalmente precipitato a casa il mitico Uomo propongo di andare a preparare la valigia…
    Mi sono beccata una bella risata nel muso mi ha trascinato in macchina e via verso l ospedale.
    Arrivo, visita e mi dicono di andare a riposare che sicuramente prima di domani non succedde nulla
    Io non vedevo l ora di farmi una bella dormita. Una stanza con quattro letti- una russava, una parlava al tel con quanto fiato avesse, tv accesa con volume a piu’ non posso…E ora????
    Mi alzo e vado a fare un giro trovo 2 amici specializzandi in ginecologia che si sono rivelati la cosa migliore che mi potesse capitare.
    Era una notte tranquilla per loro.
    Alle 23,00 inizio ad avere le prime contrazioni Mi illuminano i miei cari specializzandi in collaborazione con l’ostetrica che la Family room e’ libera !!!
    Mi trasferisco … una camera meravigliosa: letto matrimoniale con culla armadio e fasciatoio sedia a dondolo bagno con l idromassaggio….. per chi non aveva ancora una casa decente come me era il massimo del lusso. Inizia il travaglio … ricordo un mal di schiena attroce … Dopo un paio d ore mi riccordo la domanda dell ostetrica se volevo fare l epidurale e li’ li’ mi illumino, ma poi dice che a quel punto dovevo lasciare la camera che invece era solo per i parti spontanei …Dilemma!!!
    Decido di non farlo, non osavo immaginare di avere qualcuno in camera che parlasse al tel, o russasse o guardava la tele … ( questi i miei pensieri nel bel mezzo del travaglio)
    Mi faccio forza . E vi diro che il Mio Pulcino e’ nato alle 3,04 della domenica 2 punticini pero’ fatti con cura da uno dei miei amici. Il mio Uomo sempre li’ sbalordito dalla rapidita’ e dalla facilita’ di questo primo figlio per una che come me non aveva neanche preso in considerazione il corso pre parto e non sapeva un tubo della respirazione…. Ed e’ stato meraviglioso … e’ stao il neonato che tutte le mamme desiderebbero Ha semppre mangiato e dormito tipo orologio svizzero Mai una notte insonne
    Ora sono a 33 settimane del secondo maschietto e anche se i miei specializzandi oramai sono dottori a tutti effetti sparsi pero da pertutto ma ogni tanto vengono a fare le guardie pure qui …. Ma non credo si possa avere la fortuna del primo sarebbe impensabile anche se ci voglio sperare fino all ultimo !!
    E quando penso che con il secondo probabilmente dovro’ passare tutto quello che il primo mi ha risparmiare…Non so se e’ stata una bella idea la mia di averne un altro :p

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  6. Ecco, la mia impressione è che il parto sia un evento un po’ sopravvalutato. Un po’ come la “prima volta” quando si parla di sesso.
    Io ho partorito naturalmente entrambe le volte ed entrambe le volte sono stata ben contenta che non mi tagliassero il pancino (per l’anestesia, i punti, la convalescenza, ecc.), ma non mi aspettavo che il parto fosse questo momento irrinunciabile. Ero più del tipo “è uno sporco lavoro, vediamo di farlo meglio che si può”.
    Poi, per carità, il mio secondo parto ha avuto anche dei risvolti divertenti: ero sulla sedia apposita a travagliare e non mi sono accorta dell’arrivo della contrazione-spinta (credevo di averne ancora per un pezzo). Ho partorito con il coccige appoggiato alle sedia e tutto il resto nel vuoto, appesa al braccio di mio marito come un bradipo. Credo che l’ostetrica (bravissima, peraltro) si sia anche divertita. Se faccio il terzo figlio faccio pagare il biglietto d’entrata.

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  7. Io ho fatto il gel con la prima, parto indotto, a 40 settimane perchè avevo poco liquido. Un mezzo incubo, è stato veloce, prima contrazione debole e insicura alle 10 del mattino, è nata16 ore dopo, ma… ma niente regolarità, non capivo bene cosa succedeva, all’inizio se erano contrazioni o illusioni mie (Stanca da due giorni a vuoto in ospedale). E poi un male cane, niente dilatazione, mandano il papi a casa che “c’è tempo”, mi chiedono di urlare piano (ve lo dò io urlare piano… vieni, vieni che te lo spiego!), e poi “su, signora, che rivediamo com’è la situazione ma tanto è ancora presto”, invece sala parto, richiamano mio marito, ostetrica gentile che mi dice semplicemente “vuoi fare in fretta? fai come ti dico”. Nasce e la danno al papi, dopo avergli fatto togliere la maglia. Da quel momento non è più stato lo stesso… 😉

    Con la seconda di nuovo, poco liquido (e daje…), venga domani che se non si muove stanotte partiamo col gel. Lasciare la prima a casa, di nuovo giorni in ospedale, avevo una faccia al pensiero… L’ostetrica mi prende da parte e dice anche a me quella dell’olio “un botticino d’olio in una spremuta d’arance, ma almeno 5 o 6”. A pensarci la mia faccia peggiora, però diciamo che mal che vada arrivo bella leggera. Provo, e la sera pancia dura, poi piccoli dolori, ravvicinati ma leggerissimi, solo non riesco a dormire, aspetto le due, poi mi ricordo che ero positiva a quel batterio per cui dovevo arrivare prima così facevano l’antibiotico a me… Chiamo mio marito “senti, non ho tanto male, però magari”, si alza, andiamo, arrivo sulle mie gambe, allegra e convinta di tornare a casa. Mi mettono la macchina per il tracciato e mi piego in due, un dolore da paura, me la staccano, di nuovo, un male cane non riesco a stare in piedi, mi visitano e mi caricano sulla sedia a rotelle. 20 minuti dopo che ho messo piede in ospedale è nata la mia piccola. Olio di ricino o no, è stato più facile che con la prima. Peccato che l’antibiotico se lo sia fatta lei.

    No, non li dimenticherò mai!

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  8. Lorenza, l’ olio di ricino non la sapevo, ma in effetti è stata la spaventosa influenza di pancia appioppatami da figlio 1 a me e tutti che ha fatto nascere figlio 2 con una settimana di anticipo sul termine (meno male sennò mi nasceva dell’ ariete, a volerci credere), quindi questi metodi empirici fanno tanto, come no.:-)

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  9. Ecco il mio resoconto tragi-comico.
    Io ho avuto una bella gravidanza, a parte le nausee i primi mesi e le caviglie gonfie poi. Così bella che la piccola non ne voleva sapere di uscire e siamo arrivati allegramente alla 42a settimana.
    La sera prima del ricovero l’ostetrica mi propone, per evitare l’ossitocina, il loro metodo empirico: l’olio di ricino. Sorvolo sul fatto che io già soffro di colite, ma l’alternativa non mi allettava e quindi la mattina dopo cantando faccetta nera ingurgito.
    In effetti ha funzionato perché mi hanno ricoverato all’una di pomeriggio e dopo un’ora sono partite le contrazioni.
    Mi avvio alla sala parto a piedi e rimaniamo bloccati fuori perché si è rotta la porta, io aggrappata a mio marito già mi vedo a sfornare la bimba sulle scale…
    Per fortuna riusciamo a entrare in sala parto e mi preparano per l’epidurale, ma ce la fanno solo al terzo tentativo, mi sembra un’eternità. Aspetto, alla Battisti, la fase “nessun dolore”, ma l’ostetrica invece mi fa: “è tempo di spingere”. Come spingere, e l’anestesia, con quello che mi costa?
    Dopo poco l’ostetrica vede la testa, ricordo un commento che non ho molto gradito sul fatto che fosse un po’ grossa.
    Dopo 4 ore di travaglio alla fine nasce la Piccola, si fa per dire visto che è 4 kg. E’ rosea e rilassata visto il transito superveloce ma a me quel testone è costato un sacco di punti.
    Complimenti dall’equipe per la mia splendida placenta (parole dell’ostetrica), mi cuciono e finalmente mi mettono nella saletta con la Piccola e mio marito stanco e felice.
    Alla fine la cosa peggiore è stata la prima notte: mal di pancia (residuo dell’olio di ricino), i punti e l’adrenalina. E la lieve sensazione di panico a pensare “e adesso sono … tuoi!”.
    Anche se per me non è un dolore che si dimentica lo rifarei…ops, lo rifarò, visto che se va tutto bene a ottobre si bissa, stavolta speriamo senza olio di ricino!

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  10. Dovrei lavorare pero`, invece di star qui a scrivere, ma la tentazione e`troppo forte.

    4 anni fa mi si sono rotte le acque friggendo la salvia (colpa di Letizia di Bilinguepergioco, la salvia, ovviamente). Ovviamente si parte di corsa per l’ospedale in preda ad una crisi di nervi di papa`.

    Episodio importante: l’ostetrico che ci accoglie ci dice: “ma che siete venuti a fare? Potevate stare benissimo ancora a casa”. Profetico!

    Io ero gia` dilatata 3/4 cm ma neanche l’ombra di una contrazione. E allora che si fa? OSSITOCINA! Dopo cinque tentativi di trovarmi la vena che mi hanno ridotto il braccio un colabrodo riescono a partire con la flebo che mi fa iniziare le contrazioni. Al contrario di Silvia io avevo contrazioni (in cui distruggevo il ginocchio al papa`) e momenti di riposo. Intanto la dilatazione continua ed una carinissima e paziente studentessa di ostetricia sta li con noi e mi massaggia la schiena quando ne ho bisogno.

    Poi improvvisamente tutti fuori (il papa` intendo)! Le sale parto sono tutte occupate e la mia vicina di letto partorira` li in stanza :{

    Dopo due o tre ore il pupo non si e` mosso nemmeno per fare cucu` cosi mi si prospetta il cesareo, staccano l’ossitocina e spariscono tutti fino alla sera.

    Ho partorito con la spinale, quindi ero sveglia. Mi hanno anche chiesto se volevo dei tranquillizzanti, ma non sono il tipo ed ho detto no. Dopo mezzora di tramestii alle 12:01 hanno tirato fuori il piccolo, ancora bello adagiato nel mio utero (il canale del parto neanche lo ha visto). L’anestesista si e` commossa
    piu` di me quando ha pianto…Io ero troppo felice di “annusare” mio figlio per le lacrime. L’ho potuto abbracciare solo la mattina dopo (per fortuna sono mattinieri e me lo han portato prima delle 6). Ma e` stato un bel po` tra le braccia del papa`, per fortuna!

    Tralascero` il periodo in ospedale. Era sabato ed il Martedi era il primo maggio, quindi personale zero! E` stata la prima ed unica volta in vita mia che ho avuto attacchi di panico. No comment!

    Ecco questo e` il mio racconto dei fatti di quel giorno. Ma li vivo un po` come se fossero distaccati da me, da quello che ho vissuto dentro di me in quel giorno indimenticabile, ma devo dire che ogni tanto ci piango ancora su.

    Tornero` a raccontarvi il prossimo, tra un mese e mezzo: incrociate le dita per me ;))

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  11. @Silvia, leggere il tuo parto mi ha ricordato tanto il mio.
    Clinica universitaria (con simpatici “guardoni” annessi, parto indotto con ossitocina, ferro da calza per rottura acque, epidurale ..). Nelle dodici ore che hanno portato alla nascita di Alex non mi sono mai sentita sola, mio marito era accanto, le infermiere monitoravano e sorridevano, bambini che nascevano ogni mezz’ora. Ammetto che l’ultima ora di spinte mi hanno provata, alla fine quando l’ostetrica mi diceva che “c’eravamo” l’accusavo di mentire!
    L’obiettivo era quello di farlo nascere senza aiuto, senza punti per me, ma nel momento in cui la testa fece capolino il suo colore era bianco cadavere a causa di due giri di cordone intorno al collo … con una prontezza che non ringrazierò mai abbastanza medico e ostetrica strapparono letteralmente fuori il bimbo in meno di 2 secondi. Nei successivi 10 secondi lavorarono febbrilmente per disostruirgli le vie respiratorie e io rimasi sospesa nel nulla ad aspettare con i lacrimoni di sentirlo piangere … e poi un urlo! Era lui, era lui! Sono nata anch’io in quell’istante. Il suo primissimo voto (Apgar) superò di poco la sufficienza ma nel giro di qualche minuto ce lo consegnarono impacchettato come una trota nella copertina termica color alluminio. Il suo viso era rosa e senza neppure una grinza, gli occhi già spalancati, la bocca già imbronciata .. il mio parto si riassume tutto in quell’immagine perchè credo che il suo temperamento fosse già tutto lì, burrascoso come la sua venuta al mondo.

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  12. tralascio i preliminari perchè davvero sarebbe troppo lungo, basti pensare che dal 31 luglio 2010 (data in cui c’erano le prime avvisaglie di nascita, poi cessate del tutto), Bibo è stato “tirato” fuori il 17 agosto! quelli sono stati i giorni più brutti di tutti e 9 i mesi, telefonate di parenti/amici/conoscenti a tutte le ore del giorno e pure, senza esagerare, della notte…ma scusate, ve lo dico IO se Bibo è venuto al mondo! no? cmq, la sera del 15 AGOSTO, dopo l’ultimo bagno a mare, mi ricovero, la bella cenetta di ferragosto a base di brodino e mela cotta non me la scorderò mai 🙂 verso le 4 del mattino inizia la stimolazione, primo tentativo fallito, per tutto il 16 ho qualche contrazione ma niente di più; il 16 notte mi danno qualcosa di più “forte” e verso le 7 del mattino, mentre facevo le parole crociate (ero diventata un campionessa visto che dovevo ingannare l’attesa) parte la prima contrazione “vera”, e lì mi sono detta “ora si che si comincia a ballare!”. le contrazioni aumentano durante la mattinata ma la dilatazione non avanza un granchè e Bibo rimane ancorato alla parte alta della sua casetta. accompagnata dal mio compagno e da mia madre cominciamo a salire e scendere i 3 piani della clinica, e ogni 5 minuti mi devo accovacciare per affrontare la nuova contrazione…verso le 11 arriva la ginecologa con il famoso “ferro da calza” a rompermi le acque, le contrazioni sono una ogni 3 minuti e comincio a spazientirmi. di quei momenti ricordo l’ostetrica gentilissima che mi faceva il tracciato e il mio compagno che mi teneva la mano durante le contrazioni e mi guardava con occhi terrorizzati.
    per farla breve, alle 12 la dott.ssa dopo l’ennesimo controllo mi chiede se sono daccordo a fare un cesareo perchè Bibo si è bloccato, che avrei dovuto dire se non “TAGLIATEMIII basta che smetto di soffrire!!!”, passa mezzora che a me sembra un’eternità e alla fine mi portano in sala operatoria quando ormai non ragiono quasi più, perchè una volta saputo del cesareo perdo la brocca e pure la pazienza! mi ricordo il freddo del lettino operatorio, la musica in sala operatoria (non c’ero mai stata prima e non sapevo che i chirurghi ascoltassero musica durane gli interventi) e la cuffietta improponibile dell’anestesista (a fiorellini rosa) che accarezzandomi mi dice di respirare a fondo nella mascherina, poi…
    buio
    …sento una mano che mi schiaffeggia e mi dice “Christian Teo è nato!” io non capisco nulla, mi guardo attorno, vedo prima il mio compagno che mi sorride e poi lui…quel piccolo esserino già bello e pulito nella sua culletta, e poi tutto il resto che ogni neo mamma vive, parenti amici ecc
    il mio rimpianto? non essere stata la prima a vedere mio figlio e a tenerlo stretto.
    è la prima volta che rivivo il mio parto così intensamente…mi sono quasi commossa, grazie per avermene dato l’opportunità

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  13. Prima (e unica) figlia. Ho avuto una splendida gravidanza, peccato che si è conclusa non degnamente. Verso la 38° settimana ho iniziato a soffrire di gestosi, pressione alta monitorata quotidianamente, ero gonfia come un palloncino quando il giorno dopo il termine sono andata a fare il tracciato come da accordi con l’ospedale dove avrei partorito. Io ero tranquilla, mai e poi mai sarebbe successo nulla di male a me o alla mia piccola. Quel giorno stesso mi hanno tenuta in osservazione, perchè lei era tachicardica e io avevo la pressione troppo alta. Pastiglia, misurazione, monitoraggio, così per tutto il giorno. La sera un medico attento ha percepito la mia imminente crisi d’ansia “signora adesso torni a casa, si faccia una bella doccia, prenda la valigia e ritorni che la ricoveriamo, ma non mangi nulla, solo un pò di tè, non si sa mai” E così ho fatto. Notte interminabile, pressione, pastiglia, monitoraggio… qualche doloretto, pancia dura, mah, a volte mi succedeva negli ultimi tempi.La mattina del giorno dopo ennesima pastiglia, ennesimo controllo… ma era cambiato qualcosa, cioè avevo perso il tampone, o almeno così mi hanno spiegato quando ho segnalato una piccola perdita di sangue. L’ era iniziato il mio travaglio. E il travaglio di mio marito nei confronti dei medici: quello di turno voleva fare il cesareo per il rischio gestosi, quello che stava subentrando non era d’accordo perchè le sale operatorie erano già piene….. mio marito ha tentato più volte di abbassare i toni…. E meno male che io ero intenta a concentrarmi sulle contrazioni, nel frattempo aumentate… Fortunatamente è arrivato il mio ginecologo, il quale mi ha proposto un parto monitorato: ossitocina e tracciato costante, per un parto naturale. Potevo farcela. Le ore successive sono state dolorose, ma mi ripetevo che c’ero e che potevo farcela. Durante le prime visite di controllo era tutto ok, la dilatazione migliorava, ero felice di esserci. A mezzogiorno ennesima visita, “signora, le rompiamo le acque” fate pure, io intanto respiro forte perchè questa flebo, accidenti non ho tregua….ma ci sono. E’ accaduto tutto improvvisamente: signora le acque sono sporche, il bambino sta soffrendo troppo, dobbiamo operare. Catetere, flebo, una raffica di domande di autorizzazione, i medici che si sono messi a litigare perchè avevo carattere d’urgenza e sarei passata “davanti” ad una paziente del primario. Ho fatto in tempo a salutare mio marito, che è stato allontanato. Ricordo una firma fatta su un foglio, una corsa in barella, un ascensore, una stanza freddissima e una mascherina che mi scendeva sulla bocca. Fin lì c’ero. Poi più nulla,finchè una voce sconosciuta mi chiamava schiaffeggiandomi, lì ho visto mio marito, sorrideva, quindi la bambina stava bene. Io un pò meno. Ma non importava. Ho dormito per un giorno e una notte, sono stata intontita tutto il resto del tempo, ho parlato al telefono con amici e parenti, ma non ricordo nulla. E mia figlia? Sono stata l’ultima a vedere mia figlia, e il primo incontro con lei l’ho vissuto in mezzo ad altri parenti, quasi come se io non c’entrassi nulla, mentre non potevo nemmeno muovermi, a causa dei tubi. Ecco il mio parto. A tutte coloro che dopo questa esperienza mi hanno giudicata fortunata per non aver patito i dolori del parto, rispondevo con un silenzio e un triste sorriso, io non so cosa siano i dolori del parto, è vero, ma so cosa sono i dolori del cesareo, primo fra tutti il non esserci stata nel momento più importante della vita di mia figlia.

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  14. Sai quando ti dicono che dopo il dolore te lo scordi tutto? Ecco, io.

    o, io insisto, non mi ricordo nulla di spiacevole manco se mi sforzo, ho avuto un gran culo, però se avessi potuto avrei voluto farne minimo ancora uno e forse due, soprattutto per quanto mi piace partorire. Ti da una tale sensazione di potere, sei invincibile, stai dando la vita ed è una cosa meravigliosa che ti cambia per sempre e che mi ha aiutata quando ero stravolta dalle notti insonni. Li ho fatti io tutta da sola (con qualche piccolo contributo del maschio alfa) questi due figli fantastici ed è una cosa che mi rimarrà sempre a darmi la spinta nei momenti no.

    Ultimamente mia suocera ha confermato una cosa che non ricordo, che ho avuto un parto da incubo. Io invece me lo ricordo tanto carino, anche se a ogni urletto mi scusavo (ma come stavo messa?)

    Insomma, anche noi figlio monitorato a sfracello ne;;le ultime due settimane ma nessuna fretta di uscire, poi si decide, non mi dilato e quindi resto a casa, niente rottura delle acque, in compenso tanti tuffi nella vasca di acqua calda che rilassa i muscoli e quindi i dolori sono meno e dicono, acceleri la dilatazione.

    A un certo punto torna l’ ostetrica e decide comunque di portarmi in ospedale anche con solo 2-3 cm. magari spostarmi smuove un po’ le cose. Ci andiamo seguiti dai nonni al completo in sala d’ attesa. La cosa è andata enormemente per le lunghe, spingevo ma non avevo le forze, portano la pompa per tirarlo fuori con la ventosa, arriva gente da tutti i reparti, il ginecologo tra una spinta e l’ altra teneva aperta la finestra con le mani per evitare che quella puntina di testa rientrasse dentro.

    Ormai la belva da segni di stress (vi risparmio i dettagli, che mio marito ancora mi desideri è un miracolo dell’ amore) e mi devono ripulire con una specie di aspirapolvere. Solo che io ho creduto che fosse la ventosa, mi fa qualcosa click nella testa e mi dico: adesso però tocca darsi da fare Summa, e comincio a spingere con tutte le mie forze, dove per le due ore precedenti riuscivo al massimo a fare 3, forse 4 spinte a ogni giro, stavolta ne conto 14, tutto a forza di muscoli e per la sorpresa quelle 5-6 persone a momenti se lo fanno cadere, non ci speravano più. Mi ricordo ancora il movimento fluido e sguisciante con cui viene fuori e poi me lo mettono sulla pancia tutto viscido con gli occhietti aperti.

    ” Madonna che manone e che piedoni enormi che ha questo bambino” è la prima cosa che sento mentre me lo ripuliscono in due ancora addosso alla mia pancia. Saprò che ho tirato fuori da sola un vitello di quasi 5 kg. infatti il marsupio mai usato, mi spezzava la schiena. E il pavimento pelvico, la storia la sapete.

    Mentre mi ricucivano accuratamente facevo battute con la tirocinante (si, pure a me): vogliamo mandarlo a Rakam questo ricamino?

    Figlio 2 avevo fatto un anno di esercizi di respirazione, le doglie me le sono gestite benissimo da sola con una famiglia intorno stroncata dall’ influenza, non ho quasi sentito male, a mezzanotte arriva mia suocera che in teoria venivano a godersi l’ ultimo weekend con il figlio unico ed erano stati a cena da amici per dormire da noi, le annuncio che ho le doglie ogni 5 minuti ma un secondo dopo vado a svuotare la lavatrice perchè l’ influenza ci aveva ridotto le scorte di lenzuola pulite e quindi non mi crede, fino a che mezzo secondo dopo sto appoggiata al mobile dell’ ingresso a soffiare al ritmo di tan-to-va-la-gat-al-lar-do e mi fa: ma hai DAVVERO le doglie? Ma se te l’ ho detto? Si, ma poi ti ho vista svuotare la lavatrice.

    Alle 3 approdiamo in ospedale, le ostetriche ci lasciano da soli eprchè vedono che mi distraggono troppo e dicono di chiamarle, le chiamo con una domanda 5 minuti dopo, ed eravamo d’ accordo che provavo a partorire acquattata (avevo letto quel libro lì alla seconda gravidanza), mi sdraiano per guardarmi e mi fanno: ferma dove sei, ci siamo, adesso partorisci da qui. Come ci siamo, ma se sono appena arrivata?

    Figlio 2 aveva delle spinte così enormi e travolgenti che nel panico mi sono detta: due ore? Ma io manco 20 minuti resisto così e proprio mentre ero lì con questa sensazione del tutto irrazionale dell’ oddio. non oso spingere o mi apro in due, ecco che Orsetto spunta fuori, bello dolce e pacioso. Mi ricuciono, docciano e alle 7 del mattino siamo a casa in tempo per presentare a Ennio appena sveglio il fratellino, io seduta a gambe incrociate per terra con l’ ovetto.
    ” ma non ti hanno fatto i punti che stai a gambe incrociate” strabilia mia suocera che oltre a essere medico di figli ne ha fatti 4
    ” si, embè?”

    Il secondo per quelle tre settimane di differenza era meno vitello del primo, ma anche lui quasi 4,5 kg.

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  15. Da dove cominciare? dal primo o dal secondo? facciamo così. faccio una sintesi, se no mi abbandonate a metà.
    Primo parto a 28 anni appena compiuti, chè di sti tempi é una rarità. Gravidanza perfetta, pancia indubbiamente enorme.
    Contrazioni che scattano costanti e regolari alla 40esima settimana esatta, che volere di più?! si parte vero l’ospedale e via, non ci penso neanche, sarà un giochetto da ragazzi.
    Verdetto del ginecologo alla prima visita, ore 4 di mattina: contrazioni regolari, nessuna dilatazione.
    Oh, oh! vuol dire che andrà per le lunghe?
    Poi, verso le 6 arriva un’ostetrica:”se vuoi partorire naturalmente, meglio fare un clistere, aiuta la dilatazione!” Sarà, ma la cosa comincia a puzzare, mi fido comunque, via di clistere, che -ve lo dico- non é come bere un bicchier d’acqua. comunque…appena terminato il terminabile (non entro in dettagli poco simpatici), arriva un’infermiera che mi dice che l’ostetrica vuole vedermi di nuovo. Va bene, dico, sarà una normale visita…ed, ignara, mi distendo sul lettino. Questa fetente, per non dire altro, mi pianta la sua dorata manona su per di lì, facednomi un male cane e rompendomi le acque. Cazzo, potevi anche avvisare, eh?! forse non avrei urlato come se fossi prossima allo sventramento. In ogni caso, ormai é fatta: acque color senape. Altro bruttissimo segno, contrazioni che aumentano vertiginosamente e battito del bimbo che si perde sotto i 100. Paura…degli altri credo, io a quel punto non capivo più niente. Arriva il mio ginecologo e mi dice che ci sono segni evidenti di sofferenza fetale: si taglia e veloce anche!
    Il resto é stato un turbinio di eventi che ricordo solo in parte. Il momento in cui mi hanno rasato il pube, l’anestesia, la sala operatoria e poi finalmente il pianto del mio esserino.
    Tutto é bene quel che finisce bene, ma che fatica!!!
    Così mi son ripromessa che un secondo figlio DOVEVO averlo con parto naturale, ma non ce l’ho fatta: lei era messa a faccia in su e spingeva con la fronte…sarei stata lì altri 3 giorni e quindi un altro taglio…
    Il mio più grande sogno era poter partorire naturalmente. Non ci riuscirò mai (non avremo altri figli), ma almeno ho due splendide e sane creature vicino a me.

    PS. Il taglio cesareo fa un male cane…POI!!!

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