Può capitare che le strade si dividano.
Capita che una coppia non sia più tale, che si decida, in modo più o meno doloroso e più o meno consapevole, che così non è più possibile. Si smette di essere marito e moglie, compagni, conviventi. Ma di essere genitori non si smette mai.
Per un figlio la crisi familiare è sempre un momento drammatico e, nella maggior parte dei casi, i figli sanno sempre cosa vorrebbero: che non succedesse.
Per i genitori la questione è sempre complessa: la necessità di cambiare vita perchè quella che si ha sembra esaurita, la volontà di proteggere i figli, il senso di colpa, l’amarezza per un fallimento, spesso addirittura il desiderio di fuga e di estraneamento.
Come in ogni cosa, ci sono separazioni fisiologiche e patologiche. Ci sono drammi e ci sono prese di coscienza oneste e pacate. C’è di tutto, come infinite sono le storie delle persone.
In tutto questo ci sono i figli: bambini o ragazzi che hanno bisogno, prima di tutto, di essere protetti, per entrare, con mezzi adeguati, in un nuovo modo di vivere il rapporto con i loro genitori.
Con questo tema vogliamo andare un po’ oltre quello che è stato genitoricrescono fino ad ora: vogliamo affrontare, per un mese, un tema specifico, offrendo quello che abbiamo da dire e da dare.
Punteremo l’attenzione in due direzioni: il modo per accompagnare i figli verso la comprensione e l’accettazione della separazione dei loro genitori, da un lato, e l’informazione legale dall’altro, toccando temi specifici che nel corso dei giudizi di separazione e poi nello svolgimento dei rapporti tra genitori separati, creano maggiori dubbi e problemi.
Speriamo così di mettere a disposizione di chi legge genitoricrescono, la nostra professionalità e le nostre specifiche competenze, perchè questo sia sempre più un luogo di informazione e confronto.
ciao a tutti, sono separata da 2 e mezzo con una bimba di 4
è la prima votla che ne parlo devo essere sincera
anche sul mio blog non ho ancora sviscerato l’argomento, ma del resto essendo principalemnte un diario mi sono fatta qualche scrupolo, e un giorno le racconterò di persona cosa è successo tra me e suo papà…
comunque vorrei dire la mia a questo proposito
sono figlia di separati e non ho mai sofferto questa condizione! sono felice di urlarlo al mondo, che nonostante le difficoltà (che adesso da mamma capisco perfettamente) i miei genitori si sono sempre comportati da amici intelligenti
ovvio litigavano, per i soldi, o perchè lui non era bravo quanto lei..ma alla fine io non ci ho rimesso ve lo posso assicurare
ora è toccato a me! chi lo avrebbe mai detto
ho fatto di tutto perchè non succedesse eppure…
ma siamo amici! sicuramente ha influito l’esempio dei miei, o forse perchè c’è LEI
ma è altrettanto vero che se LEI non ci fosse stata saremmo ancora assieme…chissà!
ho sudato tanto per arrivare a questo punto, non è stato facile rimanere amici, ma ce l’ho fatta andando oltre, andando contro la mentalità provinciale (difficile), i suoceri che mi tengono la bimba, i vicini, il paese, le chiacchere…
ma da quando viviamo separati andiamo più daccordo e abbiamo il piacere di vederci invece di sentirci obbligati
dal canto suo la pupa non sembra avere grossi disturbi, è socievole, mangia, impara, dorme serenamente nel suo lettino e nel lettino del papy
non dico sia una passeggiata, non avrei mai sognato questo per lei
però nel male, sta andando bene
ok non vi tedio oltre…volevo solo darvi il mio punto di vista, forse fortunato forse no
ma raccontare comunque una realtà diversa
🙂
Silvia: parole sante quelle che dici!
“Ci sono madri abbandonate a se stesse, senza un lavoro e con i figli da mantenere da sole, perchè i padri si sono dissolti nel nulla, scomparendo”.
“Anche gli uomini devono imparare a chiedere, nella separazione, ed a mettersi in gioco”.
C’è di tutto, e ogni storia, al di là delle statistiche, è una storia dolorosa….
Per stare insieme bisogna decidere in due, ma per separarsi…alla fine la decisione di uno basta. Anche se la buona riuscita di un rapporto di coppia si crea in due.
Insomma, è interessante poter parlare di questo tema “in lungo e in largo”, sempre tenendo presente tutti i protagonisti della situazione: padre, madre, FIGLI, però alla fine anche nonni e parenti…
Aspettiamo con curiosità e interesse il vostro post su questo argomento.
Grazie di questo spazio!
Si, bisogna riflettere, ma anche rifiutare le generalizzazioni in un senso e nell’altro.
Che la figura paterna sia la “parte debole” nella separazione è vero come lo è esattamente il contrario.
La statistica è nulla in questi casi: sono tutte vicende singole e così vanno trattate.
Nella prefazione del libro che citi nel link leggo: “Il libro parte dunque dall’esame di ciò che avviene ogni giorno nei Tribunali e negli studi degli avvocati, dove la “fabbrica dei divorzi” si muove secondo una logica ferrea ed univoca, da catena di montaggio. Dai fatti raccontati risulta con chiarezza quanto sia opportuno che tutti gli operatori di questo settore – avvocati, magistrati e consulenti – rivedano i loro modi di pensare e di agire.”
Sono, siamo, in molti a rifiutare la logica della catena di montaggio.
Anche gli uomini devono imparare a chiedere, nella separazione, ed a mettersi in gioco. Rifiuto il concetto di donna-vittima come rifiuto quello di uomo-vittima. In realtà rifiuto il concetto di vittima della separazione: ci si separa sempre in due.
Comunque il dibattito è partito.
Tema davvero difficile, doloroso, scottante. Urge il dibattito. Mi sembra interessante raccogliere diverse voci. Anche quella maschile. Consiglio di leggere questo libro:
http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3016
A volte la “focosità” dell’autore lascia trasparire una certa visione soggettiva (da uomo in difesa dei diritti dei padri), però -tutto sommato- non infastidisce questa “imparzialità” dal momento che il libro fa emeregere molte (troppe forse) verità che bruciano. Una fra tante:
“la fabbrica dei divorzi ha un nemico per eccellenza, ed è il padre. Un’inimicizia profonda, strutturale, drammatica, che non lascia spazio ad alcuna possibilità di conciliazione o di compromesso (…). La figura maschile è oggi la parte più debole di tutto il sistema divorzista. Quella sulla quale ci si può accanire senza troppi complimenti, e quasi sempre con buoni risultati, anche sul piano economico” (p. 126).
Parole dure. Bisogna riflettere.
è un tema molto complicato e difficile. resterò in silenzio ad ascoltare il dolore e la rabbia di chi si trova ad affrontare tali situazioni. La sperazna è che non capiti mai, ma se capita è giusto poter fornire degli strumenti per aiutare genitori e figli. Complimenti!
In realtà nelle norme del codice civile sulla separazione, dal 2006, è proprio così: l’affidamento condiviso E’ di default e servono delle comprovate ragioni per disporre un affidamento esclusivo ad un genitore. Almeno a Roma i Tribunali, sia civile che per i minorenni (per le persone non sposate), stanno tracciando una strada in questo senso.
Poi altra cosa è rispettare nei fatti la condivisione dell’affidamento da parte del genitore che ha con se i bambini.
Comunque a giorni pubblicheremo un post su questo argomento.
E’ vero, in realtà è l’applicazione ad essere ancora legata alle logiche ed tradizionali disposizioni dell’affido unilaterale.
Per questo, però, ci vorrebbero almeno delle indicazioni di massima per cui l’affido condiviso deve essere basato su disposizioni, diciamo di default, più equilibrate, da applicare sempre a meno di evidenti controindicazioni (ivi comprese, ci mancherebbe altro, le valutazioni sul mantenimento dei figli).
In realtà la legge non è affatto sbilanciata, ma anzi molto equilibrata. E’ la sua applicazione ad essere spesso sbilanciata.
Capisco che nelle singole vite delle persone questo non fa una gran differenza, ma la differenza c’è.
La normativa sulla separazione, sul diritto dei figli alla bi-genitorialità, sull’equilibrio dei redditi, sulla partecipazione alla crescita dei bambini, c’è ed è una buona legge. Poi ci sono le persone ad applicarla, ed in una separazione giudiziale (sia tra coniugi che tra ex-conviventi) ce ne sono molte: c’è il giudice, ci sono gli avvocati e, spesso, ci sono gli assistenti sociali. Ognuno costruisce un pezzo della realtà futura di quella famiglia, arrivando, a volte, a soluzioni paradossali.
In realtà “la legge” non tutela in modo particolare la madre: c’è una generalizzata applicazione che la tutela spesso contro ogni logica.
Nei tribunali questa mentalità sta cambiando e la riforma del 2006 è un modo di adeguare la normativa vigente alla mentalità che cambia.
Questo non significa che, nel caso specifico, non possano essere commesse gravi ingiustizie, ma comunque gli strumenti per ovviarvi ci sono.
Gli sbilanciamenti sono da entrambe le parti. Ci sono padri privati del diritto di vedere i figli, ma spesso non dai giudici, quanto piuttosto dai comportamenti delle madri in grave violazione delle disposizioni, padri trattati come bancomat, come esseri colpevoli da punire, calpestando, prima ancora dei loro diritti, quelli dei figli.
Ci sono madri abbandonate a se stesse, senza un lavoro e con i figli da mantenere da sole, perchè i padri si sono dissolti nel nulla, scomparendo.
Vi assicuro, c’è di tutto, e c’è anche il buono di chi si da da fare per grantire comunque ai figli una vita tranquilla.
Andrea, hai perfettamente ragione. Ci si dimentica spesso che i figli sono quelli che soffrono di più. La legge è certamente sbilanciata e parleremo anche di questo. Un abbraccio a te e ai tuoi piccoli e grazie del link (che ho sistemato).
Oppsss…sorry, ho sbagliato un href ? 🙁
Bell’argomento, di quelli però che trattano situazioni così brutte che quando fai un figlio e pensi di poter mettere in conto anche le fatiche e i sacrifici, non pensi mai di potertici trovare.
Ed il fatto che siano situazioni dolorose sempre (e tanto), anche nei casi di minore conflittualità, può dare solo un’idea di cosa può succedere quando invece è guerra totale.
C’è chi si fa talmente accecare dal risentimento che non riesce a rendersi conto di quanto una separazione conflittuale possa creare fortissimi disagi, pratici e psicologici, ai figli.
O, almeno, questo è quello che, dal mio punto di vista, stanno passando i miei figli.
A questo va aggiunto che in Italia, la legge è ancora molto poco evoluta: «Noi papà espropriati dell’amore dei figli»
Per carità, è una legge che tutela le mamme e che, giustamente, è nata sulla scia di rivendicazioni legittime. Ma che erano frutto di tempi diversi, di donne che vivevano condizioni diverse e sicuramente più sfavorite.
Oggi non mi pare che, a parte casi particolari, le mamme abbiano tutta questa necessità di tutela, mentre molto di più ne hanno i figli, che hanno, innanzitutto, diritto all’affetto di entrambi i genitori.
Rimane il fatto, poi, che laddove ci sia una situazione conflittuale in cui una delle due parti si rifiuta di capire che il bene dei figli si costruisce insieme anche dopo la separazione, rendendosi disponibili a concedere a loro (e non a l’altra parte) tutte le possibilità di una vita in armonia con i genitori, una legge meno sbilanciata servirebbe a ristabilire i giusti equilibri.
Io, per ora non ne esco…
Cinzia, allora spero che vorrai partecipare al blogstorming con un post su qualche argomento specifico che pensi sia bene trattare. Questo mese più che mai abbiamo bisogno dei vostri input per sviluppare un percorso.
Eccomi presente all’appello…. mamma separata da 2 anni….
Grazie per questo spazio, il confronto ci fa bene e ci aiuta….
Antonella, ci proveremo.
Grazie.
E’ un brutto oceano questo.
sapere che almeno c’è all’improvviso un faro a lampeggiare aiuta a navigare almeno in compagnia.
perchè, scusate la nota pessimistica, si è sempre soli!!!!