Perchè parlare di papà come argomento del mese, se questo sito è dedicato ai genitori e quindi tanto alle mamme, quanto ai papà?
Forse perchè qui non siamo a Stoccolma, mi verrebbe da rispondere pensando alla mia socia! Qui ci sono ancora parecchie cose che non devono essere date per scontate.
E’ per questo che ci sembra giunto il momento di chiederci: a che punto sono i papà oggi?
Non esiste un’identità unica del papà: i papà sono tanti quante sono le mamme, ognuno con una sua idea e una sua voglia di paternità.
Abbiamo scelto il mese della festa della mamma per parlare dei papà. Perchè è ora di ribaltare i luoghi comuni, perchè è ora di guardare agli uomini padri senza pregiudizi: basta con lo stereotipo del padre pasticcione che non sa cambiare un pannolino, basta con l’immagine del papà che torna la sera e trova la famigliola scodinzolante ad aspettarlo.
I papà oggi partecipano, collaborano, patiscono la difficoltà di essere genitori sul lavoro e nella vita privata e godono appieno i loro figli. I papà ci sono.
Hanno il loro stile, il loro modo di fare le cose, di parlare con i figli, di giocare con loro, di vedere se stessi come genitori. E’ il momento di perlustrare l’altra metà del cielo!
Quella metà che non ha il vantaggio di quei fatidici nove mesi in più per essere genitore.
Ci leggono molti papà: sicuramente una minoranza sul totale dei lettori, ma comunque molti. Questo mese fatevi sentire! A che punto del vostro cammino vi sentite? Com’è essere padri? Cosa provano i papà?
Papà, raccontateci voi stessi. Mamme, raccontateci i vostri compagni di vita.
Ciao a tutti, io sono un neo papà, mi piace dire neo anche se il mio piccolino ha 17 mesi.
Sto cercando con tutto me stesso di essere un buon papà, stiamo crescendo insieme io, mia moglie e il mio piccolo Damiano.
La quotidianità, come per le mamme, è ricca di soprese, preoccupazioni e stanchezze.
Io e mia moglie siamo due liberi professionisti quindi spesso in giro per lavoro e cerchiamo di dividerci i compiti il più possibile.
Io sono l’addetto alla cucina e alle pappe e lei alla pulizia e vestiti.
La gestione del bambino è divisa in due, anche se lui preferisce stare con la mamma naturalmente, io faccio il possibile per lasciarle delle ore “d’aria” per se stessa e per lavorare.
Cerchiamo di addormentarlo una volta per uno in modo che lui non si abitui troppo ad una sola figura.
Essere papà è davvero dura, immagino come essere mamma, ho deciso infatti di raccontarlo in un blog che ho aperto appena prima di natale, per parlare di me, di noi e della quotidianità dei papà.
Se vi fa piacere leggerlo il sito è http://www.daquandosonopapa.it.
Grazie ai vostri contributi sempre molto utili e ricchi di consigli.
Alessandro
Anche io sono fortunata: il mio compagno è sempre molto attento, disponibile e presente, a volte è lui più di me ad accorgersi se qualcosa non va, a volersi confrontare su come risolvere o migliorare le piccole grandi abitudini quotidiane. Per la nascita del nostro piccolo che ora ha 6 mesi, al mio rientro a lavoro il mese scorso si è preso un mese di congedo parentale, il primo papà in tutta la sua azienda, tanto che, nonostante la legge lo consenta e si rinunci comunque a gran parte dello stipendio, sta scontando le invidie e le ripicche dei suoi capi… quanto è infima certa gente!
Ma noi alla faccia loro abbiamo passato un mese bellissimo e per i bambini è stato davvero importante godersi il loro papà full time!
Anche il mio compagno, se avesse potuto avrebbe allattato…ora che la sera prende il biberon, lo prepara lui, e guai a farlo io…
Non solo…ha fortemente voluto non fare alcun vaccino a nostro figlio, si è informato, parlato, chiamato insomma non un secondo libero per avere tutte le informazioni necessarie…a volte mi dico..forse è più mamma lui di me..perchè c’è sempre in ogni cosa, in ogni scelta, e questo ci da forza di fare tutto con naturalezza e mi rende tranquilla.
Il nostro pediatra, è moooolto tradizionalista, e quindi lui ha cercato e ricercato medici pediatri dalle idee un pò più ampie, per capirci…e il nostro segreto è stato, fare un pò di tutto, dallo svezzamento naturale, al latte di mandorle e non solo il Plasmon insomma…niente estremismi ma una dieta varia e lontana dai vasetti che lui ci consigliava.
Insomma il mio voto di papà (e io non sono nessuno per dar voti) è un 110 e lode!
essere papà… se lui avesse potuto l’avrebbe allattata, ne sono sicura!! c’è una sorta di ingiustizia nella biologia… davvero, credo che noi donne siamo delle privilegiate: possiamo avvicinarci all’idea di essere madri poco a poco, e non parlo solo del prendere coscienza della presenza fisica di quella personcina che renderà la coppia “famiglia”… ma della RESPONSABILITA. siamo noi che smettiamo di fumare, di bere, che curiamo la nostra alimentazione per il fagiolino che poco a poco cresce dentro di noi… stiamo attente a che nessuno ci urti la pancia… iniziamo poco a poco a trasformarci in un essere che vive principalmente per qualcun’altro! iniziamo ad essere madri… e spesso, grazie questo vantaggio che abbiamo sui nostri compagni, ci sentiamo più adatte, più sensbili… beh.. forse sto generalizzando… diciamo che io mi sono sentita cosi… mi sono autoeletta “supervisore generale” di mia figlia, e il suo papa, che ce la metteva tutta, era costantemente bombardato dai miei “attento che..” “è meglio se…” “a lei piace questo… e quell’altro non le piace…” “ma che fai???!!” … tutte cose che avevo scoperto e sperimentato sulla mia pelle (e su quella della mia stellina!!!) sbagliando! Un giorno mi sono detta… ma perchè io mi concedo di sbagliare per creare una relazione con mia figlia, e a lui non lo permetto?? ho deciso di frenare il mio istinto da mamma gatta e di lasciare che il suo istinto di padre potesse avere finalmente libero sfogo!! é meraviglioso vedere come il suo rapporto con lei sia meravigliosamente diverso da quello che ho io!! Non credo che ESSERE padre si misuri con quante volte si va dal pediatra o ai ricevimenti… quello dipende dagli impegni lavorativi… no, io credo che finalmente i padri di oggi sono figure vicine ai figli, non solo perche hanno voglia di cambiare pannolini, dare pappe, cantare ninnananne, far volare come areoplanini i loro figli, ma perchè li ascoltano, comprendono i loro bisogni, SENTONO i loro sentimenti! sanno se sono stanchi o annoiati o se hanno bisogno semplicemente di essere sbaciucchiati un po…
che bello! viva i papà
Daniela, metti sempre in luce qualche aspetto molto interessante: non è necessario essere sempre 50/50, è bene essere in equilibrio. Che è un’altra cosa ed è fatto spesso da quello che si può.
Per i colloqui, se ci sono vado io perché lui non si sente tanto a suo agio, e io sono più attenta a tanti dettagli, mentre lui non è il tipo da preoccuparsi di gite e simili. Però non è un obbligo, al primo colloquio al nido della piccola è andato lui, lei aveva 6 mesi, a me sembrava inutile e non sapevo nemmeno cosa chiedere (vedendo poi la maestra ogni giorno…), lui invece ci teneva ed è andato, e a un colloquio alla materna per la grande è andato lui, la seconda aveva pochi giorni e io ho preferito stare a casa.
Invece in caso di malattia spesso sta a casa lui, dove lavoro siamo in due, assentarsi all’ultimo spesso è un pasticcio, così spesso è lui che chiede ferie (perché i permessi non sono retribuiti, e la cosa che mi urta è che se chiedo permesso pediatrico io non dicono niente, se lo chiede lui deve portare certificazione firmata del mio datore che io ho lavorato. Non è un problema per me, ma confesso che mi scoccia, visto che ovviamente il foglio della pediatra, con il nome del genitore che sta a casa, c’è sempre!).
Insomma, io non credo nel 50/50, dipende dagli orari e dall’impegno che chiede il lavoro, io credo nella collaborazione del “come si può”. Ci sono giorni che mi sobbarco tutto io, poi magari capita a lui, ci sono cose che posso fare più facilmente io (per via degli orari, sono sempre io che porto e prendo a scuola le bimbe) e altre che fa più facilmente lui. L’importante è essere presenti.
Mio marito è un papà abbastanza presente, anche se i colloqui e le riunioni sono prerogativa mia, anche perchè proprio per questi motivi, ho scelto un part time di 6 ore che mi permette di stare di più con i miei figli e di partecipare più attivamente alla loro vita. Però quando erano piccoli gli faceva quasi sempre lui il bagnetto, cambiava i pannolini, se l’è sempre cavata piano piano, ha faticato un pò con il primo ma poi con il secondo è andata meglio. Considerate che era papà a 24 anni, dunque giovanissimo. Anche ora che sono grandi cerchiamo di dividerci i compiti, tipo l’accompagnamento a sport e vari spetta lui, io invece li seguo più nella scuola ( ma anche qui è più che altro una questione di studi, io sono diplomata lui no)Ma ricordo che anche mio padre nonostante lavorasse tanto, era molto presente, forse perchè faceva i turni.
Il “mio” è un papà interessato, coinvolto ma un po’ pauroso. Ha fatto il primo bagnetto alla piccola a 8 mesi, l’ho quasi obbligato, perché aveva paura. Poi gli è piaciuto e ora delego appena posso 😉 Anche il pannolino, il primo giorno in ospedale, ha iniziato, ma poi si è spaventato e mi ha lasciato il posto. Di cosa abbia paura di preciso non l’ho ben capito. Però è un papà innamorato e presente. Fa i turni, così se io lavoro al pomeriggio le due ciospe sono sue. La sera è quasi sempre lui che mette a dormire la piccola, io preferisco di gran lunga leggere il libro alla grande (infatti quando fa il turno di notte, confesso che sono sempre un po’ spaesata perché non so bene come farla dormire!). E’ andato lui al colloquio con le maestre del nido, è lui che ha insegnato alla grande ad andare in bici, e che la portava in bici con lui, va spesso lui dalla pediatra, è il papi delle passeggiate, della montagna e delle moto. E’ anche un papi senza pazienza, e con un bagaglio a zero sulle teorie psicologiche di educazione, ma è anche il papi principe azzurro della sua principessa grande.
Insomma, sono molto più indipendente e intraprendente io, sono senza dubbio io la voce forte della copia, ma è un padre presente. Come l’ho sempre voluto: mio padre lavorava tutto il giorno, lo amavo, ma non lo conoscevo, non c’era mai, le ferie non le faceva con noi, e mi manca ancora ora. Ho sempre pensato che preferivo arrivare a fatica a fine mese, ma avere un marito presente e un padre con un suo posto. E così è stato. Non chiedo di più!
Mio marito ed io ci dividiamo al 50% anche il rapporto con la scuola, ma vedo anch’io che i papà sono di meno. Penso anch’io che sia colpa del lavoro: le mamme part time o che hanno calibrato il proprio lavoro in modo da poterci essere nel tardo pomeriggio sono di più.
Mio marito può “permettersi” le riunioni alle 17 solo perché comincia a lavorare alle 6 del mattino, per esempio!
Beh, My, però dipende dal tipo di lavoro, magari non è detto.
per rispondere al commento sopra, in merito ai colloqui a scuola…
magari potrebbe essere perchè i papà fanno enormemente più fatica a prendere permessi dal lavoro?
a casa mia è così. Divisione 50 e 50, ma quando c’è da assentarsi dal lavoro è 90 per me e 10 per lui!
Ci proverò, giuro che ci proverò 🙂
Vorrei trovare il tempo di raccontare mio padre e mio marito, un po’ glielo devo 😉
Si, è vero che nel rapporto con la scuola c’è ancora una prevalenza delle mamme. Sarà forse perchè le maestre sono in maggioranza donne e questo “femminilizza” un po’ la scuola?
Tant’è vero che da noi, dove c’è un maestro maschio nel “team” di due prime classi, i rappresentanti dei genitori nell’interclasse delle prime elementari sono alla pari: due uomini e due donne.
Io personalmente ho notato che ci sono molti PAPA’ dai 30/40 anni che
collaborano moltissimo all’andamento famigliare e all’educazione dei figli ma,stranamente, sono
abbastanza assenti nelle “riunioni a scuola” oppure ai singoli colloqui con le insegnanti.Non so darmi una spiegazione logica di questa cosa