Una scoperta che si è rivelata man mano che mio figlio cresceva – io con lui – con buona pace di tutte le regole incise su pietra viva da gente che ne sapeva parecchio più di me.
Una scoperta che ho assaporato la prima volta in cui mi sono abbandonata fra le sue braccia, distrutta da un periodo in cui non riuscivo più a fingere che tutto andasse per il meglio. Gli ho detto sinceramente che ero stanca, che mi sentivo triste e debole, che avevo bisogno dei suoi baci come mai in tutta la mia vita. Che i genitori sono soltanto bambini più cresciuti, a volte vanno in confusione esattamente come loro, che il modo migliore per superare i momenti complicati è ammettere di avere un problema e chiedere aiuto.
“Non preoccuparti, mamma”, mi ha detto. “Ci penso io. Tu mi proteggi sempre, adesso tocca a me.” Aveva soltanto otto anni, in quel momento forse anch’io. Ero in lacrime.
Ha sorriso teneramente di quella mamma che si era sempre mostrata forte, propositiva, instancabile e solare. Aaaah, solare! Quante persone mi vedono tutto questo sole spalmato addosso… Troppe, ecco perché quando scivolo nel buio provo sempre a uscirne da sola. E poi sono una mamma. Una mamma, si sa, può tutto. No?
Nessun trauma per lui, nessun pericoloso spostamento dell’asse terrestre. Ero fatta di carne e ossa, una scoperta per entrambi, un sollievo potermi abbandonare in quel modo.
L’attimo in cui ho amato più ferocemente mio padre è stato quando l’ho scoperto a piangere in un angolo. Erano mesi che non dormiva perché mio nonno stava morendo. Sfinito di fatica e impotenza, ha rischiato di perdere il lavoro pur di accudirlo. Però lui moriva, non poteva fare nulla per evitarlo. Non era un supereroe, il mio papà. Scoprirlo ha reso meno spaventose le mie paure.
Una scoperta ribadita dalle caselline del calendario che ho sfogliato insieme a voi in tutti questi giorni:
Possiamo essere tutto, ai nostri figli non servono rocce incrollabili da imitare.
Possiamo addirittura piangere davanti a loro, non diventeranno materiale da lettino psichiatrico per così poco.
Possiamo mostrare la nostra stupidera, cantare a squarciagola canzoni tamarre, ricordarci di quando eravamo scemi come e più di loro.
Possiamo dismettere il mantello da Superman, cacciare fuori un dito (meglio se il pollice) e provare a vedere se c’è qualcuno che ci dà un passaggio.
Possiamo esorcizzare i timori con una risata, invece di farci divorare dalla paura di perdere autorità, terreno, affetto, controllo.
Possiamo mostrare che la fragilità esiste, questa scoperta renderà tutti più forti.
Il mio regalino per voi è questo video spettacolare, divertitevi a scoprire quanti vecchi film e fantastici piedi fatati ci sono in questa meraviglia.
Vuoi farmi piangere di nuovo, Ross? A me, quella “solare”? 😀 Grazie.
perfetto, necessario. Grazie Luana