Salvo e le mafie

Salvo e le mafie, la storia della criminalità organizzata in Italia e i modi per combatterla.  Un libro rivolto ai giovanissimi cittadini che suggerisce spunti di comportamento e tiene viva la memoria di ciò che è accaduto. 

salvo e le mafie

La Staccata

Mio nonno ha sempre raccontato a mio padre che la sua famiglia era orgogliosa di far parte della mafia (anche se loro non la chiamavano così) perché manteneva l’ordine e proseguiva antiche tradizioni. Ma le tradizioni di cui parlava mio nonno non mi sembrano tanto giuste. E se una tradizione è ingiusta, secondo me non è giusto continuarla.

La voce narrante di questo libro rivolto ai giovanissimi è quella di Salvo, ragazzino palermitano undicenne che ripercorre la storia della sua famiglia. Salvo e le mafie, inserito nella collana Nomos della casa editrice Sinnos (la stessa di Nina e i diritti delle donne e Diego e i diritti dei lavoratori) è un racconto di pura fantasia basato su reali testimonianze raccolte dall’autore, Riccardo Guido, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.

Il punto di vista è diverso dal solito. Generalmente i testi che trattano di mafia hanno come protagonisti eroi (magistrati o poliziotti), in questo caso il personaggio principale è un collaboratore di giustizia che decide di spezzare il legame con la sua famiglia, di andare in carcere e di cambiare totalmente stile di vita. Il processo di redenzione è graduale, ma prende una direzione ben precisa proprio nel momento in cui quest’uomo scopre che sta per diventare padre.

A raccontarci le motivazioni di questo radicale ripensamento è suo figlio, con un linguaggio perfettamente fruibile ai più giovani. Il libro è un mix fra racconto e graphic novel, utilizza box di approfondimento ricchissimi di informazioni e un’appendice finale.

Il testo ricorda personaggi come Carlo Alberto Della Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Parla della mafia italoamericana, della Banda della Magliana, del traffico di stupefacenti, del riciclaggio e del Maxiprocesso, riserva un approfondimento alle stragi, parla delle leggi e delle associazioni antimafia, sottolinea come sia possibile contrastare la criminalità organizzata nel quotidiano, scegliendo ad esempio capi di abbigliamento non contraffatti o frequentando gli esercizi commerciali in regola con l’emissione di scontrini.

É un libro sicuramente difficile da affrontare, ma indispensabile. Sviscera un concetto complicato da digerire, per i ragazzi il tema del tradimento è complesso. Chi parla è uno spione, è questa opinione diffusa e radicata nei più giovani. Concetto complicato anche per noi adulti, ma per motivi diametralmente opposti: è troppo comodo pentirsi dopo aver commesso orrori. Ma basti pensare a un dato essenziale: senza i pentiti, non avremmo ottenuto l’ottanta per cento delle informazioni sulla mafia.

Il tema è affrontato anche dal magistrato Raffaele Cantone, ex pm antimafia ora in cassazione. Nell’introduzione del libro dichiara: ” Difficile far capire che chi si pente non è un traditore ma solo una persona che ha capito i suoi errori e prova a cambiare registro. Il fine è incuriosire i lettori, metterli nei panni di Salvo, provando a stimolare la loro capacità di analisi”.

Comprendere i propri errori e cercare di porre rimedio. Conoscere la storia della mafia fin dalle primissime origini, dai tempi in cui controllava i contadini per conto dei latifondisti, al passaggio con il traffico di droga, le varie alleanze politiche, le leggi antimafia, il maxiprocesso, i periodo delle stragi fino ad arrivare a oggi. Indignarsi, stupirsi, soffrire perché la narrazione non censura i particolari più difficili da recepire.

Tra le tradizioni e le regole d’onore di cui ci si vantava, c’era anche che la mafia non faceva violenza contro le donne e i bambini. Ma non erano bambini quelli uccisi a Portella il primo maggio? E non c’erano anche donne? Mio padre ha poi scoperto che la cosca di mio nonno fece uccidere anche un bambino che era stato testimone del rapimento di un sindacalista negli anni Cinquanta.  Per cui, mi pare che le cosiddette tradizioni forse le rispettavano solo a parole. 

Così racconta Salvo, il cui nome non ricalca una tradizione familiare. Sua madre gli ha raccontato che è la prima parola che hanno pensato lei e il suo papà quando è nato.

Perché leggere Salvo e le mafie insieme ai nostri ragazzi? Vi rispondo con le parole di Raffaele Cantone: ” Questo libro nasce dalla convinzione che solo i cittadini realmente consapevoli potranno scegliere di stare dalla parte giusta. E la consapevolezza non si acquista dall’oggi al domani, ma va coltivata con passione, come una pianta che cresce molto lentamente. Fin dai banchi di scuola.”

Consigliato a partire dagli 11 anni. 

Superboymafia

Questo libro parla di un bambino normalissimo di nome Salvo. L’unico problema è che la sua famiglia è sempre stata mafiosa: il suo bisnonno, suo nonno e suo padre. Però il papà prende una decisione importante, vuole uscire dal giro e lo fa per amore di suo figlio.

Quando sta per nascere un bambino i genitori sono in trepidazione, pensano a come farlo crescere bene. Il papà di Salvo stava già pensando che la mafia non fosse un motivo di vanto. Lui è stato cresciuto nell’idea che essere mafioso era un privilegio, ma poi cambia idea.

Cambiare da brave persone a cattive persone è per assurdo più semplice, il contrario è difficilissimo perché ci vuole coraggio. Un mafioso che decide di cambiare vita è in pericolo. Viene visto male dai mafiosi ma anche da chi non lo è. Per esempio, ho sentito dire che non tutti i pentiti sono sinceri e magari qualcuno si vuole far proteggere dalla polizia perché ha paura di un clan avversario. Sei considerato un traditore dalla mafia, sei considerato una persona cattiva anche se ti sei pentito da tutti gli altri. E magari ti giudicano proprio i tuoi figli. Questo succede, purtroppo.

Se io fossi figlio di un collaboratore di giustizia sarei in una posizione molto difficile: da una parte riconoscerei che si è pentito delle azioni che ha commesso e ne sarei orgoglioso, dall’altra però mi ricorderei che ha ucciso delle persone e questo mi farebbe sentire insicuro. Salvo, alla fine, dice che “giudicare i propri genitori nel bene e nel male è molto difficile e che lascia a noi la scelta.”

Il libro mi è piaciuto davvero molto, è bello e ricco di tante informazioni. Ho conosciuto, per esempio, degli eroi come Falcone e Borsellino che non hanno mai perso la speranza di combattere e vincere la mafia e sono morti per questo. Ho scoperto che la corruzione non riguarda solo aspetti politici ma anche giudiziari ( i poliziotti corrotti e giudici che formulano sentenze ingiuste, basta una mazzetta!), ho scoperto che la mafia esiste da tantissimo tempo, fin dai tempi di Mussolini e ancora prima.

Però è un argomento difficilissimo, perché quando leggo che la mafia uccide i bambini e le donne e le persone innocenti io mi sento male. Capisco che ci sono delle persone che non rispettano gli altri, che pensano solo ai propri affari e non alla salute degli altri, che chiedono soldi in continuazione a un commerciante e non gliene frega niente se quello lì ci deve far mangiare la famiglia. E’ terribile, indicibile, non riesco a trovare un aggettivo per descriverlo.

Immaginate di svegliarvi un giorno, andare al lavoro e scoprire che il negozio è stato bruciato perché non avete pagato il pizzo. Tutta la vostra vita è distrutta!

Però è un libro che dà speranza, perché tanti coraggiosi riescono a ribellarsi e a denunciare quello che subiscono e non parlo degli ex mafiosi, ma delle persone comuni che lottano con ancora più coraggio. Sono quelli che ci mettono la faccia rischiando di essere uccisi.

Si può essere mafiosi in modo diciamo così “minore”, accettando cose sbagliate come un commerciante che non ti fa la ricevuta fiscale, oppure comprare delle cose contraffatte perché aumenta il mercato illegale, facendo cioè i cattivi cittadini. Salvo e le mafie ti dice anche alcune regole per comportarti sempre in modo rispettoso della legge.

Leggendolo ho provato tante emozioni: tristezza, rabbia, interesse ma anche speranza. Non è un libro facile, però vale la pena leggerlo.

Consigliato a partire dai 12 anni.

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