Progetti di vita per i bambini

Ci sono incontri che hanno il potere di cambiare la tua visione del mondo. L’incontro con la Fondazione L’Albero della Vita, con Suor Marcella e con i bambini di Zero Sei è uno di questi.
Ho passato insieme a loro un’intera giornata, che mi ha aperto finestre su mondi inaspettati.

Marcella Catozza è una suora italiana, una donne che non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere il suo obiettivo, soprattutto quando le sue azioni sono al servizio dei più deboli.

Il villaggio di Waf Jérémie

Haiti SlumEsiste ad Haiti, uno degli Stati più poveri del mondo, un villaggio costruito su una discarica, dove l’unica via di accesso, in mezzo a baracche fatte di lamiere e spazzatura, è controllata dalla malavita locale, e se loro decidono che tu non devi uscirne vivo, non c’è niente da fare. Lì Suor Marcella ha portato un po’ di bellezza e colore.

I bambini vengono lasciati spesso soli tutto il giorno in una baracca, perché la mamma, che a volte è l’unico sostentamento della famiglia, deve uscire a lavorare. Nei casi migliori i bambini vengono affidati ai vicini, che a loro volta non hanno tempo da dedicargli, mentre, nei casi peggiori, sono rinchiusi tutto il giorno dentro le baracche, rischiando la vita e a volte morendo soffocati nelle loro trappole di lamiera.

Per questo suor Marcella ha fissato lì il suo obiettivo: costruire un piccolo angolo di gioia all’interno del villaggio.
Ha lottato contro ogni difficoltà, ha continuato nella sua opera anche quando la mafia ha ucciso il suo miglior collaboratore per farla desistere. Ha voluto parlare con il boss locale, cercando di fargli capire che tutto quello che stava facendo lo faceva anche per lui, ha passato ore insieme a un bandito armato e senza alcuno scrupolo, spiegandogli che solo portando bellezza e istruzione, avrebbe potuto salvare i bambini.
Nessuno si illude che quell’uomo abbia capito e condiviso il progetto, ma si è fatto da parte mentre lei portava avanti la sua opera.

Haiti Centro d'AccoglienzaE così nel Vilaj Italyen c’è una Centro di accoglienza, dove sono ospitate anche donne in gravidanza e che ha accolto più di 100 bambini, oltre a una mensa , una clinica e una scuola, perché l’istruzione è il primo modo per salvare i bambini da una vita fatta di stenti e per allontanarli dalla malavita.
La sua forza è quella di farsi aiutare da tutti gli abitanti del villaggio: tiene impegnate tutte le persone che l’aiutano e pretende disciplina e impegno. Solo così può passare il messaggio che il cambiamento deve partire da loro stessi, e soprattutto che ogni cosa deve essere fatta con cura e non con approssimazione, perché, sostiene suor Marcella, è la bellezza delle cose fatte bene che li salverà.
Per questo il villaggio costruito con il sostegno della Fondazione Albero della Vita è una macchia di colore nel grigio delle baraccopoli.

Questi racconti, le immagini, le storie raccontate da chi le sta vivendo, stringono il cuore: per un genitore è istintivo confrontare la vita dei nostri figli, nati e cresciuti dalla parte “giusta” del mondo, con quella dei bambini che vivono nella parte “sbagliata”. La domanda è spontanea:

Cosa possiamo fare?
Suor Marcella, con l’aiuto di Fondazione Albero della Vita, ha attivato la possibilità di sostegno a distanza, un progetto appena partito e di fondamentale importanza perché, oltre a fornire risorse, vuole scardinare anche le resistenze culturali che incontra sul posto. E’ necessario far capire, infatti, ai genitori dei bambini che beneficiano del sostegno, che il denaro donato dalle famiglie che sostengono a distanza serve per i bambini e per la loro istruzione. Un concetto difficile per una società così povera che non mette i bambini al centro e li vede ancora come forza lavoro.

Per questo ognuno di noi può sostenere la crescita e l’istruzione di un bambino, perché si tratta di aiutare anche in un cambiamento culturale e di mentalità: significa non solo offrire risorse per cibo e abbigliamento dignitoso, ma anche dare scuola, istruzione, opportunità.
Il sostegno a distanza ai bambini di Waf Jérémie forse non vi garantirà lettere settimanali e foto dei bimbi con i loro ringraziamenti, perché Suor Marcella spesso è sola e impegnata in prima persona ad occuparsi dei bambini. Però di certo vi garantirà che il vostro sostegno va ad una donna che combatte per ogni bambino, che non si ferma davanti alle difficoltà, che lotta non solo contro la fame e la povertà ma anche contro i pregiudizi, perché ognuno dei suoi “figli” abbia l’opportunità di crescere libero.

La comunità alloggio Zero Sei

ZeroSei (1)Le situazioni di disagio e difficoltà familiare non esistono solo lontano da noi, dove ci sembrano quasi più plausibili, relegate dalla distanza a mondi tanto diversi dal nostro. Anche vicino a noi c’è bisogno di impegno e sostegno.
L’Albero della Vita ha progetti a difesa dei bambini anche molto vicino a casa nostra.

La Comunità alloggio Zero Sei è a Milano e accoglie bambini, fino a sei anni, che sono stati allontanati dalle famiglie di origine per situazioni di disagio grave o di maltrattamenti.
Nella comunità, dove sono accuditi e seguiti da educatori attenti e preparati, arrivano bambini, anche piccolissimi, che non sono mai stati presi in braccio o che all’età di 18 mesi ancora non sanno nemmeno gattonare perché hanno vissuto in stato di grave abbandono. In Zero Sei trovano il calore di un abbraccio e l’amore degli educatori, persone con una solida preparazione e una fortissima motivazione che sanno accudire tenendo sempre presente e comunicando ai bambini che non sono sostituti dei loro genitori. I bambini, infatti, devono crescere con la consapevolezza che esiste una famiglia in cui un giorno potranno tornare, quando le difficoltà saranno risolte, o una famiglia che li accoglierà.

Abbiamo già parlato di affidamento temporaneo familiare quando abbiamo raccontato l’esperienza di Chiara. In quel post spiegavamo brevemente i casi e le modalità dell’affido. La comunità ZeroSei è uno di quelle strutture dove sono accolti i bambini, quando la loro situazione non consente di rimanere nel contesto della famiglia d’origine.

ZeroSeiNella comunità si vive esattamente come in una famiglia con tanti bambini: si fa colazione tutti insieme, si va a scuola, al parchetto, si gioca e alla sera ci si lava e si fa la nanna coccolati dalle educatrici. Quando uno dei bambini torna nella sua famiglia di origine o trova collocazione presso una famiglia (affidataria o adottiva), si organizza la Festa del ciao, per offrire un senso di continuità anche ai bambini che restano e per comunicare che le relazioni di amicizia nate in comunità non si interromperanno.

Questa comunità ha bisogno di operatori professionalmente preparati e con competenze specifiche, ma questo non significa che non abbia bisogno anche di tutti noi. Anche in questo caso chiediamoci:

Cosa possiamo fare?
Zero Sei è a Milano (il luogo preciso non può essere indicato, per motivi di sicurezza dei bambini) e ha bisogno non solo di risorse economiche, ma anche di tempo per i bambini.
Tramite L’Albero della Vita, è possibile proporsi come volontari per mettere a disposizione un po’ del nostro tempo. Ovviamente sarà l’associazione a selezionare le persone ritenute adatte.
Sul sito de L’Albero della Vita si trovano tutte le informazioni per le diverse possibilità di sostegno a Zero Sei e alle altre comunità dell’associazione.
Un’idea è quella di scegliere, per ogni occasione della nostra vita, le bomboniere solidali , un modo per far conoscere L’Albero della Vita e la sua azione anche ai nostri amici.

– di Elena Valli Elegraf, che ringraziamo per averci rappresentato e guidato nella scoperta di queste realtà –

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