Questo articolo è scritto da Andrea Ungarelli, psicologo, che ha lavorato nel campo della consulenza personale e della formazione. E’ autore di un blog Ex psicologo per voi, in cui riporta parte della sua esperienza in psicologia ed educazione, con il pregio di farlo nel modo più chiaro e comprensibile possibile e soprattutto in modo che sia utile e di immediata applicazione dal punto di vista pratico e concreto.
Altra sua attività è il sito di consulenza educativa Insegnare ai figli a pescare.
Per parlare del papà di oggi, credo sia utile parlare un momento del Papà di ieri, o forse dovrei dire dell’altro ieri.
Il ruolo del Papà, il suo scopo e quello che la società gli chiedeva, sono rimasti praticamente gli stessi per secoli. Pur cambiando le epoche, le società, le culture il papà è sempre stato quello che doveva mettere le regole e disciplinare il comportamento dei figli. Doveva far crescere il senso di responsabilità nei propri figli per farli crescere ed inserirsi nel mondo degli adulti. E questo in qualsiasi momento storico ed indipendentemente dalla classe sociale della famiglia.
La famiglia stessa veniva guidata dal padre, detentore del potere sociale ed economico.
Questo cambiò profondamente e velocemente nella seconda metà del secolo scorso.
Quel fenomeno culturale conosciuto come “gli anni 60”, culminato poi in quello che si ricorda essere stato il “68” ha profondamente cambiato ruoli e organizzazioni sociali che erano consolidate, come abbiamo visto, da secoli.
Il Papà in quegli anni si è trovato a perdere il suo ruolo incondizionato di guida della famiglia in favore della conquistata indipendenza (?) e uguaglianza delle donne (???) e ha visto mettere in discussione i metodi che fino ad allora aveva utilizzato nell’educazione dei figli.
Un atteggiamento educativo autoritario non era più tollerato e questo ha rappresentato forse il più grande passo in avanti che la nostra società abbia mai compiuto in termini di educazione.
Il dialogo e il rispetto reciproci hanno sostituito l’autoritarismo e la distanza emotiva, caratteristici di molti dei rapporti padre-figlio fino agli anni del cambiamento.
Insieme a questi aspetti positivi ve ne fu però un altro, promosso principalmente dal mondo della Psicologia, che continua ad avere delle conseguenze evidenti nel mondo di oggi.
In quegli anni venne mal interpretato il concetto di trauma e di protezione dei bambini e cioè quello che le regole e la disciplina fossero inutili oppure dannose e che l’atteggiamento corretto da parte dei genitori sarebbe dovuto essere quello di uno stile educativo molto permissivo, senza regole e che i bambini avrebbero dovuto ricevere tutto quello che desideravano perché altrimenti si sarebbero potuti traumatizzare e non sviluppare una sana autostima.
Oggi quegli errori sono evidenti e molto di quella che viene conosciuta come EMERGENZA EDUCATIVA può essere spiegato con la mancanza di disciplina nei bambini e nei giovani.
Quindi oggi al Papà viene chiesto di riprendere il suo ruolo di guida, di mettere regole e di farle rispettare. Ma…chi è il Papà di oggi?
Il Papà di oggi è in larga misura cresciuto proprio negli anni in cui il concetto e l’importanza della disciplina venivano messi in discussione e molto spesso non ha ricevuto lui stesso una disciplina adeguata.
Si muove in una società e in un mondo che sono ormai lontanissimi da quelli in cui è cresciuto.
Il mondo del lavoro, la socialità, e soprattutto la famiglia sono enormemente cambiati.
Il divorzio, il cambiamento dei rapporti uomo-donna, la società multietnica e multiculturale, il progresso tecnologico e dei mezzi di comunicazione hanno ridisegnato uno scenario in cui ci si trova a doversi muovere a vista, senza i punti di riferimento che esistevano in passato. Primo perché dimenticati e secondo perché di quel mondo e di quegli anni è rimasto solo un vago ricordo.
Oggi moltissime famiglie non sono più formate dalla coppia di genitori più il figlio o i figli. Ci sono famiglie formate da un solo genitore, che pur essendo nella maggior parte dei casi una donna, è sempre più spesso un padre single.
Oppure sono sempre più frequenti le “multi-famiglie”, formate cioè dalla coppia dei genitori che però ha divorziato, con i nuovi compagni, nuovi figli e figli di unioni precedenti dei nuovi partner.
Queste nuove famiglie passano molto tempo insieme, uscite, pranzi domenicali, a volte le vacanze, disegnando scenari a cui nessuno è abituato perché non sono mai esistite e non si è potuto fare esperienza.
Quindi il Papà di oggi si trova nella difficile condizione di dover tornare ad essere una guida per i propri figli, a far crescere in loro quel senso di autonomia personale e di fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità che, insieme al senso di responsabilità personale, costituiscono la base di un uomo e di una donna adulti.
Solo che le condizioni sono cambiate (e continuano a cambiare).
I bambini, i figli chiedono da sempre le stesse cose ai genitori: che si insegni loro come è la vita e come bisogna comportarsi per viverla appieno.
Per questo devono crescere forti e sicuri di loro. Di loro e di qualcuno che li protegge e che li guida facendo loro assumere le proprie responsabilità.
Ce la farà il papà di oggi? Ce la deve fare.
Primo perché è in ballo la sopravvivenza stessa della nostra società. La precarietà del mondo del lavoro, la difficoltà che un giovane incontra oggi per rendersi autonomo, richiedono una educazione e una preparazione adeguata per poter essere affrontate.
Riflettendoci bene, si può vedere come la capacità di prendere decisioni e di assumersi le proprie responsabilità è la BASE STESSA DELLA VITA IN DEMOCRAZIA. L’atteggiamento iperprotettivo e de-responsabilizzante che ha caratterizzato la società italiana (ma non solo) negli ultimi anni ha profondamente minato questa base (come per qualcuno è evidente).
Secondo perché ha una grande occasione: quella di imparare dagli errori del passato e utilizzare tutti i progressi e tutte le conoscenze accumulate in questi anni per aiutare i propri figli a crescere, diventare adulti, avere successo nella vita, e magari, costruire un mondo migliore in cui vivere.
Dr. Andrea Ungarelli
ex psicologo per voi
insegnare ai figli a pescare
la mia soluzione
Colgo l’occasione di questo bel commento postato da un altro Andrea, per sottolineare come negli ultimi 30 anni, o comunque negli anni immediatamente successivi al grande cambiamento (fine anni 60), la mamma sia rimasta comunque la parte della coppia maggiormente responsabile dell’educazione dei figli.
Spinta a far questo anche dalla stessa Pssicologia, che da un lato affermava il bisogno della donna di modificare il proprio ruolo sociale, ma che dall’altro la riteneva causa di ogni possibile trauma o sofferenza del figlio. (Per esempio: il concetto di “madre sufficentemente buona” della Klein, ma comunque tutta la Psicanalisi ha secondo me, aumentato il senso di colpa nelle mamme)
Questo senso di colpa per dover conciliare lavoro e ruolo di madre hanno favorito la nascita di quel fenomeno di iper-protezione e deresponsabilizzazione che caratterizza lo stile educativo attuale.
Sono asslutamente daccordo sul fatto che non si possa parlare del ruolo del Padre senza considerare quello della Madre e questo in ogni nuova forma di vita famigliare che accompagni quella tradizionale. In fondo, quello che cambia è solo il modo di stare insieme, perchè genitori si rimane tutta la vita.
Scusate il discorso un po contorto e di sicuro un po superficiale e non approfondito come meriterebbe.
Andrea Ungarelli
Sono sicuramente d’accordo con la considerazione che i papà abbiano oggi una grande occasione, nei confronti dei propri figli, ma anche nei confronti delle loro compagne e, non ultimo, di loro stessi, come persone.
Il ruolo del padre può comportare, ai giorni nostri, una gratificazione ed una crescita (forse meglio un’evoluzione) emotiva e sociale, forse senza precedenti e che può veramente costituire le basi per la definizione di persone diverse. Migliori, si spera.
Mi è venuto in mente, però, leggendo le considerazioni su questo sito e confrontandole con i tanti discorsi sentiti per esperienza personale o tramite amicizie, che il pensare al padre e basta è probabilmente sbagliato e, soprattutto, limitante.
Nel senso che un padre, dal momento che si definisce tale proprio in virtù di un rapporto con i figli, non esiste da solo, ma si specchia sempre nella figura della madre. Della donna, quindi, sua compagna.
Sto generalizzando, so fin troppo bene delle differenti forme di famiglia sempre più frequenti. Però non credo che questo sposti di molto il discorso.
Il fatto che mi ha colpito è che a questa opportunità che si offre ai padri, di guadagnarsi un ruolo più completo, fa da contraltare la classica lamentela delle madri, ovvero quella di dover essere contemporaneamente mamma premurosa e tuttofare, donna socialmente inserita, professionista capace e moglie desiderabile.
Cosa che in fondo è vera e che credo abbia reso molto faticoso il ruolo di madre negli ultimi 30 anni. Ciò non toglie che il ruolo di madre, così come si è delineato grazie alle tante conquiste sociali, credo sia stato (e sia) una grande opportunità per le donne che, se pure oggi forse si rendono conto dei contro che questo comporta, mai dovrebbero (e spero vorranno) tornare indietro.
E allora forse la stessa cosa si prospetta ai padri: l’opportunità di avere con i figli un rapporto più stretto, più legato alla sfera emotiva ed affettiva, ma anche l’arduo compito di dover conservare un ruolo di autorità, di responsabilità nei confronti della moglie e della famiglia, di garantire il proprio apporto ‘produttivo’ alla società.
A questo non solo i padri dovranno far fronte, ma anche le madri, che dovranno essere preparate ad avere un partner diverso, che forse avrà qualcosa in meno, per poter avere qualcosa in più.
Ancora un volta, anzi forse per la prima volta, dato che l’evoluzione la donna se l’è dovuta conquistare in gran parte da sola, la sfida che aspetta i genitori richiede un forte comunione d’intenti, una grande disponibilità e collaborazione.
Con l’aspettativa, però, di riuscire a diventare persone migliori, più complete. Ognuno dalla sua parte, ma fortemente e fondamentalmente, insieme.
Io penso sinceramente che i papà di oggi ce la possono fare soprattutto se saranno debitamente aiutati dalle mamme e soprattutto qui in Italia. Il cambio di mentalità coinvolge entrambi i genitori: la redifinizione del ruolo paterno comporta, necessariamente, il coinvolgimento di quello materno.
Post splendido con splendidi spunti
Ciao a tutti
mi chiamo Tonino e sono nuovo di questo spazio.
Vi ho conosciuto tramite ”Desian”.
Trovo molto interessante questo Vs. spazio e , spulciando fra gli argomenti, ho trovato questo splendido articolo dello psicologo Ungarelli.
Tempo fa ,il 9/2/10 ,ho pubblicato questo scritto che segue ,sullo spazio che mi ospita e che potrete seguire.
Un grande grazie .
Tonino
Ore 15.00, 09/02/2010
” pronto”
Ciao Pa’, sono io, scusami ti voglio chiedere una cortesia.
”dimmi, tranquilla”
Ascolta Pà, a scuola, durante l’ora di educazione fisica, l’insegnante che tu conosci bene, ha espresso il desiderio di avermi in campo con la squadra di pallacanestro delle classi prime e seconde.
”bene ,son contento”
Anche io ,ma ho bisogno di te.
”beh, dimmi, di che cosa hai bisogno”
Di un allenatore, di qualcuno che mi corregga, di qualcuno che sappia di tecnica ,di tattica,di psicologia sportiva.
”ma l’insegnante ?”
Pà, non capisce niente e non ha mai tempo, dice sempre di andare a canestro e basta.
”Allora ,andiamo, anche se oggi fa freddo, ci sono 10 gradi,le nuvole non promettono niente di buono, ok, copriti bene ed andiamo. Passo a prenderti fra un pò.
…..
”Prima cosa ,la difesa !
Non mostrare all’avversario tutta la tua presenza, ruota di 45° e così il braccio e la mano guadagnano 20 cm. verso il pallone, dai ora fletti il busto in avanti e ne guadagni altri 20.
Leggera sui piedi, affonda , mira al pallone, tocca, corri, vai in terzo tempo…Si ! Vai così!…
…oggi basta così, andiamo comincia a piovigginare, andiamo a prendere un buon thè caldo e parliamo…”
Passa il tempo e da giocatore passi lentamente ad allenatore.
Con il primo ruolo hai vinto, hai perso ,hai subito ingiustizie dagl’arbitri ,dal pubblico stima /fischi.
Ora ti chiedono di allenare, di preparare, di guidare, di..parlare.
Ne sarò capace ?
Saremo capaci ?
Possiamo farcela ?
Sto leggendo il libro “le emozioni dei bambini”. Una frase bellissima è stata quando ha detto che non saremo sicuramente mai genitori perfetti, ma che comunque siamo meglio dei genitori di ieri, e i nostri figli saranno genitori migliori di noi. E’ l’evoluzione. Non so come definiranno le mie figlie i papà di oggi, ma sicuramente sono più papà di quanto non fossero ieri. Come noi mamme siamo più attente. E sicuramente, anche se il traguardo è lontanissimo, questo è un bell’inizio per formare dei papà di domani più consapevoli. Quindi sono sicura che i papà di oggi e domani ce la faranno.
Ecco, mi piace pensare che i papà oggi abbiano una grande occasione. Forse è la grande occasione delle famiglie di trovare una nuova dimensione adatta ai tempi.