La gelosia per l’altro genitore sembra essere una caratteristica tutta femminile. Nonostante le donne siano le uniche a portare in grembo e allattare, esiste un sentimento di gelosia delle madri nei confronti dei padri sempre più accudenti. Forse è ora anche per le donne di ripensare il proprio ruolo.
Vi è mai capitato di essere gelose del padre dei vostri figli?
A me si, capita, lo confesso. Ma non è quella gelosia cattiva, il senso di possesso, la voglia di prevalere. No, è la sensazione che in alcuni momenti lui è più bravo di me. Più bravo a fregarsene della casa, del disordine, delle regole, più bravo a giocare, a ridere, a prendersi meno sul serio. E così mi ritrovo spesso a fare il poliziotto cattivo e lui quello buono. Io quella che si preoccupa di seguire una dieta equilibrata lui quello che cucina hamburger e patatine fritte. Io quella che fa l’odiosa voce del grillo parlante, lui quello che istiga il gioco delle botte sul lettone. Io quella che conosce i nomi degli amichetti, che sa cosa succede a scuola, che tiene il calendario degli impegni dal medico o dal dentista, lui quello da cui corrono quando c’è qualcosa che non va.
No, dai, non è così terribile, e soprattutto non lo è ogni volta. Sono certa che anche lui a volte è geloso del mio rapporto con i figli. C’è però un qualcosa di profondamente asimmetrico in tutto questo.
Cresciamo tutti, donne e uomini, con l’idea che la donna sia più adatta ai lavori di accudimento. Anche quelle di noi che hanno lottato e continuano a lottare con le divisioni di genere, hanno nell’animo un semino che continua a dire “vedi, come è possibile che nessuno mette su una lavatrice se non lo faccio io?!” oppure “possibile che non si preoccupi anche lui di quanto e cosa mangia?”
In realtà non è detto che sia così, e non è sempre così, però ci sono momenti in cui quella risata complice tra loro ci rende orgogliose, e altri in cui ci fa stare male.
E nonostante ognuna di noi sia diversa, tutte ci sentiamo a tratti incastrate in certi ruoli che non sentiamo appartenerci. E allora si reagisce come si può.
Alcune scelgono la strada dell’appropriazione del proprio ruolo di gestione familiare, assumono il comando, e criticano ogni singolo passo falso del proprio compagno di vita. E così il pannolino messo storto diventa la barzelletta da raccontare con le amiche (ma qualcuna è davvero riuscita a mettere il pannolino dritto la prima volta che ci ha provato?), o l’incapacità di scegliere l’abbigliamento corretto per la pupa verrà raccontato per molti mesi a venire. Inutile dire che questo atteggiamento raggiunge lo scopo non dichiarato: lui continuerà a non occuparsi del bambino e lei manterrà il primato di gestione e cura, salvo recriminare in continuazione perché lui non fa di più.
Altre cercano di sottrarsi dal ruolo accentratore delle cure, ci riescono a tratti meglio a tratti peggio, anche a seconda della capacità oggettiva di lui di occuparsi delle faccende domestiche o delle necessità di un bambino. Crescendo però in qualche modo le cose migliorano, anche perché il ruolo paterno di cura di un bambino che cammina o parla è più socialmente accettato e accettabile rispetto alla cura del neonato, e anche gli uomini si sentono meglio in quei panni, e noi donne accettiamo con più facilità di cedere il passo.
Resta però un’asimmetria, non sempre esplicita che mi è capitato di carpire in molte coppie con i figli.Quella per cui lei assume il ruolo di guardiano delle regole, e lui quello di giullare di corte, e non è raro scoprirsi a chiedersi se forse i figli non preferiscano stare con il papà. Con le dovute eccezioni, sembra che la ridefinizione del ruolo paterno sia in pieno svolgimento, provando strade diverse e varie tra loro, mentre le donne ancora non hanno capito in che modo questo andrà a condizionare e a ridefinire il proprio ruolo. Siamo in grado di lasciare andare quell’idea per cui una mamma in fondo è l’unica che sa? Quale filosofia siamo pronte ad abbracciare: condivisione dei ruoli o divisione dei ruoli? Mentre i padri si impegnano della ridefinizione del loro ruolo, è arrivato il momento anche per noi di decidere in quali panni ci sentiamo meglio, e lasciar andare quel fastidioso sentimento di gelosia nei loro confronti.
Questo video è tratto da un film di produzione svedese dal titolo Mamma pappa barn (mamma papà bambino). Vi propongo di guardare i primi minuti (privi di dialogo) e di immedesimarvi nella normalità della realtà svedese. Lui è il papà di Lucas ed è in congedo parentale con suo figlio.
Vivo in Francia e il mio compagno è francese. In effetti, a volte mi capita di essere gelosa di lui, del suo ruolo di padre. Ma non perché lui sia il “giullare” e io il “direttore”. No, è che lui è stato bravissimo ad occuparsi di nostro figlio nel suo primo anno di vita mentre io andavo a lavorare. Ora il bimbo ha quasi due anni (a fine giugno) e, nonostante vada al nido da settembre 2014 e nonostante il padre abbia ripreso a lavorare, ancora mi capita di pensare che il papà sia migliore di me a gestirlo e che questi lo ami di più (!).
Poi, certo, la “maga delle regole” sono io. Io decido i rituali, io mi preoccupo sempre per tempo del cibo, delle lavatrici (stirare no, non scherziamo, sono più di 6 anni che non stiro). Ma questo dipende dal fatto che sono molto metodica e organizzata, mentre il mio compagno lo è molto meno. Ma come non ringraziarlo di essersi svegliato talvolta al posto mio, la notte, quando nostro figlio era neonato? Come non ringraziarlo dell’incoraggiamento durante il parto o per l’allattamento, allora che io temevo di non esserne in grado di allattare? Lo amo e lo ammiro per questo e lo ringrazio ogni giorno di essere accanto a me . Nonostante la punta di gelosia 😉
Molto interessante. Mio marito è svedese e mi rendo conto che l’aver educato gli uomini fin da piccoli a condividere la cura dei figli e della casa aiuta a non polarizzare troppo i rapporti genitoriali. Questo ha anche un impatto sulle donne, che mi pare qui in Svezia siano più easy-going almeno nella delega, e pace se la casa non è immacolata e il pupo non ha i vestiti stirati a puntino… Inoltre, forse, il coinvolgere i padri anche nelle questioni della salute, dieta, sicurezza dei bambini (tanti padri vengono ai corsi per genitori qui in Svezia, chiedendo permessi al lavoro) fa sì che magari pure il ruolo di “cane da guardia” sia condiviso.