Non ha pace, il Natale.
Non ha pace e neanche dovrebbe averla, perché la pace è dei finali, delle liete conclusioni, delle situazioni risolte, e invece il Natale è un inizio. E’ un giorno che ci parla di nascita e rinascita, e si sa che le nascite portano mille cose meravigliose (e alcune meno), ma certo non la pace.
E per me il Natale è così, ogni anno l’occasione di un nuovo inizio. E’ retorica? E sia, non siamo sempre obbligati ad essere originali e brillanti. Possiamo riposarci ogni tanto.
Possiamo permetterci di essere banali. Di impazzire per trovare nascondigli per i regali fuori portata di bambini sempre più grandi, di rallentare per strada per guardare le lucine sui balconi, (di convincere la vostra famiglia che UNA renna luminosa è bella ma DUE sono mooolto meglio) di spargere un po’ di brillantini sulla nostra vita, e se è sciocco pazienza, ci sono molti tipi di sciocchezze: alcune fanno girare il mondo.
Natale sono i fantasmi di Dickens che infine trovano pace, nella certezza della crema al mascarpone che fanno, uguale, mia mamma e mia sorella, e a me non verrà mai bene così. Ma non importa.
Natale è il giorno in cui nel buio più profondo celebriamo la luce che ancora non c’è, fiduciosi che ritornerà.
E’ il giorno in cui, se anche le capriole della nostra vita ci hanno portato ad essere da soli sul divano di casa a guardare per la tantilionesima volta Il Piccolo Lord – e ci sentiamo soli come Plutone quando è stato escluso dal Club dei Pianeti – è comunque il giorno giusto per amare, e perdonare, la persona più importante della nostra vita: noi stessi.
Così, in qualunque modo decidiate di vivere il Natale, il mio augurio è che il vostro cuore possa essere scintillante di luci.
– di Marina Seavessitempo, la più grande esperta ed entusiasta del Natale che noi conosciamo –