L’avvocato di gc risponde: Il mantenimento della figlia maggiorenne


Sono legalmente divorziata; mia figlia, a 5 anni, è stata affidata a me, che ero ancora studentessa e senza lavoro. Il basso assegno di mantenimento (esclusivamente per la figlia) non è stato sempre regolare e, attualmente, sospeso da circa tre anni e mezzo. Quest’anno a settembre, dopo un periodo di difficile convivenza con mia figlia (a maggio è divenuta maggiorenne) si è trasferita da suo padre, il quale mi ha chiesto l’assegno di mantenimento!!!! Gli ho risposto che avrei dato a mia figlia lo stesso importo che mi dava lui, ma per tutta risposta ha minacciato di denuncia perché l’importo è troppo basso e, siccome non lavora per motivi di salute, ne vuole altri! Ma può farlo?

Il figlio maggiorenne ma non indipendente economicamente, va sicuramente mantenuto, come già spiegato parlando in generale del mantenimento dei figli.
Capita spesso che alcuni ragazzi, a seguito del normale conflitto adolescenziale che si manifesta più col genitore con cui convivono, alla maggiore età vogliano provare a vivere con l’altro, lusingati da un maggior permissivismo dovuto spesso alla frequentazione più “festiva” e meno routinaria. In questi casi, ai genitori che riescono a gestire i loro rapporti senza troppi conflitti, consiglio sempre di aspettare diversi mesi prima di chiedere una modifica delle condizioni di separazione o di divorzio che prenda atto del cambiamento di residenza del figlio. Spesso, infatti, sono situazioni transitorie e dopo un po’ i ragazzi preferiscono tornare alle loro abitudini. In questi casi si può stabilire un accordo provvisorio e temporaneo in via privata tra i genitori, per poi formalizzarlo (con un ricorso congiunto) davanti al giudice, quando si prende atto che la situazione abitativa è stabile.
Nel vostro caso il conflitto sull’argomento sembra piuttosto acceso e, quindi, penso che non possiate prescindere dal regolarlo giudizialmente con un ricorso per la modifica delle condizioni di divorzio, sempre che vostra figlia non decida di tornare sui suoi passi.
Se attualmente il reddito del padre è inferiore al tuo, dato che non lavora (ma avrà dei trattamenti pensionistici?), anche quando tua figlia viveva con te la quota di mantenimento a tuo carico era ben superiore a quella a carico del padre. Quindi, in realtà, potresti essere chiamata a corrispondere un assegno superiore, ma sempre commisurato al tuo reddito.
Del resto non sarà neanche facile per il padre provare che quello che per lui è stato ritenuto congruo e suffciente al mantenimento della figlia, non lo sia più adesso, soprattutto viste le sue manchevolezze pregresse.
La normativa vigente (dopo la riforma del 2006) pone come regola che al figlio maggiorenne l’assegno di mantenimento possa essere corrisposto direttamente dal genitore obbligato. Nella pratica è una norma disapplicata: quando un figlio diventa maggiorenne, essendo comunque ancora dipendente dal genitore con cui convive, si preferisce che l’assegno venga corrsiposto a questo, anche per evitarne lo sperpero. In questo caso, però, dato che tua figlia è andata ad abitare presso il padre già da maggiorenne (dimostrando con la sua scelta una certa indipendenza di gestione), non dovrebbe essere difficile farti riconoscere in via giudiziale la possibilità di corrispondere a lei il mantenimento: paventando, peraltro, che il padre abbia sollecitato la scelta della figlia proprio per ottenere un reddito fisso anche per sè e non solo per lei.
La minaccia di denuncia penale, invece, è destituita di ogni fondamento: costituisce reato far mancare i mezzi di sussistenza ai figli ed in questo caso, pagando un assegno di mantenimento a tua figlia, pari a quello che riceveva quando era con te, quindi esattamente quello che avrebbe dovuto pagare il padre, non si configura certo una tua mancanza, bensì una spontanea decisione di adempiere ad un obbligo che, per di più, non è stato quantificato da nessun giudice.
Per contrastare questa inconsistente minaccia e per “riequilibrare” le parti, potresti porre in esecuzione la sentenza di divorzio, ingiungendo con precetto il pagamento di quanto non corrisposto dal padre negli ultimi 5 anni (nel periodo precedente il diritto è prescritto) con tanto di rivalutazione ISTAT: questo, più che per riavere del denaro che comunque spettava a te (dato che avrai sopperito alle esigenze di tua figlia da sola), per chiarire che se qualcuno dei due genitori ha messo in atto manchevolezze nei confronti della figlia, questa non sei tu. Ricevendo un atto esecutivo, che può dar luogo a pignoramento anche presso terzi, su eventuali redditi, il padre potrà riconsiderare l’ipotesi di un fruttuoso accordo sul mantenimento della figlia, piuttosto che minacciare azioni legali inconsistenti.

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43 thoughts on “<em>L’avvocato di gc risponde</em>: Il mantenimento della figlia maggiorenne”

  1. caro pierpaolo sappi ke quando si è titolari di invalidità civile dl 75% si percepisce una pensione pari a € 250…………..
    .

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  2. caro pierpaolo sappi ke quando si è titolari di invalidità civile si percepisce una pansione pari a € 250…………..

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  3. “gli assistenti sociali stanno cercando i figli e parenti per aiutarlo”

    Te lo auguro.
    I Servizi Soaciali normalmente campano sulle disgrazie altrui.

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  4. buongiorno vorrei un chiarimento ..mio padre non lo vedo dall’eta’ di 5 anni ora ne ho 40,non ha mai versato i soldi di mantenimento a mia madre, ho anche un altro fratello, ci ha fatti crescere con molte fatiche, ora sono venuta a conoscenza che mio “padre” e’ un barbone abbandonato da tutti e gli assistenti sociali stanno cercando i figli e parenti per aiutarlo, io sinceramente non mi sento di aiutare un “padre” che per me nn e’ mai esistito e che non conosco..nei suoi confronti ho degli obblighi?(mia madre e’ divorziata)posso in qualche maniera tutelarmi e rifiutarmi?..ringrazio fin d’ora per qualsiasi chiarimento.

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  5. ciao, sono Carmen,
    mi sono separata nel 2000 e divorziata poi nel 2005
    il mio ex marito imprenditore, ha messo ditta con il nome della compagna, risulta nulla tenente
    ma è lui il manager della situazione.
    Non è mai stato regolare nel contributo al mantenimento della figlia, ma da un anno non versa neanche un centesimo con la scusa che il lavoro è diminuito ( ma nel frattempo si è comprato casa che ha intestato naturalmente alla compagna). Anche agendo contro di lui non ottengo nulla visto che non ha intestato proprio nulla. Se questo è un padre……
    Io lavoro e mantengo da sola mia figlia, ho appena finito di pagare il dentista € 3000
    pensate che si era promesso di pagare tutto lui, è la falsità in persona, capace solo di mentire
    e fare false promesse per illudere. L’unica soluzione sarebbe denunciarlo e mandargli la Guardia di Finanza per un controllo ( so che il mancato versamento dell’assegno di mantenimento è reato (lui dopo la separazione ha avuto problemi con la legge ed è stato pure in carcere)
    Prima di tutto penso a mia figlia, al suo bene, un giorno sarà lei a decidere come comportarsi nei
    riguardi di suo padre…..

    qualcuno mi può dare un consiglio su come agire per avere ciò che spetta a mia figlia?
    Tra sei mesi mia figlia sarà maggiorenne, sarà lei a richiedere il dovuto o io? Ci sono tempi di prescrizione a riguardo?
    Grazie per l’attenzione, attendo consigli.
    Carmen

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    • Carmen, la prescrizione è ordinaria: 5 anni. Finchè tua figlia non è economicamente indipendente ha diritto al mantenimento che deve essere versato a te, quindi sarai sempre tu a dover agire.
      I falsi nullatenenti sono una specie molto diffusa nel nostro Paese dove, purtroppo, si trovano ad essere fin troppo tutelati. Non mi farei troppi scrupoli nel segnalarlo alla Guardia di Finanza. Dovresti comunque valutare la situazione con il supporto di un legale.

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  6. Benedetta, capisco che sicuramente la famiglia ha passato gravi disagi. Dubito che sia possibile chiedere a tuo padre nè un mantenimento, nè la refusione di eventuali suoi debiti pagati.
    Probabilmente la casa, se venduta all’asta per suoi debiti, era di sua proprietà, quindi i debiti di tuo padre sono stati pagati con un suo bene.
    Non so la tua età e quindi non conosco la tua possibilità di renderti indipendente, comunque l’unica cosa da fare realmente è costruire la tua vita partendo da zero. Un figlio non ha un diritto a che il genitore amministri bene i suoi averi.

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  7. Volevo farle una domanda se e’ possibile! Mio padre ha abbandonato il tetto coniugale, ci ha lasciato in un mare di debite causate dalle sue mancanze, tutto cio’ha provacato la vendita della nostra casa all’asta,
    oltre ad averci lasciato senza un tetto e tanti disagi, ci ha portato una brutta nomina facendo si che qualunque cosa proviamo a fare per tirarci su ci venga negata. Ora mi chiedo cosa possiamo fare per avere una vera sistemazione? Senza lavoro, senza certezze e senza nessun’aiuto? Grazie intanto

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  8. Ancora una domanda sull’argomento:

    Ho un figlio di 26 anni che non vedo da 12, presumo per responsabilita materna, a cui vorrei spedire direttamente il mantenimento senza chiedere consenso alla madre, con cui convive, almeno credo. E’ possibile farlo?

    E’ possibile, ma dovresti essere autorizzato dal giudice, dopo un ricorso per modifica delle condizioni di separazione o divorzio.
    Potresti anche azzardare una semplice raccomandata a.r. con la quale comunichi che dal tal mese intendi corrispondere il mantenimento direttamente a tuo figlio e chiedi la modalità più gradita. Non è una procedura corretta, ma potrebbe essere accettata.

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  9. Cri, ho cercato di porti le soluzioni più realistiche possibili. Come ho accennato, ci credo che le relazioni degli assistenti sociali possano essere “sbilanciate” a favore di tuo figlio, ma prendo atto che già un giudice ha stabilito un mantenimento a tuo carico, quindi è evidente che, allo stato parti svantaggiata e dovresti, quanto meno, procurarti delle solide prove sulla personalità e stile di vita di tuo figlio.
    Pierpaolo, capisco dalla tua amarezza che qualche esperienza con i servizi sociali l’hai avuta. Secondo me non è comunque corretto generalizzare in ogni caso. So benissimo che, a volte, le relazioni e gli interventi sono superficiali e poco approfonditi. E prendiamo come una battuta quella dell’Ente Statale delle miniere di Sale in Cina (CPR.E.M.S.???): prendere una o l’altra posizione è francamente inutile. Direi piuttosto che è megluio rispondere con realismo alla domanda di Cri.

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  10. Pierpaolo scusa, dici non voler essere polemico ma poi proponi ergoterapia in uno stabilimento penale in Cina? Forse mi è sfuggito qualcosa del tuo commento 😉
    In ogni caso, questo luogo è pensato per dare delle risposte semplicate a problemi posti in modo semplificato. Dobbiamo solo immaginare che le istituzioni competenti, inclusi gli assistenti sociali che si occupano del caso descritto stiano facendo il loro lavoro. Questo può essere vero oppure no, ma non sta certo a noi stabilirlo sulla base dei pochi elementi che abbiamo a disposizione.

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  11. Vorrei premettere che la faccina rossa abbinata al mio intervento non l’ho scelta io. Sembra voglia dare un tono polemico che, nella realtà, non c’è.
    Qui non è il luogo di dare dei giudizi, se non altro perchè c’è la possibilità di sentire la versione di una parte soltanto.
    Ciò premesso, la storia, così come è stata presentata, ha del paradossale in quanto la legge, se prevede dei doveri dei genitori nei confronti dei figli, differentemente da qanto proclama “cri”, prevede pure dei doveri dei figli nei confronti dei genitori.
    Se è pure vero che l’adagio popolare vuole che un genitore faccia per dieci fgli, anche quando dieci figli non riescono a fare per un genitore, ciò non significa che un genitore possa essere iresponsabilmente lasciato nell’indigenza.
    Quello che mi preoccupa da quanto esposto è il ruolo dei servizi sociali “con i quali ho già avuto diversi scontri in passato” ed i “problemi di relazione e disturbi del comportamento” del figlio. Purtroppo questi enti “benefici” sono benefici solo per le famiglie dgli operatori, cui assicurano un regolare, sicuro, buono, anche se non larghissimo, introito. Per quanto riguarda le famiglie degli utenti, invece, la soluzione dei loro problemi è compresa solo alla voce “Vari ed eventuali” dell’indice.
    Per questo tali enti la prima cosa che si premurano di produrre è l’evidenza che loro non sono i responsabili. Con ciò hanno già fatto il 95% del loro lavoro. A fine di tirarsi fuori da responsabilità corrono subito a puntare su chi addossarla. Certo che di fronte a disturbi di comportamento e problemi di relazione è facile trovare nella famiglia la cusa dei problemi e dei minori e dei “ragazzi” di 21 anni …
    A questi “esperti” sarebbe opportno ricordare che tra i rimedi d’elezione a tali disturbi e problemi, ancorché originati in famiglia, vi è l’ergoterapia, che loro sembrano non aver nemmeno considerato. Il figlio non “riesce” a trovare lavoro? Perché non convenzionarsi, invece, con l’Ente Statale delle Miniere di Sale in Cina onde assicurare allo sfaccendato energica cura – d’urto, è il caso di dire – ergoterapica in qualche stablimento penale cinese?

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  12. Grazie della risposta,
    proverò a parlare con l’assistente sociale, ma dubito che i professori o i dirigenti dell’hotel dove ha lavorato verrebbero a testimoniare.
    Comunque lui ha il diploma triennale rilasciato dall’ist.alberghiero ed abitando a Milano trovare lavoro in questo campo non mi pare affatto difficile…purtroppo la nostra legge difende sempre i figli ritenendoli a priori la parte + debole anche se coì non è.
    Ho anche pensato di richiedere a lui i danni, morali e non di quanto a fatto, chiudendomi fuori da casa molte volte fino a portarmi ad una querela (archiviata) ed abitare per un anno in una camera ammobiliata poichè la convivenza era divenuta impossibile per i suoi comportamenti, ma tutto cio’ ha un costo e lui essendo nullatenente non non pagerà nulla.
    Grazie comunque delle vostre parole.

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  13. Ma evidentemente il giudice ha ritenuto di stabilire un mantenimento a carico della madre ed a favore del figlio… (non si tratta di una “condanna” in senso proprio).
    Se si tratta di un provvedimento provvisorio, proseguirà l’istruttoria e ci sarà poi una pronuncia definitiva; se è già un provvedimento definitivo, la madre potrà proporre appello.
    Indubbiamente, Pierpaolo, il giudice non terrà in gran conto i nostri pareri espressi su genitoricrescono e senz’altro noi, nel darli, non possiamo avere un quadro preciso della situazione.

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  14. Ma con una invalidità del 75%, con un affitto da pagare di 250€ al mese, contro uno stipendio di 800€, non si può chiedere al giudice di obbligare il figlio 21enne a contribuire al mantenimento della madre?

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  15. Ho ricevuto un’altra domanda sullo stesso tema del mantenimento del figlio maggiorenne:

    Sono vedova dal 1991, mio figlio è stato affidato ai servizi sociali 5 anni fa e da 3 anni non conviviamo. Ora ha 21anni e mi ha fatto causa per ottenere un mantenimento.
    Ha frequentato l’istituto alberghiero fino alla 4^, poi è stato bocciato 2 volte e non ha piu frequentato.
    Con il mio reddito di € 800 al mese ed un’invalidità al 75%, il giudice ha stabilito che debba pagare un assegno mensile di €200. Io ho anche un affitto da pagare di € 250.
    Lui non ha nessuna intenzione di lavorare, non accetta che nessuno gli dica cosa deve fare ed ha problemi di relazione e disturbi del comportamento. I servizi sociali gli hanno trovato un lavoro ma lui lo ha lasciato dopo una settimana, cosa gia’ accaduta per un lavoro estivo due anni fa.
    Come posso dimostrare che lui un lavoro neppure lo cerca?
    Gli assistenti sociali, con i quali ho già avuto diversi scontri in passato, sono tenuti a darmi informazioni?

    Bisognerebbe prima di tutto su quali base il giudice ha fondato la decisione secondo la quale dovrebbe passare un mantenimento a suo figlio.
    Probabilmente dalle relazioni dei servizi sociali, presentate da lui nel giudizio, emergeranno i suoi problemi di integrazione sociale che gli rendono difficile l’inserimento nel mondo del lavoro. In questo caso è normale che gli sia stato riconosciuto un mantenimento, commisurato alle modeste possibilità economiche della madre.
    Per provare la sua versione dei fatti, secondo la quale il lasciare la scuola ed i vari lavori, dipenderebbe solo da una sua cattiva volontà, avrebbe potuto contattare e poi chiamare a testimoniare i datori di lavoro e/o i professori dell’istituto alberghiero, che avrebbero potuto riferire in merito alle motivazioni dell’abbandono scolastico e dei lavori. Oppure altri testimoni che abbiano conoscenza dello stile di vita del ragazzo.
    Certo, un ragazzo di 21 anni, senza titolo di studio e con certificati problemi di integrazione e comportamentali, difficilmente sarà ritenuto del tutto autonomo. Posso immaginare che le relazioni degli assistenti sociali che si sono occupati di lui negli ultimi 5 anni siano particolarmente orientate a far emergere le ragioni di suo figlio piuttosto che le sue.
    Se le relazioni sono prodotte in giudizio, sono ovviamente anche a sua disposizione e potrà contestarle con le prove che riterrà opportune (come dicevo sopra, con testimonianze attendibili) nei tempi e nei modi stabiliti dalla procedura.
    Per quanto riguarda l’obbligo di informazione, sicuramente gli assistenti sociali non possono rifiutarle un colloquio, ma, visto che suo figlio è maggiorenne e, deduco, perfettamente capace, il loro referente è lui e non il genitore.

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