La creazione di ambienti dedicati all’allattamento in spazi pubblici è una delle iniziative normalmente intraprese con l’intento di promuovere l’allattamento materno. Si tratta di angoli protetti, magari attrezzati con una poltroncina e un fasciatoio, in cui una mamma possa mettersi ad allattare il proprio bambino.
Questi luoghi sono piuttosto rari in Italia, almeno quanto i fasciatoi nei bagni pubblici, e nonostante ci siano esempi di iniziative di successo in tal senso, rimane spesso solo confinato nel tempo e nello spazio.
Ma le mamme hanno veramente bisogno di questi angoli protetti?
Nonostante ci siano molte mamme che giurano di non avere mai avuto problemi, io vi confesso che ogni volta che sono stata in Italia in periodo allattamento mi sono sentita in difficoltà per un gesto che a Stoccolma ho fatto in continuazione senza il minimo imbarazzo. Ovunque. Su panchine al parco in estate e in inverno, in ristoranti, caffè, centri commerciali, sui divani in esposizione all’Ikea, nello spogliatoio in piscina, alla fermata dell’autobus, in autobus, in treno, in aereo, insomma ovunque mi trovassi nel momento in cui il piccolo reclamava cibo. E non ero l’unica.
Ogni tanto appaiono articoli inquietanti sui giornali italiani, che fanno riflettere sull’estensione del fenomeno, che potrebbe andare oltre gli sporadici casi riportati dai media. Perché per ogni mamma allontanata da un museo perché allattava, magari ce ne sono centinaia che non osano andare in un museo per paura di trovarsi un bambino in lacrime e non sapere cosa fare.
Forse i musei dovrebbero creare degli angoli per l’allattamento?
Eppure a Stoccolma l’angolino per allattare è spesso presente, ma l’allattamento in pubblico è talmente diffuso che la vista di bebè che ciucca da un seno nudo non scandalizza veramente nessuno. E non imbarazza nessuno. Né la mamma, né i vicini di tavolo.
In Italia invece di seni nudi se ne vedono in abbondanza in giro sui cartelloni pubblicitari, sui giornali, sulle riviste, eppure c’è un falso pudore nei confronti di una mamma che allatta che è a mio parere alquanto imbarazzante (il falso pudore, non l’allattamento). Sembra quasi che sia una cosa di cui vergognarsi, nonostante sia un atto totalmente naturale. E mentre da un lato si vuole incoraggiare la mamma ad allattare, dall’altro l’atto stesso viene spogliato della spontaneità di cui necessità. La creazione degli angoli dedicati all’allattamento in questo tipo di mentalità diventa quindi un’esigenza per nascondere la mamma e il piccolo, piuttosto che un servizio. Non a caso, pur non avendo mai ricevuto critiche dirette per il mio allattamento in pubblico in territorio italiano, ho ricevuto commenti sull’assenza di luoghi dedicati, espressi in solidarietà nei miei confronti che poverina ero costretta ad allattare li ai giardinetti.
Ovviamente non è sempre così, e ovviamente non sono tutti in imbarazzo, ma la scena di una donna che allatta in pubblico è decisamente rara, e non sono sicura che il problema sia solo la bassa natalità italiana.
La scorsa settimana sono stata alla riunione scolastica alla futura scuola del Vikingo e una mamma era li con un neonato di 2 mesi, il quale ad un certo punto si è messo a piangere. Lei lo ha tirato su dalla carrozzina, e lo attaccato al seno, e la riunione non ha subito nessuna interruzione. Quando ieri cercando in rete ho letto di una mamma allontanata dalla riunione a scuola perché si era messa ad allattare, mi sono infuriata. Ma perché in Italia c’è questa mentalità retrograda?
Se si vuole veramente incoraggiare le mamme ad allattare, allora è necessario cambiare paradigma, pensare ad una mamma che allatta come una scena assolutamente normale, togliere anche quell’alone di specialità ed eccezionalità dell’atto, e ritrovarne la sua naturalezza. Perché nessuna mamma possa essere allontanata da un museo o da una riunione a scuola perché sta allattando, c’è bisogno che venga considerato un gesto alla pari di una carezza che una mamma dà al suo bambino. Né più né meno.
Dalla discussione emersa al post di lancio del tema del mese capisco che invece per molte persone l’allattamento dovrebbe essere riservato ad un luogo speciale perché è un gesto intimo.
Io credo ci sia una differenza sostanziale tra l’allattamento materno a casa e quello fatto in pubblico.
Il primo può concedersi un’intimità speciale, il secondo è prima di tutto pratico. Del resto è esattamente equivalente a qualsiasi gesto di cura di un neonato. Io quando cambiavo il pannolino ai miei figli a casa, ci aggiungevo qualche coccola speciale, se li cambiavo al volo in giro, era semplicemente un bisogno da soddisfare. Né più né meno. E questo è vero per tutto, incluso l’allattamento.
L’allattamento aiuta a creare una relazione tra mamma e figlio, ma la relazione non è l’allattamento in sè. Infatti anche le mamme che non allattano creano la relazione con il figlio. E ci sono mamme che allattano e che questa relazione non la trovano se non dopo molti mesi.
Proviamo ad eliminare questo alone di intimità, bellezza, specialità, eccezionalità, e ritroviamo il senso vero dell’allattamento. E allora forse oltre ad eliminare quelle aspettative nella neomamma che spesso minano proprio la riuscita dell’allattamento, e che contribuiscono a generare quell’imbarazzo di cui sopra, si riesce anche a superare queste limitazioni culturali legate all’allattamento materno in pubblico.
Riportiamo il tutto a dei confini più umani, naturali, al limite dell’ovvio.
Il bambino ha fame: io lo allatto.
E allora gli angolini per allattare, i baby point, chiamateli come volete, saranno solo un servizio in più,
un posto in cui mamme e bambini possono rifugiarsi per avere un momento di tranquillità, e non un posto in cui nascondersi per evitare sguardi e commenti.
Perché questo cambio di paradigma possa avvenire c’è bisogno di parlarne, e non solo con le mamme, ma c’è anche bisogno di abituarsi all’immagine della mamma che allatta, quindi tante più mamme avranno il coraggio di uscire e allattare alla luce del sole, tante più mamme prenderanno il coraggio di farlo, aiutando a rendere normale un atto che ora viene considerato eccezionale.
E voi dove allattate?
@Dafne, ti assicuro che mi guardavo SEMPRE in giro, e di posti appartati ce ne sono veramente pochi, quando ne hai bisogno. Si parla anche di questo nel post. Quei due secondi di tetta di fuori non piacevano neanche a me, e facevo di tutto per evitarlo, ma non a scapito della mia libertà di movimento. Che ovviamente è molto personale e che in quei mesi mi era indispensabile come l’aria.
Purtroppo per allattare un bambino bisogna tirar fuori un seno, non se ne esce, ma non è quello il punto cruciale della poppata, e dubito che qualche mamma allatti per mostrare in giro le tette.
E comunque non so voi, ma io mi sentivo molto più “sicura” su una panchina in mezzo al prato del parco che in un angolino magari semibuio e poco raggiungibile…
@Barbara: la copertura potrebbe essere fisica o ambientale. Si potrebbe scegliere un posto appartato, fuori dalla visuale della gente, basterebbe cercare un attimo e guardarsi in giro.
@Claudia: ho visto molte donne allattare facendo una tendina, non è che il lenzuolo o il foulard sono a diretto contatto con la faccia del bambino. Per il resto che dirti, di certo non mi sono mai avvicinata ad una che allattava rimproverandole qualcosa e ho sempre fatto finta di non vedere, come mi succede sempre davanti alle cose che mi danno fastidio. Grazie lo stesso per il suggerimento.
@Supermambanana: Di fatti puoi scegliere di non vedere o di spegnere la tv se non ti piace ciò che vedi, magari ci fosse un telecomando per cambiare la realtà. però dobbiamo dare un giusto peso alle parole. Io ho parlato di fastidio, no di perenne disgusto nel vedere l’allattametno al seno. Un semplicissimo e innocuo fastidio, che molte mamme non capiscono o fanno finta di non capire perchè “mamme”.
@tutte: grazie per le risposte.
Dafne sono sconvolta! Sono d’accordo che il problema sia in chi vede e non in chi allatta senza problemi, senza strane idee in testa, ma per pura necessita’ quella di alimentare il suo piccolo oltre a dare amore, tenerezza cosa di cui un cucciolo ha bisogno tanto quanto cibarsi…
La mia topolina ha già sette mesi e x qualcuno allattare e’ già off limits, e’ già troppo grande e mi chiedo cosa possa rendere un gesto sempre naturale così ” disturbante”…
Sono dell’idea che forse, e sottolineo forse, e’ troppo solo dopo una certa età del bambino: se una mamma sceglie di allattare oltre i due tre anni (ognuno può fare ciò che vuole!!) credo sia logico cercare un posto davvero più appartato perché non penso sia più un bisogno di cibo ma di pure coccole, che dovrebbe essere intime!
Certo finche’ non si prova non si può capire…
ci sono tante volte che dobbiamo subire la vita altrui. Quando guardo la TV in Italia devo spiegare ai miei bambini perche’ quelle signorine sono in mutandine, per esempio 🙂 Oppure mi puo’ capitare di vedere per strada un disabile, che non vuole mascherare o nascondere la sua disabilita’. O al telegiornale le immagini di un disastro, o di una popolazione che soffre. O uno che si sente male e vomita per strada. A volte certe cose sono inevitabili, a volte sono scelte, a volte sono random, a volte necessarie, a volte diseducative, a volte educative. Forse ci dobbiamo chiedere “fino a che punto” certe cose danno fastidio: e’ solo un momento di insofferenza, che passa distogliendo lo sguardo? O c’e’ qualcosa di piu’ profondo che ci turba, che rimane con noi durante la giornata? E se e’ l’ultima che ho detto, e’ un problema nostro, o di chi ci mostra quello che ci turba? Insomma, le sfumature sono tante.
Dafne, per restare sul pratico, il lenzuolino funziona se il bambino lo accetta. Sai, il bambino non è una bambola, può essere che avere un lenzuolo che gli copre la faccia gli dia fastidio e se è così, ci mette mezzo secondo a tirarlo giù. Anche a me dà fastidio avere un lenzuolo in faccia, ti dirò.
Ti dico anche che una volta ho fatto la prova davanti allo specchio per rendermi conto di cosa vedeva del mio allattamento la gente che mi passava accanto, e sono sicura che per vedere tette e capezzoli devi proprio stare a fissare nella frazione di secondo in cui la maglietta e su e il bambino si sta attaccando. Immagino che ci siano donne che lo fanno in maniera più o meno discreta, ma oso pensare che la stragrande maggioranza delle donne non abbia proprio voglia di mostrare le tette agli estranei, e quindi ci sta attenta. Per sé. Non per gli altri.
Io non posso sapere quanto sono sensibili gli estranei che mi ritrovo intorno al ristorante, per strada, in treno o quel che è, so che nutrire mio figlio quando ne ha bisogno è lecito ed è un mio diritto. Così come è lecito baciarsi appassionatamente in pubblico, anche se è una cosa che molti spettatori involontari trovano abbastanza fastidiosa. Però, esistono Paesi in cui baciarsi in pubblico è vietato per legge. Che dirti, lancia una petizione, raccogli firme per un referendum, così ti fai un’idea di quanto la tua particolare sensibilità sia diffusa o meno. Fino ad allora, posso eventualmente capire il tuo fastidio ma non posso che suggerirti di voltarti dall’altro lato. Qui non si tratta di voler dimostrare chissà cosa, ma di provvedere a un bisogno fondamentale del bambino.
@Dafne, ovviamente rispetto la tua opinione e il tuo bisogno di sentirti rispettata che sono sacrosanti, quindi non comincerò il discorso “ma come, non è bello vedere un bimbo che si nutre, e una mamma contenta che allatta all’aperto?”. Vorrei però farti riflettere, se posso, sul fatto che allattare scoprendo un seno per due secondi prima di attaccarci il bambino non equivale a tirare fuori le tette in pubblico. Non è che una mamma si spoglia e corre per la strada per mezz’ora prima o dopo la poppata…
Comunque hai ragione: anche quei due secondi possono essere fastidiosi per un qualsiasi passante. Solo che trovo l’alternativa ancora peggiore del male. Io allattavo abbastanza a orario e non a richiesta (che è peggio in questo senso), ma anche così avrei dovuto rientrare a casa ogni due ore e mezza, o meno di due ore, standoci per tutta la poppata. Insomma non sarei potuta andare da nessuna parte. Per mesi.
Ho provato col lenzuolino, ma TopaGigia ne aveva paura e non si attaccava, anzi piangeva. Ho allattato per nove mesi, cosa avrei dovuto fare, stare sempre a distanza minima da casa? Non portarla e non andare io da nessuna parte? Ti dirò che infatti è stato uno shock iniziare con le pappe, che non ho più avuto quella libertà di movimento alla quale mi ero abituata… Certo, ho allattato in macchina a volte, girata vero il muro altre, ma era così bello rilassarsi su una panchina del parco e poter tenere la mia bimba all’aperto per qualche ora consecutiva…
Senza figli e senza intenzione di farli, io sono una di quelle che si infastidisce a vedere le donne che tirano fuori le tette in pubblico per allattare o per far da ciuccio ambulante al frignone di turno. Il fatto che le contadine lo facessaro o che in altri stati sia largamente accettato non mi sembra una giustificazione per non prendere un minimo di precauzioni e portare con se un lenzuolino per creare un ambiente intimo per l’allattamento. Neanche il fatto che le tette siano un mezzo pubbilicitario può essere preso come un pretesto per mostrarle senza riflettere un attimo. E’ così difficile mettersi nei panni di chi non vuole vedere tette e capezzoli ed evitare di farlo ad un tavolo del ristorante o in mezzo alla strada, magari mentre si cammina? é lesa mammità chiedere di usare una copertura (lenzuola, magliette ecc.)?
Il rispetto deve essere dato prima di essere preteso, e vorrei tanto essere rispettata e non dover subire la vita altrui.
Mahhh… Ho allattato con non poche fatiche la topolona x 18 mesi ed e’ stato fantastico, con mille problemi se dovevo uscire al ristorante o essere a pranzo dai suoceri… Adesso con la topolona di sei mesi, sarà che e’ il secondo giro, sarà che l’allattamento e’ stato indolore o pura necessita’ di movimento ma allatto ovunque. Con orgoglio, senza imbarazzo, in un’intimità che riesco a trovare in ogni posto quando guardo la mia creatura tra le braccia… E chi mi guarda male beh, peggio per loro!!!
barbara, gli esercenti di bar hanno il dovere, per legge, di fornire l’accesso ai clienti ai servizi. Molti non lo fanno, ed è scandaloso. Qualche settimana fa ero in un negozio di abbigliamento per bambini (da 0 a 14 anni) e TopaGigia, al suo terzo giorno senza pannolino, urla “mamma bagno!”. Io guardo speranzosa la commessa e lei candida mi dice che non hanno il bagno. Ma ti pare possibile? Oltretutto sono cliente fissa di quel negozio…
Comunque, faccio io la femminista oltranzista: non sono molto d’accordo sulle spiegazioni di Close e Mammamsterdam (mi pare) del pudore da allattamento. Io sono molto meno buona coi miei connazionali. Secondo me il pudore viene dalla atavica percezione che gli italiano hanno delle donne: o sgualdrine o mogli e madri. Le tette e i culi che vediamo in giro appartengono chiaramente a sgualdrine che si spogliano per chiunque, e fa apertamente piacere a tutti gli uomini guardarle, mentre le donne più attempate le considerano ormai parte della nostra cultura. Le mamme che allattano per carità stiamo scherzando? Madri!! E che fanno, vanno in giro ad aprirsi il reggiseno in mezzo alla strada??? Se ne stessero chiuse in casa a occuparsi del bambino, piuttosto, mica vorranno andare in giro!!
Bon, io ho allattato ovunque. E ogni volta che vedo una mamma che allatta le sorrido apertamente, cercando anche di far trasparire un pò dell’invidia che provo per quello splendido periodo ormai concluso.
Qui a Roma si vedono svariate donne allattare in pubblico e non ho mai assisto a scene di ripulsa. Esperienza personale che non fa statistica. Il problema vero – per le mamme, per le donne e gli uomini – è che le città italiane sono afflitte dalla mancanza di bagni pubblici degni di questo nome. Altro che fasciatoi! E’ difficile anche espletare alcune necessità fisiologiche minime degli adulti. E francamente non mi sentirei di chiedere agli esercenti di bar (spesso piccoli) di doversi attrezzare come se fossero un autogrill.
da pochi anni è nata in italia una iniziativa per sostenere le mamme: è la farmacia amica dell’allattamento materno. uno dei punti del protocollo è uno spazio con poltrona e fasciatoio dove accogliere mamma e bambino.
questo significa che se la mamma ha un problema ( ragade , ingorgo o semplicemente un dubbio) può accomodarsi in un posto al riparo dal pubblico dove può anche allattare e cambiare il pannolino. in farmacia il bisogno di riparo da occhi indiscreti, è un reale bisogno!
credo invece che per il resto del mondo si debba allattare ovunque senza doversi nascondere… in italia basta guardare la tv o leggere una rivista per vedere tette a non finire, quindi che male c’è in un bambino che poppa beato? nulla di male, ma non siamo più abituati….
la soluzione è avere sempre più mamme in giro che allattano !!
ps. io con i miei tre ho sempre allattato ovunque ( con 2tette&1fascia puoi girare il mondo! ) 😉
Mi trovo d’accordo con quello che dici. Allattare lo trovo un gesto semplicemente naturale, per questo non ho mai fatto caso al posto in cui mi trovavo. Quando avevano fame, le attaccavo e poppavano. Forse sono stata fortunata, ma non ho mai ricevuto sguqrdi o commenti contrari a quello che facevo o dove lo facevo…
E’ capitato in po’ dappertutto… al mare in spiaggia, in aereo, in macchina, in treno, fuori dalla chiesa ad un matrimonio… e addirittura al cimitero, così i visitatori che erano nei dintorni hanno potuto godere i sacrosanti momenti di silenzio… altrimenti chi la sentiva la “tromba?!?”.
Se mi avessero rotto le scatole una sola di tutte le volte che ho allattato in pubblico penso che semplicemente non mi sarei mossa. Avrei sfidato chiunque a sfiorarmi con un solo dito per spostarmi. E’ una cosa naturale, oltre che un bisogno primario (qualcuno ricorda Maslow?) e guai a chi lo tocca.
Una mamma che allatta è la prima a cercare la discrezione quando è possibile… sono momenti di tranquillità e non credo che una donna voglia mettere il seno in bella vista con la scusa di allattare.
Continuate a farlo dunque (le mie mangiano da sole ormai) perché altre imparino a capire ed accettare questo gesto bellissimo e naturale!
io ho allatato e allatto ovunque, lo sento naturale; ho solo affinato lo sguardo: quando qualcuno mi lancia un occhiataccia io lancio uno sguardo per far sentire che fuori luogo non sono io!!!
Io sono molto, molto pudica, su tutto, anche con mio marito, fate voi…
Però alla fine ho allattato ovunque, cercavo sempre l’angolo più tranquillo, il tavolino in fondo al bar, la panchina meno in mezzo, il divano invece che la sedia in mezzo alla cucina, ecc ecc ecc, ma senza mai nascondermi, o senza farmi il problema di dov’ero.
Mi è tornata in mente una cosa. Mia figlia da piccolina, oltre a volere il latte quando aveva fame ovviamente, voleva la tetta anche ogni volta che si presentava una situazione nuova. Che ne so, per dire, entravamo in un ristorante? Lei si guardava attorno per 5 minuti, dopodiché voleva la tetta. Veniva a trovarci qualcuno che lei non aveva mai visto? Oooh, interessante, ma questa novità non avrà apportato dei cambiamenti significativi alla mia vita? tipo, la tetta sarà ancora lì? Uhm, meglio controllare.
Per me sarebbe stato totalmente inutile, per dire, avere una stanza in cui appartarmi al ristorante. Una volta ritornati al tavolo, lei avrebbe sicuramente voluto controllare che la tetta fosse ancora lì nonostante il cambio di location. 😀