Lavorare da casa può essere molto utile, grazie alla flessibilità che lo caratterizza, però può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Ma cosa significa lavorare da casa per un genitore con bambini piccoli?
Lo abbiamo chiesto ad una vera esperta Francesca Rossi, illustratrice freelance, mamma, nonché blogger a fioriintesta.
Scrivere del lavoro da casa per me è come scrivere di un figlio nel bel mezzo dei “terrible two”. Lo ami e lo detesti insieme e non sai se parlarne ringhiando o con gli occhi a cuoricino.
Perché – idea impopolare in un periodo in cui fioriscono manuali e decaloghi di come lavorare dal pc in cucina, vivere bene e magari diventare anche milionari – lavorare da casa non è cosa facile, né necessariamente felice.
Ti garantisce tantissimi vantaggi a cui corrispondono altrettanti svantaggi ma, volendo semplificare brutalmente, direi che il tutto si riduce alla dicotomia flessibilità VS produttività.
Perché il lavoro da casa è flessibile, impossibile negarlo. Se poi siete liberi professionisti, come la sottoscritta, con l’unico vincolo della data di consegna, il lavoro diventa infinitamente flessibile. Bambini malati? Nessun problema, ci sono io. Appuntamento dal pediatra/piscina/compleanni? Posso portarli io. E così via, in una lunga serie di varianti che, sia chiaro, includono anche cose piacevoli, come la passeggiata mattutina per andare a scuola e andare a sciare di mercoledì.
D’altro canto il lavoro da casa è poco produttivo.
Perché la distrazione è dietro l’angolo, nascosta dentro la pentola della pasta e la lavatrice da caricare, in agguato dietro le pagine facebook-instagram-e-social-vari che proprio non riesci a non aprire. Se a questo aggiungiamo i bambini piccoli a casa, la produttività si dimezza ulteriormente: perché ci sono merende da preparare e pannolini da cambiare, perché il grande ti chiede la colla e la piccola vuole venire in braccio, perché devi sedare liti e amministrare la giustizia e in ogni caso la confusione è tale che concentrarsi diventa un’impresa disperata.
E allora i tempi di lavoro si allungano e fagocitano i giorni di festa, rosicchiano le ore fino a notte inoltrata, fino ad orari tali per cui “flessibile” diventa “malsano”.
La conseguenza di questo – oltre alle occhiaie – è che il tempo di lavoro, a casa, diventa indistinguibile dal tempo libero: ti ritrovi a leggere storie ai tuoi figli mentre rispondi a una mail del tuo capo, prestando scarsa attenzione a tutti e due.
Personalmente ho dovuto ammettere che in 7 anni mio marito e i miei figli mi hanno visto a casa tutti i giorni, sì, ma mi hanno visto per lo più di spalle, seduta alla scrivania: così, se di quantity time ne abbiamo in abbondanza, il quality time qui scarseggia assai.
E, dopo 7 anni, non ho ancora deciso se questa è la modalità di lavoro che fa per me.
Nel frattempo l’unica soluzione sembra essere stringere i denti e resistere, accontentandosi di 5 ore di sonno e difendendo la domenica con le unghie e con i denti, nell’incosciente certezza che verranno tempi migliori, che tutti i figli saranno scolarizzati e che prima o poi imparerò a seguire consigli del tipo “datti un orario e rispettalo” o “sii social ma non troppo”.
Dopotutto, i “terrible two” sono una fase. Poi si cresce.
Io ci ho messo un po’ a “imparare” come lavorare da casa, il rischio di essere assorbiti e mischiare lavoro e vita privata senza possibilità di creare barriere è altissimo. Ho sofferto un po’, poi ho visto i lati positivi, come la possibilità di continuare ad aggiornarmi con calma, seguire corsi online, gestire i miei spazi e i miei orari: tutto si è aggiustato nel tempo, ma ci vuole pazienza!
Io lavoro in ufficio part time. Il mio secondo lavoro è studiare all’università. E ho imparato che per studiare devo andare in biblioteca.
Il meglio a cui posso ambire, a casa, è avere la piccola che dorme e la “grande” che fa i compiti, ma avendo sei anni ha ancora molto bisogno di me, e in ogni caso in qualche minuto i compiti sono finiti. Io ho bisogno di mezz’ora solo per ritrovare il filo!
E anche se la casa è vuota, preferisco studiare fuori; la tentazione di una “pausa lavatrice” è troppo forte (se faccio una pausa-Facebook mi sento in colpa, se stendo no)
Morale: per lavorare (e studiare) da casa in ogni caso i bambini devono stare con qualcun altro.
Ho sempre pensato che lavorare da casa possa portare dei vantaggi esclusivamente perchè è una possibilità di scelta in più, e come tale ben venga se possibile, ma non è di per se una semplificazione, anzi. se hai bisogno di lavorare una media di 8 ore al giorno, in quelle 8 ore devi lavorare, punto. quindi devi avere i bambini all’asilo o scuola a tempo pieno, se sono a casa il pomeriggio devi avere necessariamente qualcuno che si occupi di loro. se lavori meno di 8 ore al giorno, diciamo 6, allora guadagnerai meno, esattamente come quando hai un contratto part-time. conosco diverse mamme che per poter fare tutto poi lavorano di notte. ne vale la pena? io non ce la farei mai, emicranica come sono penso che potrei anche morire. quindi, a meno che tu non abbia un lavoro fasullo, con quindi uno stipendio altrettanto fasullo, un lavoro “serio” sia da un punto di vista dell’impegno che remunerativo deve comunque comportare dei sacrifici che sia a casa o in ufficio. sono però dell’idea che quando possibile si debba scegliere la formula lavorativa che più ci è congeniale, quindi ben venga, poter scegliere è sempre la cosa migliore.
sono da poco entrata in questo mondo, lavoro part-time, con la possibilità di farlo da casa e avendone la possibilità ovviamente qualche volta ne ho approfittato, risultato, le ore di lavoro si moltiplicano magicamente, col pc dell’fficio sempre lì a portata di mano, si controllano le mail la sera, poi ti viene il dubbio che le ore effettive forse non le hai fatte, alora una sbirciatina ad un altro documento ecc. ecc. perché se decidi quel giorno di lavorare da casa è perché la terrible 2, appunto, è malata, e se è malata invece di guarire dormendo ti sta addosso come una cozza e riuscire ad essere produttivi è difficile, poi aspetti la nanna, il cartone e ritagli 20 minuti, di cui 10 li impieghi a cercare di ricordarti dove eri arrivata. Ecco io avevo agognato una soluzione del genere, me la sono sudata ed è arrivata, non mi pento, perché ho un ufficio dove andare, so che lavorare tutto il tempo da casa non sarebbe per me una soluzione percorribile, ma avere la possibilità di farlo è indubbiamente comodo, bisogna solo stare attenti a non farsi fagocitare, perché anche doversi preparare e uscire dal tutone la mattina, dopo 3 figli, di cui 2 a brevissima distanza, ha i suoi effetti benefici sulla psiche. Intanto io per sicurezza il venerdi il pc del lavoro lo lascio in ufficio 😉
Probabilmente poter lavorare da casa solo quando serve è la soluzione migliore e sono felice che tu l’abbia ottenuta!
Nel mio caso non ho molte alternative a parte prendermi un ufficio fuori ma, oltre ad aggiungere i costi di un affitto, resta il problema che non ho un orario fisso di lavoro, ma relativo a quanta mole di lavoro ho e all’imminenza della consegna… il che vorrebbe dire spesso di dover porterai il lavoro a casa!
Il problema “tutona” l’ho eliminato accompagnando mio figlio a scuola la mattina, per cui una parvenza di abbigliamento decente devo averla! 🙂
saggie parole!