La valigia familiare

Questa volta era solo una settimana al mare, ma tanto è uguale: che sia per il trasferimento mensile al mare vicino Roma o sia un veloce week end, siamo una coppia con valigia incompatibile.

Io mi perdo in meditazioni da control freak almeno una settimana prima. Penso a cosa devo portare, valuto se è da lavare e stirare. Nei giorni precedenti ogni partenza, anche per un breve spostamento, inizio a valutare quali mutande indossare la mattina per essere certa che quelle che so che vorrò avere in viaggio siano pulite.
Senza dare troppo nell’occhio (perchè so che è un male e vorrei che il Piccolo Jedi non si attaccasse la malattia dell’ipercontrollo) faccio lo stesso anche con i vestiti del pargolo e gli faccio sparire, non vista, quelli che sarebbe meglio portare.
Al momento di decidere le scarpe, attraverso attimi di smarrimento: la scarpa non si può sbagliare. La scarpa sbagliata in vacanza, potrebbe segnarne inesorabilmente la riuscita… Sì, lo so che non è così. O meglio, razionalmente lo so, ma una scelta meditata delle scarpe mi rasserena molto…
Insomma, per me la valigia sono vestiti, scarpe ed effetti personali (e un lettore di ebook, l’iphone e i caricabatterie): è quel pezzetto di casa e di cose mie che mi porto in giro.

Dall’altra parte c’è l’Ingegnere.
Nella valigia per una settimana al mare (in villaggio all inclusive, è un particolare importante: quelli dove c’è TUTTO) lui voleva mettere: le racchette da beach tennis con almeno tre palline specifiche, le pinne e le maschere per tre persone (perchè poi magari tocca far la fila per farsele dare oppure non trovi la misura), il pallone da beach volley (perchè abbiamo quello leggero che è più adatto al Piccolo Jedi, se no poi con quello pesante finisce che non lo fanno giocare), le scarpette da vela per tre, l’aquilone acrobatico più quello statico fatto a medusa con i tentacoli lunghi 5 metri, il giubbotto salvagente da vela almeno per il figlio (perchè magari non hanno la misura piccola e poi sta scomodo col giubbotto troppo grande).
Poi ovviamente un portatile, il cardiofrequenzimetro, un anemometro e qualche altro aggeggio non identificato.

– Scusami, caro, le mutande le hai messe in valigia?
– Ah già… le mutande…

A questo punto si apre la trattativa: io cerco di buttare fuori attrezzature sportive e di far entrare qualche capo di abbigliamento. Lui cerca di limitare il suo guardaroba a due bermuda e tre magliette e a ricacciare dentro improbabili attrezzi.
Questa volta sono riuscita a buttare fuori dalle valigie: gli aquiloni, le pinne per noi (quelle del figlio sono rimaste… le pinne n.35 potevano rivelarsi rare), il giubbotto salvagente. Il pallone da beach volley è rimasto, ma è stato sgonfiato e rigonfiato in loco.

Lo so che dovrei saggiamente dividere le valigie, occuparmi della mia e al massimo di quella del Piccolo Jedi e lasciargli infilare nella sua qualsiasi diavoleria. Ma non ce la faccio. Gli infilo magliette nella valigia di nascosto! Che tanto ormai dovrei saperlo che poi si metterà solo tre magliette e due bermuda (nella migliore delle ipotesi).
Io invece, per quanto mi sforzi di essere sobria e di limitarmi, finisco per infarcire il bagaglio con almeno il doppio dei vestiti realmente necessari, sia per me che per il Piccolo Jedi.

Poi io pratico la valigia mista! Vado a precisare: il momento in cui il rullo trasportatore dell’aeroporto inizia a sputare le valigie, per me è thriller. Lo smarrimento della valigia è uno degli incubi ricorrenti. Quindi, per ingannare la statistica, noi ci portiamo due valigie e ognuna contiene una parte di abiti di tutti e tre. Così, se una si perde, l’altra supporterà le necessità di vestiario per un congruo numero di giorni per tutti.
Ma c’è di più: il bagaglio a mano contiene anch’esso un cambio completo per ciascuno.
E mo perdetecela sta valigia! Vediamo chi vince!

Poi c’è il bagaglio a mano inattaccabile: quello preparato da me non viene MAI fermato al controllo. Abbiamo passato indenni i rigidi controlli di New York e sono certa che passerei anche Tel Aviv (dove peraltro, in un’epoca remota, ho superato brillantemente l’interrogatorio da turista-fai-da-te… bei tempi!): non c’è metal detector che mi spaventi!

Infine c’è il megabagaglio da trasferimento al mare, quello di agosto alla casetta a 50 km da Roma. Le necessità dell’Ingegnere sono esattamente le stesse: 3 magliette e 2 bermuda. Solo le attrezzature ricreative si moltiplicano a dismisura. Non c’è trattativa che tenga: ci è capitato di caricare anche il biliardino!
Io ovviamente per un mese pretenderei l’intero guardaroba estivo mio e del Piccolo Jedi… ma lì abbiamo solo un cassettone e un piccolo armadio. Che sofferenza!

Insomma io sono un’organizzatrice di bagagli al millimetro. Il marito li preparerebbe un’ora prima di partire con quello che si trova tra le mani. Sa che io non posso resistere e sa che quindi io lo preparerò per lui. La strategia l’ho capita (razionalmente), ma non ce la faccio a trattenermi e preparo bagagli per tutti (che è anche un discreto sbattimeno).

Mi servono consigli per vivere meglio la preparazione delle valigie familiari: suggeritemi le vostre dritte, la vostra tecnica e illuminatemi con la vostra saggezza da viaggiatori consumati.

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33 thoughts on “La valigia familiare”

  1. (in realta’ il trucco e’ non aver bisogno di niente, nel senso non di non aver portato le cose, ma proprio di non farselo venire il bisogno, e se per la verita’ la smb-family non ce l’ha manco la mastercard, cosi’ come il cellulare)

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  2. Ecco, vorrei contestare proprio questo noto spot pubblicitario. Si, per tutto il resto c’è mastercard… Però, ragazzi, non è che in vacanza mi posso ricomprare mezzo guardaroba perchè ho fatto le valigie a cavolo! Già uno spende per la vacanza e i capi di abbigliamento per la nuova stagione che ho deciso di acquistare, li ho già presi. A me scoccia comprarmi vestiti, magari equivalenti a quelli che ho a casa, perchè non li ho portati. Va bene comprare il prodotto locale, ma perchè mi piace, non perchè non mi sono portata il necessario.
    Insomma, sto “per tutto il resto c’è mastercard” mi pare ci faccia buttare un sacco di soldi: portiamocelo dietro sto resto se ce lo abbiamo!

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  3. l’unica cosa che veramente conta portare e’ il laptop (o altri accessori equivalenti), per tutto il resto c’e’ mastercard

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  4. Ti amo ogni secondo di più!
    Casa nostra è uguale solo che il marito non si porta attrezzatura sportiva (noleggiamo le bici in loco e per lui lo sport è solo bici e nuoto…ma tanto gli occhiali li frega a me) e pretenderebbe che per tutti e tre portassi una sola valigia. Piccola.
    Invece ne abbiamo una enorme per i grandi, una per uno di scarpe e una personale di Ida (griffata Hello Kitty in ogni as usual!).
    L’altro giorno degli amici sono partiti per tre giorni al mare con due bimbe di 3 anni e mezzo e 20 mesi.
    Papà e bimbe hanno fatto il pome nella pozza da noi.
    Mio marito “E la P. dov’è?”
    Amico “A casa a far le valigie”
    Marito “Per tre giorni?!?! Beh, due mutande e due costumi e che altro serve?!?” O_o
    Ah, il mio vedemecum è questo http://www.mammachetesta.com/2011/08/e-siccome-ogni-promessa-e-debito-la-lista-mare/

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  5. Io ho una lista standard con le variabili estate/inverno, mare/città, albergo/appartamento su un foglio excel che prima di partire stampo e poi, man mano che metto le cose in valigia, depenno.
    Io preparo la valigia per marito e due figli, il marito (soprannominato “sherpa”) si occupa di caricare e scaricare la macchina e devo dire che lo fa molto bene. Per fortuna non si lamenta mai di quello che gli metto in valigia.
    Anche per me le scarpe sono molto importanti, più dei vestiti. E anch’io comincio a mettere da parte i vestiti per il viaggio con qualche settimana di anticipo.

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  6. Aspetto con ansia il decalogo, io sono come te e mio marito come il tuo. I figli sono due.
    Partiamo sabato per due settimane e non ho ancora iniziato (adesso però sto facendo la lista…tu non fai la lista che depenni man mano che riempi le valigie?)

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  7. Spezzo una lancia a favore della coppia che mi sembra ben assortita.
    Uno pensa all’abbigliamento mentre l’altro pensa ai divertimenti.
    Pensate che brutto se c’erano 3 bagagli pieno di vestiti oppure 3 bagagli pieno di divertimenti?

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  8. Io ho smesso di trattare con mia moglie il cosa portare. Mi sono specializzato nel carico estremo della macchina. Ne avevo fatto anche un post l’anno scorso. Consiglio agli uomini di concentrarsi su questo… sperare che le mogli lascino a casa qualche cosa è vano.
    Per dire, Silver ha portato al mare i bimbi con il corredo per: 15 gg di freddo, 15 giorni di caldo tropicale, 15 giorni di mezzo e mezzo (il tutto abbondante, sarebbero bastati per 20 giorni). In sostanza al ritorno erano più le valigie con le cose non usate che quelle con la roba sporca.
    Io in compenso, arrivato fuori dal villaggio, ho avuto un flash:”cazzo i costumi, lasciati tutti a casa”…

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  9. @Mammamsterdam, non le dire di portarsi altro!! Perchè lei il batik lo aggiungerebbe alla valigia, senza togliere nulla!!!
    @Silvia, hai tutta la mia comprensione e solidarietà, anche se sei peggio di me: io non ho fisime per le scarpe (nè per le borse, per fortuna) e non stiro per religione. Però si, io addirittura a volte faccio la valigia provvisoria e il censimento dei bucati futuri: man mano che si fanno i bucati, metto proprio via in un borsone o più spesso in una pila informe la biancheria che so di volermi portare. Perchè il bagaglio è la casa che ci portiamo appresso, e quando sei fuori dal tuo ambiente abituale ti ricorda chi sei. Senza il bagaglio perfetto viaggio male, mi faccio prendere dai rimpianti e da preoccupazioni assurde. Ma penso che in fondo sia un modo per scaricare l’ansia da viaggio, e rispetto a chi ha paura di volare preferisco essere così 🙂
    Ma davvero sei sopravvissuta a Tel Aviv? Io ci ho messo due pianti e un’incaxxatura e due ore e mezza di interrogatorio a uscire dal controllo di sicurezza (quello prima del check-in, l’altro l’ho fatto in trance)…

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  10. Vi avverto, ho intenzione di scrivere un altro post sotto forma di decalogo della valigia per famiglia ideale, quindi, mi raccomando, suggerite! (Il telo di mammamsterdam entra nel decalogo)

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  11. Domanda: ma se in vacanza restate senza vestiti puliti, il bucato lo fai tu o l’ ingegnere? Dalla risposta che ti dai, decidi se in effetti limitarti a 3 magliette e 2 bermuda o mettere il doppio che non si sa mai.

    La cosa indispensabile è un pezzo di stoffa largo almeno 1,40 (o comunque dall’ ascella alla caviglia) e lungo 2 giri e mezzo intorno al tuo corpo. Di cotone leggerissimo e scuro, possibilmente fantasia che maschera le magagne. Lo userai come vestito da spiaggia, accappatoio d’ emergenza, tendina per il pupo che ti si addormenta in spiaggia, telo da mare light weight, zainetto o borsone (attorcigliare e annodare), tovaglia se decidi di apparecchiare. Il primo l’ ho comprato al metro al bancone dei batik al Silk Store di Kuala Lumpur, poi uno me lo ha riportato un’ amica a cui l’ avevo commissionato durante la sua vacanza in Indonesia, altri alle svendite di Capsicum qui ad Amsterdam. Ma non necessariamente deve essere batik, purché leggero e scuro. portandotelo come passe-partout puoi ridurre mezza valigia a cuor leggero.

    Io mi sono notevolmente moderata e quest’ anno ho deciso per la cosa zen: 3 magliette e due bermuda a tutti i maschi (ringrazia l’ ing, per il suggerimento), più un sacco di mutande, tanto per casa mi girano in mutande.

    La cosa che mi frega sono però le vacanze miste: noi abbiamo bisogno della settimana al mare, non ci piove, però un giretto alla casa in montagna tocca, e il Gran Sasso non perdona se viene freddo improvviso. E io tutti i vestiti estivi che a casa mi prendono la muffa ovviamente una volta l’ anno me li voglio mettere. O quantomeno portarmeli. E poi devo fare i pomodori. Quindi in ogni valigia ci sono cose vecchie da buttare, tipo una maglietta ai maschi per fare il bagno in santa pace dopo che si sono ustionati le spalle. E un paio di scarpe vecchie e comode che butti prima di partire (tanto in vacanza faccio shopping selvaggio ai saldi e tocca reintegrare).

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  12. Beato l’ingeniere che non tiene al look. Io cerco, apposta, di preparare la valigia all’ultimo momento. Il giorno prima, se si sta via un po’ di tempo, oppure qualche ora orima se si parte per il fine settimana. Ho scoperto che così si dimenticano meno cose. Una mania: ho scorte di boccette shampoo e bagnoschiuma da albergo, che passano indenni i controlli all’areoporto. Quella volta che mi han buttato via flaconi di rrobba preziosa sono rimasta traumatizzata!

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