La nascosta

Ci è stato offerto questo contributo, che lasceremo in forma anonima.
Siamo davvero lusingate di poterlo pubblicare, perchè esprime quello che vorremmo comunicare, in particolare con il tema di questo mese: si può dire, si può parlare. Tutto si può dire. Usare le parole giuste non deve mai far paura.

aborto“Io sono la NASCOSTA. Cammino nel mondo, ma ai suoi occhi mi nascondo. La maggior parte delle persone che conosco o che frequento non vogliono sapere cosa ho fatto, le metterei nella condizione di vedermi in modo diverso, di compatirmi, condannarmi o far finta di niente. E io non le carico di questo fardello.
Io ho abortito. Volontariamente. C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono trovata difronte a una scelta che poteva essere solo A o B.
Parlarne non è nè facile nè difficile. Affrontare le conseguenze di esporsi è difficile. Le persone hanno la pessima abitudine di appiccicarti addosso le etichette, e tanti con i quali ho un buon rapporto finirebbero per vedermi solamente più come “quella che ha abortito”. Già passata grazie. Non ho la forza di cambiare da sola la testa degli altri e nemmeno è compito mio farlo. Ma mi posso difendere. Io non sono il mio aborto.
Chiamarlo aborto o interruzione volontaria di gravidanza non fa differenza per me. Non cambia la natura delle cose. Forse fa sentire meglio qualcun altro. Sono stanca di dovermi giustificare. Le donne abortiscono dalla notte dei tempi. Ma stranamente, dopo millenni, questo turba ancora il genere umano.
Siamo una società piegata dai sensi di colpa. E non ti è permesso perdonarti.
Io mi sono perdonata e non perchè mi sono detta che ero troppo giovane, con una relazione appena iniziata, con un feto potenzialmente deformato da medicine prese prima di capire che ero incinta. Il perdono arriva da se’, senza cercarlo, senza ambirlo.
Non considero il mio bambino non nato un feto senza importanza. Ho pianto prima di entrare in ospedale, sapendo che ero ancora in tempo per cambiare idea, ho tremato in sala d’attesa e sdraiata sul lettino ho provato un senso di solitudine che credo mai più proverò in vita mia. Ho affrontato un lutto con tutto il dolore che ne consegue, insieme al mio compagno (dei papà ci si dimentica anche in queste situazioni), ma se era mia intenzione fustigarmi a vita sarebbe stato meglio scegliere di farlo nascere.
Ho scelto di mettere la mia vita prima della sua. Non ci sono molte altre parole da aggiungere, altrimenti dovremmo inoltrarci nei sentieri di che cosa è una vita, cosa è giusto o sbagliato, chi o cosa è una madre. Si finirebbe per filosofeggiare senza vinti nè vincitori.
Non vivo tutti i miei giorni nel ricordo del passato, non sono straziata quotidianamente dai rimpianti, non vedo nei giochi di mio figlio la vita che ho negato al suo “feto maggiore” (troppo presto per conoscere il sesso). La vita che sto vivendo è già abbastanza piena per farci stare anche quella che ormai è passata.
A sfregio di tutte quelle donne che fanno i salti mortali per rimanere incinta, io ci sono riuscita due volte quell’anno. Non ho avuto il coraggio di abortire di nuovo, sempre per me, perchè ero io a dover affrontare l’intervento. Mio figlio è un figlio non cercato, accettato e amato col tempo (evidentemente la natura che mi ha resa così fertile si è dimenticata di darmi sufficiente spirito materno). Nel caso ve lo stiate chiedendo il padre è sempre lo stesso. Siamo cresciuti insieme come famiglia e come persone e l’aborto è stata una delle esperienze della nostra vita, che ha formato anche ciò che siamo oggi.
Ora potete scegliere l’etichetta da appiopparmi che più preferite.”

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113 thoughts on “La nascosta”

  1. Qui come altrove noto una sostanziale discriminazione nella valutazione morale delle donne che abortiscono “perché è capitato, perché non potevo mantenerlo, perché ero troppo giovane ecc…” e delle donne che abortiscono perché per loro l’aborto è un contraccettivo pari agli altri e quindi non si creano alcun problema morale o etico al riguardo.

    Sbaglio io o è effettivamente così ?

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  2. @Lentiggine, un grande grande abbraccio. Sono certa al 100% che la scelta che farai sarà la migliore, per te e per la tua famiglia. In bocca al lupo, con tutto il cuore.

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  3. Lentiggine, credo che nessuno nessuno nessuno possa dirti cosa fare. Prenditi un po’ di tempo per capire cosa vuoi… Se dici che non ce la fai a fare un’ivg, potrebbe essere una possibilità per vivere tutto in maniera differente e quasi riscrivere la tua prima storia? Avendo il tempo di preparare il terreno, cercare dei contatti, conoscendo i tuoi punti deboli? Non so come sia con il lavoro, dipende molto da chi hai sopra di te; posso dirti che ad esempio una mia collega ha mantenuto il posto preoccupandosi di cercare una sostituta lei (invece del datore di lavoro) per i mesi di maternità obbligatoria. Sono solo spunti ti prego non prenderli per indicazioni su che cosa fare. Un abbraccio forte

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  4. Ho 37 anni e sono madre di un bambino di 3. Ho vissuto male la gravidanza, nn l’avevo cercata e avevo paura di nn essere all’altezza, che il bambino avesse problemi…. Un incubo…. Poi é nato…. Prematuro, piccolissimo e mi sono trovata in un cittá nn mia sola con lo scricchiolino senza nessuno che mi stesse vicino. Naturalmente la depressione é arrivata puntuale e x 2 anni e mezzo ero solo l’ombra di me stessa, una madre che si é completamente annullata come donna x il figlio e che paradossalmente aveva paura di rimanere sola con lui! Poi un anno fa ho trovato un lavoro e contemporaneamente anche la voglia di vivere! Sono dimagrita ho ripreso a truccarmi ma soprattutto a volermi bene e questo ha migliorato tutta l’atmosfera familiare compreso il rapporto con il mio compagno. Abbiamo deciso di sposarci e 20 gg fa scopro di essere di nuovo incinta… Nn ce la faccio, nn riesco ad accettare l’idea di un altro figlio, nn potrebbe essere il momento piú sbagliato anche xché rischio il lavoro. Ho quasi 40 anni e che Dio mi perdoni ma nn me la sento di avere il 2… Ma allo stesso tempo nn ce la faccio a fare l’altra scelta… Forse x educazione forse xché credo il Dio o forse solo x codardia… Aiutatemi xché nn so che fare…

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    • @Lentiggine vorrei dirti un sacco di cose e non so nemmeno da che parte cominciare. Poi ci ripenso e mi dico che l’unica cosa di cui forse hai veramente bisogno è di non sentirti sola, e ti assicuro che su queste pagine finiscono molte donne nella tua stessa situazione, tutte ugualmente fragili. Qualsiasi scelta tu farai ricordati di una cosa: non è la fine del mondo. Ti abbraccio fortissimo. Serena

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  5. questa storia e’ molto forte e mi fa riflettere in questo periodo in cui una mia cara amica gia’ mamma di due figli e’ nuovamente e inaspettatamente incinta. L’impatto e’ stato duro ricominciare con pappe e pannolini, interrompere il lavoro, tante difficolta’ vero ma di fronte alla gioia di un figlio, di una nuova vita cadono.
    perche’ tutto quello che viene detto parte tutto da una precisa angolazione, un modo di pensare, situazioni contingenti, sono le situazioni che come dite in molti producono scelte diverse,difficili consapevoli o meno .. ma queste scelte relative sono in grado di portare a scelte definitive a decidere su qualcosa di assoluto come la vita o la morte?al di la’ che e’ fuori discussione il fatto che una gravidanza indesiderata e’ un ‘ esperienza forte, che incide sul corpo della donna ( ma ben venga una gravidanza e non una malattia)MA E’ GIUSTO secondo voi o meglio sono in grado di prevalere su una vita che e’ di per se’ unica forte inimitabile, perche’ non e’ un caso che nel mondo siamo in tanti ma ognuno diverso, i modi di pensare?..la vita e’ la vita e’ va affrontata vissuta, oggi non si riescono piu’ ad affrontare i problemi, se si puo’ considerar un problema un figlio e di fronte ad una malattia seria cosa si fa allora…coraggioe responsabilita’ valori che un tempo le nostre nonne avevano oggi sono merce rara e in questo ci rientro anche io come tanti.
    grazie

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  6. Capito su questo sito dopo diverso tempo dall’articolo di nascosta, ma spero comunque che la mia storia possa essere condivisa da qualcuno… le parole di nascosta, così accurate e belle, mi hanno colpito molto e non solo perché rispecchiano la mia storia anche se con vissuti personali diversi. Io ho scelto l’ivg (e la chiamo così solo per non confonderla con l’aborto, che io utilizzo per indicare l’aborto spontaneo che ho subìto durante la mia prima e desiderata gravidanza) consapevolmente e senza costrizioni…. ho un marito che amo e due figli che ho desiderato con tutto il mio cuore… ho una situazione economica un po’ precaria, ma un terzo figlio non avrebbe creato così tanti problemi… sono cattolica, praticante, sempre stata contro l’aborto, ma per la libertà di scelta… mio marito era d’accordo con me, ma mi ha detto che mi sarebbe comunque rimasto al fianco (non posso neanche dare a lui la colpa di ciò che ho fatto) e allora? perché? ho trovato la mia risposta in una frase di Lidia Ravera di qualche anno fa…”Diventare madre è una responsabilità enorme, una scommessa grandiosa, non può essere un caso, un incidente, un obbligo”. Ho dei figli, so che cosa significa e io nel mio cuore, non ne volevo un terzo… purtroppo è capitato, ho fatto un errore enorme, ma non potevo diventare madre per un incidente, non sarebbe stato giusto per questo figlio mai desiderato…
    quando ho fatto il test, mi è crollato il mondo addosso… con mio marito eravamo d’accordo che, per motivi diversi, non avremmo potuto e voluto tenerlo… e ho contattato il consultorio… quanto mi ritrovo nelle parole di nascosta, quando dice che molti, in questo caso, sono “volutamente” gentili, ma leggi nel loro sguardo la colpa che ti buttano addosso… è vero… l’ho letto al consultorio, l’ho letto nella ginecologa che ha effettuato l’ivg, l’ho letto nelle ostetriche che mi hanno accolto… e di tempo ne ho avuto molto per riflettere… ho avuto un mese intero da quando l’ho scoperto a quando mi hanno fissato l’ivg…. a volte sognavo che decidevamo di tenerlo, altre volte facevo incubi su come sarebbe cambiata la nostra vita… ma mai ho pensato di tornare indietro.. non ho neanche invidiato quella ragazza vicina di letto che dieci minuti prima di entrare in sala operatoria è stata convinta dal compagno a tenerselo e si è alzata, rivestita e uscita come se niente fosse… ho solo provato una grande tristezza quando l’ostetrica ha detto loro “bravi!” davanti a noi, le mamme assassine, che invece tanto brave non erano…. ecco perchè, come nascosta, nessuno sa del mio gesto, a parte mio marito… né mia sorella, né le mie migliori amiche, né i miei genitori… e nemmeno mia cognata che una ivg già l’ha fatta, qualche anno fa, per le mie stesse ragioni… perché come nascosta, non voglio che mi si appiccichi un’etichetta, come “quella che”… a volte guardo gli occhi della mia secondogenita, che ha un anno e mezzo, e mi sento una madre amputata… è un dolore grande, molto forte mentre lo vivi (ho vissuto quel lunghissimo mese come se fossi stata tra parentesi nonostante le fortissime nausee che mi ricordavano continuamente dove fossi) quasi anestesizzante dopo… cerco di non pensarci, credo di averla superata bene, ma a distanza di un mese dal fatto, sono qui a leggere post di persone sconosciute che sento vicine e forse mi chiedo se sia davvero così…

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    • @aglaia ti ringrazio moltissimo per aver scelto di condividere il tuo racconto con noi. Credo che sia veramente importante parlarne, per aiutare le altre donne che si trovano nella stessa situazione a non sentirsi sole. Il fatto che tu ancora ti ritrovi a leggere questi post, e a voler lasciare un commento significa proprio che contrariamente a quello che spesso si dice, le donne che fanno questa scelta non la fanno a cuor leggero. E il lutto dura comunque molto, forse per sempre.
      Ti mando un grandissimo abbraccio.

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  7. Federica, mi e’ piaciuto molto il tuo atteggiamento. Ti sei confrontata con posizioni diverse dalla tua con atteggiamento aperto e incline alla discussione. La tua richiesta di aiuto a comprendere una posizione completamente diversa e’ molto bella, anche se difficile.
    Nessuno dira’ mai che un aborto volontario sia una bella esperienza, una bella decisione, ma secondo me questo non vuol dire che non possa essere la scelta giusta, in molti tipi di circostanze diverse. Migliore per il bambino, in caso di gravi malformazioni che genererebbero solo dolore fino ad una (brutta) fine inevitabile, migliore per i genitori, che non si sentono pronti ad affrontare una situazione piu’ grande di loro. Certo, e’ senza dubbio una decisione egoistica, o meglio individualistica, ma io credo che decidere di avere un bambino se non si e’ convinti di volerlo fare sia molto pericoloso, per il bene di tutte le persone coinvolte. Piu’ di ogni altra decisione, e’ un impegno che dura una vita e per il quale bisogna dare sempre il meglio. Ci sono certamente persone che di fronte ad un imprevisto di questo tipo tirano fuori una grande forza e ce la fanno, ma molte altre no, non si sentono pronte e scelgono di lasciar perdere, magari per riprovarci poi in seguito quando avranno una maggiore maturita’ o condizioni di vita diverse. Io non ci trovo nulla di male in questo, anzi trovo che ci voglia del coraggio anche in una scelta del genere, sapendo che se ne portera’ comunque il peso.
    Penso anche, e qui forse vado controcorrente, che mettere al mondo un figlio sia un atto di profondo egoismo, forse il massimo atto di egoismo possibile. Lo so per esperienza personale, io che per oltre 30 anni non ne ho voluto proprio sapere e poi un giorno l’ho desiderato, e mi sono resa conto che era un desiderio mio, tutto mio (ovviamente condiviso dal mio compagno). Non potevo rivolgermi alla “banca delle anime” a chiedere chi volesse venire da me, avrei creato una nuova vita, che essa lo volesse o no. Avevo avuto un episodio di sospetta gravidanza molti anni prima (dimostratosi poi un semplice anche se lungo ritardo), e allora non ero proprio pronta, e non avrei avuto dubbi ad abortire. Cosi’ come non ho poi avuto dubbi a cercare di averlo, il figlio, quasi 15 anni dopo.
    Non credo di dovermi giustificare, non credo neanche di dover spiegare le ragioni e le situazioni contingenti. Penso che chi abortisce abbia le proprie ragioni, che sono automaticamente valide perche’ devono esserlo per chi lo fa, non per chi sente le storie. Non giudicare significa non solo non giudicare i fatti, ma anche non giudicare i motivi. Se una volta che hai sentito i motivi cambi idea, stai giustificando, non accettando.
    Detto cio’, forse non ti ho aiutato a comprendere come si possa arrivare ad una decisione del genere, che’ mi pare di capire tu non faresti mai, in nessuna situazione. Tralasciando i casi patologici di cui si parlava prima, a volte puo’ semplicemente mancare il coraggio di fare una scelta definitiva e totalizzante e si preferisce, come dici tu, rimediare con una sofferenza ad un errore. Puo’ mancare la fiducia che hai tu nel fatto che in qualche modo le cose andranno a posto e in qualche modo si fara’, puo’ mancare la sicurezza in se’ stessi di essere all’altezza e di potercela fare. Non dico che per te sia facile avere la visione che hai di queste cose, sicuramente ti dai molto da fare per far andare le cose nel verso giusto, ma non tutti ce la fanno e non tutti se la sentono. Il mio puo’ sembrare un discorso semplicistico, ma se puoi riflettici a fondo magari considerando solo alla fine che l’alternativa e’ una cosa che non puoi accettare, e forse questo puo’ essere il tuo punto di partenza.

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  8. A me sembra, che nonostante tutti sostengano di non giudicare, il giudizio ci sia stato, visto i molti post e repliche.
    Purtroppo la società spinge a giudicare e nonostante l’uomo sia intelligente, non riusciamo a superare questo dato di fatto.
    Io ho avuto 2 esperienze sia volontaria che terapeutica o dettata dalla natura, ma purtroppo posso parlare tranquillamente solo della seconda esperienza.
    Io sostengo che ci deve essere libertà di scelta, perchè la cosa più brutta è far nascere qualcuno non desiderato e amato. Mio marito è uno di questi casi, a 3 anni è stato abbondato da entrambi i genitori e per tutta la vita si porterà dentro un dolore immenso e migliaia di punti di domanda, a cui ha cercato di rispondere e che ha posto ai suoi genitori, senza ottenere mai una risposta.
    E’ stato per me molto doloroso vederlo piangere come un bambino a 40 anni e sentirsi sempre la pecora nera, perchè non gradito.

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  9. Tears, il tuo ex-marito è stato un mostro! Anch’io ti dico di perdonarti e di pensare alla tua bambina.

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  10. @ CLOSETHEDOOR per quanto mi riguarda io ho anche visto diverse immagini di feti abortiti a diverse epoche gestazionali. c’è da starci male a vita solo a vederle, certe cose. e sì, ho una vaga idea di come venga praticato l’aborto, ma per mia fortuna solo per essermi informata (perchè io ho fame di sapere).

    @ SILVIA il dolore non sempre p necessario, ma se la tua compagna di stanza ha dovuto farsi le doglie probabilmente era in epoca avanzata, dove o si opera o si induce il parto per aumentare le possibilità di migliore e più rapida ripresa fisica della donna, nonchè lasciarle la possibilità di un futuro parto vaginale ed evitare un’operazione chirurgica. credo. le mie amiche che hanno abortito entro il terzo mese di gravidanza mi hanno parlato di dolore solo durante il raschiamento.

    Per il dolore durante il parto invece si aprirebbe un discorso ampio che non mi sembra questo il luogo per trattare.

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  11. Silvia, bella domanda. Io credo che in Italia ci sia un rapporto con il dolore quasi iniziatico. Il dolore fa crescere, fortifica, sarai premiato per tutto il dolore che hai provato… o comunque capirai meglio un po’ di cose. Questo vale, con discorsi diversi e modi diversi, dalla negazione della ru486 al ritardo delle cure palliative per malati oncologici terminali. Senza voler arrivare agli eccessi olandesi, mi farei qualche domanda su questa esaltazione del dolore a prescindere dalla persona che lo prova.

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  12. Come ho raccontato prima, quando ho partorito in stanza c’era una ragazza che doveva abortire e sono rimasta basita!!!
    Non ho capito perchè debba essere cosi’ doloroso..praticamente senti il dolore delle doglie..ti fanno poi anche l’anestesia generale – anche se piu’ leggera del solito .- e in serata ti mandano a casa come se nulla fosse anche se senti i dolori post-operazione…

    ma è necessario soffrire cosi’????

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  13. Ho letto il post e i commenti, vorrei ringraziare tutte, ma proprio tutte, per l’idea del post, per la testimonianza e i toni che si possono mantenere. Io vorrei portare il discorso in un’altra direzione, sperando di non andare fuori tema, andrò un po’ a zigzag ma spero si capisca.
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    Sono una neomamma di una bambina sana di 6 mesi, è stata la mia prima gravidanza, arrivata da sola quando sono riuscita a convincere il mio compagno a ‘lasciare aperta una porta’.
    Indirettamente ho vissuto l’esperienza di chi desidera figli e non ne puo’ avere, di chi ha fatto l’igv, e di chi ha avuto un aborto spontaneo.
    Le possibilità sono tante.
    La mia amica che mi ha confidato di aver fatto l’igv, mi ha spiegato che lei si era sposata molto giovane ad un uomo violentissimo. Aveva deciso di separarsi quando ha scoperto di essere incinta. I suoi genitori, cattolici ferventi, hanno temuto che lui non l’avrebbe lasciata piu’ andare se avesse saputo che lei aspettava un figlio da lui. E l’hanno accompagnata ad abortire. Oggi ha 40 anni e non avendo mai più trovato un uomo disposto a fare figli, ha rinunciato all’idea della maternità.
    Un’altra mia amica che ha avuto un aborto spontaneo, ma non me lo ha detto lei, è stata sua mamma che ha sentito il bisogno di avvertirmi per favore non mandare foto di tua figlia, la mia sta malissimo, questo aborto è stato per lei il lutto vero e proprio di un figlio (qualcuno conosce l’associazione CiaoLapo? Date un’occhiata al sito, si capiscono tante cose).
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    Detto questo, da neomamma mi sembra che la maternità e la gravidanza abbiano dei lati oscuri che sono dei veri e propri tabù.
    Io non riesco a togliermi dalla testa le urla orribili che ho sentito dalla sala parto, che mi hanno spento il travaglio. In seguito a questa esperienza, sto raccogliendo testimonianze sui parti in un blog dedicato. Accanto a tante tante testimonianze bellissime e toccanti, ce ne sono alcune che fanno stare male. Alcune donne mi scrivono non ce la faccio a raccontare il mio parto, solo a ripensarci piango in maniera irrefrenabile, il dolore era così tanto che ho odiato mio figlio e me ne vergogno da morire. Ho capito meglio il perché di alcuni aborti e di tanti altri figli unici. Ma di questo non si parla praticamente mai. O meglio, ho letto le posizioni di alcuni teorici della nascita che definiscono ‘sano’ il dolore del parto e sottolineano come le donne che hanno sofferto così tanto è perché “hanno attivato la neocorteccia”. La sedazione di questo dolore è considerata ‘medicalizzazione’ e quindi da bandire perché “altrimenti tutte farebbero così”. Lo trovo offensivo.
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    Però. Qualcuna di noi sa di che cosa stiamo parlando, nel senso, in che cosa consiste concretamente la pratica dell’aborto? Quali sono le tecniche usate? Perché quando le ho lette, mi è venuta la pelle d’oca.

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  14. La solitudine è la cosa più vera dell’aborto. Solitudine assoluta. Io ho fatto la mia scelta ed è, ancora oggi, il mio segreto più segreto. Che cosa abbiamo fatto lo soppiamo solo io e il mio compagno. Nessun altro. Nè la mia famiglia, né i miei amici. Ha detto molto bene l’autrice del post. L’etichetta scatta. Subito. Anche involontaria. Ricordo ogni minuto di quei momenti, delle mie compagne di stanza, delle infermiere volutamente sgarbate. Faticosissimo prendersi due giorni in ufficio con una scusa. Dover stare sola tutto il tempo, anche il mio compagno ha dovuto lasciarmi la mattina prestissimo davanti a una porta a vetro che si chiudeva. Mi è venuto a prendere nel tardo pomeriggio, a piedi. All’epoca non avevamo una macchina e non si poteva prenderla in prestito da nessuno. Non credo che qualcuno davvero ti aiuti in momenti come quelli che portano a un’esperienza così. Il gruppo parrocchiale dove anche mia sorella lascia le offerte per incoraggiare le donne povere a proseguire la gravidanza e poi avvalersi dela famosa possibilità di lasciare il figlio in ospedale? Quando mia sorella me ne ha parlato, ho rabbrividito. Gente disponta a redimere chi ha già bollato se ne trova. Gente che davvero ti sosterrebbe sapendo di una scelta così? Io non ne ho incontrata. E’ vero che, nel dubbio, non ho neanche provato a cercarla. Nel primo consultorio a cui mi sono rivolta mi hanno trattato a pesci in faccia. Così, una mattina, in lacrime, mi sono rivolta a un consultorio che non mi spettava come zona. Ho incontrato la ginecologa che, anni dopo, ha seguito la mia gravidanza voluta e felice.Ci penso ancora oggi, a quel bambino non nato. Avevo i miei motivi, gravi. Ma resta un lutto e un’enorme responsabilità.

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